Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Nuova Rivista di Counseling Filosofico 19/2023: Rivista Ufficiale della Scuola Superiore di Counseling Filosofico
Nuova Rivista di Counseling Filosofico 19/2023: Rivista Ufficiale della Scuola Superiore di Counseling Filosofico
Nuova Rivista di Counseling Filosofico 19/2023: Rivista Ufficiale della Scuola Superiore di Counseling Filosofico
E-book150 pagine2 ore

Nuova Rivista di Counseling Filosofico 19/2023: Rivista Ufficiale della Scuola Superiore di Counseling Filosofico

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Una vita felice è la principale aspirazione di ogni essere umano. Sembra essere l’obiettivo fondamentale in grado di dare la forza di esistere. Che senso avrebbe una vita in cui non vi è felicità? Come sarebbe possibile una vita dove vi è solo dolore e sofferenza?

La felicità ci dà speranza, è lo spiraglio attraverso cui passa la luce che riempie di colore la nostra esistenza. I modi per realizzarla possono essere diversi e dipendono da come si intende questo stato. C’è chi la ricerca attraverso il denaro, chi con il potere, chi con il successo, chi con la pienezza spirituale, chi con la bellezza estetica, chi con l’amore, chi attraverso una vita tranquilla oppure ricca di esperienze. Differenti sono le strade per raggiungerla ma identico è l’obiettivo a cui si aspira.

Una prima questione è però stabilire se questo sentimento sia reale e non solo un’illusione del pensiero. Come spesso accade, le parole creano idee e concetti (non il contrario) e la questione è ancora più delicata per quanto riguarda le emozioni. L’essere umano cerca parole per descrivere i propri stati d’animo, prova a circoscriverli, definirli, isolarli, non considerando che, in realtà, la nostra vita psichica è un tutt’uno, unico e indivisibile.
La nostra mente scompone per cercare di capire, frammenta stati interiori e li denomina.
Così crede di conoscersi meglio.
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2023
ISBN9788894672046
Nuova Rivista di Counseling Filosofico 19/2023: Rivista Ufficiale della Scuola Superiore di Counseling Filosofico

Correlato a Nuova Rivista di Counseling Filosofico 19/2023

Titoli di questa serie (2)

Visualizza altri

Ebook correlati

Filosofia per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Nuova Rivista di Counseling Filosofico 19/2023

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Nuova Rivista di Counseling Filosofico 19/2023 - Steila Daniela

    Nuova Rivista… Nuova Rivista di Counseling Filosofico Editor-in-chief Lodovico E. Berra M.D. Editorial Board Annarita Dibenedetto Ph, D. Rebecca Impellizzieri Ph. D. Ada Moretti Ph. D. Enzo Novara Ph.D., Psy.D. Diego Papurello M.D. Alberto Rezzi Ph.D., Psy.D Ezio Risatti, Psy. D. Anna Sordini. Ph.D. Mariacarla Zunino Ph.D.Scuola Superiore di Counseling Filosofico… Scuola Superiore di Counseling Filosofico SSCF Postgraduate School of Philosophical Counseling Dipartimento di Pratiche filosofiche e Filosofia applicata Department of Philosophical practice and applied philosophy Istituto Superiore di Filosofia, Psicologia, Psichiatria Institute of Philosophy, Psychology, Psychiatry ISFiPP Corso Fiume 16 – 10133 Torino – Italy www.isfipp.org www.sscf.it Copyright © ISFiPP Edizioni 2023 ISBN: 9788894672046

    INDICE INDICE

    Una vita felice

    Lodovico Berra

    Il contadino muore con miglior garbo di Aristotele? Strategie filosofiche di fronte alla morte

    Daniela Steila

    Abstract

    La paura della morte

    Il significato della morte per la vita

    Saper morire e saper vivere

    Conclusioni

    Bibliografia

    Morte cerebrale. Distanze intime per una fenomenologia nel trapianto di organi

    Piero Celoria

    Abstract

    La morte non è un evento. La morte è un processo

    La morte cerebrale è la morte dell’individuo

    Bibliografia

    In cammino con Antigone: fenomenologia e poetica del femminile

    Monica Daccò

    Abstract

    Prologo

    Antigone e il circolo ermeneutico della parte con tutte e tutti

    Tracce dal passato: il femminile pensato

    L’eredità nel presente: il femminile pensante

    Il corpo di Antigone

    Il laboratorio filosofico su Antigone: dal teatro alla realtà, scambi di genere e giochi di potere

    Il non ancora del futuro: pensare al femminile – insieme a –

    Bibliografia

    Vita e Morte nell’immagine della realtà e della fantasia

    Enrico Frola, Antonello Musso

    Abstract

    La Morte, la Vita e l’immagine di sé

    Un altro elemento è l’incredulità

    La Tristezza

    L’Incertezza (sul futuro)

    La Fuga

    La Professionalità

    Bibliografia

    Angoscia di vita e angoscia di morte: differenti prospettive nell’interpretazione dell’esistenza

    Lodovico Berra

    Abstract

    Vita e morte

    L’angoscia esistenziale

    Angoscia di vita

    Dottore… per favore… mi faccia morire

    …mi dia una valida ragione per vivere

    Morirò a 30 anni…

    Angoscia di morte

    Quanto può stare una persona senza dormire?

    Aspetto di sapere quale organo mi tradirà

    Come può essere che tutto finisca così?

    Un’angosciante attesa

    Considerazioni conclusive

    Bibliografia

    Felicità. Leopardi e Aristotele in un counseling filosofico

    Anna Sordini

    Abstract

    Premessa

    Leopardi

    Aristotele

    Conclusioni

    Epilogo

    Bibliografia

    Una vita felice

    Editoriale

    Lodovico Berra

    U

    na vita felice è la principale aspirazione di ogni essere umano. Sembra essere l’obiettivo fondamentale in grado di dare la forza di esistere. Che senso avrebbe una vita in cui non vi è felicità? Come sarebbe possibile una vita dove vi è solo dolore e sofferenza? La felicità ci dà speranza, è lo spiraglio attraverso cui passa la luce che riempie di colore la nostra esistenza. I modi per realizzarla possono essere diversi e dipendono da come si intende questo stato. C’è chi la ricerca attraverso il denaro, chi con il potere, chi con il successo, chi con la pienezza spirituale, chi con la bellezza estetica, chi con l’amore, chi attraverso una vita tranquilla oppure ricca di esperienze. Differenti sono le strade per raggiungerla ma identico è l’obiettivo a cui si aspira.

    Una prima questione è però stabilire se questo sentimento sia reale e non solo un’illusione del pensiero. Come spesso accade, le parole creano idee e concetti (non il contrario) e la questione è ancora più delicata per quanto riguarda le emozioni. L’essere umano cerca parole per descrivere i propri stati d’animo, prova a circoscriverli, definirli, isolarli, non considerando che, in realtà, la nostra vita psichica è un tutt’uno, unico e indivisibile. La nostra mente scompone per cercare di capire, frammenta stati interiori e li denomina. Così crede di conoscersi meglio.

    Per questo felicità potrebbe essere un artefatto, un vocabolo fittizio, che cerca di descrivere un sentimento non sempre così univoco e chiaro. Provate a riflettere nel momento in cui vi dite sono felice e vi ritroverete in un magma indefinito e variabile di sensazioni fisiche, psichiche, spirituali. I sentimenti e le emozioni sono fenomeni vari e soggettivi, mutevoli e sfuggenti, difficilmente catalogabili e quantificabili. Essi sono dimensioni che variano di intensità e qualità, senza mai avere stabilità e delimitazione. Basti pensare alla sensazione di dolore, fenomeno chiaro ed evidente, la cui quantificazione, indipendentemente dalla sua origine, richiede l’uso di scale soggettive¹.

    In modo analogo potremmo creare una scala della felicità? Una dimensione di questo sentimento che varia da 1 a 10? Oppure ci stiamo crogiolando nello studio di una emozione virtuale? Un fatto interessante è che neurologicamente le vie del piacere sono identiche a quelle del dolore. Cioè, a livello fisico, le fibre nervose che conducono le sensazioni di piacere sono le stesse che conducono le sensazioni di dolore. Ciò vuol dire che è fondamentale la rielaborazione mentale, il significato, il senso che viene attribuito a una sensazione che ne definisce l’effetto. Le sensazioni del corpo e della mente esistono e vivono dentro di noi senza poter mai essere oggettivate, osservate, toccate. Come la vita mentale, le emozioni sono un qualcosa di interiore, che ognuno di noi ben conosce ma che mai non può vedere nell’altro. La felicità è un fatto soggettivo e quando ne parliamo facciamo riferimento a criteri e ipotesi che ci appartengono individualmente. La mia sensazione di felicità può non essere identica a quella di altri.

    In senso generico, possiamo comunque definire la felicità un sentimento di benessere psico-fisico, mentale e corporeo. Essa è uno stato di pienezza e perfezione. Felicità è uno stato di soddisfazione e di serenità. È la sensazione di una profonda pace interiore, uno stato di completezza ove ogni desiderio diventa superfluo. È pace e armonia nei rapporti con il mondo intero, con la natura, con gli esseri umani e con se stessi. È piena e completa realizzazione di sé. È il Nirvana, quello stato lo stato in cui si ottiene la liberazione da ogni dolore. È il Satori, il momento dell’illuminazione nella pratica del Buddismo Zen, in cui l’intera esperienza personale e cosmica è proiettata in un unico istante.

    Il monaco buddhista Matthieu Ricard è stato definito l’uomo più felice del mondo ed è stato analizzato da ogni punto di vista, anche neurologicamente. Il suo è uno stato di pace totale, di quiete interiore, di armonia profonda. Vive come sospeso su una nuvola, su cui galleggia leggero e… felice.

    È uno stato eccezionale, unico e particolare, raggiunto attraverso una fede profonda nel buddhismo e nella pratica meditativa. Siamo inevitabilmente attratti e affascinati da tale stato, anche se questa potrebbe sembrare un’esistenza finta, staccata dalla vita reale, lontana dalla vita vera e concreta di un essere umano, fatta di dolori, conflitti, imprevisti, problemi, preoccupazioni. Matthieu Ricard sembra vivere un po’ fuori dal mondo.

    Da una certa prospettiva una vita felice potrebbe apparire vuota e monotona, uno stato di beatitudine noioso e piatto. Non sarebbe forse da valorizzare la dinamicità della vita, la moltitudine di colori ed emozioni, le variazioni e oscillazioni, piuttosto che uno stato di quiete totale e definitivo?

    Secondo la teoria del realismo depressivo, i soggetti affetti da depressione lieve o di grado medio possiedono una visione più chiara e lucida della realtà rispetto a soggetti non depressi. Le persone depresse avrebbero una valutazione più realistica dell’esistenza, senza più illusioni riguardanti la possibilità che la vita possa essere felice e spensierata. La vita vera – nuda e cruda, quella di tutti i giorni, quella della gente normale – è dura, spietata, senza speranza. La vita vera è dolore e sofferenza. Morte e malattia si susseguono inevitabilmente, conflitti e problemi compaiono inesorabilmente. Una vita felice sembra un’illusione per animi semplici, una visione della realtà falsa e infantile. La felicità è solo un piccolo momento, transitorio e precario, che ci illude e inganna. Un bagliore che scompare repentinamente. In questo senso sperare di avere una vita felice sembra essere il risultato di una visione superficiale e ingenua che non tiene conto della realtà effettiva della nostra esistenza. Felicità sembra essere un inganno per chi non vuol vedere che la vita è tutta un’altra cosa.

    La felicità è un sentimento che va e viene, si affaccia sulla nostra vita e poi scompare, oscurato dai mille problemi che inevitabilmente sopraggiungono.

    Ciò fa sì che si possa solo aspirare alla felicità, consapevoli di non poterla mai raggiungere definitivamente. Come un qualcosa che continuamente sfioriamo, perdiamo e poi vogliamo riavere. La felicità è un’illusione che svanisce ogni volta che la tocchiamo, che ci fa credere che essa sia possibile sempre. In realtà è un miraggio con il compito di darci una speranza, di darci la forza per sopravvivere e sopportare ciò che questa nostra vita ci ha riservato.

    Il contadino muore con miglior garbo di Aristotele? Strategie filosofiche di fronte alla morte

    Daniela Steila

    ²

    Abstract

    T

    ra i compiti della filosofia è stato spesso elencato il superamento del timore della morte, ma ci si può chiedere se davvero riflettere sul morire sia utile per affrontare la morte. Attraverso alcuni esempi tratti dalla storia del pensiero, si esaminano qui il tema della paura della morte, il significato che assume l’idea della morte per definire la vita, e come di conseguenza saper morire e saper vivere si presentino strettamente intrecciati. Già Empedocle riteneva che la filosofia avrebbe risolto il timore della morte, mostrandone la vera natura, ma è soprattutto la scuola epicurea a insistere sull’efficacia della riflessione sulla fine per liberarsi da uno dei tormenti più gravi della vita umana. Assunta la morte come un dato di fatto, ci si può interrogare non tanto sulla sua natura, ma sul suo significato, sul senso che la vita trae dalla propria stessa limitatezza e caducità. Ragionare sulla morte diviene allora rilevante non tanto per saper morire, quanto per saper vivere, poiché la coscienza del limite costitutivo dell’esistenza umana manifesta il valore insostituibile di ogni momento, unico e irripetibile per la sua ineliminabile caducità.

    La riflessione sulla morte non necessariamente consente di affrontare la fine della propria vita meglio di come faccia chi alla morte non pensi mai. Ma ragionare sulla morte come dimensione essenziale della vita può modificare la nostra concezione del rapporto con la natura e persino l’idea della soggettività umana: invece del soggetto autonomo, indipendente, padrone della sua vita, che la filosofia ha messo tradizionalmente al centro della sua riflessione, si delinea l’idea di un soggetto vulnerabile, intrinsecamente relazionale, socialmente costituito da norme culturali, linguaggi, narrazioni, dipendente dal riconoscimento da parte degli altri. La fragilità della persona morente denuncia la reciproca interdipendenza caratteristica dell’umano, che potremmo finalmente abbracciare come un valore.

    Parole chiave

    Morte – paura – vulnerabilità –vita

    R

    iflettere sulla morte, definirla e conoscerla, filosofare variamente intorno alla sua natura e al suo significato, è stato inteso fin dall’antichità come un possibile rimedio alla spontanea, irriflessa paura della morte, connaturata nell’essere umano. Ma ci si può anche chiedere, con Montaigne, se riflettere sulla morte sia davvero utile. Nei Saggi leggiamo: «Non vidi mai contadino dei miei dintorni mettersi a pensare con qual contegno e con quale fermezza avrebbe passato quell’ora estrema. La natura

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1