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Come ambra per sempre. Prosimetro notturno di un amore
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E-book320 pagine3 ore

Come ambra per sempre. Prosimetro notturno di un amore

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Info su questo ebook


Anni 70. Sono nella stessa classe di liceo. Un amore adolescenziale e intimo il suo, ma che lei conoscerà solo a liceo finito. Dopo 38 anni si ritrovano nella chat degli ex-liceali.
Lui sta a Praga. Una notte d'un agosto torrido nella capitale ceca, le scrive. È una notte trasfigurata, quella. Le ricorda della lettera che le aveva scritto 38 anni prima a fine liceo e dell’incontro che lei aveva voluto. Era il 3 Novembre 1981. Presero poi ognuno la propria strada, lei dimenticando, lui serbandole intatto lo stesso sentimento.
Una cena di classe, si rivedono: lei è sempre bellissima! Lui rientra a Praga e prende a scriverle ogni notte.
 
LinguaItaliano
Data di uscita2 ott 2020
ISBN9791220202862
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    Anteprima del libro

    Come ambra per sempre. Prosimetro notturno di un amore - Maurizio De Tommaso

    Maurizio De Tommaso

    Sempre

    Prosimetro notturno di un amore

    EDITRICE GDS

    M. De Tommaso Come ambra per sempre. Prosimetro notturno di un amore ©Editrice GDS

    Via Pozzo, 34

    20069 Vaprio d’Adda (MI)

    www.gdsedizioni.it

    Foto in copertina dall’archivio personale di Maria.

    Progetto copertina di © Iolanda Massa

    Ogni riferimento a persone, fatti e/o luoghi realmente esistenti e/o esistiti è puramente casuale.

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

     "L’Amore è il nostro vero destino.

    Non troviamo il significato

    della vita da soli.

    Lo troviamo

     insieme a qualcun altro."

    (Thomas Merton)

    PROLOGO

    Cara Maria,

    scrivo queste poche righe dopo esser tornato dalla festa per i vent’anni di Carla. Lo faccio in fretta prima che, come tant’altre volte, mi ritrovi a strappar tutto, a cancellare tutto e a rimandare.

    Tutte le volte che son tornato a Brindisi, da quando son partito per l’Università, ho tentato di metter giù qualche parola da indirizzarti per sfogare una volta per tutte qualcosa che mi rode e che tengo in me da sei anni ormai.

    Ecco, volevo dirti che da tempo il pensarti resta per me l’unica cosa che possa rendermi quel po’ di gioia che niente e nessuno mi ha dato mai e che pure io mai ho chiesto, mai ricercato. L’anno scorso provai in qualche occasione di portare nella realtà quel pensarti che faceva ormai parte della mia fantasia: nessuna cosa m’ha dato tanta felicità quanto l’esser stato a casa tua, a parlarti, l’averti avuta per qualche istante vicina mentre mi mostravi i tuoi appunti sul Leopardi. Ora il pensarti ossessionante continua, è più forte, perché sempre mi son presenti quel momento e tante piccole cose di un disgraziato, maledetto quinto liceo; nemmeno star lontano ottocento chilometri o la responsabilità della professione scelta son serviti a cancellare, nemmeno a distrarmi dal pensarti e stasera avrei voluto di nuovo sentirti vicina col pretesto di un ballo: non l’ho fatto non solo per timidezza, per l’esagerata introversione del mio carattere, non solo per dar retta a questa mia personalità schifosamente autolesionista, ma perché non merito niente nemmeno la tua vicinanza, non ti meriterei comunque perché so di non aver niente da dare.

    Tutto questo, lasciamelo dire, perché oltre a riconoscerti come molto intelligente sei per me una donna meravigliosamente bella. Non m’importa niente se quel che t’ho scritto sia stupidamente inutile o t’abbia infastidito. Credi, anche se per iscritto, con la probabilità che tu prenda per ridicolo questo sfogo, perché parlartene non sarebbe stato mai possibile, quel che conta, credi, è che t’abbia detto quel che sento seppur senza lasciar vedere com’io lo sento, senza dir cosa sento dentro.

    Maurizio

    Mi faresti un sacco piacere se mi scrivessi, pur per darmi del cretino, stupido o quel che credi, qualsiasi cosa credi, pensi. Se vorrai comunque farlo il mio indirizzo è:

    via Emilia Est 163  41100 MODENA.

    Maurizio

    (Agosto 1981)

    3 Novembre 1981

    Te la consegnai tre mesi dopo,

    nemmeno brevi manu,

    per intercessione.

    Quel giorno all’ora di pranzo

    mi chiamasti.

    Ricordo esattamente ogni

    frammento di tempo di quello

    che avrebbe scandito

    il resto della mia vita.

    Ero intento a non so cosa;

    sarei ripartito per Modena

    di lì a poco.

    Mia madre mi raggiunse

    "c’è una certa Maria a telefono,

    dice che è una tua compagna

    di classe".

    Non sono molte

    le volte

    in cui il cuore m’è

    schizzato in gola

    alla velocità del fotone.

    Ma in ognuna di esse

    ci sei te.

    Mi volevi incontrare;

    come m’hai poi detto

    tempo dopo, mi convocasti.

    Piazza Santa Teresa nella nostra

    città natale,

    ci sono tornato

    mille e una volta

    nei decenni a seguire,

    a ripercorrere quel giorno

    col pensiero.

    Eri bella, bellissima

    di quella bellezza

    implosivamente contenuta

    e inconsapevolmente esibita

    che ti schiaffeggia lo stomaco.

    Gifted.

    Il tuo biondo sempre

    ordinatamente spettinato,

    mai un filo di trucco,

    la gonna volutamente larga

    ma incapace di nascondere

    il contorno delle tue belle gambe.

    Gli occhi vivi,

    d’un marrone grande,

    imbibiti di tutta la luce dell’Universo.

    Parlavi di qualcosa che a tratti

    faceva male,

    a tratti non ascoltavo

    perché ero perso di te

    guardandoti dalla galassia accanto.

    È durato un minuto di relatività generale,

    un’eternità compressa

    nell’istante del Big Bang,

    un rumore di fondo che permea

    tutta la mia esistenza.

    È il leitmotiv incastrato

    fra l’anima e il cuore

    che doveva proiettarmi a te

    scagliandomi in quell’orizzonte degli eventi

    per fuoriuscirne ora,

    dall’altro capo dell’Universo

    o in un altro Universo,

    e poterti dire finalmente

    con le parole a metà

    fra un sorriso e un bacio

    che sei bellissima

    e t’avrei amata per sempre.

    [12/08/18, 03:09:57] Maria:

    ‎I messaggi inviati a questa chat e le chiamate sono ora protetti con la crittografia end-to-end.

    [12/08/18, 03:09:57] Maurizio:

    Non sai Maria quanto vorrei davvero tu m’interrogassi, proprio come faceva l’altra Maria (*)

    che ad ogni modo ho amato profondamente, nonostante tanto: per avere risposte, per capire un po’ di più o solo semplicemente per reincontrarti. Sto rischiando a distanza di 37 anni da quel 3 novembre 1981 (piazza Santa Teresa...) di fare la stessa figura da imbecille che feci allora. Ma corro il rischio. Perché non sono mai stato capace di mettere via, rimuovere, quel 3 novembre 1981 dalla mia mente, me lo porto da sempre dietro, e dentro soprattutto, come una delle emozioni più profonde della mia esistenza, al di là della sconvolgente negatività che sottese quell’incontro. Perché quell’incontro e tu, è stato, tu sei stata, un po’ come la colonna sonora della mia vita. Sì, frase di una banalità abissale ma non so trovarne di migliori in questo momento, stanco come sono, in questa notte trasfigurata (conoscerai sicuramente la bellissima poesia di Richard Dehmel poi musicata nell’op. 4 di Arnold Schönberg, una delle composizioni musicali più belle e complesse che possano attraversare l’orecchio umano). È come se qualcosa dentro me, riposta in qualche piega arruffata della mia anima, si fosse cristallizzata come ambra per sempre. È così vivo quel ricordo che non è più un ricordo: è come un cortometraggio che ti piace, che adori, di cui ti piace prenderne la pizza, metterla in macchina e riprodurla sul telo chiaro solo per te, tutta per te. Penserai che abbia bisogno di un buon psichiatra, perché affermare che ti fa star bene ritornare con la mente, rappresentarsi in un’eterna coazione a ripetere, qualcosa che ti ha come traumatizzato e di cui addirittura ne ami il déjà-vu, è roba da chi non c’ha le rotelle propriamente a posto. Però sai, proprio come gli spostati, io non ricordo niente di tutto il tuo dirmi: ricordo che mi faceva così male da aver voluto sparire alla velocità della luce e essere in un’altra galassia. Eppure, c’era qualcosa che mi faceva bene, mi faceva sentir bene, come davvero credimi, nient’altro m’ha mai più fatto sentire così bene: c’eri tu, semplicemente tu; con la tua gestualità che è impressa incancellabilmente nella mia mente, il tuo muovere le mani e le braccia in un fare che è sempre perfettamente disegnato ai miei occhi; e c’era la tua voce, il suo, tuo timbro particolarissimo. C’erano i tuoi occhi e il tuo viso come di più belli non ne ho mai più incontrati. C’era la consapevolezza viva di averti vicina, sentirti vicina, una presenza fisica e d’anima che in quel momento, solo per quel momento, valeva tutta la vita.

    Per favore non volermene se mi permetto di disturbarti scrivendoti ancora una volta: forse la virtualità del gesto, mi salva dal sentirmi così stupido come senz’altro sono. Soprattutto, ti prego, non rispondermi: lette queste cose, ignorami com’è sacrosanto che sia, non mi permetterò mai più di prendere iniziative così scellerate che tu giustamente stai vivendo come un colossale inutile disturbo. Ho sentito per un attimo l’urgenza di dirti questo e scelleratamente l’ho fatto. Non sai quanto sono tentato or ora dal cancellare questo messaggio e lasciare che la vita scorra come ha fatto finora e non mi so spiegare perché sono invece così tanto idiota che sto per premere il tasto d’invio. Per una reiterata forma d’educazione e perché ne ho realmente bisogno io stesso stanco morto come sono, ti do infine la buonanotte. Maurizio

    [*Maria P… l’insegnante di Lettere e Latino al Liceo, stesso Liceo dove lei, Maria, ora insegna le medesime materie…]

    I. Notte d’agosto

    Adesso so cos’hai pensato,

    adesso lo sento,

    lo percepisco vivido,

    adesso ascolto il tuo suono

    di quella notte d’agosto.

    Hai sentito dopo lungo tempo

    scorrerti l’Amore addosso,

    hai presagito quasi esitante

    che qualcuno,

    da qualche parte,

    stesse amandoti,

    e di più,

    che t’amasse da tempo immemore,

    tu che bellissima

    l’Amore non l’ascoltavi più,

    più non t’accendeva gli occhi

    belli di marrone e di meraviglia.

    E sei passata dallo sbigottimento

    alla speranza,

    dall’assenza all’affetto

    al senso autentico del sé,

    umiliato ma mai prono,

    mai adulterato.

    In pochissimi attimi,

    quelli del tempo

    lungo e profondo

    dello spirito,

    hai riascoltato il soffio d’un emozione,

    riacceso il sapore del corpo:

    l’identità del vivere

    ha ripreso carne e sentimento

    e s’è rifatta donna,

    con le stesse più belle sembianze

    della ragazza bella di meraviglia

    che già eri tu.

    Hai odorato l’aria e la luce,

    hai raccolto la forza dentro

    le tue ali nuove

    e come crisalide,

    tu bellissima,

    ti sei schiusa alla vita.

    CAPITOLO I

    Ti ho scritto ogni notte

    [25/09/18, 00:14:50] Maurizio:

    Maria, io riparto mercoledì alle 18 e qualcosa, volo per Bologna per andare da mio figlio, poi giovedì alle 15,30 ho il volo per Praga. Mi piacerebbe bere solo un caffè con te e scambiare due parole, come possono fare due persone della nostra età che comunque hanno una loro vita e niente in comune se non il ricordo lontano nel tempo d’aver condiviso gli anni del liceo. Non è nemmeno condiviso questo affetto grande che ho sempre serbato per te: so bene, è solo qualcosa che è appartenuto e appartiene a me. Non so come, non so dove, non so quando poterti incontrare. Vorrei solo riabbracciarti più forte di quanto abbia fatto stasera. Perché? Non so perché: soltanto sento che è così. Ma so altrettanto bene che per te può essere, che è, tutt’altro. Non ha senso farmi ulteriori domande, men che meno farle a te. Come ti ho detto la volta scorsa, se ti infastidisce tutto questo ignorami e capirò assolutamente. Non dirmi nulla ti prego, ignorami e basta e ti giuro non ti disturberò davvero più con messaggi così inopportuni. È che stasera sono stato così bene sol per averti rivista e, giuro, so farmi bastare questo. Se questo scriverti è roba così tanto idiota e inopportuna semplicemente non dirmi nulla: ignorami. Ciao Maria, buonanotte

    [25/09/18, 11:14:28] Maria:

    Maurizio, la mia vita in questo momento è molto complicata...

    [25/09/18, 12:15:09] Mau:

    Dillo con me Maria... prima di tutto grande e incondizionato rispetto per i tuoi problemi e ti chiedo venia dal profondo del cuore se mi presento così inopinatamente ad avanzare richieste di questa sorta. Ma se hai un minimo piacere, soprattutto voglia e disponibilità di spendere cinque minuti della tua vita per salutarci davanti a un caffè, ti prego spendili.

    II. Eppure

    Quell'abisso di bellezza

    che sono i tuoi occhi,

    mi scava inesorabilmente

    dentro.

    Nell'illusione che scivola via

    contemplo il tuo incedere.

    Il mio cuore rosso di

    lacrime consunte

    ha smesso di gemere.

    La mia anima di mare

    affogata

    nella bava della risacca

    reclama gli ultimi spasmi

    d’intimità.

    Semplicemente non eri qui,

    semplicemente non eri,

    semplicemente la mia strada

    s’era allontanata nel tempo,

    così la tua.

    Eppure, mi sei mancata.

    Eppure, sei.

    Eppure, sei dentro di me.

    Eppure, sarai dentro di me.

    Dal mare a sempre.

    [27/09/18, 15:29:16] Mau:

    [dall’aereo per Praga]

    Ciao Maria

    [27/09/18, 16:35:31] Maria:

    Ciao Maurizio, buon rientro

    [28/09/18, 08:27:06] Mau:

    Ciao Maria,

    eccomi a Praga, città meravigliosa sebbene dura lavorativamente parlando e ancor di più per una lingua ostica e ostile che non imparerò mai perché la trovo cacofonica. Dovevo chiedertelo lunedì sera dopo la cena, nel momento del commiato, dei 5-minuti-5 per un caffè. Non attraverso un messaggio whatsapp come fanno i ragazzini. T’avrei almeno letto in viso se avevi un minimo piacere di esserci per un caffè. Ma ho letto bene quella sera che hai avuto piacere anche tu di rivedermi e l’ho letto in quel tuo bel sorriso quando appena arrivata sei venuta subito a salutarmi. E tu non sei persona da cose formali. Maria, m’ha fatto sincero dispiacere leggere che attraversi un momento difficile. Vedi, è anche bello sublimare un affetto grande che ci si porta dentro da tanti anni (dico di me ovviamente) in una sincera amicizia, un mutuo corrispondere. So essere e bene una persona che ascolta, ho due orecchie allenate all’accoglienza, così come un’anima aperta e un cuore votato, disposto a farlo, ad accogliere. So essere un buon interlocutore, sono un uomo intelligente e una persona colta, più di quanto tu stessa possa sospettare, ma questo di per sé può anche significare poco o nulla. Ho sul gobbone però esperienza sufficiente da essere complementare a quella cultura per farne una buona controparte nello scambio di cose d’anima. E so persino essere brillante, lontano da quel ragazzo timido, un po’ troppo musone che ricorderai del liceo. Ma ho portato sempre dentro, con me nel tempo, un affetto grande, profondo per te, per tutti questi anni riversandolo e, appunto, sublimandolo in una passione grande per la Musica che non è mai stata roba fine a se stessa e cercando negli angoli più disparati del mondo sempre il Bello e la Bellezza perché quel sentirti così profondamente dentro, questo mi aveva lasciato, qualcosa da portare con me per il resto della mia vita. E così ora per la Cucina, mettendo nel piacere di fare un piatto qualcosa che mi riporti a te. Sai bene Marì che le madeleine proustiane le ho fatte per te e mi ero portato gli attrezzi giù a Brindisi per farle nuovamente, per fartele assaggiare perché sono un vero sballo di bontà. E sono belle, davvero belle. Quando lunedì sera a fine cena prima d’andar via t’ho abbracciata e tu mi hai abbracciato, lungamente, è questo che ho sentito, come se tu mi avessi parlato dicendo un semplice io so. Forse è la Provvidenza che ha vie sempre inusitate ma convergenti che ci viene incontro quando meno ce l’aspettiamo. Voglio sentirti Maria, voglio conversare con te perché oltre a scrivere bene so parlare bene, so parlare col cuore e con un’anima rotonda. Dimmi quando posso sentirti, chiamarti, anche pochi minuti, ma sentirsi nel reale, nella realtà vera, non in questo virtuale insipido e incolore. Vedrai, può solo far star bene incrociare qualcuno che è disposto a darci quel che di buono e di bello la vita gli ha consegnato per farsene a sua volta qualcosa, fosse solo farsene un tesoretto da riporre in fondo al cuore o fra le pieghe della propria anima. Ora vado che mi aspetta una giornata di lavoro lunga e dura. Ti abbraccio, forte.

    [28/09/18, 20:26:57] Maria:

    Maurizio, non metto in dubbio nessuna delle tue qualità e, per quanto poco io possa conoscerti, sento che la descrizione che hai dato di te è onesta e sincera. Ti chiedo proprio per questo, perché penso che tu possa capire, di non aspettarti da me quello che in questo momento non sono in grado di offrirti, neanche in termini di conversazioni telefoniche amichevoli o confidenziali. Mi dispiace sinceramente che questa tua splendida offerta di amicizia giunga in uno dei momenti più difficili e incerti, ma devo dirti, forse in modo anche brutale, che non ho voglia di parlare di me in questo momento, non voglio essere ascoltata o consolata, l'unica persona con cui voglio parlare sono io stessa, per quanto possa sembrare folle. Mi ha fatto veramente piacere incontrare te e gli altri lunedì, sono stata bene e

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