Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Stavolta è per sempre: Le favole incompiute vol. 3
Stavolta è per sempre: Le favole incompiute vol. 3
Stavolta è per sempre: Le favole incompiute vol. 3
E-book431 pagine5 ore

Stavolta è per sempre: Le favole incompiute vol. 3

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Immaginate che per una serie di magiche circostanze Kat sia sopravvissuta. 
Immaginate che torni ad Athelia come Katherine Wilson, e che Edward non veda l’ora di ricondurla a palazzo come sua legittima sposa.
Potrebbe mai essere così semplice per loro? 
Gli ostacoli, questa volta, sembrano impossibili da superare. Il matrimonio fra una cittadina comune e un reale non è riconosciuto e il Principe è già legalmente sposato con la vera Katriona Bradshow che non vuole per nessun motivo rinunciare al suo titolo. 
Aggiungeteci un inverno molto rigido e un malessere crescente nei confronti dell’aristocrazia a causa dei privilegi di cui gode e dei prezzi esagerati del cibo. E se a Moryn scoppiasse una rivolta? 
Immaginate… Riusciranno Kat e Edward a raggiungere il loro lieto fine? 
Stavolta, sarà per sempre?
LinguaItaliano
Data di uscita25 nov 2020
ISBN9788855312370
Stavolta è per sempre: Le favole incompiute vol. 3

Leggi altro di Aya Ling

Correlato a Stavolta è per sempre

Ebook correlati

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Stavolta è per sempre

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Stavolta è per sempre - Aya Ling

    Capitolo 1

    Kat

    Non voglio chiudere gli occhi.

    Ogni volta che mi addormento sogno Edward. Lo vedo mentre mi viene incontro con il suo sguardo deciso, la sua falcata veloce e risoluta. Lo sento parlare con quel tono di voce profondo, simile a velluto, a volte così seducente da provocarmi brividi nella mente; altre così serio da ricordarmi i suoi tanti e onerosi doveri. Avverto le sue braccia attorno a me, il calore del suo corpo che mi circonda e le sue labbra sulle mie.

    E quando mi sveglio, e mi rendo conto che è stato tutto un sogno, mi sento come se qualcuno avesse preso una vanga e scavato un buco nel mio petto. Non importa cosa faccia, non riesco ad allontanare il dolore.

    «Edward» sussurro. Non mi sono mai pentita di averlo incontrato, ma vorrei ci fosse qualcosa da prendere per alleviare il dolore. Non esiste un antidolorifico per il tormento nel mio cuore, solo i brevi momenti di incoscienza quando dormo.

    Fuori dalla mia finestra, la neve cade lieve, i fiocchi delicati vorticano quando si alza il vento. Siamo in una località sciistica vicino Halifax. Ryan, che fa coppia fissa con mamma, aveva comprato questo posto anni fa, e lo usava solo alcune volte all’anno, durante i suoi giorni di riposo. Siamo tutti riconoscenti che ci permetta di stare a casa sua. Quando sono comparsa nell’appartamento di Jason, otto mesi dopo la mia sparizione, è stato come se si fosse scatenato l’inferno. Ero la versione di Portland de L’Amore Bugiardo, non importa quanto rassicurassi tutti che stavo bene, e che Jason non aveva niente a che fare con la mia sparizione, le chiacchiere non si placavano. La mamma ha chiamato Ryan, e lui ha organizzato il mio trasferimento qui, finché la tempesta non sarà passata.

    Allontano le coperte e mi alzo a sedere. C’è caldo – troppo caldo, in realtà –, mamma o Paige devono aver alzato il termostato. Eppure, scambierei la comodità della stufa elettrica per un camino scoppiettante, se solo potessi vedere di nuovo Edward.

    Come uno zombie, eseguo la routine mattutina in modo meccanico: faccio una doccia calda, indosso una felpa e dei pantaloni, mi lavo la faccia e i denti. È vero, è comodo potermi vestire senza l’aiuto di due cameriere. È un sollievo usare il microonde e avere accesso a internet. Ma se ne avessi la possibilità, non esiterei a rinunciare a questi apparecchi moderni per poter tornare ad Athelia.

    Entro nel soggiorno. Paige è sdraiata sul divano a guardare una telenovela.

    «Ehi, Kat.» Si stiracchia e sbadiglia. «Hai dormito bene?»

    «Come una bambina.»

    Solleva le sopracciglia, come se non mi credesse, ma non posso dire che mi stavo struggendo per il principe del mondo di una favola, ci sarebbero troppe spiegazioni da dare.

    Cambio discorso. «Paige, è già febbraio. Non pensi che dovresti iniziare a prepararti per l’università?» In Australia, di solito, il college inizia tra fine febbraio a inizio marzo.

    Paige porta le mani ai fianchi. «Ho rimandato. E no, non cercare di dissuadermi. Tutti dicono che abbiamo poco in comune, ma quando si tratta di testardaggine, sono uguale a te e mamma.»

    «E riguardo alla borsa di studio?»

    «Oh, non preoccuparti di questo.» Agita la mano in modo sbrigativo. «Se è una questione di soldi, posso chiedere un prestito a Ryan, ma non ti lascio in queste condizioni.»

    «Non sono a pezzi.» Metto il caffè nella macchinetta, assicurandomi che ci sia abbastanza acqua, e premo il pulsante di avvio. «Senti, posso prendermi cura di me stessa. Non stramazzerò a terra e morirò, se sto da sola. Ci vorranno ancora diverse settimane prima che inizi la scuola, sarebbe un peccato rinunciare a quei dollari australiani.»

    «Ne discuteremo più tardi.» Paige scende dal divano e si avvicina al tavolo da pranzo. «Ma prima, devi dirmi chi è Edward.»

    Faccio quasi cadere la tazza che ho in mano. «Come sai di Edward?»

    «Chiamavi il suo nome quando ieri ti sei addormentata sul divano, e stavi piangendo.» Paige mi fissa. «Questo tizio, Edward, è responsabile della tua rottura con Jason, vero? Perché non ne hai parlato prima?»

    Prendo il barattolo dello zucchero con un sospiro. Sapevo che, alla fine, avremmo avuto questa conversazione. È stato frustrante cercare di convincere tutti che no, Jason non mi ha tenuto incatenata in una stanza minuscola come quegli psicopatici di cui si sente ai notiziari. È stato piuttosto difficile provare a spiegare come sono scomparsa per otto mesi. Ero persino tra le notizie internazionali, e la mia foto è stata mostrata su diversi siti web. Ho usato qualche debole scusa dicendo di essermi incontrata con un ex che stava lavorando in una zona remota all’estero con una connessione internet limitata, ma nessuno si è bevuto la mia storia. La maggior parte della gente pensa che stia coprendo Jason. Per fortuna, la mia famiglia e gli amici credono che il mio ragazzo – adesso ex – non mi abbia rapito, ma da un certo punto di vista sono scettici sulla spiegazione che ho dato loro. Non sono mai stata all’estero, e partire all’improvviso per un viaggio senza mettermi in contatto con nessuno non è da me.

    «E che mi dici dell’anello al tuo dito?»

    Alzo automaticamente la mano destra, il mio anulare è vuoto. «La mia fede nuziale! Dove l’avete messa?»

    Beccata. Paige salta su e mi afferra i polsi. «Oh mio Dio, così ti sei sposata! Kat, cosa ti è successo? Quando ti sei sposata? Edward è tuo marito? Dov’è? Se ti ha lasciato...» Uno scintillio omicida compare negli occhi di mia sorella. Somiglia a un angelo, e il suo sorriso riesce anche a placare la nostra scontrosa vecchia prozia in Messico, ma solo quelli della sua cerchia più vicina sanno che Paige può essere terrificante se vuole.

    Faccio un respiro profondo. «Paige... ti sembro sana di mente?»

    Lei mi fissa come se mi fossero cresciute le corna. «Lo sei, se stai facendo questa domanda. No, sul serio, perché senti il bisogno di chiederlo?»

    «Perché ho paura che non mi crederai.» La guardo dritto negli occhi, facendo del mio meglio per farle capire che non sto scherzando. «Ti ricordi il libro che possedevo all’ultimo anno? Quello intitolato La Cenerentola Sbagliata.»

    «Certo. Eri ossessionata dal protagonista di quel libro... qual è il suo nome... oh, è Edward.» Paige inclina la testa, lo sguardo sospettoso. «Non dirmi che ha a che fare con l’Edward che chiamavi nel sonno.»

    Quando non dico nulla, sussulta. «Kat, mi stai dicendo che Edward esiste?»

    Tiro fuori una delle sedie della cucina. È più facile parlare di cose serie quando si è seduti. «Ti ricordi quanto fosse strano che non riuscissi a ricordare di aver comprato il libro? E che quando siamo andate in libreria il proprietario non è riuscito a trovare un’altra copia de La Cenerentola Sbagliata? Non c’era nessuna informazione sull’editore o codice isbn, e niente che lo riguardasse su internet.»

    «Sì, ma cosa ha a che fare con Edward?»

    «Perché la verità è che... io sono la protagonista, la brutta sorellastra in quel libro. Nella storia, sono sposata con il protagonista maschile, il principe Edward. Sono scomparsa per otto mesi perché ero ad Athelia, il mondo in cui si svolge il racconto.»

    Capitolo 2

    Edward

    Non voglio aprire gli occhi.

    Ogni mattina quando mi sveglio mi allungo e le braccia incontrano il nulla, ricordandomi che mia moglie non è più al mio fianco. Fisso lo spazio vuoto per un tempo interminabile, finché l’aria fredda mi suggerisce che è tempo di alzarsi.

    Non immaginavo quanto sarebbe stato doloroso perderla. Credevo di riuscire a cavarmela quando sarebbe andata via, ma ho scoperto che il mio carattere non è così forte come speravo. Mi ero talmente abituato ad avere in giro Kat che, quando è realmente scomparsa, si è portata con sé un pezzo di me. L’unico modo in cui riesco a sentirmi di nuovo intero è incontrarla nei miei sogni. Tuttavia, senza Kat rannicchiata accanto a me, ho notevoli problemi ad addormentarmi; di conseguenza, ho iniziato ad assumere una dose giornaliera di sonniferi. C’è un flacone di pastiglie nascosto nel mio cassetto, perché non voglio esporle alla curiosità dei domestici. A volte mi chiedo come sarebbe se consumassi il triplo della quantità prescritta. Potrei sognare Kat... e non svegliarmi più.

    Il mio gomito sfiora una penna sulla scrivania, che cade a terra. No. Nonostante una morte prematura mi solleverebbe dalla mia infelicità, non posso trascurare i miei doveri e obblighi. Il mio privilegio, come mi è stato sempre insegnato, non deve essere dato per scontato.

    Finché accetto il mio ruolo, devo fare ciò che mi viene richiesto, che sia preparare relazioni, inviare lettere a reali e dignitari stranieri o rivedere lo stato attuale degli affari della nostra nazione. Kat non vorrebbe che indugiassi nella depressione, devo continuare il suo lavoro, come la legge per istituire l’istruzione obbligatoria per i bambini di Athelia. C’è anche un altro vantaggio: un’agenda totalmente occupata mi permette di dimenticare per un po’ di tempo il dolore di averla persa.

    Rimango nel mio ufficio il più a lungo possibile. È poco probabile che Katriona Bradshaw mi segua qui, dove potrei venire interrotto dal Primo Ministro, un membro del Parlamento o un diplomatico. Gli affari di Stato non le interessano. Circondato da parecchi libri e documenti, sono una pessima compagnia, anche mia madre evita di farmi visita qui.

    La scrivania di Kat rimane nel suo stato originale, sistemata accanto alla mia. Mi ricorda il modo in cui ha fatto irruzione nella stanza, con Bertram che le stava dietro a fatica trasportando il suo tavolo e la sedia, e dichiarando l’intenzione di assistermi nel mio lavoro, dato che non dormivo in maniera adeguata a causa delle nostre conversazioni notturne. Sembrava così deliziosamente indignata per il mio bene, che non esserle saltato addosso è stata una dimostrazione della mia disciplina.

    Le mie dita stringono la penna. Dovrei togliere la sua scrivania, ma ogni volta che considero l’idea di chiamare Bertram, non ho il coraggio di farlo. Anche se mi procura dolore, preferisco vedere la sua sedia vuota e ricordarla seduta lì, il naso arricciato quando si soffermava su qualche componimento scritto in prosa secca, e cercando, con difficoltà, di non addormentarsi. O quando si alzava in piedi a spulciare nella libreria dietro di noi, alla ricerca di qualche informazione che potesse essere utile. Non fosse stato per la porta che doveva rimanere aperta, avrei potuto abbracciarla e assaporare la morbidezza della sua pelle.

    Concentrati, la mia mente emette il comando. Ho del lavoro da sbrigare, meglio lasciare questa debolezza per stasera. Se sono fortunato, potrei sognare di nuovo Kat.

    La proposta che lei aveva preparato per l’istruzione obbligatoria giace sulla scrivania. Scorro le pagine, cercando di non pensare all’autore dello scritto, e provando invece, al meglio delle mie capacità, a concentrarmi sulle idee. L’ultima volta, l’intervista di Kat ai bambini lavoratori aveva causato uno scalpore nazionale. Forse, se riuscissi a adattare la sua proposta e scrivere un articolo sull’importanza dell’istruzione, attirerebbe più attenzione.

    Quando sono a metà di una bozza, qualcuno bussa alla porta. A differenza dell’appartamento privato, la porta del mio ufficio rimane aperta ai visitatori. Tuttavia, se qualcuno dovesse richiedere una conversazione privata, ho una stanza da ricevimento contigua all’ufficio.

    «Edward.»

    «Vostra Altezza!»

    Con mia grande sorpresa, tre dei miei amici sono venuti a trovarmi. Mio cugino Henry è venuto con la sua fidanzata, Elle. Alla sua destra c’è Poppy, che è la migliore amica di Kat, e anche la cugina di Elle.

    «Abbiamo un motivo urgente per vederti, e George ci ha detto che eri qui» dice Henry, come se mi leggesse nella mente.

    «Che cosa significa questo?» Poppy scuote una busta di fronte a me, in una rara dimostrazione di audacia. Di norma, si comportava come un timido topo quando Kat cercava di farla parlare con me, ma stavolta, forse preoccupata per la sua amica, ha dimenticato la sua soggezione.

    «Dice che ha contratto una malattia incurabile ed è dovuta andare via» spiega Henry con tono incredulo. «Se è vero, perché non le hai permesso di vedere i dottori? Con così tanti professionisti al Royal Institute, deve esserci qualcuno che possa curare la malattia di Katriona.»

    «Kat, non Katriona» preciso interrompendolo. Katriona è il nome che riservo alla sorella di Bianca Bradshaw.

    Henry è stupefatto ma, prima che possa continuare, parla Elle. «Ci piacerebbe sapere dov’è Kat» chiede lei, la voce calma ma ferma. Come Poppy, non manifesta nessun nervosismo, anche se una volta era mite e modesta quando lavorava con Galen. «Vorrei vederla.»

    L’espressione di Poppy è sia indignata sia incredula. «Come avete potuto permettere che quell’altra donna prendesse il suo posto? Pensavo la amaste.»

    «Certo che la amo» sbotto. Sembra sorpresa, dubito di aver mai mostrato la parte infuriata di me alla migliore amica di Kat. «Pensate che l’avrei lasciata andare se ci fosse stata qualche speranza?»

    «Così soffre davvero di questa malattia?» chiede Henry. «È viva?»

    Potrebbe essere più facile dire che è morta, ma mi ritrovo a non avere il coraggio di pronunciare quelle parole.

    «Lo è» rispondo. «Ma non fa nessuna differenza. Non può sopravvivere nel nostro mondo.»

    Elle guarda Poppy. «Quando mi hai mostrato la lettera di Kat, mi hai detto che lei non era di Athelia. È per questo motivo che non può rimanere?»

    Alcune cameriere passano accanto alla porta, trasportando ceste di bucato. Una di loro mi lancia uno sguardo incuriosito prima di allontanarsi di corsa.

    «Venite dentro» dico, aprendo la porta della stanza adiacente. «Questa è una questione che non desidero proprio venga ascoltata.»

    Passo la mezz’ora successiva a raccontare a Henry ed Elle la storia di Kat, le sue origini. I due sono chiaramente scioccati, ma con un po’ di incertezza accettano l’idea, anche perché sanno che di solito non sono incline ad essere superficiale, soprattutto riguardo a Kat. L’intervento di Poppy, inoltre, che ha confermato la mia storia, è stato decisivo.

    «A dire la verità, ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di strano in lei dopo che è caduta dalle scale» racconta Elle, tormentandosi le mani. «Lady Katriona non era mai stata così gentile con me, ma ho pensato fosse dovuto all’aver sbattuto la testa e perso la memoria, e non ero nella posizione di chiedere niente...»

    «Quindi è questa la ragione per cui conosceva lo iodio.» Henry scambia uno sguardo d’intesa con me. Si sta riferendo al giorno in cui ci siamo incontrati a casa del dottor Jensen. Non era riuscito a dimenticare lo shock provato quando Kat aveva riconosciuto la sostanza.

    Poppy mi guarda storto. «Se la amate, dovete farla tornare. Non dovreste lasciare che quell’altra ragazza venga qua e occupi il suo posto. Che cosa farete quando Kat tornerà?»

    Distolgo lo sguardo, incapace di incontrare i loro occhi. «Non tornerà» rispondo, cercando di nascondere la fitta di dolore che provo ogni volta che penso a lei. «Il suo corpo non può sopravvivere nel nostro mondo.»

    «Che problema ha?» chiede Henry, accigliandosi. «Sembrava abbastanza in salute quando l’ho vista l’ultima volta.»

    Racconto loro quello che i goblin hanno detto riguardo al fatto che Kat non è capace di consumare l’aria di Athelia. Gli occhi di Poppy si spalancano sempre di più, Elle ha la mano sulla bocca, mentre Henry sembra credere che io sia fuori di testa.

    «Povera Kat.» Elle si morde il labbro e abbassa lo sguardo sulle mani. «Pensare che è stata trasportata nel nostro mondo, tutta da sola, e ha finito per sposarvi, ma è dovuta andare via... quanto deve avere sofferto.»

    «Che mi dite dell’altra donna che finge di essere la principessa?» chiede Poppy indignata. Non cederà finché non fornisco una spiegazione.

    «L’abbiamo incontrata venendo qua» interviene Elle. «È lei Lady Katriona?»

    Strizzo gli occhi per un secondo. «Sì. Non è stata una mia idea, ma una misura temporanea che ho accettato con riluttanza. Considerate come avrebbe reagito la gente se Kat fosse scomparsa all’improvviso. Tuttavia, una volta che avranno dimenticato il processo, ho intenzione di divorziare. Preferirei rimanere senza legami, anche se fosse l’ultima donna rimasta ad Athelia.»

    Poppy inspira bruscamente. Henry mi guarda con ansia. «Ma sei sposato solo da un anno, tutti si aspettano che generiate un erede, e...»

    «Questo è il motivo per cui mi servirà il tuo aiuto.» Lo fisso con sguardo fermo e irremovibile. «Ho intenzione di abdicare. Voglio che tu prenda il mio posto.»

    Henry mi guarda come se gli avessi dato un pugno allo stomaco. «Edward, non dire assurdità. Sappiamo entrambi, fin da quando eravamo bambini, che avresti ereditato la corona.»

    «Non la voglio» dico aspramente. «Finché rimango principe ereditario ci si aspetterà che prenda moglie e dia un erede. Non c’è nessuno con cui desideri sposarmi e generare dei figli, a parte Kat, e l’ho persa per sempre.» Poso una mano sulla sua spalla.

    «Henry, sei l’unica persona tra l’aristocrazia che confido lavorerà duramente per il benessere del nostro popolo. E adesso sei fidanzato con Elle. Non esiste nessuno migliore di te per il trono.»

    Henry inizia a scuotere la testa, ma il mio sguardo afflitto lo fa desistere. «Per favore, fallo per me.»

    Capitolo 3

    Kat

    «È. Impossibile.»

    Rido... un suono vuoto e triste. «Sapevo che lo avresti detto. Se i nostri ruoli fossero invertiti, e mi avessi raccontato di essere stata trasportata in un libro, neanche io ti crederei.»

    «Ho bisogno di un attimo.» Paige cammina nervosamente per un momento, poi si volta verso di me. «Okay. Fammelo chiedere di nuovo: dove sei stata in questi otto mesi?»

    «Ad Athelia, il Paese dov’è ambientato La Cenerentola Sbagliata. Sono sposata con Edward, il principe di Athelia, e porto il titolo di Sua Altezza Reale la Principessa Katriona.» Dato che l’ho confessato, tanto vale continuare. «Riesco a eseguire un valzer lento, una quadriglia, una polka. Posso mostrarti come flirtare con un ventaglio in cinquanta modi diversi, posso dirti l’esatta posizione sociale di un duca, marchese e conte. C’è qualcosa che una nobildonna all’antica ha bisogno di sapere? Ho fatto tutto.»

    Finisco con un movimento regale della mano, quello che mi hanno insegnato a usare per salutare un suddito.

    Paige mi fissa, la bocca spalancata. «Dove lo hai imparato?»

    «Che cosa pensi stia cercando di dirti?»

    La porta si apre e mamma entra nella stanza, trasportando diverse buste della spesa. Lei e Paige hanno un tacito accordo: una esce per le commissioni e l’altra rimane con me. La povera, fragile Kat non deve essere lasciata sola. Ebbene, se Krev si materializzasse all’improvviso e mi portasse via ad Athelia, non ci sarebbe niente che potrebbero fare per evitarlo. Una fitta mi trafigge quando penso ad Athelia e a come Edward debba sentirsi in questo momento. Non ha il lusso di fuggire in una remota cittadina, deve indossare la sua maschera sorridente e fare finta che Katriona sia io. Dio, vorrei ci fosse un modo per risparmiargli il dolore.

    «Ragazze.» Mamma solleva una delle buste. «Indovinate cosa ho preso per voi oggi?»

    «Mamma, non abbiamo più cinque anni» dice Paige, ma sta sorridendo lo stesso. «Che cosa hai preso?»

    «Be’, fa troppo freddo per la salsa, ma ho trovato del delizioso prosciutto affumicato da un macellaio locale. Kat, che ne pensi di un sandwich prosciutto e formaggio?»

    Le sue parole inviano un’altra fitta, come una freccia, dritta al cuore. Mamma non somiglia per niente a Edward, ma il modo in cui lo dice, con amore e tenerezza nella voce, è proprio uguale a quando me lo ha chiesto lui durante la nostra notte di nozze. Mi viene da piangere.

    «Kat?» Mamma chiude la porta e si avvicina. «Stai bene? Se preferisci, possiamo fare qualcosa di diverso... zuppa di tortilla, forse? O quesadillas di pollo, di solito ti piacciono.»

    La prima cosa che penso di dire è no: sto bene e il sandwich va benissimo ma, ripensandoci, non voglio che mi venga in mente Edward.

    «Mi piacerebbe una quesadilla» rispondo. «Grazie, mamma.»

    È passata un’altra settimana in modo monotono.

    Ne sono trascorse tre dal mio ritorno in America. Mi sono ripresa completamente: posso respirare liberamente, passeggiare, e in sostanza agire come qualsiasi persona in salute. Non c’è niente che non vada nel mio corpo, ma Edward mi manca da morire. Mi sto sforzando di tornare ad essere la solita me stessa, ma non sono mai stata brava a recitare. Mamma è preoccupata per me e ha anche suggerito di vedere uno psichiatra, ma ho rifiutato in modo categorico. Uno strizzacervelli non farà apparire Edward nel nostro mondo. Ogni volta che Ryan chiama la mamma, mi viene in mente Edward; quando a farlo è il ragazzo di Paige, desidero che Edward sia accanto a me. Ma è inutile. Nessuno qui nel mio mondo sarà mai alla sua altezza, nessuno lo potrà mai sostituire. Tutto quello che posso fare è aspettare che il dolore pian piano si plachi e trovare qualcosa da fare nella mia vita. L’amore non verrà mai da me, tutta la mia capacità di amare si è esaurita.

    Paige non ha più accennato ad Athelia o Edward, anche se sospetto fortemente che stia cercando su Google tutto quello che riesce a trovare su di lui. Non me la sento di parlargliene io stessa, visto che l’ultima volta che le ho detto di essere una principessa non è andata bene.

    Suona il campanello. «Vado io» dice mamma, anche se sono seduta in salotto, più vicino all’entrata. Sarò anche depressa, ma non invalida. Così salto su e apro la porta, aspettandomi un vicino – per favore, fai che non sia un giornalista –, ma è il postino.

    «Ho un pacco per Miss Katherine Wilson.» Ci vuole un secondo per elaborare che il mio nome è Katherine Wilson, non Katriona Bradshaw. Mi sono talmente abituata ad essere chiamata così.

    «Sono io.» Firmo la ricevuta di consegna e prendo il pacco. «Grazie.»

    «Cos’è?» Mamma mi affianca in un attimo.

    «Hai ordinato qualcosa online?» chiede Paige.

    Non ho nemmeno toccato la mia borsa, figuriamoci la mia carta di credito. Leggo l’indirizzo postale e resto perplessa. «È da parte di Jason.»

    Il viso di mamma si oscura. «Non devi avere niente a che fare con lui se non vuoi.»

    «Mamma, quante volte devo dirti che Jason non c’entra nulla con la mia scomparsa?»

    «Tesoro, lo hai lasciato. Ha fatto qualcosa che ti ha costretto a prendere questa decisione?»

    «Non ha fatto niente, davvero. È tutta colpa mia.»

    Paige incrocia le braccia. «Allora cosa fa, ti manda un pacco?»

    «Non ne ho idea.» Lo apro e tiro fuori un libro dalla lucida copertina rigida. L’illustrazione mostra una bellissima ragazza in uno stupendo abito. Il titolo è C’era una volta... o due.

    Paige sussulta. «Il titolo! Non è lo stesso stile che hanno usato per La Cenerentola Sbagliata? È un sequel?»

    Lascio andare il libro e urlo. Colpisce il mio alluce e, Dio, fa male. Lo raccolgo e riesco solo a pensare al mio ultimo giorno ad Athelia, quell’attimo cruciale in cui Krev ripeteva l’incantesimo per tirarmi fuori da lì. C’era un libro che ruotava in aria, e sto tenendo lo stesso volume tra le mani.

    «Oh mio Dio» sussulto. «Non... non posso credere che questo...»

    Lancio il libro in aria e vedo se riesce a volteggiare; lo poso sul tavolo e osservo se brilla; chiamo il nome di Krev. Ma non succede nulla. Il libro, nuovo di zecca, non è diverso da uno normale.

    «Tesoro, che stai facendo?» Mamma mi fissa, gli occhi spalancati per lo shock.

    «Ti stai comportando come una pazza.» Paige mi afferra il braccio e mi fa sedere. «Non dirmi che stai cercando di entrare nel libro e nella storia.»

    «Devo tornare!» urlo, allungandomi verso il libro e scuotendolo. «Fai qualcosa, stupido goblin! Devo tornare da Edward!»

    «Kat! Basta!»

    Lo squillo del cellulare di mamma mi fa tornare subito in me, e mentre lei risponde mi calmo.

    «Ryan? Ciao, caro... sì, stavamo per preparare la cena...» Mi guarda per un attimo. «Sì, va tutto bene... sì, sì... sì, sì... bene. Ci sentiamo più tardi. Ciao.»

    Mamma chiude la chiamata e posa il cellulare sul tavolo. Mi rivolge uno sguardo intenso, e i suoi adorabili occhi scuri incorniciati da lunghe ciglia – odio il fatto di non aver ereditato i suoi occhi – sono colmi di domande.

    Paige mi porge un pezzo di carta. «È caduto dal libro quando lo hai lanciato in aria.»

    Non ci avevo nemmeno fatto caso, ero così ansiosa di tornare ad Athelia. Scarabocchiata sulla carta c’è la scrittura di Jason.


    L’ho trovato sotto al mio letto, immagino sia tuo.

    Spero tu stia bene.

    Jason.


    Scorro le pagine del libro e mi viene da piangere. Il racconto all’interno è la mia storia. La maggior parte degli eventi che sono accaduti a Edward e me sono tutti presenti nel libro. Non ho idea di come sia potuto arrivare nel nostro mondo, però mi dà un debole barlume di speranza. Forse un giorno potrò tornare.

    Ma non è possibile, perché non appartengo ad Athelia. Non posso sopravvivere senza ossigeno. Anche se riuscissi a tornare, non potrei vivere lì con Edward. Una lacrima mi scorre lungo la guancia e la asciugo.

    «Kat.» Paige appoggia una mano sul mio braccio. La sua voce è stranamente gentile. «Oh Kat, non piangere.»

    «Credo tu ci debba una spiegazione» interviene mamma. «Chi è Edward? Perché devi tornare da lui? Perché sei così sconvolta per il libro che Jason ti ha mandato?»

    «Io...» Tiro su col naso e stringo il libro al petto. «Ne stavo proprio parlando con Paige, ma è una storia inverosimile. Non mi crederesti.»

    «Raccontala comunque.» Mamma mi avvolge un braccio sulle spalle. «Qualsiasi segreto tu stia custodendo, hai bisogno di liberartene. Lascia che ti aiutiamo, a cosa serve la famiglia?»

    Così racconto tutto. Da quando ho sbattuto la testa sulle scale, a quando sono stata trasportata ad Athelia; di come ho provato a tornare in America, ma sono finita a sposare il principe.

    «Ma non ne hai mai parlato quando sei tornata!» dice mamma. Sorprendentemente, non pensa che io sia pazza. Anche Paige sembra intrigata... immagino che la mia storia sia così affascinante che hanno dimenticato quanto sembri ridicola.

    «Perché la regina dei goblin mi ha fatto un incantesimo sulla memoria. Credeva che sarei stata depressa dopo aver lasciato Edward, così mi ha fatto dimenticare Athelia, ma poi...» Sollevo C’era una volta... o due. «Lo scorso anno sono tornata. È lì che sono stata durante gli otto mesi che sono scomparsa.»

    Mamma sfoglia le pagine, l’espressione scettica. «È questo che è successo quando sei scomparsa l’anno scorso?»

    «Non è tutto riportato, ma le cose più importanti sono qui.»

    «Sembra che tu gli abbia detto che saresti rimasta» dice Paige, chinandosi e strizzando gli occhi su una pagina. Il mio viso si infuoca: era seguita una sessione appassionata di baci quando ho promesso a Edward che non lo avrei lasciato. «Se lo hai sposato, perché sei tornata?»

    Le lacrime minacciano di nuovo di salirmi agli occhi. Faccio un respiro profondo, imponendomi di non piangere, poi racconto del problema dell’ossigeno.

    Paige scuote la testa. «Questa cosa è da pazzi.»

    «I goblin si stavano riprendendo dopo un’enorme guerra civile, così non avevano magia a sufficienza per evocare un altro incantesimo, ed è anche rischioso. Un errore potrebbe farmi morire all’istante.» Al sussulto incredulo di mamma, allargo le braccia. «Vi ho avvertito che è incredibile, ma vi giuro che sto dicendo la verità.»

    «Tesoro, so che non mentiresti su una cosa così seria, ma hai pensato che potresti esserti illusa?»

    «Tipo che forse è stata rapita da una setta e l’hanno ipnotizzata per farle credere questa storia?»

    «Oh Dio, Paige, no.» Sollevo le braccia in un gesto di disperazione. «Va bene, ho capito. Non credetemi, ma dovete farlo quando dico che Jason non ha niente a che fare con la mia scomparsa. E rivoglio la mia fede nuziale.»

    Sono passati due mesi da quando ho ricevuto in dono C’era una volta... o due. Ogni giorno – a volte la notte –, quando non c’è nessuno in giro, prendo il libro e invoco il nome di Krev, ma non succede nulla. Non importa quanto ci provi... strillando, urlando o addirittura lanciandolo attraverso la stanza, non c’è niente da fare. Non succede nulla.

    Mamma è preoccupata per me, perché sono irremovibile sul fatto che non stavo mentendo su Athelia. Paige, tuttavia, è più comprensiva. Ha sempre pensato che ci fosse qualcosa di strano quando ha cercato su Google e non è risultato niente. Anche il libro più sconosciuto avrebbe avuto qualche informazione online, ma non ha trovato nulla su La Cenerentola Sbagliata e C’era una volta... o due. Buffo, visto che mia sorella sta per frequentare medicina e non crede a niente che non sia spiegato da scienza certa.

    Nonostante sia fissata con il libro, capisco comunque che non posso indugiare per sempre nella mia ossessione. Edward mi ha lasciato andare perché voleva che vivessi, quindi cerco di ritornare a una vita normale. Non posso lavorare in Canada, ma Paige mi ha trovato dei lavori online da freelance. Faccio revisioni, correzioni e traduzioni dallo spagnolo. A volte mi ricordo dei documenti che ho corretto per Edward, e devo reprimere il dolore che arriva sempre quando penso a lui. Faccio commissioni, trascino a fatica la spesa dal supermercato, e faccio anche esercizio regolarmente, c’è una piccola palestra in cui danno lezioni di karate. Ma c’è una cosa da cui sto

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1