Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Par Pu' Lil: OroborO
Par Pu' Lil: OroborO
Par Pu' Lil: OroborO
E-book83 pagine58 minuti

Par Pu' Lil: OroborO

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Tre ragazzi, I primissimi anni '90, la campagna italiana, le serate estive sotto lune inquietanti con i film dell'orrore trasmessi in televisione da 'Notte Horror', una collina dove sono sepolti vecchi fumetti tra i quali 'Corrieri Della Paura' e le 'Tales From The Crypt', gotico rurale, e il segreto delle loro vite (e morti).
E tanti, tantissimi fumetti perduti e alberi a perdita d'occhio.
Ed un segreto si rivelerà nella Collina dei Fumetti.
LinguaItaliano
Data di uscita3 mag 2019
ISBN9788832597820
Par Pu' Lil: OroborO

Correlato a Par Pu' Lil

Ebook correlati

Fantasy per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Par Pu' Lil

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Par Pu' Lil - Davide Tarò

    Ringraziamenti

    Capitolo 1

    "Ogni Mattina

    sotto la collina

    Ogni Mattina

    sulla collina

    Ogni Mattina

    Ogni Mattina."

    Aveva sempre visto Par Pu' Lil, da quando aveva memoria, il salice piangente sopra l’alta vallata del fiume, i suoi amici li aveva conosciuti sotto le fronde del salice, tutta la sua vita era stata sotto il salice.

    Era sempre stato solo, non aveva mai giocato né parlato con nessuno, né riso, né abbracciato, né pianto, la sua faccia era ossuta, si girò su un lato e si addormentò.

    Incidente dello Scuolabus di Taurasia, Alta Val Tanaro tra Nucetto, Ceva e Bagnasco, Piemonte, Martedì 2 Aprile 1976:

    Aprì gli occhi, se li sfregò, li richiuse, fuoriuscì dall’enorme buco nero che tutto permeava, anche le sue emozioni, e pigramente li riaprì nuovamente per vedere l’esplosione di colori che era il bosco, era una magnifica giornata, i raggi del sole filtravano, tra la fittissima vegetazione. Un oceano di verde lussureggiante ed oscuro tutto permeava e tutto copriva, brividi di freddo serpeggiavano.

    Si era perso.

    No.

    Si guardò dietro, guardò avanti, vide gli altri, tutti per terra, tutti nudi che si guardavano intorno, sperduti, come appena venuti al mondo.

    In realtà lo avevano appena lasciato, il mondo.

    E male.

    C’era una luce irresistibile che emanava dal salice piangente sulla collina di Par Pu’ Lil che sembrava chiamare tutti e tutto a sé come un irresistibile sirena.

    Lo scuolabus e l’incidente sembravano lontani ormai, ma erano appena accaduti da qualche minuto invece.

    Erano piccoli, si sentivano piccoli, tutto attorno a loro, il bosco, gli alberi, l’erba tutto sembrava enorme, spropositato, tutto il visibile non riusciva a contenersi nella visuale dei bambini, tutto era infinitamente più grande e luminoso fuori da ogni portata di moccioso che fosse mai stato vivo.

    Guardò indietro, e da un buco fuoriuscì un altro suo compagno.

    Il buco, per chi avesse potuto vederlo meglio, era in realtà una narice insanguinata ed immota, e la narice apparteneva ad una faccia ormai cerulea, la faccia era di un corpo di bambino adagiato scompostamente al suolo.

    Non riusciva a distinguerlo bene il compagno fuoriuscito dal buco nero, lo riconosceva, ma non riusciva a metterlo a fuoco.

    E un ordinata e lenta fila di piccole ombre diafane sciamava verso il salice Par Pu’ Lil, fuoriusciti come vermi da carni putride, dai corpi giacenti disordinatamente immobili in scomposte pose.

    I bambini, i corpi dei bambini rimanevano immoti e morti invece, come burattini ai quali fosse stato tagliato in malo modo il filo che li sosteneva, distesi per sempre su un fitto manto erboso.

    Un sudario, in attesa della decomposizione delle piccole carni che non sarebbero mai state più calde.

    Ma loro, era questione ormai di tempo, avrebbero di nuovo trovato calde carni per vivere l’infanzia e l’adolescenza che li erano state strappate via.

    Non aveva più avuto amici, né parenti, né conoscenti, era sempre stato solo, non ricordava di quando ne frequentava, e questo lo rendeva ancora più solo, si girò su un lato e si addormentò di nuovo.

    Buio.

    Davide Bosco, Liburno Lupo e Nicoletta nascono in un giorno qualunque in un luogo qualunque di questo assurdo universo.

    Più precisamente a Taurasia, piccolo paese tra Nucetto, Ceva e Bagnasco nell’Alta Val Tanaro, provincia di Cuneo, in Piemonte nello stivale chiamato Italia, sul pianeta terra.

    L’anno della loro nascita è il 1981.

    E questa è la loro storia.

    Chi mai se la ricorderà?

    Questa è una storia vera.

    Una storia di amicizia, di anime defunte di bimbi che si rincarnano in altri bimbi, di burattini morti, di uomini lupo che uccidono ragazzini, di fumetti, tanti fumetti e di alberi, tantissimi alberi sotto cui collezioni di fumetti, tantissimi fumetti, sono sepolte, e di una vallata ormai dimenticata nella morente memoria.

    Capitolo 2

    TAURASIA, Novembre 1994.

    Lentamente, una luce fioca prese posto dell’oscurità negli occhi di Davide Bosco.

    Quasi un mese dopo il compimento dei suoi tredici anni Davide si sentiva di voler crescere ancora, non gli bastavano già più i suoi anni.

    Voleva sapere di cosa parlavano gli adulti fino a notte tarda dietro le porte.

    Lascia stare il mondo come è ecco il detto più utilizzato in quella vallata.

    Davide voleva gridare la sua sul mondo, solo doveva essere adulto per essere preso sul serio.

    Ma lui un’idea precisa del mondo se l’era già fatta.

    E bruciava.

    Una figura all’esterno stava prendendo lentamente forma dal muro d’acqua e di vapore che si erano formati ai bordi della stradicciola rurale di Taurasia.

    ‘Nicki’, ormai completamente zuppa per la pioggia battente e ansimante dopo la lunga corsa, raggiunse la casa dell’amico che negli ultimi sette anni andava a trovare continuamente e che, con tutta probabilità, ormai considerava quasi come sua: casa Bosco.

    - Buongiorno Nicoletta! Oggi hai finito prima il turno alla mensa?- tuonò Giuseppe Bosco con la solita bonaria curiosità.

    Era l’unico in città a chiamarla ancora con il nome datole all’anagrafe, era forse

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1