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Sposa in fuga (eLit): eLit
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Sposa in fuga (eLit): eLit
E-book140 pagine1 ora

Sposa in fuga (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Emilie si accinge a vivere il momento più esaltante della propria vita. E, invece, il sogno di ogni donna si trasforma nell'incubo peggiore: tradita il giorno del matrimonio! Sconvolta e umiliata, abbandona damigelle e testimoni e si dà alla fuga. Ma è difficile passare inosservate quando si è avvolte in metri di seta e in nuvole di pizzo! E infatti Emilie non riesce a sottrarsi allo sguardo sorpreso di Matt Thomson, cowboy dal cuore tenero. Quella donna sarebbe perfetta per aiutarlo al ranch... e una vera minaccia per il suo cuore!
LinguaItaliano
Data di uscita28 apr 2017
ISBN9788858968635
Sposa in fuga (eLit): eLit
Autore

Kristine Rolofson

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Sposa in fuga (eLit) - Kristine Rolofson

    successivo.

    1

    Tutto cominciò con un bacio. Non era un bacio qualunque, si disse Emilie, mentre, sbalordita, spiava dalla soglia della stanza accanto all'altare, la coppia che si baciava con ardore, stretta in un abbraccio. Quel bacio sarebbe potuto essere un addio o la promessa di una notte di passione. Il suo fidanzato, l'uomo che avrebbe sposato entro venti minuti, sollevò il mento e si staccò dall'amante.

    Emilie strinse al petto la borsetta di raso, non curandosi di sgualcire l'abito di seta che indossava, né del dolore che le procuravano le scarpe bianche troppo strette. Dimenticò persino di essere entrata in quella stanza per cercare la toilette.

    Ricordava benissimo, però, che stava per sposarsi, o almeno, si supponeva che fosse così.

    «Emilie!» esclamò lo sposo, il viso pallido come un lenzuolo.

    Lei lanciò un'occhiata al volto angosciato della persona che stava accanto a Ken, una cara vecchia amicizia di Ken. Emilie se ne stava impietrita sulla soglia, mentre l'organo suonava brani di Gershwin e trecento invitati prendevano posto in chiesa.

    «Emilie» seguitò Ken. «Non è come pensi.»

    «Io credo di sì, invece» ribatté lei, rivolgendo lo sguardo verso Ken. «Non mi ami, vero?»

    «Certo che ti amo. Da sempre.» Emilie fece un passo indietro.

    «Avresti dovuto dirmi che amavi un'altra persona.»

    «Non andartene» la supplicò lui. «Lasciami spiegare.»

    Lei avrebbe voluto corrergli incontro, affondare il viso nel suo petto e sentirsi dire che l'amava, che la scena che aveva appena visto era frutto della sua immaginazione. Invece Emilie ignorò la mano tesa di Ken. «Non sei stato onesto con me» lo accusò.

    «La politica a volte non dà scelta» tentò di giustificarsi lui, scuro in volto. «Mio padre...»

    «...Ha organizzato il più fastoso e pubblicizzato matrimonio della storia di Chicago» finì la frase lei.

    Lo sguardo di Ken era gelido. «Non possiamo deluderlo, Emilie. Sono certo che risolveremo tutto.»

    «No» ribatté lei, indietreggiando ancora. «Non credo che lo faremo.»

    «Dobbiamo, cara, altrimenti andremo in pasto alla stampa. Se te ne vai, creerai uno scandalo e tuo padre sarà furioso. Mancano solo due mesi alle elezioni, non puoi...»

    «Certo che posso.» Emilie si voltò sollevando un lembo dell'ampia gonna e corse via. Ignorando le proteste delle damigelle e delle tre sorelle di Ken, afferrò la valigetta contenente gli abiti per la luna di miele.

    Paula, la sua migliore amica e damigella d'onore, splendida nel suo abito di seta giallo pallido, l'afferrò per le spalle. «Emilie, che cosa sta succedendo?»

    Per pochi istanti fu tentata di raccontarle tutto, ma non volle distruggere Ken, nemmeno in quel momento. «È accaduto qualcosa e ho annullato il matrimonio.»

    «E tuo padre?»

    «Santo Cielo! Non ci avevo pensato.»

    «Non muoverti, vado a cercarlo» si offrì Paula e si avviò velocemente fuori della stanza.

    Pochi minuti dopo, George Grayson, un uomo alto ed elegante dai capelli brizzolati e gli occhi grigi, entrò accompagnato dal mormorio delle donne presenti nella stanza.

    «Signore, vi dispiacerebbe lasciarci soli, per favore?»

    L'accattivante sorriso svanì non appena rimase solo con Emilie. «Una crisi dell'ultimo minuto, Emilie?»

    «Ho visto Ken baciare... un'altra proprio adesso.»

    L'espressione del padre non cambiò. «Sicuramente, mia cara, hai frainteso.»

    «No» ribatté Emilie, chiedendosi se raccontargli anche tutto il resto. Avrebbe capito? O avrebbe distrutto la carriera di Ken? «È chiaro che Ken non mi ama.»

    Il signor Grayson non mostrò alcun segno di solidarietà. «Non importa. Secondo i sondaggi Ken diventerà senatore e tu la moglie di un senatore.»

    Emilie inspirò profondamente. «No, papà. Non credo che lo diventerò.»

    «Non permetterai che un episodio spiacevole comprometta l'unione di due dinastie politiche? L'abbiamo programmato da molti anni e non ti permetterò di rovinare tutto. Comportati da adulta, Emilie.»

    «Sono adulta da molto tempo. Non te ne sei accorto?»

    «La sola cosa che ho notato è che una sposa troppo agitata sta dando spettacolo inutilmente.» Grayson guardò l'orologio. «Ti aspetto all'entrata tra dieci, no, nove minuti. Ne parleremo più tardi. Dirò a Ken che stai meglio e gli suggerirò di usare maggiore discrezione d'ora in poi. Dovrebbe saperlo, soprattutto ora che è al primo posto nelle statistiche.»

    «Non credo che tutto questo funzionerebbe.» Emilie non avrebbe mai avuto il coraggio di promettere amore eterno davanti al sacerdote se non lo sentiva davvero. Come avrebbe potuto farlo Ken?

    «Tu sei mia figlia e saprai come fare» disse lui con un gelido sorriso. «Non ci siamo sempre intesi noi due?»

    Emilie annuì. Lei capì che il padre non l'avrebbe mai sostenuta, ma non ne fu sorpresa. George Grayson era troppo egoista per farlo. «Sì, papà.»

    «Bene, adesso sì che riconosco la mia bambina» disse lui infine, voltandosi per lasciare la stanza. «Adesso potete entrare» proseguì rivolgendosi alle altre. «La nostra sposa era solo un po' nervosa, niente di più.»

    Paula si avvicinò in fretta all'amica e le bisbigliò: «Hai un aspetto terribile. Che cosa posso fare per te?».

    Emilie continuò a sorridere con aria rassicurante verso le giovani donne che non le staccavano gli occhi di dosso e sussurrò all'amica: «Puoi procurarmi un taxi senza che i fotografi se ne accorgano?».

    «È proprio così grave?»

    «Sì. Devo anche prendere la valigia senza che nessuno mi veda.»

    Paula capì la situazione. «Diremo che dobbiamo fare un ritocco dell'ultimo momento nel salottino delle signore.»

    «Grazie.» Emilie si sforzò di sorridere all'amica, ma il suo stato d'animo le impedì di essere più espansiva. «Paula, non so cosa farei senza di te.»

    «A che cosa serve una damigella d'onore?» sdrammatizzò Paula.

    In pochi minuti Emilie era già seduta nel taxi. «Ti farò sapere dove mi trovo.»

    «Non vai a casa?»

    «No. Credo sia meglio sparire per qualche giorno. La stampa non mi darebbe pace.»

    «Terrò a bada i giornalisti finché potrò, ma adesso non perdere altro tempo» le disse Paula infilando alcune banconote dal finestrino. «Questi ti faranno comodo. Che cosa devo dire a tuo padre?»

    «Niente.» L'avrebbe chiamato in seguito e avrebbe cercato di spiegare ancora una volta.

    «Fammi venire con te» propose Paula. «Non dovresti andartene da sola. Dimmi che cosa è successo, Emmy, per favore.»

    Emilie scosse il capo. Paula l'avrebbe di certo raccontato al marito, che, sebbene fosse una brava persona, avrebbe potuto rivelarlo alla stampa. No, era meglio non rischiare. «Non posso, ma ti prometto che non mi accadrà nulla.»

    Il taxi si avviò e lasciò il viale dirigendosi verso l'aeroporto a tutta velocità. Emilie restò stesa sul sedile posteriore finché l'auto non fu più visibile dalla folla dei giornalisti. O'Hare era piena di gente durante la festa del Labor Day, quindi nessuno avrebbe fatto caso a una ragazza vestita di bianco. Nessuno si sarebbe accorto che indossava un abito di seta disegnato da un grande stilista apposta per quel giorno e che avrebbe lasciato al cliente successivo un velo bordato di perle da novecento dollari. Lei avrebbe preso il primo aereo, senza sapere nemmeno dove fosse diretto.

    Non voleva più saperne né di uomini né di matrimonio.

    Tutto cominciò con un paio di scarpe. Matt guardava sua figlia seduta in silenzio mentre la commessa le infilava un paio di robusti stivali. La bambina fece una strana smorfia.

    «Le tue sorelle hanno lo stesso tipo di stivali» le assicurò Matt. «Sono ideali per i giorni di pioggia.»

    Melissa non lo guardava.

    «Alzati, tesoro, e fammi vedere come ti stanno» le suggerì la commessa.

    Melissa scivolò lentamente giù dalla sedia e la commessa premette i pollici sulla punta degli stivali. «Sono perfetti» disse a Matt.

    «Bene. Li prendiamo.»

    «Non voglio tenerli addosso» si lamentò la piccola.

    «Allora rimettiti le tue scarpe da ginnastica.»

    «No. Le odio, sono troppo strette.»

    Matt si sforzò di sorridere alla commessa, che gli ricambiò il sorriso mentre batteva la scontrino.

    Matt lasciò la mano della figlia minore, Mackenzie, e prese il portafogli per pagare tre paia di stivali. Nel frattempo Martha si diresse verso il reparto abbigliamento, ma Matt non la perse di vista tra la folla, prese per mano le altre due figlie e raggiunse Martha in un altro luogo, a lui poco familiare, per acquistare degli abiti nuovi per la scuola. Avrebbe dovuto accettare di farsi aiutare da Stephanie, ma non era ancora pronto ad ammettere che ne aveva bisogno. Se la sarebbe cavata lo stesso.

    «Papà!» Martha teneva in mano un piccolo pezzo di stoffa nera di lamé. Matt immaginò che fosse una minigonna. O un fazzoletto? «Voglio provarla!»

    «Assolutamente no.»

    La bambina ripose la gonna con espressione delusa, mentre Melissa lasciò la mano del padre per raggiungere la sorella maggiore. Matt si domandò se non fosse stato troppo brusco, ma non poteva permettere che la sua figlia maggiore, di soli sette anni, andasse a scuola vestita come un'attrice di Hollywood. Matt cercò una commessa, ma il reparto abbigliamento per bambini era sovraffollato.

    «Papà, ce ne andiamo?» chiese Mackie strattonandolo.

    «Non ancora, Mackie. Dobbiamo comprare prima dei vestiti nuovi.»

    «Facciamo presto?» lo pregò la piccola sgranando i grandi occhi castani come quelli del padre.

    «Certo» promise lui, guidandola verso una sedia vuota. «Siediti qui, mentre io aiuto Marthy a scegliere qualcosa.»

    «Voglio andare a casa.»

    «Anch'io» disse Matt scompigliandole i riccioli. «Se te ne stai buona andremo via il prima possibile.»

    Matt raggiunse le altre due figlie pensando che acquistare degli abiti sarebbe stato più difficile del previsto.

    «Io voglio una gonna» disse Martha. «Le mie amiche le portano, io sono l'unica...»

    «Bene» la interruppe Matt. «Basta che non sia corta

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