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Guardando le stelle: Harmony Collezione
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E-book158 pagine2 ore

Guardando le stelle: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Krista non avrebbe mai immaginato di dover affrontare un appuntamento del genere: organizzato a tavolino dalle sue due zie, con un uomo bello quanto antipatico, e perdipiù con lo scopo di con¬vincerlo a non denunciare le due vispe signore per avergli "rovinato la vita"! In sostanza lei è costretta ad accompagnare il ricchissimo Michael a una convention, fingendosi la sua fidanzata. Ma la finzione c'entra ben poco, quando sotto un cielo stellato lui le rivela...

LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2015
ISBN9788858940839
Guardando le stelle: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Guardando le stelle - Leandra Logan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Wedding Roulette

    Harlequin American Romance

    © 2003 Mary Schultz

    Traduzione di Maura Arduini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-083-9

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Che bello averla di nuovo qui!»

    Krista Mattson entrò nel proprio ufficio senza accorgersi di essere tallonata da vicino dalla receptionist della Bigtime Promotions, una diciannovenne con vaporosi capelli rossi di nome Courtney.

    «C’è qualche problema?» Krista ruotò su se stessa. Con il suo metro e settanta di altezza, il tailleur carta da zucchero e i capelli neri raccolti dietro la nuca era una donna capace di incutere molto rispetto e una certa soggezione.

    Ma non di ridurre gli irrefrenabili entusiasmi di Courtney.

    «Oh, no!» cinguettò la ragazza. «Volevo solo dirle che ho rimodernato il sistema dei messaggi della segreteria.»

    «Trovo sempre i tuoi bigliettini sul monitor del computer. Non me ne sono mai lamentata.»

    «Sì, ma adesso ho ottimizzato il sistema.»

    Krista inarcò le sopracciglia corvine e osservò Courtney, in equilibrio su un paio di vertiginosi sandali con la zeppa di sughero. Il vestito a tubo color canarino, con bolero nero coordinato, era tra i più sobri del suo guardaroba.

    Probabilmente, lei non avrebbe mai assunto una segretaria così vistosa, ma spettava alla sua socia, Judy Phillips, condurre i colloqui di assunzione. E Judy aveva capito che la vitalità e l’ottimismo di Courtney le avrebbero accattivato le simpatie di tutti i clienti. Non si era sbagliata. La ragazza era sempre puntuale, non aveva perso un solo giorno di lavoro e ormai, a distanza di tre mesi, persino Krista ne apprezzava la straordinaria efficienza. Per questo, in momenti come questi, cercava di mostrarsi paziente.

    «Sentiamo» replicò con un sospiro.

    «Prima di tutto, verrò di persona a recitare i messaggi più importanti.»

    Krista soffocò l’ilarità. «Non mi sembra necessario, Courtney.»

    «Ma è stata proprio lei a dire che devo migliorare la dizione, no? E poi, posso curare l’intonazione, in modo da rendere l’idea dell’importanza di chi ha chiamato...»

    Krista sprofondò nella poltrona e cercò con la mano gli occhiali, sulla scrivania ingombra di carte. Aveva avuto una mattinata difficile, passata a fare la spola tra una libreria del quartiere di St. Paul, per uno dei pomeriggi con l’autore organizzato dalla Bigtime Promotions, e l’Istituto Benefico di Minneapolis, dall’altra parte del fiume. In quest’ultimo si era occupata di una serie di comunicati stampa, per la raccolta di fondi a favore di un nuovo Centro di Accoglienza per i Senzatetto. Nel corso della mattina aveva perso una delle lenti a contatto e macchiato di vernice fresca la manica della giacca del tailleur. Chissà se in tintoria avrebbero potuto rimediare...

    «Oggi, il primo messaggio è della signorina Phillips» annunciò Courtney, togliendo di soppiatto il chewing-gum dalla bocca. «Ha detto di riferirle che il clown si è ammalato e che lei è andata a prendere il suo posto alla Hawkson Motors

    Gli occhi azzurri di Krista tradirono un lampo divertito. «Ha preso il posto del clown?»

    «Precisamente» confermò Courtney. «Nello spot televisivo per l’Auto-Affare-del Secolo. Ha detto che le farebbe piacere se andasse anche lei a dare un’occhiata, nel pomeriggio.»

    «Non me lo perderei per niente al mondo» ribatté Krista.

    Courtney scorse rapidamente con gli occhi la lista di messaggi. «Oh, dimenticavo» recitò poi con sussiego. «Hanno telefonato le sue zie. Otto volte.»

    Lei la guardò sorpresa. «Che cosa volevano?»

    «Non lo so, di preciso. Hanno continuato a chiamare a turno, e tutte e due parlavano di Codice Rosso.»

    Krista si appoggiò per un attimo allo schienale. «Ah.»

    «Ho chiesto se avevano bisogno della polizia, o roba del genere. Ma hanno risposto che non si trattava di quel genere di emergenza.»

    «Sono sicura che stanno bene» replicò lei. Però si alzò e si diresse alla porta.

    «Ma come? Se ne va di nuovo?» protestò Courtney, e spalancò i grandi occhi castani.

    «Vado da loro» spiegò in fretta Krista. Guardò l’orologio. «Sono quasi le dodici e trenta. Così pranzeremo insieme.»

    La grande villa vittoriana delle sorelle Mattson distava solo due isolati dall’ufficio, si affacciava sul Lago Calhoun ed era contornata da altre splendide costruzioni di inizio secolo. Il viale d’ingresso era ombreggiato da due grosse querce, e da un gruppo di aceri che settembre aveva già colorato di rosso e oro.

    Krista parcheggiò accanto al marciapiede e raggiunse in fretta il portico. E siccome era di casa, visto che aveva passato sotto quel tetto quasi tutte le vacanze estive e invernali al tempo del college, spinse la porta ed entrò.

    «Zia Beverly? Zia Rachel?» Diede un’occhiata in biblioteca, poi in soggiorno. La televisione era accesa, e c’era la rivista di parole crociate aperta sul tavolino, insieme agli occhiali... ma nella stanza c’era solo il gatto, acciambellato proprio nel centro del divano.

    Lei percorse il corridoio e arrivò in cucina. Trovò le zie occupate a preparare il pranzo e si fermò sulla soglia con espressione perplessa. «Be’? Perché non mi avete risposto?» chiese.

    «Tu hai risposto a noi, forse?» la rimbrottò zia Beverly, posando con troppa energia un grosso piatto di ceramica sul tavolo. Il vassoio traboccava di sandwich e patatine.

    «Non hai risposto neanche al cellulare» concordò Rachel, deponendo sul tavolo il proprio piatto, colmo di insalata e cracker. «Non sapevamo più che cosa pensare.»

    Mentre Beverly era florida e sanguigna, Rachel si preoccupava della linea e vestiva alla moda, anche a sessant’anni compiuti.

    «Il cellulare era scarico e ho avuto una mattina infernale» si scusò Krista. «Ho persino perso una lente...»

    «Non riesco a capire dove abbiate preso quella vostra segretaria» si lamentò Beverly. «Quando ha capito che ero in ansia, mi ha detto che era tutta colpa del transito di Marte!»

    «Avanti, siediti» la sollecitò Rachel. «Vuoi favorire? Un sandwich? Un po’ d’insalata?»

    Lei aspettò che fossero tutte finalmente sedute attorno al tavolo prima di domandare perché l’avessero cercata con tanta insistenza. E perché avessero parlato a Courtney di Codice Rosso.

    «Tieni. Leggi questo» disse Beverly, mettendole davanti il giornale, aperto alla pagina della rubrica Ditelo a Simona.

    Krista lesse, ad alta voce.

    Cara Simona,

    il mio fidanzato, l’Uomo Plumcake, mi ha chiesto di sposarlo, e io d’impulso ho accettato, ma adesso ho paura che non sia lui il mio Principe Azzurro. È forte e bello, ma lavora sempre! Quanto alla passione, dice che ci vuole un po’ perché si accenda... Che cosa ne pensi, cara Simona? Irritata dell’Illinois.

    Risposta di Simona:

    Principe Azzurro hai detto? Assolutamente no! Stai cercando di cavare sangue da una rapa! Molla l’Uomo Plumcake misantropo e indirizza il tuo fuoco su qualcuno che abbia un po’ più sangue nelle vene.

    Krista sospirò e alzò gli occhi sulle zie, con aria interrogativa. Nella realtà, Simona erano loro.

    «Ti assicuro che ne abbiamo discusso molto prima di darle quel consiglio» disse Beverly.

    «Quell’uomo mette il lavoro al primo posto!» esclamò Rachel.

    «Con il matrimonio si cambia, a volte» osservò Krista, senza sbilanciarsi.

    «Ma come si può consigliare a una donna di vivere senza passione?» insisté Rachel.

    Lei si mosse sulla sedia, un po’ a disagio. In fondo, capiva l’Uomo Plumcake. Anche lei amava il suo lavoro, e non avrebbe mai permesso alla passione di interferire...

    «Non capisco ancora che cosa c’entri questa lettera con il Codice Rosso» sospirò.

    Le zie si scambiarono un’occhiata. «L’Uomo Plumcake ci ha minacciato di sporgere denuncia» spiegò finalmente Beverly. «Dice che è colpa di Simona se Irritata ha rotto il fidanzamento.»

    Krista rimase per un attimo senza parole. Da sette anni le zie conducevano la loro rubrica senza problemi. E fino a quel momento erano state le uniche a prendere i consigli sul serio.

    «E io che cosa c’entro?»

    «Tu devi incontrarlo e convincerlo a rinunciare» risposero le zie all’unisono.

    «Io

    Tutte e due indicarono la foto stampata a margine del titolo. E nella foto c’era lei, Krista. Una cascata di capelli neri, gli occhi azzurri e il sorriso da zingara. Un’immagine di facciata, si capisce, per impersonare Simona. In pratica, le zie tenevano la rubrica, e lei offriva il suo viso come copertura.

    Tutto era nato quasi per gioco. Sette anni prima Bob Freeman, l’editore del Minneapolis Monitor, cercava un modo per rimodernare la sua rivista. Conosceva bene Rachel e trovava esilarante il suo modo spumeggiante e anticonformista di vedere la vita. Per questo le aveva offerto la rubrica delle lettere, ed era stato lieto che lei si facesse affiancare da Beverly, che era sempre stata un mago con la penna.

    Però, per attrarre un pubblico di lettori giovani, Simona aveva bisogno di un’immagine adeguata. E a quel punto, Bob si era ricordato di una foto della diciannovenne Krista, vestita da zingara per la festa di Halloween.

    Lei all’inizio aveva rifiutato. Dopotutto, era una serissima allieva della prestigiosa Facoltà di Economia della Hamline University. Poi si era arresa, perché nessuno l’avrebbe mai riconosciuta, nei panni di Simona. Nella foto sembrava un’altra, e doveva solo sottoporsi a poche apparizioni pubbliche e a qualche rara intervista radiofonica, per un compenso di diciannovemila dollari l’anno, suscettibili d’aumento se la rubrica aveva successo. In pratica, un’occasione d’oro per concludere gli studi e avviare un’impresa con la sua amica Judy Phillips.

    Ora, a ventisei anni, Krista percepiva da Minneapolis Monitor un compenso netto di ventiseimila dollari l’anno. Il che rendeva la richiesta di aiuto delle zie perfettamente giustificata.

    Alzò la

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