Nefith La piramide del sole nero
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Anteprima del libro
Nefith La piramide del sole nero - Aldo Ferrante
NERO
CAPITOLO I
Nel momento esatto in cui l'ultimo pensiero, mi abbandonò, fui avvolto da una fredda luce.
Non mi arrendevo al tempo che mutava, passato e futuro si erano sovrapposti, senza capire che per esistere avevo bisogno di un presente.
Non sapevo che cosa stesse succedendo, sarei precipitato inesorabilmente per non tornare più indietro.
Quel momento era più terribile di tutto quello che avrei potuto immaginare.
Rotolavo nell'onda del tempo e non potevo fare nulla, assolutamente nulla!
Il futuro era terminato per sempre, e il passato dilagava, come in un labirinto!
Più veloce del pensiero la linea del flusso del tempo si stabilizzò, e da quel vortice senza fine, in un impossibile passato, riemerse un ricordo estremamente labile di quello che credevo essere me.
Ad un tratto compresi che dovevo aver oltrepassato una linea intangibile e che adesso mi ero perso in chissà quali profondità dimensionali.
Avvertivo intorno a me una voce:
«Ritrova i tuoi sogni, torna a me!».
Poi la visione prese forma le immagini acquistarono vita e definizione!
Tutto era avvenuto così rapidamente, che ancora non riuscivo a riprendermi dalla sorpresa.
Mi ritrovai, quasi volteggiando, come un astronauta in assenso di gravità, a camminare sospinto da un insolito vento.
Mi parve di ricordare un passato che non era mai esistito.
Evidentemente un altro uomo ne era uscito.
Spalancai a malapena gli occhi, infastidito dal vento misto a sabbia, cercando di mettere a fuoco la mia visione confusa, pronto ad accettare qualsiasi cosa.
Ero ritornato a percepire e a guardare.
Il sole risaltava oscurato nel cielo, da una portentosa tempesta di sabbia che si innalzava.
Impressionante e indescrivibile, il mio viso era sottoposto a una raffica di granelli, che vorticavano pungenti come aghi, a ridosso dei miei occhi.
La visibilità era quasi nulla, ed era impossibile camminare anche, perché la sabbia non risparmiava gli occhi e quindi dovevo tenere le palpebre quasi sigillate.
Era qualcosa di stupefacente la realtà
che mi si presentava.
Esitante, andavo avanti a piccoli passi, ma continuavo a camminare.
Dove stavo andando?
Però qualcosa mi dava la forza per andare avanti.
Fu proprio in quel momento che cominciai ad avvertire qualcosa.
Mi sembrò di percepire un richiamo, un ricordo.
«Ehi, Robert!».
Come per magia il suono di una voce femminile interruppe i miei pensieri.
Mi voltai e la guardai, due occhi dolcissimi mi fissavano.
«Chi sei?», domandai.
«Sono venuta per te, Robert!».
«Vuoi dire che ci conosciamo?».
«Si!», affermò la ragazza.
Al di sopra del velo gli occhi brillavano di una luce arcana.
Ad un certo punto lei si avvicinò con il suo sguardo penetrante.
«Perché quell'espressione sconvolta, Robert?
che cosa ti prende?».
Senza attendere una mia risposta proseguì:
«Seguimi! ».
Senza dubbio, senza ragione la seguii.
In quell'istante attimi di angoscia fluttuante riemersero in una sospensione di ricordi nitidi e percepibili.
Nel giro di pochi attimi eseguii degli ordini imposti
alla mia mente, un richiamo inconfondibile che quello sguardo ipnotico della ragazza mi provocava.
Nel nero vibrante delle sue pupille emergevano delle intermittenze scarlatte in espansione.
Recuperando un'energia che non pensavo di possedere, sentivo quella donna, così vicina alla mia intimità.
Ma non riuscivo a spiegarmi quella sensazione che provavo.
Il mio tormentato flusso di pensieri venne interrotto dalla suadente voce della ragazza.
«Ebbene, Robert? Su, su, vieni con me!».
La seguii e ci avvicinammo ad un vicolo da una via laterale.
Una luce oscurata sembrava filtrare attraverso uno specchio e vedevo che anche lei non gradiva quella luminescenza purpurea.
«Che ne dici se saliamo su da me?».
Il fascino che emanava dal suo corpo mi assaliva ad ondate, l’avvertivo distintamente proprio come quella luce arcana.
Finalmente entrammo in casa.
Sembrava aver letto nei miei pensieri, mi prese per un braccio e mi portò verso una camera.
«Sei venuta da me come in un sogno!».
«Sono venuta qui per aiutarti », mi sussurrò dolcemente.
Poi mi adagiò su un letto:
«Rilassati penserò io a te, Robert!
Ci troviamo in un punto in cui si incrociano diverse linee temporali, le onde dell'oscurità!
Vieni più vicino alla luce!».
Mi sentii gelare fin dentro le ossa, ed ebbi la consapevolezza che quel gelo aveva radici nel profondo del suo essere.
«Ho un messaggio per te Robert!».
E lanciò uno sguardo in direzione di un grande specchio che dominava la stanza.
«Segui il mio sguardo!».
Il mio sguardo incontrò quello di lei e mi sentii sprofondare in un buio profondo, assalito da una sensazione gelida e spaventosa.
«Vai!», sussurrò nuovamente lei.
«Attraversa la soglia!».
Lentamente mi avvicinai e attraversai quella struttura simile a ghiaccio, e chiusi gli occhi.
Improvvisamente gli riaprii.
Non riuscii a credere ai miei occhi.
In lontananza si levavano come guardiani di pietra a salutare la polverosa luce solare, le Piramidi.
Una città era apparsa intorno a me, il Cairo!
Trassi un profondo respiro, assorbendo l'aria polverosa della città: era arrivato, finalmente, ma chi ero?
Quella vista era quasi sufficiente a indurmi a dimenticare la fatica che ci era voluta per arrivare fin là
Si andava manifestando quello che non credevo potesse avere espressione attraverso me, e quel poco che ricordavo si affievoliva lasciando spazio a questa nuova realtà
.
Mi rivolsi a due passanti che conversavano, ma non
fu possibile comunicare con loro, passavo inosservato come se fossi invisibile.
Tentai di parlare con altri due passanti, ma con lo stesso risultato.
Sembrava che fossi colpito da una follia oscura, una terribile perdita della ragione e della comunicazione.
Mi sentivo perso, però un qualcosa di tutto questo viveva dentro di me, ma mi era completamente ignota.
Vagavo nel reticolo inestricabile del Cairo, inebriato dal profumo delle spezie.
Intanto, un’indicazione sulla destra indicava la direzione per il museo egizio.
Non so se il caso o il destino fosse a guidarmi, ma incredibilmente ero giunto davanti al museo.
Sentivo che quello era il punto di arrivo e di partenza di tutto.
Oppure avrebbe fornito qualche altra spiegazione che dipendeva comunque da quel luogo, dove sarei riuscito a comprendere la causa del mio disagio.
Avevo la certezza che proprio da quel posto sarebbe stato possibile capire chi fossi veramente, e chi ero stato.
Sentivo fortemente un richiamo ad entrare, nonostante tutto mi sentii gelare fino alle ossa consapevole che quel gelo aveva radici nel profondo del mio essere.
Mi rifiutai di credere ai miei occhi!
Mi trovavo di fronte a un imponente edificio: il museo del Cairo!
Soffermandomi dinanzi, sentii una presenza che mi obbligava ad entrare.
I resti di un grande sogno interrotto mi pervasero.
Entrai, mi guardai intorno, non capivo, era tutto così strano!
Ripetevo a me stesso:
«Voglio svegliami, voglio che questo sia solo un incubo e che tutto smetta di accadere!».
Chiusi gli occhi e per un istante, avvertii sempre quella voce:
«Ritrova i tuoi sogni, torna a me!
Il passato è incompiuto!».
Imboccai l'ala del museo con imponenti statue di divinità e faraoni, le oltrepassai tutte.
I lucidi pavimenti di marmo riflettevano la mia ombra e
sulla scia di quel richiamo per un istante mi parve di incontrare un'altra versione di me, poi sollevai lo