Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

L'ultima consegna
L'ultima consegna
L'ultima consegna
E-book213 pagine3 ore

L'ultima consegna

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Fantascienza - romanzo (161 pagine) - L'invalicabile Barriera sanitaria proteggeva Mhule, l'ultima città della Terra. Ma non era in grado di fermare Nightingale.


Mhule, città artica governata dalla teocrazia della Congregazione. Che la tiene sotto il tallone di ferro, e che, allo stesso tempo, la protegge da epidemie e pandemie con la Barriera Sanitaria e la tacita alleanza con la multinazionale Förgifta. Ma nessun sistema è perfetto: il granello nell'ingranaggio si fa chiamare Nightingale, uno spacciatore di droga e farmaci che si prostituisce per lavoro; immune agli agenti patogeni, fa il corriere ‘sessuale’ di virus, ed è ricercato come terrorista. Braccato dalla Congregazione, deve nel frattempo nascondere la sorella contagiata, nonché somministrarle le cure necessarie alla sopravvivenza.

Un romanzo dall'azione serrata in un'ambientazione evocativa, giunto in finale al Premio Odissea.


Classe 1968, nata a Milano ma ligure di adozione, Camilla Ferroni vive in provincia di Genova, dove lavora. Appassionata fin da bambina di lettura e scrittura, ama dedicarvi il tempo libero dagli impegni professionali. Dopo un diploma di liceo linguistico e una laurea in lingue, nel 2014 corona un sogno: frequenta il liceo artistico, consegue il diploma in Arti Visive e continua a studiare pittura. Accanita divoratrice di libri, incantata dalla magia della parola scritta che apre la mente e regala emozioni e ali per volare lontano, dal rifugio della sua casa affacciata sul mare ha deciso di tradurre sulla carta i sogni, e gli incubi, che ha in testa. Ha esordito con il romanzo Semi di Guerriglia.

LinguaItaliano
Data di uscita15 set 2020
ISBN9788825412901
L'ultima consegna

Leggi altro di Camilla Ferroni

Correlato a L'ultima consegna

Ebook correlati

Fantascienza per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su L'ultima consegna

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    L'ultima consegna - Camilla Ferroni

    9788825405330

    I

    Sospiro, accavallo le gambe, spingo gli occhiali sul naso e mi guardo intorno. Devo avere la febbre. Una luce rossa lampeggia e avvisa i viaggiatori della partenza: con lentezza la motrice ricomincia a muoversi e quando anche l'ultimo vagone sparisce nel tunnel che conduce alla stazione successiva, un soffio di aria fredda percorre la banchina deserta. Mi alzo, le mani nella tasche dei pantaloni. Gli ultimi ritardatari si affrettano verso gli ascensori che portano in superficie. Comincio a camminare su e giù lungo il marciapiede. Seguo con lo sguardo gli spazzini che hanno cominciato a rovesciare i cestini.

    – Nightingale.

    Mi giro di scatto, i muscoli tesi, pronto a reagire.

    L'uomo al mio fianco abbassa la sciarpa di lana e finge di soffiarsi il naso: – Scusa il ritardo.

    Mi rilasso e tiro fuori il cellulare dalla tasca. Premo tasti a caso mentre controllo la situazione con la coda dell'occhio. Gli lancio un'occhiata di sfuggita: quarant'anni a occhio e croce. Tinto. Vestito all'ultima moda. Almeno stavolta non hanno mandato un vecchio. – Karonte, giusto?

    Annuisce.

    – Prima i soldi.

    Un altro cenno del capo poi fruga nel piumino ed estrae un pacchetto di sigarette. – La chiavetta è dentro – sussurra – sbrigati. Krista ci aspetta al terzo livello.

    Aggrotto le sopracciglia mentre sfilo il piccolo oggetto: – Due corrieri? Avreste dovuto informarmi. – Cazzo, doppio contagio. – Non provate a fottermi. – Avrei potuto aumentare la tariffa. – Non mi piacciono le improvvisate – dico e con il pollice verifico che i contatti del dispositivo non siano rovinati – riferisci ai tuoi capi che non conviene prendermi per il culo: potrei decidere di vendermi a qualcun altro. – Faccio sparire la chiavetta nella tasca dei jeans. – All'Esterno la concorrenza non manca.

    L'agente della Drog mi osserva di sbieco: – Nervoso?

    – Sono un professionista – rispondo a voce bassa – devo trasmettere l'infezione a un solo veicolo. Gli accordi erano questi. Non è mia abitudine cambiare cavallo in corsa e mi aspetto correttezza anche dai miei soci in affari.

    Mastico una gomma per dissimulare il disagio. Dovrei alzare i tacchi. Mi gratto la barba. Dieci a uno che se adesso facessi saltare l'accordo la chiavetta sarebbe disabilitata nel giro di un'ora al massimo. Addio soldi. No, non posso rischiare. – Ok. Andiamo avanti.

    Karonte si incammina con aria soddisfatta.

    Lasciamo la banchina, risaliamo nell'area commerciale ancora piena di vita e cominciamo a camminare lungo i tunnel dove i negozi non chiudono mai, le insegne lampeggiano e una musica assordante rimbomba per le volte. Ci mescoliamo alla folla, distanziati di qualche passo. Guardiamo le vetrine. Cambiamo livello e direzione per un quarto d'ora senza mai usare due volte lo stesso ascensore o la medesima scala mobile.

    – Tutto tranquillo. – L'agente della Drog si accende una sigaretta e soffia un filo di fumo verso l'alto.

    Apro il colletto. Sì, ho la febbre. – Dove?

    – I cessi in fondo alla rampa. Sono in manutenzione. – Un grimaldello compare nella mano destra. – Entriamo con questa.

    – Cazzate. Ci vedranno tutti e qualche imbecille avviserà la Congregazione. – Affretto il passo. – Ho la macchina nel garage dall'altra parte della strada. Box chiuso. Livello intermedio. Più sicuro.

    – Te la fai sotto, Nightingale? Non è da te.

    Svolta in un budello tra due bar. Mi fermo, indeciso. La sagoma ingobbita si staglia in fondo al cunicolo e mi fa cenno di entrare. Un'ultima occhiata in giro. Nessuno fa caso a me. Karonte batte tre volte sulla porta e poi forza la serratura.

    – Dentro. – Mi sfiora un braccio. – Niente luce.

    Una lampadina di sicurezza diffonde un alone fosforescente che rischiara appena l'ambiente. I nostri volti sono in ombra. L'agente della Drog chiude la porta a chiave.

    – Ce ne avete messo di tempo. – La voce di donna proviene dal buio davanti a noi.

    – Krista, immagino. – Dico mentre tolgo gli occhiali e li ripongo nel taschino del giubbotto.

    – Immagini bene – viene avanti, nuda – peccato non possa darti un'occhiata anch'io.

    Sorrido ed espiro piano. – Ok, facciamo in fretta – dico mentre tolgo la giacca e la appendo alla maniglia della porta – cosa preferite? Assieme o uno alla volta?

    – Il contagio è sicuro? – Karonte si avvicina.

    – Certo, H85 è molto aggressivo per via sessuale: il minimo contatto è sufficiente per la trasmissione. – Mi slaccio la cintura. – Se volete posso tagliarmi, ho una lametta con me – sollevo il maglione e sbottono la camicia – non mi offendo, anzi – passo una mano sullo stomaco dove la pelle brucia come il fuoco – e poi a essere sinceri mi sembrate piuttosto a disagio…

    – Facciamo già un mestiere di merda – Krista rompe gli indugi e si avvicina, mi prende per mano e mi guida fino ai lavandini – almeno divertiamoci un po'. – Mi apre i pantaloni e infila una mano nei boxer. – Diavolo, non si può dire che tu sia uno che perda tempo – ride e si issa sul marmo, le gambe aperte. – Forza, fammi vedere quello che sai fare.

    Accarezzo controvoglia il corpo spigoloso. Le poso una mano dietro la nuca e ci baciamo con finta passione poi la prendo senza troppi complimenti. Alle nostre spalle Karonte si accende una sigaretta e si gode la scena. Ammetto che per essere una sveltina Krista si impegna. Aumento il ritmo e dopo un po' la aggancio. Grida. Le copro la bocca con la mano mentre anch'io mi lascio andare: – Sssh, zitta – ansimo – vuoi che ti sentano fino in superficie? – Aspetto che le ultime contrazioni si spengano e mi concentro sul pensiero dei minuscoli filamenti di H85 che si scavano la via nelle cellule di Krista. Quante ore le rimangono? Vuoto a perdere. La Drog non è poi così migliore della Förgifta. Le strofino il pollice sulle labbra. Lei lo lambisce poi lo morde piano. Forse non passerà neanche la barriera sanitaria. Mi ritiro e arretro di qualche passo per darle il tempo di ricomporsi.

    Karonte mi stringe le spalle e mi inchioda al muro. Mi infila le mani sotto la camicia. Sfiora il piercing al capezzolo sinistro poi continua a esplorare e a strofinarsi contro di me. Per un po' lascio fare poi mi giro di scatto e lo afferro per il bavero: – Ehi, stai prendendo la cosa troppo sul serio: questo è lavoro. I tuoi capi non sarebbero contenti di sapere che perdi tempo – con un calcio apro la porta di un cesso e lo costringo a chinarsi sulla tazza – anziché pensare al loro prezioso virus. – Lo spoglio quanto basta. – Rilassati. – Dentro. Lui si irrigidisce, le braccia tese sull'asse a sorreggere il nostro peso. – Mi sembrava che ti piacesse – gli ringhio nell'orecchio mentre comincio a muovermi – è la prima volta che fai il corriere per la Drog? – Geme qualcosa ma non capisco: sto male, che cazzo succede? Respiro a pieni polmoni e scuoto la testa. Più veloce. Prima finiamo questo schifo, meglio è per tutti. Quando vengo mi mordo le nocche per ricacciare indietro un conato. Mi ritiro quasi subito e barcollo all'indietro mentre Karonte si accascia.

    – Avete finito? – Krista è appoggiata allo stipite: si è rivestita ed è pronta ad andarsene.

    – Sì – tiro su i jeans, infilo la camicia nella cinta e riabbasso il maglione. – Avete il kit?

    La donna fruga nella borsetta ed estrae il test. Si punge il dito e lascia cadere una goccia di sangue nel lettore. – Positivo. – Allunga la mano verso Karonte, che si è rialzato. Lo osservo ripetere la procedura. – Positivo.

    – Spaventoso. – Mormora Krista.

    Apro un rubinetto e mi sciacquo il viso. Ho la pelle bollente. Infilo il giubbotto. – La Drog avrà il suo virus – controllo che la chiavetta con i soldi sia al sicuro nella tasca – ora usciamo da qui. – Guardo l'orologio. – Vi porto al treno per l'Esterno e vi mollo alla barriera sanitaria. Come passarla sono cazzi vostri.

    II

    Esco per primo e reggo il battente per Krista e Karonte mentre una smorfia mi increspa le labbra: considerato quello che vi aspetta posso concedervi un piccolo gesto di galanteria. Lui sfila oltre senza voltarsi, curvo, il bavero alzato e chiuso fino al naso dalla sciarpa e il volto nascosto da un cappello a tesa larga. – Forza, bella – dice alla compagna – dobbiamo sbrigarci, lo sai anche tu che quelli della Drog non amano attendere troppo – tira su con il naso – e io voglio la mia parte alla svelta… – Una risatina di nervi. – E la cura. – Nel pugno serra il grimaldello per richiudere la porta dei cessi.

    Krista sguscia tra noi avvolta in una pelliccia sintetica da lavoro. Uno zaino con gli attrezzi le piega la schiena. – Non rompere, arrivo – risponde di malagrazia. A un'occhiata superficiale sembra davvero un operaio addetto alle stazioni di riscaldamento all'Esterno.

    Il compagno le lancia un'occhiata in tralice poi si raschia la gola e sputa in terra. – Nightingale, tu sai che fa questo virus? – Chiede con la testa china a osservare il grumo sanguinolento ai suoi piedi.

    Alzo le spalle. – Due linee di febbre e un po' di mal di pancia. – Rispondo asciutto, le mani in tasca. – Altre domande intelligenti? – La vibrazione del cellulare seppellito nei jeans mi distrae. Lo sfilo per vedere il display: Layla. – Muovete le chiappe – ringhio – non rischio di farmi beccare dalle ronde e di finire in galera perché voi due ve la prendete comoda.

    – Vaffanculo – Karonte si affanna con la serratura – perché tanta scena? Ti hanno pagato una fortuna, e per un paio di scopate. E poi che ti costa dirci la verità?

    Copro lo schermo con la mano per smorzare il chiarore mentre le dita volano sulla tastiera. Ti chiamo dopo, sorellina. Stai tranquilla, è tutto ok. – Diamoci un taglio. Tra poco quelli della Congregazione scenderanno a chiudere la stazione.

    – Cazzo – l'agente della Drog ha un moto di stizza – ti ho fatto una domanda.

    Ripongo il telefono e allargo le braccia: – Ehi ehi calma! – Arretro verso l'ombra del muro. – Che volete da me? Non vi sembra un po' tardi per avere dubbi? I vostri amici non vi hanno raccontato niente? – Mi appoggio alla parete e mi strofino la fronte con il dorso della mano. – La prima regola in questo ramo d'affari è tenere il becco chiuso. – Rabbrividisco. – Vi facevo più esperti. Invece la Drog ha mandato due principianti. – Faccio schioccare la lingua contro il palato. – Non è igienico lavorare con cagasotto e dilettanti.

    Karonte accenna ad alzarsi. Krista si interpone: – Avanti, Nightingale, i soldi li hai presi – mi dice in tono conciliante mentre spinge il compagno da parte – non hai niente da perdere, la nostra è solo curiosità.

    Guardo in su lungo il corridoio: il brusio della folla è un'eco lontana. Torno a concentrare l'attenzione sui due agenti. Ma sì, in fondo che mi frega, tra qualche ora saranno due cadaveri mentre il sottoscritto si delizierà il palato con un cocktail ghiacciato. Sì, da Al's, così con un po' di culo riesco ad arrotondare con qualche pastiglia. In fondo sono tre giorni che non mi faccio vedere: i tossici mi aspetteranno come il messia. – Ok. – Schiarisco la voce. – Liquefazione dei tessuti molli, degenerazione cerebrale, convulsioni, coma, morte. – Sospiro. – Otto, dieci ore al massimo dopo il contagio. Dipende dal soggetto.

    Silenzio. Lei fa un passo indietro come se l'avessi colpita in viso. Lui si risolleva, la mano ferma a mezz'aria, e scruta l'oscurità nella mia direzione con espressione incredula. Sorpresa! Scommetto che vi hanno rifilato un sacco di balle.

    La chiave scivola dalle dita di Karonte: – Stronzate – si asciuga i palmi sulle gambe dei pantaloni – non ti credo.

    – Volevate sapere, no? Ho solo soddisfatto la vostra… curiosità. – Guardo in direzione di Krista: – Dico bene? – Le chiedo.

    L'uomo si china a raccogliere l'attrezzo. – Saresti già morto. – Si ferma ai limiti del cono d'ombra, osserva la punta delle mie scarpe da ginnastica poi si gira verso la donna: – Tu che dici?

    Lei lo affianca, le forme irriconoscibili, il cappuccio calato sul volto. Trema, fatica a respirare e le labbra cianotiche sono appena dischiuse. – Vuoi prenderti gioco di noi? – tossisce.

    Non rispondo.

    – Da quanto hai contratto la malattia? Un giorno? Due? – Prosegue lei. – Se fosse tutto vero… come faresti a… – balbetta.

    – Essere ancora vivo? – finisco per lei con finta allegria. – E ad avere anche la forza di farmi un paio di sveltine? – Rido: – Sono o non sono il grande Nightingale? – Batto il palmo contro la coscia. – Andiamo, signori, un professionista non va certo in giro a raccontare i segreti del mestiere. – Mi avvolgo una sciarpa attorno al collo e la alzo a celare in parte il viso. – E ora, se abbiamo finito con i giochetti, direi di muoverci. – Faccio un passo avanti nel chiarore delle luci al neon. – E poi questa conversazione non ha senso – aggiungo a voce bassa – l'affare è concluso.

    Karonte annuisce. – Facciamo in fretta allora. La Congregazione chiude i varchi tra sei ore. Voglio essere all'Esterno ben prima… Forse dici il vero, forse no, ma sarò più tranquillo quando mi pomperanno in vena l'antidoto.

    Scrollo le spalle e con un cenno della mano lo invito ad avviarsi lungo il corridoio. La donna mi affianca e mi stringe l'avambraccio: il gesto mi coglie impreparato e per un istante mi intenerisce. D'istinto copro la sua mano con la mia e le dico: – Di sicuro non mi vuoi ringraziare per quello che ti ho dato.

    – Chissà, Nightingale – Krista scherza con un filo di voce – magari lavoreremo ancora assieme.

    – Non credo – rispondo – non mi è mai capitato di avere a che fare due volte con lo stesso corriere. – Aggrotto le sopracciglia e mi strofino gli occhi: una lente a contatto scivola fuori posto e comincio a lacrimare. Merda. Devo sganciarmi e tornare a casa alla svelta: ho bisogno di una doccia e di qualche ora di sonno.

    Ci incamminiamo uno alla volta, i due agenti della Drog per primi, io dietro, e ci rituffiamo nel fiume di folla. Avvicino Karonte di spalle. – Giù, al treno. – Sussurro e passo oltre senza voltarmi.

    Giacconi, cappelli, nuvolette di fiato: i viaggiatori battono i piedi a terra e le mani contro il corpo per riscaldarsi. Ora di punta di un'altra sera di gelo a Mhule dove l'inverno artico sembra non finire mai. Il maxi schermo pubblicitario dall'altra parte dei binari cambia immagine: occhi rossi di febbre e labbra contratte. La modella è giovane ma ha la pelle color cenere che si screpola e sfoglia in tempo reale al ritmo del jingle. Poveraccia. Mi siedo su una panchina, infilo le dita nelle pieghe della sciarpa per sfregarmi la barba e poi, con entrambe le mani, pettino i capelli all'indietro. Inforco gli occhiali a specchio, mi guardo intorno, mi chino ad appoggiare i gomiti sulle ginocchia e mi aggiusto nella posizione. Non curarsi è una pazzia, non vaccinarsi è un'azione irresponsabile. La punta del piede segue la musica. Ogni giorno scopriamo nuove malattie. Alzo le sopracciglia e osservo le immagini al di sopra delle lenti. Oppure arrivano a noi da quelli di fuori. Riprese della barriera sanitaria a nord della città, filo spinato, guardie e cani con le zanne snudate che latrano alla

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1