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Tracce di un omicidio (eLit): eLit
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E-book153 pagine2 ore

Tracce di un omicidio (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Tumbleweed, quattromila abitanti, è finalmente un posto sicuro per Elise e la sua bambina, testimoni di un terribile assassinio e ora costrette a un continuo peregrinare per far perdere le proprie tracce al più pericoloso e potente criminale d'America. Cole, lo sceriffo della cittadina dove le due stanno cercando disperatamente un rifugio e una vita tranquilla, ha l'occhio esperto e capisce che Elise nasconde un doloroso segreto, proprio come lui. Ma Tumbleweed è veramente un posto sicuro?
LinguaItaliano
Data di uscita29 apr 2016
ISBN9788858953563
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    Tracce di un omicidio (eLit) - Kayla Daniels

    successivo.

    1

    «Mamma, attenta!»

    Elise fu avvertita dalla figlia nel medesimo istante in cui intravide il cucciolo dalle orecchie lunghe e le zampe corte tagliarle la strada.

    Elise frenò, sterzò verso destra e pregò mentalmente di riuscire a evitare quella povera bestiola. Le gomme fischiarono sull'asfalto, l'auto si mise di traverso, finì nel fossato e si arrestò in modo brusco e spaventoso, il motore tossì per qualche secondo e poi si spense. Dopo un attimo una nuvola di polvere si posò al suolo e scese un silenzio pauroso interrotto solo da ticchettii metallici e dai battiti furibondi dei loro cuori.

    «Tesoro, stai bene?» chiese Elise, impaurita e preoccupata, alla figlia che aveva abbracciato istintivamente per proteggerla dall'impatto.

    «Caspita, mamma.» Gli occhi verdi di Kelsey erano spalancati. «Che botta!»

    Elise scrutò il corpo della figlia in cerca di bernoccoli, escoriazioni od ossa rotte e si sentì enormemente sollevata rendendosi conto che stava bene.

    Kelsey si slacciò la cintura e si girò per guardare dietro di sé. «Dov'è il cucciolo? Credi che lo abbiamo investito?»

    «Non... non lo so. Non credo.» A mano a mano che la paura si attenuava, aumentava l'indignazione contro chi aveva lasciato l'animale sciolto in balia di pericoli d'ogni genere.

    Non vedeva l'ora d'individuare il padrone del cane per dirgliene quattro. Cercò di aprire la portiera, ma era bloccata. «Credo che dovremo cercare di uscire dalla tua parte» disse dopo alcuni tentativi inutili.

    Kelsey stava ancora guardando indietro, verso la strada. «Sono quasi sicura che quel cane era un bassotto. Vero, mamma?»

    «Non ho avuto il tempo di identificarlo...»

    «Se fosse ferito, potremmo portarlo da un veterinario?» Assunse un'espressione sognante. «Ecco cosa voglio fare da grande. Il veterinario.»

    «Sì, lo so, ma puoi per favore cercare di aprire la portiera?»

    «Va bene.» Kelsey dovette forzare un po' prima di riuscire ad aprirla. «Spero che stia bene, ma se fosse ferito, potrei... fasciarlo.»

    «Non è prudente avvicinarsi a un animale ferito. Se fosse spaventato o soffrisse, potrebbe mordere.» Elise passò sul sedile a fianco e saltò fuori accanto alla figlia.

    «Non morderebbe me» affermò Kelsey con l'ottimismo tipico di una bambina di otto anni.

    «D'accordo, ma non avrai la possibilità di scoprirlo.» Elise si morse il labbro guardando costernata i danni all'auto.

    «Non riesco a vederlo» disse Kelsey arrampicandosi per uscire dal fosso. «Forse non lo abbiamo investito.»

    «Kelsey!» Elise la chiamò con tono severo. «Rimani qui accanto a me!»

    «Ma, mamma...» protestò debolmente la ragazzina tornando vicino all'auto. «Accidenti, è quasi distrutta, vero?»

    Elise annuì accarezzando in modo assente la nuca della figlia. Per riparare quel danno sarebbe dovuta ricorrere agli scarsi risparmi che aveva messo da parte e avrebbe dovuto trovare un altro modo per andare al lavoro. Si sentì disperata. Proprio quando aveva creduto che le cose filassero finalmente lisce...

    «Ehi, tutto bene?» Una donna rotondetta dai capelli grigi uscì da una casa vicina.

    «Stiamo bene, grazie» la rassicurò Elise.

    La donna attraversò la strada con il grembiule al vento. «Stavo guardando la televisione quando ho sentito una frenata terribile» spiegò. «Poi mi sono affacciata alla finestra e ho visto la vostra auto nel fosso.» Si aggiustò gli occhiali sul naso per vedere meglio. «Oh, poverine!» esclamò con aria preoccupata dopo essersi resa conto della situazione. «Credo che avrete bisogno del soccorso stradale, vero?»

    Elise sospirò. «Temo di sì.»

    «La cosa più importante è che voi due non siete ferite.»

    «Né il cucciolo» intervenne Kelsey.

    «Il cucciolo?» fece eco la donna.

    Elise la guardò con fare sospettoso. «Per caso lei ha un cane?»

    «Un bassotto?» specificò Kelsey.

    «Oh, no!» La donna scosse la testa con convinzione. «Il mio Chester non mi permetterebbe di tenere un cane in casa.»

    «Capisco» annuì Elise con aria assente. «Lei e suo marito conoscete qualcuno che possiede un cane?»

    «Marito?»

    «Già. Chester» spiegò Elise con pazienza.

    La donna scoppiò a ridere. «Chester non è mio marito, cara. Sono vedova.»

    «Allora...»

    «Chester è il mio gatto.»

    «Oh.» Imbarazzata, Elise fece un debole sorriso.

    La donna allungò la mano. «Non mi sono nemmeno presentata. Sono Doris Applegate.»

    Elise gliela strinse. «Io sono Elise Grant e lei è mia figlia, Kelsey. Ero andata a prenderla a scuola quando...» Fece un gesto verso l'auto bloccata nel fosso.

    La signora Applegate la guardò con interesse. «Lei vive in Saguaro Road, vero?»

    Elise non si stupì che una perfetta sconosciuta sapesse addirittura il suo indirizzo. Da quando si era trasferita a Tumbleweed, Arizona, sei mesi prima, aveva scoperto che c'erano pochi segreti in una città di quattromila persone dove, inoltre, i nuovi arrivati erano al centro dell'attenzione e dei pettegolezzi.

    Ma non le piaceva affatto che lei e Kelsey, soprattutto Kelsey, fossero nell'occhio del ciclone. «Sì. Vivo lì» replicò cercando di apparire cordiale e disinvolta.

    «Sono felice di conoscervi, anche se avrei preferito che accadesse in una circostanza più allegra» commentò la simpatica signora guardando con fare desolato l'auto danneggiata.

    «Posso vedere il suo gatto?» chiese Kelsey.

    «Kelsey!» la rimproverò bonariamente la madre scuotendo la testa. «La scusi, ma adora gli animali.»

    La signora Applegate ridacchiò. «La capisco, cara.» Si aggiustò il grembiule e fece cenno alla ragazzina di seguirla. «Certo che puoi venire a vedere Chester... anche se non so se riusciremo a trovarlo. È un girovago e torna a casa soltanto quando gli fa comodo.»

    «Mamma, posso andare a vederlo?»

    A Elise dispiaceva deluderla, ma non poteva permetterglielo. Sapeva di essere troppo protettiva, ma aveva rischiato di perdere Kelsey già una volta e non amava abbandonarla nemmeno per un istante. Così decise di fare un compromesso: sarebbe andata con loro. «Signora Applegate, sarebbe così gentile da farmi entrare in casa per telefonare a un meccanico?»

    «Oh, non ce n'è bisogno. Lo sceriffo lo chiamerà via radio.»

    Elise si allarmò. «Lo sceriffo?»

    «Sì o uno dei suoi agenti.»

    «Ma... come...» balbettò sforzandosi di mantenere la calma.

    «Non gliel'ho detto? Ho segnalato l'incidente non appena ho visto la sua auto nel fosso.»

    Brividi di paura le percorsero la spina dorsale.

    «Se noi fossimo nei limiti della città se ne occuperebbe la polizia» spiegò la signora Applegate, «ma da queste parti siamo nella giurisdizione della contea di Creosote.» Si guardò intorno. «Non riesco a capire come mai impieghino tanto ad arrivare.»

    Elise raggelò. La situazione peggiorava di minuto in minuto!

    Rimani calma, disse a se stessa. Rifletti e trova una via di uscita.

    Dopotutto era un semplice incidente stradale, pura routine, e non c'era alcuna ragione per insospettirsi.

    Ma non c'era nemmeno una ragione valida per correre dei rischi.

    «Tesoro, perché non vai con la signora Applegate a vedere il suo gatto?» le suggerì Elise cercando di nascondere la preoccupazione. «Io aspetterò qui lo sceriffo.» Oh, Dio, fa' che sia qualche agente giovane e inesperto... Da lontano sentì il suono di una sirena. «È gentile da parte sua, signora, mostrarle Chester» si affrettò a dirle. «Lei adora gli animali...» Il suono della sirena si fece più forte e l'agitazione di Elise crebbe. «Va', Kelsey, va' a vedere il gatto e impiega pure tutto il tempo che vuoi.» E mi auguro che il gatto non si faccia trovare subito...

    Kelsey guardò la madre in modo sospettoso.

    «Va' e divertiti!» la esortò Elise sperando che la figlia recepisse il messaggio.

    «Credo che rimarrò qui con te, mamma» disse invece la ragazzina.

    La signora Applegate rizzò le orecchie. «Oh, mi pare che lo sceriffo stia arrivando.»

    «Kelsey, cinque minuti fa morivi dalla voglia di andare e poi la signora Applegate sta aspettando per accompagnarti. Ti prego, va' a vedere il gatto

    La ragazzina esitò. Aveva solo otto anni, ma capiva che era strano che la madre la mandasse da sola con una completa sconosciuta. «Vado, ma... ne sei sicura?»

    «Sono sicura.» Ormai Elise poteva vedere attraverso i cactus l'auto avvicinarsi a sirene spiegate. Era a circa mezzo miglio. Afferrò Kelsey per le spalle e le diede affettuosamente una pacca sul sedere. «Corri!»

    La signora Applegate prese Kelsey per mano e si preparò ad attraversare la strada. «Non ci metteremo molto.»

    «Non c'è fretta» urlò Elise benedicendo Chester e sperando che la figlia rimanesse in casa fino a che le autorità non se ne fossero andate.

    Seguì con lo sguardo Kelsey che si allontanava. Era cresciuta a vista d'occhio negli ultimi sei mesi e aveva una riserva inesauribile di energia e vitalità. Di sicuro stava bombardando di domande la signora Applegate. Elise l'adorava e non c'era niente al mondo che non avrebbe fatto pur di proteggerla.

    Con sollievo vide la porta di casa della signora Applegate chiudersi proprio mentre arrivava l'auto dello sceriffo.

    Quando l'auto si fermò lungo il ciglio della strada e il suono delle sirene si affievolì, Elise sentì il cuore martellarle nel petto.

    Comportati in modo naturale, disse a se stessa. Non manderanno la tua descrizione all'FBI per un'ammaccatura su un parafango se non li insospettirai!

    Un uomo uscì dall'auto e, nonostante il nervosismo, Elise fu colpita da lui.

    Era alto... circa un metro e novanta. Aveva capelli scuri, ben pettinati, viso squadrato, mascella volitiva e ben rasata, spalle larghe e ventre piatto sotto all'uniforme marrone perfettamente stirata. Gli occhiali neri con le rifiniture metalliche nascondevano il suo sguardo facendolo sembrare ancora più minaccioso agli occhi di Elise che riusciva a nascondere con difficoltà l'agitazione.

    L'uomo diede un'occhiata al veicolo danneggiato e si sfiorò il cappello in segno di saluto. «Sta bene?»

    «Sì, grazie, signore.» Fece un profondo respiro, senza però riuscire a calmarsi.

    Lui prese il numero di targa e lo segnò su un blocchetto. «Sono lo sceriffo Cole Hardesty e il suo nome è...?»

    Magnifico. La fortuna aveva voluto l'intervento dello sceriffo in persona!

    «Elise Grant.» Dio, era senza fiato come se avesse corso per miglia.

    «Piacere di conoscerla, signora. Il suo indirizzo?» Sembrava molto professionale.

    Elise lo vide scrivere il suo nome e il suo indirizzo. Le sue unghie erano curate. Aveva mani grandi e abbronzate con una leggera peluria scura sul dorso. Sembravano mani forti, capaci. Elise si chiese come sarebbe stato sentire quelle mani...

    Allacciarle le manette ai polsi.

    Concentrati su quello che devi dire e non divagare.

    Al pensiero del rischio che Kelsey poteva correre, Elise s'impose di calmarsi e di rispondere alle domande dello sceriffo sull'incidente senza sembrare una squilibrata fuggita dal manicomio.

    «Mi ha detto di aver sbandato per schivare un cane, vero?»

    «Sì.»

    «E che fine ha fatto il cane dopo l'incidente?»

    «Non lo so.»

    Mentre l'uomo scriveva, Elise non poté fare a meno di notare quanto fosse affascinante. Era una specie di giovane Clint Eastwood: bello, imperturbabile, competente. Se solo avesse sorriso sarebbe stato un vero schianto, ma l'ipotesi era alquanto improbabile.

    «Ed era un bassotto?»

    «Questo è ciò che mia fi... cioè... penso di

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