Intimità
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Si legge, in sintesi, nella presentazione dell'opera :"Ho attentamente letto molti versi che vanno dall’adolescenza all’attuale maturità e sono rimasto colpito, ammaliato, dal suo sentire, dal suo dare forma a genuini e sinceri stati d’animo...
Sicuramente la “ penna” della sua “ anima” non scrive parole stravaganti, vacue, incomprensibili, che mirano all’ eccezionale, a creare stupore ed effetto; la “tavolozza” della sua “anima” non ha il colore del futile ricordo, non esprime solo dolce malinconia afferente “ le buone cose di cattivo gusto", che vivono in una chiusa memoria, in un’immobilità rassicurante, spenta, in una
staticità che sa d’impagliato, in cui le figure dipinte stanno ferme, quasi stranamente “ liete”, inserite in un’ inamovibile fissità,
che potrebbe riflettere l’incapacità di Biagio di aderire all’esistente; la “tastiera” della sua “anima” non esprime sterile nostalgia, anzi mette una “lente” davanti al suo cuore per vederci dentro meglio e, in seguito, per mostrarlo agli altri, così com’è, nudo, schietto, essenziale.
Questo è il grande miracolo che opera la poesia, che non cessa mai di parlare ad ogni uomo, allorquando inizia a sentire sé stesso e ad accorgersi delle meraviglie che lo circondano, per cui capta l’impellente bisogno di descrivere la sua interiorità, il suo essere.
Orbene, il nostro Biagio tenta di farlo e di dar voce alla sua vita, specie a quella vita parallela che si consuma al suo interno,onde offrire a tutti gli uomini “i suoi occhi”,che in modo straordinario manifestano “ leparole che tutti avevano sulle labbra e chenessuno avrebbe dette”.
L’ Amore, l’Amicizia, il Dolore, la Morte…
Nei suoi versi l’inesorabile scorrere del tempo diventa presente; anzi, ci accorgiamo che, quando si tratta di poesia, parlare di passato è sbagliato, perché in lui il ricordo è ancora palpitante, perché quei momenti di vita vissuta non sono morti, non sono finiti nell’ oblio che “ involve tutte le cose nella sua notte”, perché in ogni riga s’annida un fremente alito, un vibrante palpito di vita.
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Anteprima del libro
Intimità - Biagio Amelio
Biagio Amelio
INTIMITA'
ISBN: 9788890497834
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Indice dei contenuti
DEDICA
PREMESSA DELL'AUTORE
PRESENTAZIONE
LE MIE PICCOLE COSE
Emozioni della maturità
A Vittorio Arrigoni
A Brucky, il mio amico più caro
Alessia
Anima
Cogli l'attimo
La crisi
8 dicembre: colpo di fulmine
Due capinere
I miei figli
Il mio cuore
Il mio tormento
In un mondo così
L'altra nonna
Epifania: la messa delle cinque
L'inganno
Malattia
Malinconicamente
Mia nonna, Tiresina Pullana
I miei primi baci
Perfidia
Piccolo mondo
Il moto nel mondo
Quando ti tolgono
Samantha non c'è più
Spontaneità
Mia moglie
Volevo soffrire
Un triste ricordo
Una luce che cambia ...
Una musica dolce
La cucciolata
Il Papa straniero
La neve
Mamma cagna
La casa rossa
Mia madre
Il taglio
Gli scolari
La strage degli innocenti
Il fallimento di un rapporto
Gli occhi di oggi
Il satiro
L'Opera 2012
La mia solitudine
Un bel fiore
L'artista dei poveri
Piombo nel petto
Il figliol prodigo
La medaglia al valore
Melissa, piccolo cigno
Il giorno più brutto
La macchinetta
La politica
Emozioni giovanili
Alle rondini
Italia 1848
Amicizia
Vecchia campana
E il tempo passa
C'est la vie
Spensieratezza
L'autunno
Il passato
Compito in classe
Con la sera
Vorrei ...
Ansia
Monete
Lentamente
Il fiore
Ciò che odio e amo
Volubilità giovanile
Dicerie
A Tommaso
Il giorno dei morti
Prigione
Estasi
Il tuo continuo non capire
NOTE BIOGRAFICHE DELL'AUTORE
DEDICA
Ti vedo
E’ passato tanto tempo da quel giorno d’estate
e, ancora oggi,
se guardo lontano, lontano
là dove il cielo ed il mare si fondono
Ti vedo.
E, ancora, sullo sf ondo blu- notte del cielo stellato
in u na ma gica sera d’estate
Ti vedo
pure fra i mandorli e i peschi fioriti
di questa primavera tardiva
Ti vedo;
come nel verde tranquillo dei prati, là dove regnano
margherite e viole ed esulta la ginestra,
lì io Ti vedo;
e nella pioggia e nel sereno, di giorno e di notte,
nei sogni e nelle mie lunghe veglie
lì io Ti vedo;
Ti vedo in ogni piccolo anfratto del mio cuore,
lì io Ti vedo;
Ti vedo nella mia anima che sempre ti chiama
e, come allora, tu le rispondi
con il delicato profumo di una rosa,
nata in un memorabile primo giorno di agosto.
Biagio
…un dolce pensiero va a tutte le persone che hanno ispirato questi scritti e alla mia grande famiglia
PREMESSA DELL'AUTORE
Ero un ragazzino di tredici anni, mi trovavo da qualche mese nel Convitto Galluppi di Catanzaro come convittore e soffrivo, con sofferenza cieca, l’essere stato in quel posto: il poter studiare gratuitamente doveva essere un privilegio, ma pur avvertendone l’importanza, lontano dagli affetti, dai miei amici, dal mio ' piccolo mondo’ non lo vivevo come tale.
da Taverna fui tolto e soffrii tanto...
In un giorno di Marzo del 1962, nelle ore di studio, la mia mente andava in giro con i suoi tristi pensieri e mi portava nlontano da quel luogo – mi accadeva spesso - facendomi evadere dagli obblighi e dalle regole, consentendomi così di raggiungere col pensiero quello che fisicamente mi veniva impedito.I miei occhi guardavano fuori dalla finestra che si affacciava sul cortile, il posto della ‘ nostra’ distrazione e del ‘ nostro’ giocare nell’ora di ricreazione - le cinque - al gioco prediletto del pallone, e riuscivano a vedere, tagliato dal tetto e dal bordo alto della finestra, un pezzo di cielo azzurro. In quell’istante una rondine attraversò il mio piccolo campo visivo. La cosa, apparentemente, non destò in me alcun interesse, ma la penna, quasi involontariamente, si mise a scrivere e a rimare.
la mano stringeva la penna ed ella andava…
Pochi minuti dopo smisi e fui contento di leggermi. In quel momento mi sentivo un altro, ero felice e toccavo veramente il cielo con la mano: avevo fatto una cosa per me eccezionale, avevo scritto una poesia e, quindi, ero un piccolo poeta. Così è nata Alle rondini, la mia prima, semplicissima poesia sia nel contenuto che nella forma, triste e malinconica come in effetti era la mia anima. E quei pochi versi erano qualcosa di veramente importante, di bello, immenso sia perché partoriti direttamente dal cuore sia perché mi ricongiungevano ai miei affetti, ai miei luoghi, e, per loro tramite, parlavo al mio mondo, sia perché mi facevano sentire diverso e mi facevano meglio accettare lo stato di convittore.
parlavo, parlavo ma risposte non avevo…
Non mi ero mai allontanato da casa, era la prima volta che coabitavo con ragazzini di altri paesi, a me completamente sconosciuti, estranei, che non erano quegli amici che amavo e che mi mancavano tanto; era la prima volta che dormivo in una camerata con altri 20, con una lucina azzurra che restava accesa tutta la notte e che mi impediva di dormire, abituato