Nannùn

Di Fabrizio Villanti

Questo racconto parla di un viaggio, di una speranza.
C’è un po’ di realtà, un po’ di fantasia, un po’ di me…

Un popolo, proveniente da un pianeta che un tempo esisteva, non molto lontano dal nostro, cerca di proteggerne un altro da una minaccia incombente, con il rischio di sacrificare la propria esistenza. Ed è in questo sfondo, dove le idee si confondono e le certezze diventano più fragili, che i protagonisti possono tornare, forse, a riscoprirsi.

È anche una storia di sbagli, inevitabili, ma non per questo meno preziosi.
Tutto può tornare ad esser un po’ più magico.

L’autore

Fabrizio Villanti
Nato a Modena, nel 1989. Studia presso il Liceo Classico San Carlo, dove si forgia grazie a una formazione di origine umanistica. Fin da giovane viaggia molto, riuscendo ad approfondire la conoscenza di terre e popolazioni lontane come quelle dell’India, del Vietnam e della Groenlandia. Queste esperienze hanno contribuito a tener viva la sua curiosità e la sua fantasia.

Si dedica per passione alla scrittura e alla fotografia. Amante del cinema fin dalla tenera età, l’autore dirotta, poi, i suoi studi verso quell’ambito, frequentando il Dipartimento di Arte, Musica e Spettacolo all’Università di Bologna, conseguendo la laurea. Approfondisce anche la conoscenza di varie discipline come lo yoga e il massaggio, diventando insegnante.

• Lingua: Italiano
• Editore: Fabrizio Villanti
• Data di uscita: 27 ott 2020
• ISBN: 9791220213202

Anteprima del libro

Tony

INTRODUZIONE

Questo racconto parla di un viaggio, di una speranza. C’è un po’ di realtà, un po’ di fantasia, un po’ di me… Un popolo, proveniente da un pianeta che un tempo esisteva, non molto lontano dal nostro, cerca di proteggerne un altro da una minaccia incombente, con il rischio di sacrificare la propria esistenza. Ed è in questo sfondo, dove le idee si confondono e le certezze diventano più fragili, che i protagonisti possono tornare, forse, a riscoprirsi. È anche una storia di sbagli, inevitabili, ma non per questo meno preziosi. Tutto può tornare ad esser un po’ più magico.

BIOGRAFIA

Fabrizio Villanti

Fabrizio è nato a Modena, nel 1989. Studia presso il Liceo Classico San Carlo, dove si forgia grazie a una formazione di origine umanistica. Fin da giovane viaggia molto, riuscendo ad approfondire la conoscenza di terre e popolazioni lontane come quelle dell’India, del Vietnam e della Groenlandia. Queste esperienze hanno contribuito a tener viva la sua curiosità e la sua fantasia. Si dedica per passione alla scrittura e alla fotografia. Amante del cinema fin dalla tenera età, l’autore dirotta, poi, i suoi studi verso quell’ambito, frequentando il Dipartimento di Arte, Musica e Spettacolo all’Università di Bologna, conseguendo la laurea. Approfondisce anche la conoscenza di varie discipline come lo yoga e il massaggio, diventando insegnante.

Ai bambini grandi,

ai bambini piccoli,

a tutti coloro che hanno osato

guardare oltre le nuvole…

I

Si dice che sia l’intensità dei rapporti a essere importante, più che la loro durata. E il nostro, di rapporto, è stato davvero intenso, vivo, come certi sogni che, senza chiedere il permesso, fanno irruzione quando meno te lo aspetti. Come tutte le cose più belle.

Vi è mai capitato di dare tutto per scontato? Dopo un po’ ci si annoia e l’anima comincia a ritirarsi in sé stessa, a chiudersi, dimenticando che i momenti in cui ci si sente meglio sono quelli dov’è la meraviglia a farci compagnia. Come quando ci si innamora. Veniamo colti di sorpresa, e non ci capiamo più niente. Avete mai visto, con attenzione, l’acqua di una pentola mentre sta bollendo? Basta un po’ di calore, la giusta temperatura, ed ecco che inizia a evaporare. Chissà, forse anche le nostre vite sono così, mentre aspettano di alzarsi in volo… Le intuizioni, quando ci fanno visita, sono come le bollicine di quell’acqua. Ognuno ha le sue, uniche, a volte incomunicabili. Serve avere pazienza, aspettarle, perché si fanno desiderare. E anche farsi domande, qualche volta.

Il mio nome è Brian.

II

Un giorno uscii di casa, avevo voglia di fare una passeggiata in un parchetto. Mi fermai nei pressi di un vecchio stagno a guardare alcune anatre che ci nuotavano sopra, immergendoci, per puro benessere, le loro teste, pitturate di quel bel verde lucente che le contraddistingue. Ad un tratto, una ragazza, che avevo già visto ogni tanto girovagare lì intorno, si avvicinò. Era bella. I suoi lunghi capelli neri, lunghissimi, le accarezzavano delicatamente le spalle.

Ehi, che ci fai qui, amico? Annoiato, eh? disse.

Non ero solito dare troppa confidenza, più che altro per timidezza, così chinai solo la testa per salutarla.

Ti piacciono gli indovinelli? mi chiese. A me sì. Secondo te, cosa permette a un albero di crescere così tanto? Dov’è l’inizio della sua storia?

Beh, il seme, credo dissi con voce un po’ rotta, sentendo che in realtà alludeva a qualcos’altro.

Bravo… E il seme dov’è? continuò.

In profondità…

Salta dentro l’acqua…

Cosa?

Salta dentro l’acqua ho detto. Guarda, così!

E dandomi una spinta, mi fece scivolare giù. Tutto divenne improvvisamente confuso, notavo a stento le bolle d’aria che spezzavano di tanto in tanto quel tetro sfondo subacqueo. Cercavo di riemergere, senza riuscirci, come se fossi precipitato verso gli abissi della terra. Poi diventò tutto buio; ero svenuto, forse. Il luogo in cui mi risvegliai era molto diverso rispetto a quello dove mi trovavo soltanto pochi secondi prima.