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Dopo quella prima notte: Harmony Collezione
Dopo quella prima notte: Harmony Collezione
Dopo quella prima notte: Harmony Collezione
E-book167 pagine2 ore

Dopo quella prima notte: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Nel disperato tentativo di salvare la vita al padre, Rose O'Malley, giovane cameriera di Manhattan, accetta di sedurre uno degli uomini più belli e in vista degli Stati Uniti in cambio di soldi. Nello stesso istante in cui si avvicina a Zac Valenti, però, resta ammaliata dal suo prorompente fascino e capisce che non avrà mai il coraggio di portare a termine quel piano.

Ancora prima di avere il tempo di rinunciare alla sua messinscena, finisce con il perdere letteralmente la testa per lui e si ritrova nel suo letto, per una notte di sesso indimenticabile. Il mattino seguente se ne va prima che lui si svegli, certa di non rivederlo mai più, ma il destino decide diversamente...
LinguaItaliano
Data di uscita18 mag 2017
ISBN9788858965023
Dopo quella prima notte: Harmony Collezione
Autore

Abby Green

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Dopo quella prima notte - Abby Green

    successivo.

    1

    Il cuore le martellava nel petto, gocce di sudore freddo le imperlavano la fronte, la testa le girava. Manifestava, insomma, tutti i sintomi di un imminente attacco di panico, ragionò Rose O'Malley, o di un crollo emotivo che stava per travolgerla proprio lì, nel bagno della lussuosa toilette per signore di uno dei più esclusivi alberghi di Manhattan.

    Il lusso che la circondava serviva solo a enfatizzare il suo malessere, sottolineando che non avrebbe dovuto trovarsi lì, e rammentandole che quello non era il suo mondo. Lei, una cameriera figlia di emigranti irlandesi, in quell'ambiente era a dir poco come un pesce fuor d'acqua.

    A stento si riconobbe nell'immagine riflessa nello specchio appeso dietro la porta, l'immagine di una sconosciuta che aveva costretto i riccioli rosso oro in un elaborato chignon. Il viso era esposto solo parzialmente, poiché una maschera nera ne copriva la metà superiore. Gli occhi verdi scintillavano, le labbra erano rese più piene dal rossetto scarlatto.

    Si appoggiò una mano sulla guancia che bruciava.

    Ecco qual era il problema, pensò sollevata. Aveva l'influenza.

    Ignorando la voce della sua razionalità che le rammentava che quella primavera a New York era eccezionalmente calda, si concentrò sul fatto di non poter tornare in sala correndo il rischio di contagiare i tanti VIP presenti.

    Ma proprio mentre si accingeva a lasciare il suo nascondiglio, alcune donne entrarono nella toilette. Scosse la testa e sospirò. No, non aveva l'influenza, ma non era comunque pronta per confrontarsi con alcun essere umano. Avrebbe aspettato che andassero via prima di uscire, decise.

    «Oh, mio Dio!» esclamò una delle donne. «Ma lo hai visto? Insomma, è fantastico! Credo che le mie ovaie siano appena esplose.»

    «Allora è stato solo uno spreco di ovuli» replicò un'altra donna con tono sarcastico. «Lo sanno tutti che lui non vuole figli perché i suoi genitori hanno designato come loro eredi proprio questi ipotetici nipoti... Ha persino cambiato il cognome proprio per prendere le distanze dalla famiglia.»

    «Ma chi rinuncerebbe a milioni di dollari e a un cognome così prestigioso?» domandò la prima donna, la voce vibrante d'incredulità.

    Zac Valenti lo aveva fatto, pensò Rose, cioè l'ospite più chiacchierato della festa. Aveva sperato tanto che non fosse stato presente, ma c'era. A quel pensiero, il cuore riprese a galopparle nel petto.

    Intanto le due donne stavano continuando a spettegolare elettrizzate.

    «Anche se tutti credevano che fosse vittima di una depressione, o magari di un problema psicologico anche più importante, dopo aver abbandonato Addison Carmichael sull'altare l'uomo è risorto dalle sue ceneri.»

    «Infatti... È stato eletto lo scapolo più ambito di tutti gli Stati Uniti.»

    «Hai visto il suo atteggiamento? Freddo, remoto. Inavvicinabile.»

    «Vero... Ma forse anche per questo è così attraente.»

    «Io invece ritengo che il suo fascino dipenda dal fatto di essere una potenziale miniera d'oro per la donna che riuscirà a diventare la madre dei suoi figli» commentò una delle due. «Forse a lui non interessa il denaro della sua famiglia, ma io per prima non direi mai di no, e la fortunata che gli darà un bambino metterà le mani sul favoloso patrimonio dei Lyndon-Holt... Ti sembra poco?»

    Rose si sporse per incollare l'orecchio alla porta in modo da sentire meglio la conversazione, purtroppo nel movimento perse l'equilibrio e crollò con un tonfo pesante contro la parete. Di conseguenza calò un fitto silenzio, seguito dai passi affrettati delle due donne che uscivano dalla toilette.

    Si massaggiò la spalla che era entrata in collisione con il muro, e avvertì sempre più pressanti i segni premonitori di una crisi isterica. I pettegolezzi delle due signore avevano un solido fondo di verità, pensò. Tutti sapevano che Zac Valenti aveva interrotto ogni rapporto con la sua famiglia, non era nemmeno intervenuto al funerale di suo padre, deceduto un anno prima, ma nessuno conosceva il perché di quella scelta.

    Dopo la morte del padre, i giornali avevano rivelato che la fortuna Lyndon-Holt sarebbe stata ereditata da un figlio di Zac, e non da lui stesso. Questo significava che se un giorno fosse diventato padre, sarebbe stato compito della madre del bambino far sì che lui non negasse al figlio l'immensa gioia di diventare una delle persone più ricche del mondo...

    E questo la riportava al motivo che l'aveva spinta a intervenire al party. Era lì per sedurre Zac Valenti, lo scapolo più inattaccabile del pianeta, con lo scopo di restare incinta.

    Solo adesso, cioè il giorno successivo a quello in cui aveva dato il suo assenso a quel folle piano, si stava davvero rendendo conto dell'enormità della cosa. E mentre la sua sicurezza vacillava, la fredda realtà si faceva strada nella sua mente per ricordarle di aver stretto un patto con il diavolo.

    Rammentava con chiarezza assoluta ogni parola della conversazione che aveva intrattenuto con la sua datrice di lavoro, la signora Lyndon-Holt, una donna ancora molto bella nonostante l'età. «Adesso sei costretta a rispettare i termini di questo accordo» aveva dichiarato quest'ultima mentre lei firmava il contratto. «Ti sei impegnata a sedurre mio figlio e a farti mettere incinta da lui, non solo, ma a far sì che il bambino prenda il nostro cognome. Non appena riceverò la conferma della tua gravidanza, tuo padre sarà ricoverato in una clinica privata dove riceverà le migliori cure. Ma se violerai le regole di riservatezza e rivelerai a chicchessia i dettagli di quanto noi abbiamo concordato, ti scatenerò contro i miei legali, e farò la stessa cosa nel caso tu avessi un figlio ma non rispettassi i termini del contratto... È molto facile prevedere come si concluderebbe una battaglia legale fra me... e una cameriera, giusto?» aveva sottolineato, scoccandole un'occhiata di superiorità.

    «Cosa le fa credere che un uomo come suo figlio guarderebbe proprio una come me?» aveva replicato lei.

    «Cioè, un uomo cinico e indolente come mio figlio Zachary?» aveva precisato la donna. «Ti guarderà, eccome. Noterà senza dubbio la tua bellezza. Tu devi solo fare in modo che si spinga oltre al semplice notare

    Rose scosse la testa come per sottrarsi al filo dei suoi pensieri. Non si sentiva affatto bella, ragionò osservando di nuovo la sua immagine allo specchio. Si sentiva ridicola, sporca. Prese un fazzolettino di carta e lo passò sulle labbra per rimuovere il rossetto.

    No, non poteva farlo, capì, e ora per prima cosa avrebbe informato la signora Lyndon-Holt che doveva trovare un'altra disposta ad assecondare il suo piano perverso per-ché lei aveva cambiato idea. Ma il motivo per cui aveva acconsentito a quel piano le tornò in mente con dolorosa chiarezza. Cioè suo padre, destinato a morire a cinquantadue anni se non si fosse sottoposto al delicato intervento chirurgico che poteva salvargli la vita. Un intervento chirurgico i cui costi andavano ben al di là delle possibilità economiche di un ex autista e di una domestica.

    Suo padre aveva lavorato come autista personale del signor Lyndon-Holt fino alla morte di quest'ultimo. La vedova non aveva perso tempo prima di licenziare lui e molti altri dipendenti, senza nemmeno corrispondere una buonuscita per tanti anni di fedele servizio. Per fortuna lei aveva conservato il suo posto, ma il suo sollievo era stato di breve durata perché poco dopo a suo padre era stata diagnosticata una rara patologia cardiologica, fatale se non curata tempestivamente.

    No, si disse scuotendo la testa, non poteva tollerare la prospettiva di perdere suo padre, non dopo aver già perso sua madre. Lui era l'unica famiglia che aveva, e poteva salvarsi solo se si fosse sottoposto all'operazione che la signora Lyndon-Holt aveva promesso di pagare in cambio di quel piccolo favore.

    Avrebbe fatto un unico tentativo, decise. Avrebbe cercato Zac Valenti ma se non lo avesse trovato, o se lui l'avesse ignorata, ipotesi del resto più probabile, avrebbe desistito.

    E poi avrebbe affrontato il problema di suo padre.

    Dalla sua postazione al riparo di una colonna di marmo, Zac Valenti osservò la magnifica sala da ballo resa scintillante dalle centinaia di pietre preziose esibite con orgoglio dalle loro proprietarie.

    Una donna gli passò accanto, al dito un rubino così grande da avere qualche difficoltà nel muovere la mano. Lo vide, esitò e sgranò gli occhi, poi un'espressione comicamente sorpresa si dipinse sul suo volto seminascosto dalla maschera.

    Era evidente che la maschera nera che lui stesso indossava non era sufficiente per proteggere del tutto la sua identità, cosa che invece sarebbe stata ancora più necessaria adesso, quando il clamore dell'ultimo scandalo di cui era stato protagonista non si era ancora spento. Perché lui, Zachary Lyndon-Holt, enfant terrible di Manhattan, noto playboy ed erede di una delle più potenti casate degli Stati Uniti, aveva interrotto i rapporti con la famiglia e rinunciato alla sua favolosa eredità. Non solo, ma aveva anche lasciato la sua fidanzata ad attenderlo inutilmente sull'altare della più bella cattedrale della città.

    Addison Carmichael, un'aristocratica dai capelli biondi e gli occhi azzurri, e tenace come un segugio, non si era scoraggiata. Dopo solo un anno aveva sposato il rampollo di una famiglia politicamente introdotta, diventando la consorte di un senatore.

    A dire il vero, lui non si era preoccupato di causarle un trauma emotivo con la sua decisione. L'amore non era mai stato coinvolto nel loro rapporto. Poteva solo essere grato per aver scoperto la brutta verità sulla sua famiglia prima di rinchiudersi volontariamente nella prigione che i suoi genitori avevano costruito per lui.

    Che i suoi nonni avevano costruito per lui, si corresse.

    Era cresciuto credendo di conoscerli, poi un giorno tutte le sue certezze erano andate in frantumi.

    Ma una volta superato lo shock, aveva preso la sua decisione. Avrebbe cioè onorato il suo vero padre e la sua vera madre, e non le due persone che lo avevano allevato, facendolo sentire come un ospite nella sua stessa casa.

    Quel giorno aveva ripreso in mano le redini del proprio destino, e si era sbarazzato di un cognome che lo aveva sempre messo a disagio, e di ciò che gli era connesso.

    Non si era mai pentito della sua scelta.

    Adesso era determinato a dare al cognome Valenti lo stesso lustro che aveva quello che gli era stato imposto alla nascita. Lo doveva a suo padre, un emigrante italiano che aveva avuto l'audacia di innamorarsi, ricambiato, di una Lyndon-Holt.

    In pochi mesi aveva inventato per sé una nuova carriera, quella di proprietario di alberghi e di locali notturni, che gli era servita non solo ad arricchirsi ma, cosa che gli aveva dato un'indubbia soddisfazione, anche a far andare sua nonna su tutte le furie.

    Per non parlare poi degli articoli che i giornali di cronaca rosa avevano pubblicato il giorno successivo all'inaugurazione del suo ultimo locale notturno, corredati dalle fotografie della modella considerata al momento la donna più bella del mondo, immortalata mentre usciva dal suo appartamento la mattina seguente con ancora indosso il vestito sfoggiato per la festa, e l'espressione del viso tipica di una donna che aveva appena trascorso un'infuocata notte di sesso.

    Allora perché non rispondeva alle sue telefonate?, si chiese Zac, poi scosse la testa. Il sesso era stato... adeguato, ma quell'incontro gli aveva riproposto la stessa sensazione di sconnessione che aveva provato scoprendo la falsità nella sua famiglia. Come se nulla fosse vero. Come se lui fosse solo un prodotto delle ambizioni altrui.

    Ma lui non era una proiezione di quelle persone. Era un uomo che sapeva chi era e cosa voleva, e non gli importava nulla dei pettegolezzi e dei sussurri, non solo, ma godeva anche nel ricordare a tutta quella gente che erano solo parte di una facciata, esattamente come lo era stato lui un tempo.

    Godeva nel sottolineare l'ipocrisia che li caratterizzava, così come godeva nell'essere una testimonianza dell'innegabile fatto che a tutti poteva capitare di punto in bianco di cadere in disgrazia.

    E anche se lui non era veramente caduto in disgrazia, in ogni caso era risorto.

    Chinò la testa da un lato come per alleviare la tensione dei muscoli del collo, irritato per la direzione che avevano preso i suoi pensieri.

    Si guardò intorno in cerca di una distrazione.

    Un movimento lo indusse a girarsi verso destra. Nel suo campo visivo entrò la figura di una donna snella che gli dava le spalle, fasciata in un abito nero lungo fino alle caviglie. L'abito non era nulla di speciale, ma la schiena che lasciava completamente scoperta invece lo era. Continuò a osservarla, e un

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