Un pugno di sogni
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Info su questo ebook
Una donna che cresce sua figlia da sola affrontando la vita con forza
Un ragazzo con tanti sogni
Tre protagonisti che intrecciano le loro vite come i valori racchiusi nel racconto: Amore, Amicizia, Famiglia.
Una storia da leggere tutta d’un fiato per scoprire come un uomo reagisce davanti ai propri obiettivi.
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Anteprima del libro
Un pugno di sogni - Vincenzo Viola
tranquillamente."
Cos’è per te la musica
Cos’è per te la musica?
"Lei è sempre stata e sarà, sempre, una parte importante della mia vita.
Ci sono cresciuto insieme, mi ha aiutato a riflettere e a distrarmi nei momenti difficili, mi ha fatto divertire sia da solo sia con gli amici. Ed è stata, soprattutto, un’immensa fonte di soddisfazione."
La ascolti per questo?
chiesi io.
"No! Ascoltandola, si capiscono molte cose. Io credo che gli artisti scrivono perché hanno bisogno di parlare e lo fanno attraverso le note; anche se, a volte, a chi sono dedicate queste note, non le leggeranno mai.
Di sicuro l’ascolteranno, cambieranno stazione radio, ma il messaggio alla persona interessata arriverà di sicuro.
A volte non si ha il coraggio di parlare d’amore ad una ragazza. E chi non ha mai dedicato una canzone a qualcuno per amore, per amicizia o semplicemente ai propri familiari: anche se ogni madre aspetta un abbraccio, ogni persona spetta una parola dolce
che abbia un significato… una semplice nota sostituisce questo.
Io quando canto penso che mia madre sia qui, seduta vicino a me, che mi stia ascoltando, come un pubblico che aspetta la fine dell’esibizione per battere le mani.
Ecco io mi sento così, quando canto" disse Anthony.
Lei ti ascolta di sicuro, perché se fosse qui ora, tu, stamattina, non saresti triste e pieno di pensieri
, gli risposi. Lui continuò dicendo: "Mia madre per me era tutto.
Tutto quello che mi rimaneva, mi fermava qualsiasi tipo di dolore, mi dava la speranza. Lei era la mia voce.
La maggior parte delle notti dormiva vicino a me nel mio lettino e parlavamo del più e del meno: di quel giorno che eravamo insieme al mare, c’eravamo tutti, eravamo il quadro di una famiglia perfetta; ma ora… siamo solo un’ombra tra la gente. Tutti mi guardano, come se fossi io il colpevole di tutto, ed io non so cosa dire e cosa fare qui. Nessuno mi ascolta, la mia casa ancora sente l’eco del sorriso di mia madre, io non c’è la faccio a rimanere più in questo posto. Avevo intenzione già da qualche tempo di trasferirmi, ma ora forse per una volta la vita mi ha fatto un regalo".
Si hai ragione ti ha fatto un regalo, che meriti con tutto il cuore, perché dopo tutte le cose che ti sono accadute sei rimasto sempre con il sorriso, devi seguire quest’opportunità che la vita ti ha dato
, gli risposi.
Se mia madre fosse stata qui, mi avrebbe detto le stesse parole che hai appena detto tu
.
Proseguì dicendogli: Ognuno di noi ha una sua passione: chi per il calcio o per altri sport, chi per il canto o per il ballo. Se ognuno di noi avesse la forza di affrontare tutte le paure e gli ostacoli, forse questo campo di calcio non sarebbe così triste e pieno di erbacce, avrebbe un nuovo sorriso e sarebbe pieno di voci di ragazzi che giocano ed esultano anche solo per un piccolo fallo. La tua passione è la musica.
M’interruppe e con aria esaltata rispose: "Sì! La musica ormai ha preso la mia voce.
È anche nei miei sogni, mi riempie di gioia, di emozione, mi fa sentire, al risveglio, felice e pieno di energia. La musica può essere considerata come il simbolo della spinta alla vita. È forza, armonia, bellezza con la quale, in alcuni momenti, si manifesta. Essa ha fatto prendere coscienza di tutte le incertezze e di tutte le paure, che non erano accolte e ascoltate. La musica nei sogni è riuscita a far sentire qualsiasi fragilità come un qualcosa da accudire. Molte volte sai che si dice?"
Non mi lasciò neanche il tempo di rispondere. Si fece da solo la domanda, dandosi anche la risposta, guardando il cielo.
"Dove le parole finiscono, inizia la musica. È come se ci stesse chiamando.
Il problema è che SOLO alcuni di noi la sentono, SOLO alcuni di noi ascoltano quell’Io che ci chiama".
Vidi che ad un tratto il suo sorriso cambiò e con espressione mi disse: Credo che stasera andrò a trovare mio padre. Lo so, anche se tra pochi giorni sarà a casa, andrò a salutarlo
.
Se vuoi, posso venire anch’io
gli dissi.
No! Forse è meglio…forse. È meglio di no
…
Il carcere dalla casa di Anthony non era molto distante circa ventotto km; eppure, non andava spesso anzi quasi mai. Sosteneva che il padre aveva sbagliato e la colpa dell’uccisione di sua madre era pur sempre colpa sua, e se avesse avuto solo un po’ di coscienza e avesse voluto bene alla famiglia, non avrebbe fatto quello che non doveva.
Per cambiare discorso feci finta di guardare l’orologio e visto che era davvero tardi, lo guardai fisso e gli dissi: La lezione di vita, di oggi, è stata più importante delle due ore di latino.
Mi rispose con aria soddisfatta: Hai ragione!
Arrivato a casa, pensavo alle cose dette.
Alle 3:00 p.m., Anthony s’incamminò per andare da suo padre. Di solito si spostava sempre con l’autobus, ma quel giorno andò con la sua piccola auto, avuta in regalo dal nonno. Suo nonno era una persona distinta, ma una malattia, del secolo, lo aveva portato via, lasciando al suo unico nipote una piccola eredità.
Anthony arrivò al carcere e, scendendo dall’auto, guardò fitto la porta di entrata e proseguì.
Salve vorrei vedere mio padre
, disse alla guardia carceraria.
Ciao ragazzo seguimi!
gli rispose.
La guardia aveva un cartellino con il suo nome, si chiamava Giorgio, era molto simpatico.
Lo conosceva era stato lui ad ammanettare suo padre. In quel momento il tempo sembrava