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Il destino si diverte: Harmony Collezione
Il destino si diverte: Harmony Collezione
Il destino si diverte: Harmony Collezione
E-book144 pagine2 ore

Il destino si diverte: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

La vita riserva molte sorprese. Ne sa qualcosa Luke Freeman che, alla morte dei genitori, scopre dal legale di famiglia che il padre aveva un'amante segreta. Ed è proprio a questa donna, tale Jessica Gilbert, che Lionel ha deciso di lasciare la sua dimora sul lago. Ma quando Luke decide di recarsi alla casa per un sopralluogo, anziché trovarvi un'anziana signora come aveva creduto, s'imbatte in un'affascinante ragazza. L'attrazione è inevitabile e i dubbi aumentano.

LinguaItaliano
Data di uscita9 feb 2015
ISBN9788858930892
Il destino si diverte: Harmony Collezione
Autore

Miranda Lee

Scrittrice romantica, e moglie fortunata di un uomo molto, generoso!

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    Anteprima del libro

    Il destino si diverte - Miranda Lee

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Secret Vengeance

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2001 Maureen Mary Lee and Anthony Ernest Lee

    Traduzione di Domenica Franzini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-089-2

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

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    Prologo

    Quando il telefonò squillò, quella mattina, Celia era ancora nel mondo dei sogni. Disturbata dal rumore molesto, si rigirò nel letto, aprì a fatica le palpebre e allungò una mano verso il cordless.

    La radiosveglia segnava le otto meno dieci. Non era prestissimo, ma, santo cielo, era domenica! Celia adorava dormire fino a tardi nel giorno del Signore, e la cosa la turbò. Tutti erano a conoscenza di quella sua debolezza, quindi chiunque la stesse chiamando doveva avere una buona ragione per farlo.

    Dev’essere la mamma, borbottò fra sé, portando il ricevitore all’orecchio.

    «Pronto.»

    «Lui... Lui è morto» gemette una voce di donna che pareva provenire dall’oltretomba.

    A Celia si gelò il sangue nelle vene. Come aveva previsto, si trattava di sua madre. E in quanto al fantomatico lui, non vi era alcun dubbio a chi Jessica si riferisse.

    C’era, da sempre, un solo uomo nella sua vita. Lionel Freeman, uno degli architetti più in vista di Sydney. Cinquantasei anni, sposato e padre di un ragazzo ormai adulto che rispondeva al nome di Luke.

    Jessica era l’amante di Lionel da più tempo di quanto Celia amasse ricordare.

    «Che... che cosa è accaduto?»

    «È morto» ripeté la donna con lo stesso tono spento usato pochi secondi prima.

    Celia inspirò a fondo, cercando di contenere il panico. «Lionel è lì con te, ora?»

    «Che cosa?»

    «Ti ho chiesto se Lionel è lì con te, a Pretty Point.» Forse l’uomo aveva avuto un infarto, o un ictus, oppure un’embolia cerebrale, oppure... La disgustava che Freeman potesse essere deceduto nel bel mezzo di un amplesso con sua madre, ma a quanto pare era accaduto.

    Dopotutto, quello era il motivo per cui gli uomini hanno delle amanti. Per fare del sesso. E Lionel Freeman, a giudicare dalla regolarità con cui andava a trovare Jessica, ne faceva parecchio.

    Ora lui era scomparso. Un’ondata di rabbia mista a sollievo si impossessò di lei. Jessica aveva atteso quell’uomo per più di vent’anni e ora l’attesa era terminata. Ma a che prezzo?

    «Lo hanno detto alla radio.» La voce di Jessica si era fatta, se possibile, ancora più lontana e flebile.

    «Che cosa hanno detto?»

    «Che non è stata colpa sua. L’altro guidatore era ubriaco.»

    Un incidente automobilistico. Almeno le era stato risparmiato lo strazio di vederselo morire fra le braccia.

    Povera mamma! Da anni Celia provava risentimento e rancore per l’uomo che, a suo parere, le aveva distrutto la vita, e anche in quel momento non riusciva a provare dolore per la sua scomparsa. L’unico, grande dolore che l’attanagliava era per la fragile creatura che l’aveva messa al mondo. Jessica, infatti, lo amava più della sua stessa vita.

    Un pensiero improvviso la colse. Jessica era a Pretty Point, il nido d’amore che lui aveva fatto costruire appositamente per loro, tutta sola. L’istante in cui avesse preso coscienza della morte del suo amante sarebbe impazzita di dolore e non era da escludere che tentasse qualche gesto inconsulto.

    «Mamma, preparati una tazza di tè caldo con molto zucchero. Io arrivo al più presto possibile.»

    Senza riflettere oltre, Celia gettò indietro le coperte e si precipitò in bagno. Doveva raggiungerla quanto prima.

    Fortunatamente non abitava lontano dal cottage e la sua decappottabile nera era piuttosto veloce.

    Ci mise esattamente ventitré minuti a raggiungere Pretty Point. Non male, considerato che di solito gliene servivano quasi quarantacinque.

    «Mamma!» urlò in preda all’ansia, salendo a due a due i gradini che conducevano all’entrata sul retro. «Mamma, dove sei? Apri, per favore.»

    Nessuna risposta provenne dall’interno. Il petto le si serrò in una morsa di terrore mentre scendeva le scale in tutta fretta e saliva altre scale, quelle che conducevano alla veranda che dava sul lago.

    Jessica era lì, pallida e con lo sguardo fisso verso l’orizzonte. Indossava una morbida vestaglia rosa cipria e non si mosse quando udì la voce della figlia. Il suo profilo bellissimo e aristocratico si stagliava contro il cielo e la morbida massa di riccioli rossi fluttuava nell’aria.

    Era viva, grazie al cielo.

    E aveva eseguito gli ordini della figlia.

    Davanti a lei, sul tavolino in bambù e ferro battuto, era posata una tazza di tè che però non aveva toccato.

    Era in preda allo shock e Celia si trattenne a stento dal soffocarla in un forte abbraccio.

    «Mamma» mormorò invece, avvicinandosi piano. «Non lo hai bevuto.»

    «Che cosa?»

    «Il tè.»

    «Oh, già... Mi dispiace. Me ne sono completamente dimenticata.»

    «Vedo.» Celia decise che non era il caso di prepararne dell’altro. Meglio accompagnare sua madre in casa e trovare le parole giuste per farle lasciare quel luogo pieno di ricordi. Jessica non poteva stare sola.

    Se solo potessi prenderti con me!, gemette fra sé, sconsolata. Non poteva, purtroppo. Aveva una clinica da mandare avanti e appuntamenti che non potevano in alcun modo essere rimandati. Soltanto verso la fine della settimana sarebbe riuscita a trovare del tempo da dedicarle. Non restava che affidarla per un po’ alle cure di zia Helen.

    «Andiamo dentro, ti va?» Celia prese delicatamente la madre per un braccio, ma la donna non si spostò di un millimetro. Rimase lì, immobile.

    «Sai bene che non puoi restare qui» continuò Celia, decisa, ben sapendo di essere crudele ad affrontare quell’argomento in un momento così delicato. «Questa casa apparteneva a Lionel. Senza dubbio la sua famiglia ne era all’oscuro, ma sono certa che all’apertura del testamento... Prima o poi qualcuno verrà qui e farà delle domande e tu mi hai sempre detto che né sua moglie né suo figlio sapevano della vostra relaz... di voi.»

    «Anche lei è morta.»

    Celia sbarrò gli occhi.

    «Sua moglie, Katherine» proseguì Jessica sottovoce, quasi stesse parlando a se stessa. «Sono morti entrambi. Sul colpo.»

    Celia aveva augurato mille volte a Lionel di scomparire dalla faccia della Terra, ma mai avrebbe voluto accadesse del male a sua moglie.

    «Povero Luke! Sarà distrutto.»

    Il figlio! Nonostante non ci pensasse mai, Celia provò dispiacere anche per lui. Era adulto, ormai, e da anni non abitava con i genitori. Però, da ciò che sapeva, era molto legato a loro.

    Ma non c’era nulla che potesse fare per lui. Jessica era la sua priorità, ora.

    «Hai ragione, sai?» intervenne a quel punto la donna in tono preoccupato. «Non posso restare qui. Luke potrebbe venire e io... Lionel ne morirebbe, se suo figlio sapesse di me.»

    Si rese subito conto di aver parlato al presente e ciò la gettò nello sconforto più totale. Si portò le mani al viso, ma non pianse.

    «Dubito che il figlio di Lionel verrà qui personalmente» la rassicurò Celia. «Ma anche se lo farà, tu non ci sarai. Per qualche tempo starai da zia Helen, giusto finché non mi organizzo con il lavoro.»

    Nell’udire il nome della sorella, alla quale era peraltro molto legata, Jessica scoppiò in lacrime. «Non posso andare a stare da lei. Helen non ha mai approvato la mia relazione con Lionel. Lo odiava.»

    Perché, io no?

    «Non lo odiava, mamma, lo sai. Semplicemente odiava ciò che ti stava facendo, che ti ha fatto. Ma ora le cose sono cambiate.»

    «Non ha mai capito» sussurrò Jessica, passandosi stancamente una mano fra i capelli. «E nemmeno tu. Mi avete sempre considerata una sciocca immorale.»

    «Non ho mai pensato che tu fossi immorale, mamma.»

    «Ma una sciocca sì. E forse lo sono stata.» Si interruppe per un istante, lo sguardo perso nel vuoto. «Ma è questo che l’amore fa alle persone. Le rende sciocche e vulnerabili.»

    A me non accadrà. Celia era piuttosto certa di questo. Quando mi innamorerò, non sarà certo di un uomo come Lionel Freeman.

    «Tu, Helen... So bene che nessuna ha mai creduto che lui mi amasse davvero.» Lacrime di dolore le rigavano le guance diafane. «Invece, Lionel mi amava.»

    «Se lo dici tu.» Che altro aggiungere in un momento come quello?

    «Non mi credi, vero?»

    Celia ignorò la domanda.

    «Sai, ci sono cose che tu non conosci, che non ti ho mai raccontato.»

    «Non ora, mamma» la interruppe lei, forse un po’ troppo brutalmente. L’ultima cosa che voleva era ascoltare le bugie che Lionel aveva propinato alla sua amante per giustificare il suo abominevole comportamento. Da molto tempo Freeman era un discorso tabù, fra loro.

    Jessica intuì il disagio della figlia ed emise un sospiro rassegnato. La creatura sensuale e piena di vita che aveva ossessionato il famoso architetto per decenni non esisteva più. Il suo posto era stato preso da una donna ancora giovane e sempre bella, ma totalmente priva di vita. E di voglia di vivere.

    «Hai ragione. Nulla è più importante ora che Lionel non c’è più, ora che è morto. Nulla sarà mai più come prima.»

    Proprio ciò che Celia aveva temuto. Che sua madre pensasse che la propria esistenza non valeva nulla senza l’uomo che

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