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Oltre il campo di grano
Oltre il campo di grano
Oltre il campo di grano
E-book50 pagine41 minuti

Oltre il campo di grano

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Info su questo ebook

Horror - racconto lungo (33 pagine) - Attento. La bestia è là fuori…


Dalla stalla di Dino è scappato un animale misterioso. L'allevatore va a cercarlo nel bosco, imbattendosi in una villa abitata solo da corpi mutilati e da un'algida bambina. Terrorizzato dalla scena decide di tornare a casa. Non può sapere, però, che qualcosa lo sta seguendo…


Francesco Damiani nasce a Conversano (BA) nel 1993. Si trasferisce presto in Toscana, dove inizia a scrivere: nel 2017 esce per NullaDie L’anima delle Vettovaglie, a cui fa seguito nel 2018 la raccolta di racconti Tronco d’arancio edito da Eretica Edizioni. Nel 2018 è anche vincitore del concorso letterario “Amore ti scrivo” indetto dal Circolo Culturale Castions. Collabora con la rivista on line Indielife.

LinguaItaliano
Data di uscita19 mag 2020
ISBN9788825412314
Oltre il campo di grano

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    Anteprima del libro

    Oltre il campo di grano - Francesco Damiani

    Indielife.

    1

    Non ci si abitua mai alla puzza di sterco che si raggruma in gola. Chi dice il contrario o mente, o non ha mai spalato la merda.

    Afferro la cinta dei pantaloni che mi stringe la vita e la tiro su con entrambe le mani, accompagnando il gesto con un movimento brusco del bacino. La schiena protesta.

    – Sta tranquilla, vecchia mia. Anche per oggi è quasi fatta – borbotto portandomi i palmi alle reni dolenti. Il grasso ventre borbotta contrariato; coloro che si perdono a guardare il sole al tramonto, come una fottuta arancia appesa su carta di giornale, scommetto che non hanno mai lavorato in vita loro. Mi asciugo il sudore sulla fronte con la manica della camicia, sotto le ascelle la camicia verde è tinta di due enormi aloni scuri. Ora che la carriola è finalmente piena, bestemmio e lascio cadere la pala.

    – È ora di rientrare! – urlo alle bestie che grugniscono dentro il recinto elettrificato. So perfettamente che non possono capirmi. Lo vedo a guardarle in quegli occhi neri e acquosi, che sembrano vacche imbalsamate, ma a stare tutto il giorno qui da solo il silenzio ti si infila nel cervello e ti fa andare fuori di testa. E io non ho più canzoni da cantare. Lo spiazzo di terra brulla tra la stalla e il recinto del pascolo, la rimessa degli attrezzi e campi a vista d’occhio; tutto il giorno tutti i giorni. Quelle bestie sono l’unica cosa che respira nei dintorni, levati i sudici ratti che squittiscono al buio, quando apro la stalla. Mai una volta che Marisa o Sauro mi venissero a dare una mano.

    A passi lenti, ondulando il pancione sul davanti, apro il lucchetto della rimessa degli attrezzi. Impreco e torno a prendere la pala per posarcela. Ne riesco con il tubo, a cui effettivamente servirebbe una lavata. Schizzi violacei e marroni ne insozzano la superficie, rendendolo a prima vista molto più simile ad un bastone.

    Chissà cosa avrà cucinato Marisa stasera. Spero non il pollo un’altra volta. Ho detto e ripetuto che la carne non la digerisco più, e se poi mi arrabbio lei frigna e si lamenta. E non si dorme bene.

    Con il tubo in mano costeggio il recinto. Mentre cammino gli stivali schiacciano il fango con quel rumore che fa tanto ridere quel demente di Sauro. Mi porto lentamente alle spalle del gregge, a sessantanove anni è anche normale che le gambe non siano più quelle di una volta. Cerco di sbrigarmi a infilare il tubo in uno dei buchi del reticolo, abbastanza alto da poter arrivare al culo flaccido della bestia più vicina. Uso entrambe le mani, il maledetto pezzo di ferro, da tenere teso davanti al petto, pesa come un indemoniato. Quando premo il tastino rosso il primo grido gutturale smuove gli animali, che già si avviano verso la stalla. Servono altre tre o quattro scosse per farli rientrare tutti.

    Ce n’è uno in particolare che mi piace fulminare, una di quelle più piccole e con gli occhi che mi ricordano quel deficiente di Sauro. Sorrido ricordando la prima volta che le aveva prese, strillava come un’ossessa ma non si era mossa. Pareva che la stessi trucidando con ogni scossa, poi con la schiuma rossa di sangue in bocca aveva barcollato fino alla stalla. Da quella volta quando la fulmino si limita a guardarmi con quegli occhi neri da pesce lesso e scoppio a

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