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Ho sedotto uno sceicco: Harmony Jolly
Ho sedotto uno sceicco: Harmony Jolly
Ho sedotto uno sceicco: Harmony Jolly
E-book336 pagine9 ore

Ho sedotto uno sceicco: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

2 ROMANZI IN 1 - HO SEDOTTO UNO SCEICCO di S. Mallery. Devo annullare le nozze! Kiley Hendrick ha sor-preso il suo futuro marito a letto con un'altra. Ma non le basta, una piccola vendetta se la merita. C'è solo una persona che fa andare su tutte le furie il suo ex fidanzato, il Principe Rafiq di Lucia-Serrat, datore di lavoro di Kiley. Il piano è molto semplice, lei diventerà l'amante di facciata del principe, accompagnandolo in tutte le sue uscite pubbliche. C'è solo un piccolo problema, Rafiq non ha nessuna intenzione di rimanere l'amante di Kiley solo sulla carta. LA PRINCIPESSA DEL DESERTO di S. Mallery.

Il Principe Qadir, un meccanico donna, non lo aveva ancora visto, per giunta attraente e bella da mozzare il fiato. È Maggie Collins, infatti, appena giunta dagli Stati Uniti, la persona che restaurerà la Rolls Royce di famiglia. Qadir ha deciso, sarà lei la sua finta fidanzata, così il re suo padre non tenterà più di trovargli una moglie. Ma è la mossa giusta?

LinguaItaliano
Data di uscita15 dic 2011
ISBN9788858900208
Ho sedotto uno sceicco: Harmony Jolly
Autore

Susan Mallery

#1 NYT bestselling author Susan Mallery writes heartwarming, humorous novels about the relationships that define our lives—family, friendship, romance. She's known for putting nuanced characters in emotional situations that surprise readers to laughter. Beloved by millions, her books have been translated into 28 languages.Susan lives in Washington with her husband, two cats, and a small poodle with delusions of grandeur. Visit her at SusanMallery.com.

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    Anteprima del libro

    Ho sedotto uno sceicco - Susan Mallery

    Titoli originali delle edizioni in lingua inglese:

    The Sheik and the Virgin Secretary

    The Sheik and the Pregnant Bride

    Silhouette Special Edition

    © 2005 Susan Macias Redmond

    © 2008 Susan Macias Redmond

    Traduzione di Raffaella Fontana

    Traduzione di Alessandra Carli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    ebook ISBN 978-88-5890-020-8

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Susan Mallery

    HO SEDOTTO UNO SCEICCO

    Susan Mallery

    LA PRINCIPESSA DEL DESERTO

    Ho sedotto uno sceicco

    1

    «Mi domandavo se per caso non stesse cercando una nuova amante» si informò con tono pacato Kiley Hendrick.

    Il Principe Rafiq di Lucia-Serrat sollevò lo sguardo e la osservò. Quello che più lo aveva sorpreso arrivando in ufficio quel lunedì mattina, era stato trovarla seduta alla sua scrivania: non doveva mica partire per la luna di miele?

    Pareva proprio di no.

    «Si sta per caso offrendo volontaria?»

    Lei annuì con lo sguardo incollato alla pila di documenti appoggiati in grembo.

    Erano cinque giorni che non vedeva la sua segretaria: si era presa un periodo di ferie per organizzare il suo matrimonio. «Ne deduco che il matrimonio, questo sabato, non sia andato come previsto» osservò.

    «Non c’è stato nessun matrimonio.» Kiley sollevò il capo e lo fissò dritto negli occhi. «Eric e io ci siamo lasciati.»

    «Capisco.»

    Abbassò lo sguardo e notò che sul suo anulare sinistro, del piccolo diamante non c’era più traccia. Una stretta striscia di pelle leggermente più chiara rispetto al resto del dito era tutto quel che restava dell’anello di fidanzamento.

    «So che in questo momento lei non ha... ecco, una relazione» riprese la ragazza, arrossendo. «Così ho pensato che potesse essere interessato.» A quel punto serrò le labbra, non sapendo come proseguire.

    «In effetti con Carmen è finita» confermò lui.

    Kiley annuì. «Lo sospettavo. E pur sapendo che le candidate non le mancano, mi domandavo se non potesse prendermi in considerazione, anche se sono consapevole di non essere esattamente il suo tipo.»

    E qual era il suo tipo? «Ovvero?»

    Kiley mollò la presa dalla pila di documenti e si agitò sulla sedia. «Ecco, glamour, bella, sofisticata. Non sono da buttare, ma non posso certo competere con una modella. D’altro canto mi ha visto solo con gli abiti che porto in ufficio. Quando mi ci metto, riesco a fare la mia bella figura. Inoltre sono intelligente e con uno spiccato senso dell’umorismo.» Fece una pausa e si morse il labbro inferiore. «Non mi è mai capitato di dire delle cose simili, e del resto non so cosa lei si aspetti da una donna quando vuole... insomma, ci siamo capiti.»

    «Portarmela a letto?»

    Le sue guance si fecero nuovamente paonazze. Deglutì ma non rimosse lo sguardo. «Precisamente.»

    Nemmeno a lui era mai successo di discutere un argomento simile con altrettanta schiettezza. Si appoggiò allo schienale della sedia e ponderò la questione: cosa si aspettava da un’amante?

    «Ovviamente un certo livello di bellezza fisica» rispose, quasi tra sé. «Ma la cosa non è poi così importante. Intelligenza e senso dell’umorismo sono fondamentali: non si può certo passare tutto il tempo a fare l’amore. Bisogna pure conversare un po’.»

    Poi pensò alle scenate di Carmen. «Anche un temperamento docile è benaccetto.»

    «Mi conosce da due anni» gli fece presente lei, «e non mi risulta di avere mai perso le staffe.»

    Era vero: Kiley era efficiente, preparata e molto brava a organizzare le sue giornate lavorative. Ma sceglierla come amante...

    La trovava attraente, certo, ma la cosa gli era sempre apparso un semplice bonus: donne sensuali e attraenti erano facili da trovare, una segretaria efficiente no.

    La cosa più saggia da fare era ringraziarla gentilmente per l’offerta e poi rifiutare. Avrebbe...

    «Ci sarebbero svariati vantaggi» proseguì lei nel tentativo di convincerlo. «Se ne avesse voglia, potremmo parlare di lavoro.»

    Rafiq si domandava perché ci tenesse tanto. Cosa aveva spinto la solitamente riservatissima Kiley a fargli una proposta tanto indecente?

    Lei si schiarì la gola prima di continuare: «Non so cos’altro aggiungere. Spero solo che prenderà in considerazione la mia proposta».

    Nessuna donna gli aveva mai offerto con tanta sfrontatezza di diventare la sua amante, inoltre la signorina Hendrick non gli sembrava affatto quel tipo di donna. «Perché vuole fare una cosa simile?»

    Kiley lo fissò, lo sguardo pieno di dolore. «Per vendetta.»

    «Una motivazione molto nobile. Immagino che si tratti del suo fidanzato.»

    «Proprio così, Eric.»

    Rafiq credeva di indovinare la situazione, nondimeno voleva saperne di più e, mentre lei decideva cosa rivelargli, per la prima volta non la vide come una segretaria capace ed efficiente, ma come una donna.

    Di altezza media – all’incirca un metro e settanta, un metro e settantadue – i capelli piuttosto corti e scalati, biondo dorato. I suoi enormi occhi spiccavano su tutto il resto. Il loro azzurro intenso si faceva più chiaro o più scuro secondo l’umore e gli permetteva così di capire se era irritata con lui.

    Era ben fatta, con un’ossatura sottile e curve stuzzicanti. Si soffermò sul seno e sui polpacci che spuntavano da sotto l’orlo della gonna al ginocchio.

    Niente male, pensò. Inoltre trovava la sua compagnia piacevole: non perdeva mai la pazienza e non lo annoiava con richieste irragionevoli. Come tutte le donne di sua conoscenza, voleva qualcosa da lui, ma a differenza di tutte le donne di sua conoscenza era abbastanza onesta da ammetterlo.

    Era sufficiente per desiderarla accanto a sé nel letto?

    «Mi ha tradito» ammise finalmente lei, cercando di trattenere le lacrime. «Ha evitato i cliché e non è andato a letto con la mia migliore amica, in compenso si è rifatto portandosi a letto la maggior parte delle compagne di corso a giurisprudenza, le vicine di casa e svariate altre. Ci ha anche provato con un paio di mie amiche, le quali hanno cercato di mettermi in guardia,ma io non sono stata a sentire. Si può essere così stupidi?»

    Parlava con nonchalance, come se la cosa non avesse grande importanza, ma la sua sofferenza era palpabile.

    «Non sono riuscita a vedere la verità fino a venerdì mattina, quando l’ho sorpreso con una sua ex compagna di università.» Le lacrime minacciavano di avere il sopravvento, ma lei proseguì stoicamente: «Ovviamente mi ha detto che era una cosa senza importanza. Che scusa originale! Del resto non ha mai avuto molta immaginazione, ma il peggio deve ancora venire. Mi ha detto che lo faceva per me, che mi voleva trattare con rispetto e che mi voleva proteggere da quell’aspetto di sé». Kiley sollevò lo sguardo. «Un’idea molto originale dell’amore e del rispetto, non le pare?»

    «E così ha annullato le nozze.» Se solo avesse deciso di partecipare, lo avrebbe già saputo, ma un impegno fuori città gli aveva impedito di accettare l’invito.

    «Eric è rimasto sconvolto. Si aspettava che andassi comunque fino in fondo perché il matrimonio era il giorno dopo e aspettavamo duecentocinquanta invitati. Era già tutto pagato, ma proprio non me la sono sentita. Lo amavo ed ero convinta che lui amasse me, invece mi sbagliavo. Sposarsi a quel punto non aveva senso, così mi sono tirata indietro.» Lasciò ricadere la testa in avanti e proseguì: «Aiutata da mia madre, ho fatto un mucchio di telefonate, ma non siamo riuscite a contattare tutti, così il giorno dopo mi sono presentata in chiesa e ho spiegato la situazione agli invitati a mano a mano che arrivavano. È stato orribile».

    «Se n’è occupata lei, non Eric?»

    Kiley scosse la testa. «No, lui ha preso i biglietti per le Hawaii ed è partito con l’amica di turno. Spero tanto che se li sbrani uno squalo!»

    Il suo coraggio lo colpì. Avrebbe potuto mandare un membro della famiglia, invece lo aveva fatto di persona.

    «Perché proprio io?» le chiese.

    Per la prima volta da quando era entrato in ufficio la vide sorridere. «Perché lei è un principe, Rafiq. Il che la rende il miglior candidato in circolazione.»

    «Ho capito, Eric lavora per lo studio legale di cui mi servo, quindi è probabile incontrarlo a qualche ricevimento.»

    «Proprio così. A Eric lei non va a genio» aggiunse. «Credo che sia geloso. Mi ha persino chiesto un paio di volte di lasciare il mio lavoro ma io ho rifiutato. Immagino la invidi. Vorrebbe essere al suo posto, o almeno credo, ma di una cosa sono certa: vederci insieme lo distruggerebbe.»

    Rafiq ci pensò su un attimo. Aveva incontrato Eric solo un paio di volte e non si era mai fatto un’idea sul suo conto. «Vuole distruggerlo?»

    Lei annuì. «Dopodiché mi lascerò questa brutta esperienza alle spalle. Ma c’è anche un altro motivo: lei è una brava persona e non tratterebbe mai una donna come mi ha trattato Eric. Lei non mente.»

    Quel commento gli parve interessante. Conosceva almeno una ventina di persone pronte ad affermare che fosse il più grande bastardo sulla faccia della terra. Eppure era vero: non aveva mai mentito a una donna.

    Valeva la pena di prendere quella proposta in considerazione? Voleva che quella donna fosse la sua amante? A dispetto delle complicanze, l’idea non gli dispiaceva.

    «Se decidiamo di farlo, dovremo definire alcuni dettagli logistici.»

    Ne stavano discutendo con una tale calma, pensò Kiley stupita. Certo, era ancora sotto shock per quello che era successo, ma mai e poi mai si sarebbe aspettata una discussione tanto pacata e razionale. Forse a lui succedeva sempre così, ma per lei era decisamente una prima assoluta ed era più che mai determinata ad andare fino in fondo col suo piano.

    Quando pensava che Eric aveva cercato di farla sentire in colpa per il suo attaccamento al lavoro mentre lui non faceva che metterle le corna, si sentiva accecare dalla rabbia. Il suo futuro sposo aveva persino cercato di convincerla a rinunciare al generoso regalo di nozze del suo capo: un cristallo di Baccarat che lei intendeva rendere appena possibile.

    «È lei l’esperto» gli fece presente strappandogli un sorriso.

    «Come prima cosa dovremo stabilire i termini di questa relazione.»

    Non si era mai proposta per un lavoro simile prima, ma non le sembrava molto difficile da chiarire. «Oh, pensavo che si trattasse di sesso» ammise candidamente, accorgendosi che lo sguardo di lui si era fatto più intenso.

    «Questo va da sé, ma c’è anche la questione della fedeltà. Per tutto il tempo che la nostra relazione continuerà, non dovranno esserci altri uomini o altre donne.»

    «Non ci sono problemi: la poligamia non fa per me.»

    «Ci pensi bene, il cuore a volte è imprevedibile. Il suo scopo è punire Eric facendolo ingelosire, ma nel processo, lui potrebbe cercare di riconquistarla e questo non sarebbe permesso.»

    «Non si deve preoccupare; ai miei occhi resterà per sempre un lurido verme.»

    Rafiq era poco convinto, ma Kiley ne era assolutamente certa. Aveva ancora quella scena davanti agli occhi. Lui le aveva dato le chiavi di casa settimane prima, ma Kiley non se n’era mai servita poiché non desiderava essere invadente. Ma la vigilia delle nozze aveva deciso di fargli una sorpresa. Peccato che al contrario a restare sorpresa fosse stata lei.

    Erano passati solo tre giorni e ancora stentava a realizzare che fosse successo davvero. Per fortuna, perché a quel punto il dolore sarebbe stato davvero insopportabile.

    «C’è anche il fatto che noi due lavoriamo insieme» continuò lui. «Lei è molto efficiente e non voglio perderla.»

    «È naturale, e del resto non intendo rinunciare al mio impiego. Devo ripagare i miei genitori della cifra che hanno sprecato per il matrimonio. Qui sono ben pagata e con Eric avevo progettato di fare un mutuo per la casa...» All’improvviso si rese conto di parlare a vanvera. «Mi scusi. Il punto è che ho bisogno di soldi.»

    Rafiq la fissò dritto negli occhi. «Intende rimborsare i suoi genitori?»

    «Si capisce. Sono stata io a scegliere Eric, mica loro. È una mia responsabilità.»

    I suoi genitori non avevano detto nulla per farla sentire in colpa, ma d’altro canto non nuotavano nell’oro. «E già che ci siamo, mi lasci dire che dovremo fare di tutto per separare la vita privata dal lavoro, così che le cose tra noi non si complichino. Inoltre preferirei mantenere una certa riservatezza.»

    «Sono d’accordo.»

    «E quando tutto sarà finito, mi potrà licenziare.»

    «Le do la mia parola che se le cose dovessero diventare complicate, l’aiuterei a trovare un altro impiego. Se invece dovesse restare, non faremo più parola di quello che è stato.»

    Le pareva ragionevole. «Non si deve preoccupare di nulla.» Del resto quello che voleva era vendicarsi, mica trovarsi un nuovo fidanzato. Nondimeno, quella era l’esperienza più surreale che le fosse mai capitata. «Questa avventura non mi sfiorerà nemmeno.»

    «Oh, la cosa mi lusinga» bofonchiò lui.

    «Come dice?»

    «Nulla. Oltre ai rapporti sessuali, mi aspetto che lei mi accompagni ad alcuni eventi mondani.»

    «Questa è la parte che attendo con maggior impazienza» rispose lei con un sorriso, e sebbene l’espressione sul volto di lui non cambiò, Kiley ebbe l’impressione di avere detto qualcosa di sbagliato. Ma certo, era normale: il suo orgoglio maschile doveva essere rimasto ferito! «Naturalmente sono anche impaziente di venire a letto con lei» aggiunse, imbarazzata e a disagio.

    «Mi pare evidente.» Accidenti, si sarebbe mangiata le mani. «Ho rovinato tutto, vero?»

    «Tutt’altro. Lei mi sta offrendo qualcosa di unico: una relazione senza complicazioni e basata sull’onestà.»

    «E la cosa le sta bene?»

    «Certamente. Credo che un periodo di tre mesi sarà sufficiente a soddisfare le rispettive necessità.»

    «Mi sembra perfetto» concordò lei. In tre mesi Eric sarebbe certamente venuto a sapere di quella relazione e sperava tanto che tale scoperta lo devastasse quanto si sentiva devastata lei.

    «Bene, in tal caso ci resta solo un ultimo dettaglio da discutere.»

    «Vuol dire che sta prendendo la mia proposta in considerazione?» Le girava la testa.

    «Proprio così.» Rafiq le porse la mano.

    «Per quale motivo?» chiese, ancora impreparata per un contatto fisico. «Non sono il suo tipo.»

    «Per l’appunto: sarà un piacevole diversivo, inoltre la trovo attraente. Sono certo che come amante sarà altrettanto efficace che come segretaria. Il che lascia una sola questione in sospeso.»

    Kiley depositò i documenti sulla scrivania, posò il palmo della mano contro quello di lui, e quando Rafiq la aiutò ad alzarsi, avvertì un piacevole tepore e una gran delicatezza. A dispetto dei tacchi piuttosto alti, lui la sovrastava con la sua statura. Aveva un buon profumo e anche se era strano stringergli la mano, la sensazione non le dispiaceva affatto.

    I suoi occhi scuri sembravano in grado di leggerle nel profondo dell’anima.

    «Di cosa si tratta?»

    «Di questo» disse lui abbassando la testa.

    Oddio, non si aspettava certo che la baciasse. Forse avrebbe dovuto prevederlo: dopotutto si era offerta di diventare la sua amante e un bacio era un preludio più che normale. Ma lì, in ufficio, in pieno giorno?

    Le sfiorò delicatamente le labbra stringendola a sé e Kiley non sapeva né cosa pensare, né cosa provare. Da quando aveva lasciato Eric non aveva più sentito niente, dunque dubitava di poter rispondere alle sue avance.

    D’altro canto, se davvero sperava di superare quell’ultimo test, avrebbe fatto meglio a mettercela tutta.Dentro di sé sapeva di non essere tagliata per il ruolo di amante, avrebbe dovuto fingere, ma come?

    Meglio reagire con entusiasmo, magari usando la lingua, oppure afferrargli la mano libera e piazzarsela sul seno?

    Rafiq sollevò la testa. «I suoi pensieri sono decisamente rumorosi» mormorò.

    «Riesce a sentirli?»

    «Non nello specifico, ma ne sento il ronzio. È libera di cambiare idea, se vuole.»

    «No, ci tengo.»

    Lui retrocesse di un passo e si appoggiò alla scrivania. «La chimica è un elemento importante.»

    «Quel che conta è fare sesso.»

    «Ne è davvero convinta?»

    «Perché, non è così?»

    Lui la studiò per qualche secondo. «Forse preferisce prendere l’iniziativa lei stessa.»

    «Certo» rispose precipitosamente. Che cosa le prendeva? Quell’uomo era decisamente attraente. Se Eric era piuttosto magrolino, lui invece aveva dei muscoli fenomenali. Inoltre conosceva le donne, giacché ne aveva avute a bizzeffe, alcune tra le più belle al mondo. Più di una volta Kiley si era domandata come fosse nella sua vita privata. Si trattava di pura curiosità, non di un reale interesse, come invece aveva insinuato Eric. A volte però la vita era davvero imprevedibile.

    Si fece avanti e gli posò le mani sulla camicia inamidata. Lui non le fece pressioni di sorta, le sue labbra erano incurvate in un sorriso vago. Kiley chiuse gli occhi e un attimo dopo si allungò in avanti e lo baciò brevemente, poi si spostò sulla sinistra e gli sfiorò una guancia. La sua pelle era ancora liscia e morbida. Finalmente riuscì a respirare più regolarmente. Tornò a concentrarsi sulla sua bocca, questa volta inclinò la testa e ci mise maggior entusiasmo.

    Lui reagì senza tuttavia metterle fretta, così Kiley trovò il coraggio di stringergli le braccia intorno al collo e di leccargli il labbro inferiore con la lingua.

    Rafiq dischiuse le labbra e Kiley pensò che negli ultimi cinque anni aveva baciato solo Eric. A quel punto la curiosità e una scossa di piacere ebbero la meglio e le permisero di accettare quel tacito invito.

    Sapeva di caffè e di qualcosa di dolce. Il suo autocontrollo la sorprese: lasciava che fosse lei a prendere l’iniziativa e a toccarlo. Le aveva posato una mano sulla schiena, ma non la stava muovendo.

    Indecisa sul da farsi, Kiley si scostò leggermente e lui fece altrettanto.

    L’espressione sul suo viso non era cambiata. Se qualcuno fosse entrato in quel momento, non avrebbe mai sospettato che fosse successo qualcosa di insolito. Eppure Kiley aveva l’impressione che la terra avesse smesso di ruotare.

    Baciarlo le era piaciuto. D’accordo, non aveva sentito suonare le campane, ma del resto non si poteva certo dire che da un punto di vista emotivo fosse in gran forma, e il fatto che avesse provato qualcosa era di per sé un mezzo miracolo.

    «Crede che possa funzionare?» le chiese.

    Kiley era ancora sottosopra. «Sì.»

    «Lo credo anch’io. Molto bene, inizieremo stasera stessa. La manderò a prendere alle sette in punto. Trascorreremo la serata a casa mia. Ceneremo e definiremo gli ultimi dettagli dell’accordo.» Poi guardò l’orologio. «Ho un appuntamento tra quindici minuti, le dispiacerebbe portarmi il file?»

    Kiley annuì e lasciò l’ufficio. Una volta arrivata alla sua scrivania si lasciò sfuggire una risata isterica.

    Adesso che aveva conquistato il bel principe Rafiq di Lucia-Serrat, era sicura di sapere cosa farne?

    2

    Kiley non aveva idea di cosa indossare per quella singolare occasione. In effetti non riusciva nemmeno a pensare alla serata che l’aspettava senza scoppiare a ridacchiare come un’adolescente isterica o essere colta dal panico. Era allo stesso tempo terrorizzata ed eccitata, aveva voglia di gridare. L’amante di un principe? Proprio lei: la donna più normale sulla faccia della terra.

    Eppure, per quanto fosse difficile crederci, ben presto lei e il principe sarebbero finiti a letto insieme.

    Non riusciva nemmeno a immaginarlo. Non con Rafiq. Be’, in effetti avrebbe incontrato le stesse difficoltà con qualsiasi altro uomo. Aveva pensato a qualcosa del genere con Eric, ma in quel caso era diverso: era convinta che con lui sarebbe stato romantico, tenero ed eccitante.

    «Com’è facile sbagliarsi nella vita» mugugnò studiando il contenuto dell’armadio.

    Non solo era molto grata al bel principe per avere accettato di aiutarla, ma era intenzionata a gustarsi ogni singolo istante di quella vendetta. E se questo faceva di lei una persona cattiva, chi se ne importava. In quel momento ciò che le stava davvero a cuore era trovare qualcosa di carino da indossare, il che non era facile giacché per lo più possedeva jeans e magliette e dubitava che una mise simile fosse adatta per il genere di appuntamento che la attendeva.

    Dopo aver passato al setaccio l’intero guardaroba, optò per un abito blu con le maniche a tre quarti e dei sandali col tacco alto. Un paio di orecchini e un tocco di lucidalabbra completarono l’opera.

    Restavano ancora alcuni minuti all’arrivo della macchina, così Kiley andò in soggiorno a impacchettare alcuni regali di nozze che dovevano essere rispediti al mittente. Quell’incombenza era estremamente penosa. Come aveva fatto a prendere una cantonata simile? Come aveva fatto a non accorgersene prima?

    «D’accordo, io sono stata una stupida a non rendermene conto, ma il poco di buono è lui» mormorò.

    In quel mentre udì una macchina che parcheggiava sotto casa e quando si affacciò alla finestra, vide una lunga limousine nera, così afferrò la borsetta e si preparò a scendere.

    Un attimo dopo fece conoscenza con Arnold, il gentilissimo autista, che la aiutò ad accomodarsi a bordo. La macchina era dotata di ogni confort: un frigobar, una televisione, c’era abbastanza spazio per fare yoga!

    Mentre allacciava la cintura di sicurezza, una vocina dentro di lei le chiese se sapesse davvero quel che stava facendo. La risposta era negativa: l’idea di diventare l’amante di qualcuno la terrorizzava e non si sentiva affatto pronta, eppure, nel giro di poche ore, vi sarebbe stata costretta.

    «Sono stata io a iniziare tutto, è stata una mia idea, sono stata io a volerlo.» E lo voleva ancora. La vendetta, ormai, era tutto ciò che le restava.

    Il traffico era stranamente scorrevole per un giorno infrasettimanale, così in meno di quaranta minuti si trovò a percorrere un lungo viale che conduceva a una casa su un solo piano, con la struttura in legno e grandi vetrate.

    L’ingresso era decorato con piante tropicali e quando Arnold aprì la portiera della macchina, Kiley udì la risacca delle onde. «Passi una buona serata» le disse l’uomo rispondendo al suo sorriso. «L’aspetterò qui per riportarla a casa quando avrà finito.»

    Finito cosa? La tentazione di chiederglielo era forte, ma forse era meglio non saperlo.

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