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Matrimonio sotto il vischio: eLit
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E-book141 pagine1 ora

Matrimonio sotto il vischio: eLit

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Info su questo ebook

Come può una ragazza dolce, sensibile e dall'aria apparentemente indifesa essere la responsabile di un fiorente traffico di reperti archeologici dalla Colombia? Chloe Betancourt è ufficialmente la titolare di una ditta che importa caffè dall'America Centrale, ma tutti gli indizi che l'agente Zachary ha raccolto lo portano sulle tracce di questa ragazza di New Orleans. A Zachary non resta altro da fare che seguire Chloe molto da vicino, fino a quando, proprio alla vigilia di Natale...

LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2015
ISBN9788858945964
Matrimonio sotto il vischio: eLit

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    Anteprima del libro

    Matrimonio sotto il vischio - Linda Lewis

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Secret Agent Santa

    Silhouette Yours Truly

    © 1998 Linda Kay West

    Traduzione di Alessandra De Angelis

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 1999 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-596-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    Cercando di controllare il fiatone, Zachary Steele entrò in una stanza al secondo piano del grosso stabile che ospitava gli uffici doganali a New Orleans. Pensò che forse non sarebbe dovuto salire a due a due i gradini della scalinata di marmo. Sicuramente avrebbe fatto le scale più lentamente se non fosse stato punzecchiato nell’orgoglio dallo sguardo pieno di commiserazione della guardia, una graziosa ragazza. Zach odiava essere oggetto della pietà altrui, quasi con la stessa intensità con cui detestava essere così debole e fuori forma.

    Si fermò davanti alla scrivania della segretaria. «Sono Zachary Steele» si presentò. «È già iniziata la riunione preliminare?»

    La donna lanciò uno sguardo allusivo all’orologio appeso alla parete. «No, la stanno aspettando nella sala riunioni.» Fece una pausa significativa poi, quasi per assicurarsi che lui avesse afferrato il messaggio, aggiunse: «Lei è in ritardo».

    «Lo so. Dov’è la sala?»

    «Esca di nuovo sul corridoio e giri a sinistra» gli spiegò la ragazza. «È la seconda porta a destra.»

    Zach seguì le indicazioni per raggiungere la sala riunioni e vi entrò senza bussare. C’erano tre uomini e una donna, seduti intorno a un tavolo ovale. Riconobbe il suo capo e un agente, ma l’altro uomo e la donna gli erano sconosciuti.

    «Era ora che ci degnassi della tua presenza» disse in tono autoritario John Allen, il suo superiore. «Signori, vi presento Zachary Steele, il nostro agente speciale che si occupa delle missioni in incognito. È appena stato dimesso dall’ospedale. Nel suo ultimo incarico ha avuto qualche contrattempo e si è beccato un paio di pallottole. Ma il nostro Zach ha una fibra d’acciaio ed è di nuovo sulla breccia. Vero, Zach?» concluse rivolgendosi a lui con un sorriso che sembrava piuttosto il ghigno di una iena.

    Lui annuì e restò in attesa che il capo degli agenti speciali continuasse.

    «Zach, conosci già Jeremy Baker, il responsabile del settore» disse, presentandogli gli altri partecipanti alla riunione. «Bobby Williams è l’agente a cui è stato assegnato questo caso e Marilyn Charles è l’esperta di comunicazioni. Una volta che avrai preso posizione, la signorina Charles penserà a mettere sotto controllo il posto con microfoni e telecamere. L’agente Williams sarà il tuo contatto.»

    Gli altri si alzarono e strinsero la mano a Zach, poi ognuno si rimise a sedere.

    «Va bene, possiamo cominciare» disse il capo. «Bobby c’illustrerà il caso.»

    «Quest’indagine è stata avviata da una richiesta dei nostri colleghi colombiani» iniziò Bobby. «Hanno scoperto che dei reperti archeologici precolombiani venivano nascosti nelle spedizioni di caffè inviate negli Stati Uniti e ci hanno chiesto aiuto per seguire la pista all’arrivo della merce e rintracciare i destinatari. Abbiamo prove certe che le spedizioni erano dirette alla Betancourt, un’azienda di torrefa zione che è proprio di New Orleans. Già da qualche settimana teniamo sotto controllo il telefono della proprietaria, ma non abbiamo avuto modo di registrare niente che possa incriminarla. È per questo che è stato deciso di organizzare un’operazione segreta. Abbiamo bisogno di un agente in incognito sul posto per controllare le consegne e scoprire dove e come le merci vengano distribuite. La scorsa settimana abbiamo ricevuto l’approvazione delle autorità e l’operazione ha ufficialmente preso il via. Da quel che ci è stato detto, il signor Steele è l’agente più qualificato per l’incarico.»

    Bobby s’interruppe e fissò Zach Steele con un’espressione poco convinta.

    «Ho seguito altri casi di contrabbando di reperti archeologici» spiegò Zach in tono mite per dimostrare di non essersela presa per la scarsa fiducia dipinta sul volto del suo collega. «E la mia forma fisica è migliore di quanto possa sembrare.»

    Questa era una bugia bella e buona, pensò Zach. Quella mattina era stato visitato da un medico che non avrebbe voluto scrivere sul rapporto che era in grado di tornare al servizio attivo. Zach aveva dovuto implorarlo perché desse la sua approvazione e questo gli aveva dato immensamente fastidio. Odiava chiedere favori agli altri.

    «Ha ancora una settimana all’incirca prima di cominciare la missione e comunque non dovrebbe essere un lavoro che implica grandi sforzi fisici» lo rassicurò l’agente con aria di superiorità. «Tutto ciò che deve fare è tenere sotto stretta sorveglianza la persona sospetta.»

    «Questo non è un problema» disse Zach con disinvoltura. «Inoltre ho una certa familiarità con l’arte precolombiana.»

    «Lo sappiamo, perciò ti abbiamo scelto» intervenne John. «Ma non è questo il motivo principale per cui volevamo che fossi tu ad assumere l’incarico, Zach.»

    «No? E quale sarebbe?»

    «Ci sai fare con le donne, mi dicono.»

    1

    «Ho bisogno di un uomo» dichiarò perentoria Chloe Betancourt, sedendosi alla sua scrivania e arricciando il naso in segno di disgusto. «E non hai idea di quanto mi dia fastidio!»

    «Lo so» mormorò Sylvie Sheridan, annuendo comprensiva mentre camminava per l’ufficio di Chloe, raddrizzando quadri e spostando soprammobili. «Mi dispiace per Mark.»

    «È stato un verme! Come ha potuto farmi una cosa del genere? Si è sposato da un giorno all’altro, inaspettatamente. Ero sicura di poter sempre contare su di lui in qualsiasi occasione e invece me lo ritrovo con la fede al dito, senza avermi anticipato niente del suo matrimonio, neppure una parola!»

    Chloe stava esagerando un po’ e lo sapeva. Mark aveva smesso di essere sempre disponibile già da qualche mese prima delle nozze. Tuttavia lei non si era effettivamente resa conto di cosa avesse perso fino a quando non era arrivato il periodo prenatalizio, fitto d’impegni mondani. Per Chloe era sempre stato fondamentale partecipare a ogni festa a cui era stata invitata perché conosceva l’importanza di tali occasioni per allacciare nuovi rapporti di lavoro o per concludere affari. Tutti i pezzi grossi del mondo della finanza erano ben disposti a fare accordi davanti a un ricco buffet e con in mano un bicchiere di buon vino d’annata.

    «Avresti dovuto sposarlo tu» insistette Sylvie.

    «Non ci abbiamo mai pensato, né io né lui.» Chloe scosse la testa. «Io e Mark siamo sempre stati più che altro amici.»

    «Allora non puoi prendertela con lui se ti ha piantata in asso» obiettò Sylvie pragmatica.

    «Ma è successo tutto così velocemente che non mi ha dato il tempo di riorganizzare la mia vita» si lagnò Chloe. «Ero abituata a poter contare su di lui e mi ha lasciato spiazzata, tutto qui.»

    «Ho sentito dire che la sua attuale moglie ha voluto a tutti i costi sposarsi in autunno per essere di ritorno dal viaggio di nozze prima di Natale» osservò Sylvie.

    Chloe lanciò automaticamente un’occhiata al calendario da tavolo sulla sua scrivania. Aveva segnato in rosso una data, sabato ventotto novembre. Era il giorno in cui sarebbe arrivata una partita di caffè da Finca Velásquez, la tenuta colombiana che forniva alla ditta di Chloe la materia prima per la sua produzione.

    «Lo so» disse in tono cupo. «I genitori di Mark danno sempre una grande cena per la vigilia di Natale. Ho già ricevuto l’invito però non ho un cavaliere. Non ho idea di chi potrei portare. Non conosco nessuno a cui io abbia voglia di chiedere di accompagnarmi.»

    «Potresti andare da sola» le suggerì Sylvie.

    Chloe accennò una smorfia di disgusto. «Ho già provato ad andare a una festa da sola ed è stato orribile. Chissà perché tutti gli uomini si sentono in dovere di provarci quando vedono una ragazza senza accompagnatore...»

    «Sarà perché sei carina, non credi?» Sylvie accarezzò il bordo della massiccia scrivania di mogano poi vi si appoggiò. Chloe sapeva che l’amica le invidiava quell’ingombrante pezzo d’antiquariato. Le aveva proposto più di una volta di acquistare la scrivania, ma lei non aveva alcuna intenzione di privarsene. Era una delle poche cose lasciatele da suo padre che non le provocassero ricordi troppo spiacevoli.

    Chloe si strinse nelle spalle. Non era particolarmente lusingata da quella definizione. Avrebbe preferito avere una bellezza statuaria, ma non era dotata dell’altezza necessaria. Era una biondina dagli occhi azzurri con le curve al posto giusto ma per anni aveva cercato disperatamente di aggiungersi qualche centimetro, portando tacchi altissimi e pettinature gonfie. Poi aveva scoperto che le scarpe con i tacchi le facevano male ai piedi e i capelli vaporosi la facevano sembrare un barboncino, così si era rassegnata ad accettare la propria scarsa statura. Ora portava scarpe comode e un pratico caschetto che arrivava a coprirle le orecchie. A poco a poco aveva imparato ad accettare il proprio aspetto; altezza a parte, era contenta del proprio fisico e del viso dai lineamenti regolari, con il naso dritto e labbra ben disegnate.

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