In viaggio con un sogno: Harmony Collezione
Di Anne Mather
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In viaggio con un sogno - Anne Mather
successivo.
1
L'uomo aspettava con impazienza davanti alla porta quando Tess, a bordo dell'auto della sorella, superò la galleria per andare a parcheggiare nella piazzetta adiacente. Aveva visto quell'uomo con la coda dell'occhio, concentrata com'era nella guida a sinistra, eppure non le era passata inosservata l'aria di ostilità impressa sul volto.
Tess scosse la testa dandosi della paranoica. Quel tizio non poteva essere lì per lei, e comunque era in orario, non come i vicini di bottega che non aprivano mai prima delle dieci di mattina. Una certa flessibilità nell'apertura dei negozi era stata la prima cosa che i commercianti le avevano insegnato sin dal primo giorno in cui era arrivata a sostituire Ashley alla Galleria Medici.
Tess sperava di essersi sbagliata. Forse quell'uomo era un amico di sua sorella e non sapeva che Ashley era partita lasciando lei come sostituta. Entrò dalla porta sul retro e con passo leggero corse alla finestra. Spiò attraverso i fori della tapparella e vide che quel tizio era ancora lì, con la stessa aria torva. Si rassegnò ad affrontare una discussione.
Decise di farlo attendere qualche istante, così tornò sui suoi passi e si fermò nel piccolo ufficio situato sul retro dove Ashley non solo archiviava i documenti ma si prendeva anche qualche pausa dal lavoro. In un angolo, infatti, c'era un tavolinetto con sopra una caffettiera, e Tess indugiò sull'idea di prepararsi un caffè. Alla fine, però, prevalse il senso di responsabilità, e andò ad aprire.
In ogni caso, prima di aprire la porta, Tess sollevò le tapparelle per studiare il suo visitatore. Era più alto della media degli italiani, e aveva dei lineamenti decisi e tenebrosi. Non era propriamente bello, ma Tess era sicura che qualsiasi donna lo avrebbe trovato attraente. Emanava un fascino che puntava dritto ai sensi, una forza selvaggia che procurò in lei stessa un brivido lungo la schiena.
Sì, quell'uomo era proprio il tipo che sarebbe piaciuto ad Ashley...
Tess si convinse subito che quella visita avesse poco a che fare con l'arte, e che fosse di natura strettamente personale. Quando si decise ad aprire la porta, l'uomo si voltò lanciandole uno sguardo di sufficienza.
Il primo istinto fu quello di richiudergli la porta in faccia, ma poi Tess si sforzò di sorridergli e gli disse: «Buongiorno, in che cosa posso esserle utile?».
Il tizio serrò le labbra contrariato ma non disse nulla. Infilando le mani in tasca, entrò nella galleria e fece un giro osservando a uno a uno i quadri appesi alle pareti.
Che si fosse sbagliata nell'associare quell'uomo a sua sorella?, pensò Tess. Doveva seguirlo e illustrargli i quadri?
Ma chi diavolo era? Non aveva l'aria di un turista, e le sembrava troppo presto perché fosse un possibile acquirente. Senza contare il fatto che da come guardava i dipinti sembrava che li stesse disprezzando.
Se Ashley ha qualche problema con questo tizio, non la invidio proprio, pensò Tess tra sé. Non mi sembra uno che accetti facilmente un rifiuto o una sconfitta.
Indecisa se lasciarlo fare o tornare a domandargli se avesse bisogno di qualcosa, Tess continuò a studiarlo. Indossava un vestito color antracite che doveva valere l'equivalente di due anni del suo stipendio. A quella considerazione, Tess si sentì improvvisamente inadeguata nella sua gonna di cotone lunga e gli anfibi. Ashley, al contrario, non si sarebbe sentita fuori posto in uno dei suoi eleganti tailleur e i tacchi vertiginosi.
A un tratto, lo sconosciuto si girò e la scrutò dalla testa ai piedi con aria di sufficienza. Per poco Tess non svenne, al cospetto dello straordinario potere magnetico che quei due occhi color ambra emanavano.
«La signorina Daniels?» esordì con tono affabile e quasi privo di accento. «È, come dire... piuttosto illuminante fare la sua conoscenza. Devo ammettere che non è la persona che mi aspettavo.» Tacque un istante, quindi aggiunse in tono sdegnoso: «Ciò non toglie che deve dirmi dove posso trovare mio figlio».
Cos'era? Una minaccia? Tess non si aspettava certo quel tono, ma allo stesso tempo si rese conto che quell'uomo si stava sbagliando. Era Ashley che cercava, di sicuro non lei.
In ogni caso, che diavolo ne poteva sapere sua sorella del figlio di quel tizio? Ashley era ritornata in Inghilterra per badare alla madre.
«Credo ci sia un malinteso, signore» replicò lei.
«No, signorina Daniels, è tutto chiaro» rispose l'altro in tono brusco. «Io sono convinto che lei sappia dove si trova Marco. Il mio investigatore vi ha visto all'aeroporto insieme.»
Tess lo guardò costernata. «Mi dispiace, si sta sbagliando...»
«Solo perché ora la trovo qui? Lei e mio figlio avete comprato i biglietti per Milano, ma evidentemente avete cambiato idea a Genova. Infatti non eravate sull'aereo che è atterrato a Malpensa. Per fortuna mi è venuto in mente di venire qui e grazie a Dio l'ho trovata.»
«Ma io non...»
«Prego?»
Tess era consapevole di apparire assurda. «Io... io non sono la signorina Daniels... cioè... sì, ma non sono quella giusta... Lei sta cercando Ashley Daniels, mia sorella.»
L'uomo la fissò strizzando gli occhi. «È tutto ciò che sa dire?»
«Ma è la verità» rispose lei indignata. «Il mio nome è Tess. Teresa, per la precisione, anche se nessuno mi chiama così.»
Lo sconosciuto la squadrò dalla testa ai piedi, incapace di crederle.
«È vero» ripeté lei. «Posso provarlo» aggiunse con un lampo d'ispirazione. «Ho il passaporto con me. Le basta come prova?»
«Me lo mostri» disse l'altro in tono autoritario.
Benché contrariata dal tono, Tess ubbidì e scomparve nell'ufficio per andare a recuperare il documento. Quando si voltò per ritornare indietro, Tess per poco non urtò contro quel fisico massiccio che le stava ostacolando il passo. «Ecco» gli disse mostrandogli il passaporto in preda a un'ondata di panico. Chi era quel tizio, dopotutto? Sembrava conoscere sua sorella e neppure tanto bene, se l'aveva scambiata con lei. Inoltre non aveva per niente un'aria socievole.
«Ora mi stia a sentire» riprese lei concitata. «Non so chi sia e che cosa voglia. E comunque stiano le cose, non credo abbia il diritto di piombare qui e di accusare me, o meglio, mia sorella di... di...»
«Aver sequestrato mio figlio?» completò l'uomo gettando con aria sprezzante il documento sulla scrivania. «Attenzione, signorina Daniels. La situazione non cambia di molto solo perché lei è la sorella di Ashley. Marco è scomparso insieme a sua sorella, e io sono convinto che lei sappia dove si trovino in questo momento.»
«No!» urlò lei. «Cioè, so dove si trova Ashley. È a casa in Inghilterra, dalla madre che non si sente bene.»
«È questo il motivo per il quale lei la sta sostituendo?»
«Esattamente. Io sono un'insegnante. Al momento ci sono le vacanze pasquali, e così sono potuta venire qui a sostituirla.»
«Lei è una bugiarda, signorina Daniels» l'accusò l'uomo. «Visto che vive in Inghilterra, perché non si è premurata lei di badare a sua madre?»
«La madre di Ashley non è mia madre» rispose Tess, infuriata all'idea di dover dare tante spiegazioni a uno sconosciuto. «Mia madre è morta quando ero una ragazzina e mio padre si è risposato. È soddisfatto adesso? E ora mi ascolti. Mi dispiace per la scomparsa di suo figlio ma mia sorella, e tantomeno io, non c'entriamo affatto in questa faccenda.»
«Si sbaglia» la contraddisse lui lasciandola passare. «Ashley e Marco sono ancora in Italia. Mio figlio non può averla seguita all'estero, non ha ancora il passaporto.»
«Lei ha accusato mia sorella di sequestro. Il che è ridicolo» ribatté Tess. «Se Ashley e suo figlio sono insieme saranno pur affari loro, non crede?»
«No, visto che mio figlio ha solo sedici anni e va ancora a scuola. Non pensa che un ragazzo di quell'età debba stare con dei coetanei invece di correre dietro a una donna matura in giro per l'Italia?»
Tess deglutì scioccata. Sedici anni! Non era possibile! Ashley poteva interessarsi a un uomo come lui, non certo al figlio sedicenne!
Inoltre, a quanto ne sapeva lei, Ashley era in Inghilterra. Si erano sentite per telefono qualche giorno prima, e in quell'occasione sua sorella le aveva chiesto di trascorrere qualche giorno in Italia. Ashley non poteva chiudere la galleria e le aveva chiesto il favore di sostituirla, assicurandole che sarebbe stata via solo per un breve periodo.
«Mi spiega come può essere tanto sicuro che in questa storia sia coinvolta mia sorella, se non l'ha mai conosciuta?»
«L'ho vista qualche mese fa, ma nel frattempo ho conosciuto decine e decine di persone» ribatté l'uomo lanciandole un'occhiata spazientita. «In ogni caso, l'investigatore non può aver sbagliato. Una settimana fa è riuscito a contattare sua sorella, la quale gli aveva promesso di parlare con Marco per fargli capire che non avevano futuro insieme. Quanti anni ha, sua sorella? Ventiquattro? Venticinque? Troppo grande per un ragazzo di sedici anni.»
«Ashley ha ventotto anni» puntualizzò lei, come se ciò potesse fare differenza. In realtà, lei stessa non sapeva che dire e neppure cosa pensare. Ma le cose stavano così, Tess non poteva che essere d'accordo. Possibile che Ashley le avesse mentito spudoratamente?
A pensarci bene, non era tanto assurdo, rifletté Tess. Quando Ashley le aveva chiesto di sostituirla per prendersi cura della madre, in effetti la cosa le era sembrata strana. Andrea, la madre di Ashley, non era una donna molto forte, e da quando il marito era morto d'infarto aveva iniziato ad accusare una serie di disturbi. Tess aveva sempre sospettato che Ashley avesse accettato quel lavoro in Italia per allontanarsi da lei. Badare a un genitore ipocondriaco non rientrava nel suo stile.
Ma anche in tal caso, la situazione era comunque inconcepibile. Possibile che Ashley avesse una storia con un sedicenne? C'era un solo modo per scoprirlo: telefonare alla madre di Ashley. Ma Tess non intendeva farlo. Se l'avesse trovata a casa, sua sorella avrebbe potuto accusarla di non fidarsi di lei.
«Non so che dire» ammise infine Tess accarezzandosi la nuca. Si era tagliata i capelli appena prima di partire nella speranza di apparire più adulta, ma non era sicura di aver raggiunto l'obiettivo. Infatti, quell'uomo la stava fissando come se fosse stata un'adolescente.
«Be', potrebbe cominciare col dirmi dove si trovano» replicò l'altro. «Capisco che non voglia tradire la fiducia di sua sorella, ma si renderà pur conto che è necessario chiudere questa storia.»
«Non ho la più pallida idea di dove siano. Sul serio, mi creda» insistette lei. «Per quanto ne so io, Ashley è in Inghilterra.»
«D'accordo. Allora può telefonarle» concluse l'uomo dando voce ai suoi pensieri di poco prima. «Se sua sorella è dalla madre, le farò le mie più sincere scuse.»
«E in caso contrario?» replicò lei con un po' d'apprensione.
«Non ha motivo di