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La felicità:  Risplendere, nonostante tutto
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La felicità:  Risplendere, nonostante tutto
E-book35 pagine26 minuti

La felicità: Risplendere, nonostante tutto

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Che cos’è la felicità? Il bagliore di un lampo che se ne va o lo splendore di una vita? La felicità capita o si può conquistare? Corrisponde a uno stato di beatitudine e frivolezza o anche di profondità e serietà? Sono molte le vie con cui si può parlare della felicità; l’autrice prova a rispondere a questi interrogativi con Aristotele, che nelle Etiche ha mostrato i molti aspetti della vita felice: è il fine ultimo (télos) ma non la fine, è piacere ma anche condotta e virtù (areté), attività e pienezza (enérgheia) ma anche opera (érgon) con la quale si edifica giorno dopo giorno il capolavoro che noi siamo. 
In quest’ottica la felicità non è una conquista per sempre, ma il compito forse più lungo e difficile con cui realizziamo la nostra vita, e richiede fatica, impegno, consapevolezza; un cammino non di perfezione, ma di imperfezioni e anche di dolore, che però non perde di vista il bene e ci consente di diventare, per dirla con Platone, sempre «più alati e leggeri», sempre più in grado di volare.
LinguaItaliano
Data di uscita16 lug 2020
ISBN9788828402275
La felicità:  Risplendere, nonostante tutto

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    Anteprima del libro

    La felicità - Arianna Fermani

    Scholé"

    1. Non c’è luce senza ombre

    «Non c’è luce senza ombre e non c’è pienezza psichica senza imperfezioni. La vita richiede per la sua realizzazione non la perfezione, ma la pienezza. Senza l’imperfezione non c’è né progresso, né crescita.» (Carl Gustav Jung)


    Nell’Etica Eudemia (I, 5, 1215 b 17-18) di Aristotele si legge che ci sono molte cose difficili da conoscere ma che, tra tutte, la più difficile è capire «che cosa, tra le realtà che caratterizzano l’esistenza, sia da scegliere e che cosa, una volta conseguito, sia in grado di appagare completamente il desiderio».

    Secondo il Filosofo greco, infatti, la felicità non capita, non si incontra per caso, ma rappresenta una conquista; è qualcosa che si tratta di conseguire, su cui lavorare con impegno e con costanza, facendo le scelte corrette e imboccando le strade giuste.

    Inoltre la felicità, secondo Aristotele come anche secondo Platone prima di lui, costituisce una esperienza di pienezza. La felicità, infatti, riempie l’esistenza, la fa espandere e lievitare in tutte le sue dimensioni.

    L’elemento della pienezza, peraltro, rappresenta il fulcro di ogni riflessione e di ogni esperienza di felicità. Quest’ultima, infatti, comunque la si intenda, è sempre (e, forse, prima di tutto) soddisfazione, appagamento, pienezza, appunto. Nessuna vita può essere detta felice se è vuota, o se è stata riempita solo a metà, se le potenzialità di cui era dotata sono state solo parzialmente attuate, se i suoi fiori non si sono completamente aperti, se si arriva solo ad un passo dal traguardo.

    Che cosa significa, però, pensare a una vita piena, a un’esistenza appagata, pienamente soddisfatta? Significa pensare a una vita satura, definitivamente saziata dal raggiungimento del proprio obiettivo? Così sazia da risultare pesante? Così colma da traboccare? In effetti certe esperienze di felicità sono così forti ed esaltanti che addirittura straripano dal soggetto che le sperimenta, e generano un tale sentimento di pienezza e di espansione che non riescono ad essere contenute all’interno del perimetro dell’io. «Vi sono momenti di spinta e vertici ove sembra, come si dice, che l’uomo tocchi il cielo con un dito, e spesso senza sapere perché… In questi momenti, come ben sapevano i greci, pare di somigliare agli dèi. E

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