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Fascino seduttore: Harmony Collezione
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E-book163 pagine2 ore

Fascino seduttore: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lei è pura e innocente.

Eve Robertson trascorre una tranquilla vita in un piccolo e isolato villaggio, e vuole solamente lasciarsi alle spalle il proprio passato. Ma la sua quieta esistenza è messa a dura prova dall'arrivo di Jake Romero: il suo tocco le incide il cuore, anche se la testa la spinge a tornare con i piedi per terra.

Lui la vuole a tutti i costi.

Jake è alto, moro, virile, e fin troppo pericoloso per lei. In più, la desidera dal primo istante in cui l'ha vista. Per quanto tempo potrà resistere la virginale Eve all'intenso, esotico fascino seduttore di Jake?

LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2015
ISBN9788858940983
Fascino seduttore: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Fascino seduttore - Anne Mather

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Virgin’s Seduction

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2005 Anne Mather

    Traduzione di Cecilia Bianchetti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-098-3

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Ellie arrivò mentre Eve stava spalando il letame dal box di Storm. In realtà avrebbe dovuto farlo Mick, ma quella mattina non si era presentato, così lei si era offerta di dare una mano.

    Tuttavia provò un certo imbarazzo quando la vecchia signora si protesse il naso con il fazzoletto e le ordinò: «Vieni fuori, devo parlarti».

    Eve non discusse. Con una nonna non si discute mai, e seguendo il suono del bastone che svaniva in lontananza, la ragazza piantò il forcone nella carriola, si pulì rapidamente le mani e uscì nella fredda aria della sera. Era novembre, e un gradevole profumo di legno bruciato sostituì presto quello della stalla. I rami erano già ricamati di ghiaccio e le luci del cortile splendevano nel buio.

    «Domani arriva Cassie.»

    L’anziana signora aspettò che Eve emergesse dalla porta prima di dare l’annuncio, e lei sentì una stretta allo stomaco. Ma, simulando una calma che non provava, si limitò ad alzare le spalle. «Intendi dire Cassandra?»

    «No, intendo dire Cassie» ribatté Ellie, stringendosi nella pashmina di lana che portava sopra la giacca di tweed. «Ho battezzato mia figlia Cassie, non Cassandra, e anche se lei vuole farsi chiamare con quel nome ridicolo, non me ne importa niente.»

    Eve annuì in silenzio, ma notò che la pashmina era quella che Cassie aveva regalato a sua madre anni prima. Significava forse che Ellie aveva perdonato la figlia, visto che ormai era vecchia e non le restava più molto tempo?

    «Quanto si ferma?» chiese Eve con finta disinvoltura, ben sapendo che anche pochi giorni non sarebbero stati una passeggiata per nessuno. Lei e Cassandra non erano mai state in buoni rapporti, e forse le conveniva trasferirsi in albergo per qualche giorno.

    «Non l’ha detto» borbottò Ellie. «Farà i suoi comodi, come sempre. A proposito, si porta dietro un uomo. Non so chi sia, ma conoscendo Cassie sarà di certo qualcuno che può darle una mano nella carriera.»

    Eve cercò di prenderla con filosofia. «Se porta un fidanzato non si tratterrà a lungo. Lui avrà degli impegni di lavoro, no?» ipotizzò, mordendosi il labbro inferiore. «Che cosa devo fare?»

    Ellie strinse gli occhi, così simili a quelli della nipote. «In che senso?» ribatté, rabbrividendo per un’improvvisa folata di vento. «Pensavo solo che fosse il caso di...»

    «Di avvertirmi?» concluse Eve.

    «No, di informarti» la corresse la nonna. «Se potessi rifiutarmi di ospitarla, lo farei.»

    Ma la ragazza non si lasciò ingannare. «Non è vero» obiettò in tono secco. «In realtà sei felice che venga a trovarti, anche se, come al solito, Cassie usa la tua casa come un albergo.»

    «Eve...»

    «Guarda che ti conosco, Ellie. Allora, vuoi che mi trovi una sistemazione? Di sicuro Harry...»

    «Lascia il Reverendo Murray fuori da questa storia.» L’anziana signora sembrava scandalizzata. «Non puoi stare da lui, è sconveniente, e in ogni caso questa è casa tua e non voglio che te ne vada.»

    «Okay» si arrese Eve.

    Ma la nonna non aveva ancora finito. «Siamo nel Northumberland, non alla periferia di Londra» aggiunse, con un tremito nella voce. «Non vivi più in una casa occupata.»

    Quello era un colpo basso, ma al contempo indicava che la visita di Cassie non la lasciava indifferente come avrebbe voluto far credere. Non nominava quasi mai il posto in cui viveva la nipote prima che lei andasse a salvarla, e dalla sua espressione Eve capì che si era già pentita di averlo fatto.

    Ricordando che, in occasione dell’ultima visita di Cassie, lei ed Eve non si erano praticamente rivolte la parola, Ellie aggiunse: «Non vuoi vederla?». Il suo volto stanco e rugoso rifletteva tutta l’apprensione che provava all’idea dell’arrivo della figlia. «Perché se non vuoi...»

    «No, ma forse per voi due sarebbe più facile vedervi da sole» mormorò Eve di malavoglia. L’ultima cosa che desiderava era ferire la persona che amava di più al mondo.

    «No, non è meglio» dichiarò la nonna, mettendosi una mano in tasca per scaldarsi. «Quindi Henry Murray è fuori discussione, e comunque fa troppo freddo per restare qui fuori a spettegolare. Ne riparleremo più tardi, magari a cena.»

    Ma Eve sapeva che non ne avrebbero riparlato. In un certo senso sua nonna era egoista quanto Cassie. Di sicuro non avrebbe mai abbandonato la sua creatura alla nascita, ignorandola per i primi quindici anni della sua vita, ma era così testarda che Eve non aveva mai la forza di contraddirla.

    «Rientri anche tu, vero?» chiese Ellie.

    «Appena riporto Storm nel box» promise Eve.

    «Bene.» Per un attimo parve che la nonna volesse dire qualcos’altro, poi ci ripensò e si avviò verso casa.

    La Aston Martin divorava i chilometri che separavano Londra dall’Inghilterra del Nord. Jake guidava veloce, sperando di arrivare presto a destinazione. Era partito controvoglia, e si augurava che quel viaggio non si prolungasse all’infinito.

    «Ci fermiamo per pranzo da qualche parte?»

    Cassandra era di buonumore, ma lui non aveva voglia di ascoltare le sue chiacchiere. Non sarebbe dovuto essere lì, pensò. Lei voleva presentargli sua madre, come se loro due avessero avuto una relazione.

    Certo, si erano frequentati negli ultimi sei mesi, ma non c’era mai stato nulla di serio, almeno per Jake, che non aveva nessuna intenzione di risposarsi... o meglio, di mettersi con una donna come Cassandra, si corresse. Era piacevole uscire con lei ogni tanto, ma vivere sotto il suo stesso tetto sarebbe stato un inferno.

    «Mi hai sentito, tesoro?»

    Cassandra voleva una risposta, e lui la guardò di sfuggita. «Sì, ti ho sentito, ma qui non ci sono posti in cui mangiare.»

    «Tra una decina di chilometri c’è un’area di servizio» protestò lei.

    «Non ho nessuna voglia di hamburger e patatine unte e bisunte» replicò Jake seccamente. «È solo l’una meno un quarto, manca poco più di un’ora.»

    «Non proprio.»

    Cassandra mise il broncio, e Jake la guardò di nuovo. «Avevi parlato di poco più di trecento chilometri» le ricordò. «Dovremmo essere quasi arrivati, no?»

    Lei alzò le spalle. «Forse ho calcolato male.»

    Jake strinse il volante. «Ah, davvero?»

    «Sì.» Per farsi perdonare, Cassandra gli regalò un sorriso smagliante. «Ma se ti avessi detto che da Londra c’erano cinquecento chilometri non mi avresti mai accompagnato.»

    Gli accarezzò il collo abbronzato con la punta della dita, ma Jake non fece un piega. Cinquecento chilometri, stava pensando. Quindi mancavano ancora un paio d’ore, e avrebbero dovuto fermarsi da qualche parte in modo che Cassandra piluccasse due foglie d’insalata e bevesse un caffè. Mangiava pochissimo, ma ingurgitava una quantità incredibile di caffè.

    «Mi perdoni, vero, tesoro?» Cassandra si era avvicinata e gli aveva posato la testa sulla spalla. «Allora, ci fermiamo? Devo andare in bagno.»

    Jake non aveva scelta. L’area di servizio era affollata, sebbene fosse novembre. Ormai la gente si spostava in ogni stagione dell’anno, e trovò parcheggio molto lontano dal bar. Sperava solo di ritrovare l’auto al ritorno.

    «Che strazio!» commentò Cassandra quando finalmente trovarono un posto per sedersi. Come al solito, aveva scelto un’insalata scondita. «Be’, almeno abbiamo ancora un po’ di tempo per noi due.»

    «L’avremmo avuto anche se fossimo rimasti in città» le fece presente Jake, guardando sconsolato le due sottilissime fette di prosciutto cotto dentro al suo panino. Possibile che gli Inglesi non sapessero preparare un panino come si deve? si chiese seccato, provando un’improvvisa nostalgia per il suo paese. Avrebbe fatto qualunque cosa per poter tornare nei Caraibi in quel preciso istante.

    «Lo so» sospirò Cassandra, accarezzandogli il polso con le lunghissime unghie scarlatte. «Ma ti prometto che ci divertiremo.»

    Jake aveva i suoi dubbi. Da quanto gli aveva raccontato Cassandra, sua madre era molto anziana: lei era nata tardi, e suo fratello aveva almeno quindici anni più di lei.

    Jake non conosceva l’età esatta di Cassandra, ma immaginava che fosse sulla quarantina. Quindi aveva una dozzina d’anni più di lui, anche se quello non era un problema. Nel mondo dello spettacolo l’età era una questione opinabile, e certe attrici interpretavano il ruolo della ragazzina anche a quarant’anni.

    «Parlami di Watersmeet» disse, cercando di essere ottimista. «Chi ci vive, oltre a tua madre? Hai detto che è una tenuta molto grande, ci saranno persone di servizio.»

    «Vediamo...» Cassandra fece una smorfietta. «C’è la signora Blackwood, la governante, e il vecchio Bill Trivett, che si occupa del giardino e della proprietà. Avevamo parecchi stallieri quando la mamma allevava i cavalli, ma adesso li ha venduti tutti, quindi immagino che non ne abbia più bisogno.»

    «Immagini?» ripeté Jake.

    Lei arrossì lievemente. «È da tanto che non torno a casa» si giustificò. Poi, vedendo l’espressione di Jake, aggiunse in fretta: «Tesoro, ho avuto un sacco da fare e, come avrai avuto modo di notare, il Northumberland non è esattamente dietro l’angolo».

    «Esistono gli aerei» commentò lui addentando il sandwich. Almeno il pane era fresco.

    «Ma sono così cari!» protestò Cassandra. «E non vorrei mai chiedere soldi in prestito a mia madre.»

    «Se lo dici tu.»

    Jake non aveva voglia di discutere, e in fondo non erano affari suoi. Se quella donna voleva trascurare la madre, peggio per lei.

    «La signora Wilkes non ha compagnia?» chiese, pensando alla solitudine della vecchia signora, e ancora una volta Cassandra cambiò colore.

    «C’è Eve» replicò riluttante, senza ulteriori spiegazioni. «Ma mia madre si chiama Robertson, non Wilkes.»

    «Davvero?»

    «Ho cambiato nome quando mi sono trasferita a Londra, come fanno tanti attori» si sentì in dovere di chiarire lei, davanti alla sorpresa di Jake.

    Lui accettò la spiegazione ma, incuriosito dalla sua reticenza, andò oltre. «E questa Eve chi è? Una coetanea di tua madre? Sbaglio, o non ti ha in simpatia?» concluse, non potendo resistere all’idea di provocarla.

    «Neanche per sogno!» sbottò Cassandra seccata. «Eve è... una lontana parente che la mamma ha portato a vivere con sé una decina di anni fa.»

    «Come dama di compagnia?»

    «In un certo senso» sbuffò Cassandra. «Eve fa la maestra nella scuola del villaggio.»

    Quella Eve era una presenza ingombrante per Cassandra, decise Jake. Forse era gelosa del rapporto che sua madre aveva con una donna che doveva essere più giovane

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