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La Regina di Athelia: Le favole incompiute Vol. 4
La Regina di Athelia: Le favole incompiute Vol. 4
La Regina di Athelia: Le favole incompiute Vol. 4
E-book216 pagine2 ore

La Regina di Athelia: Le favole incompiute Vol. 4

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Info su questo ebook

Kat ora è mamma di un principino di otto mesi. Pazza di gioia per il piccolo Eddie, dedica gran parte delle sue energie a crescerlo, pur di non lasciarlo in mano alle tate, come tradizione vorrebbe. Impegnata nel duplice ruolo di madre amorevole e degna sovrana, Kat ha sempre meno tempo da dedicare al marito Edward, il quale non è molto contento di questa situazione.
Riuscirà Kat a gestire il suo ruolo di moglie, madre e membro della famiglia reale?

Regina di Athelia conclude la serie “Le favole incompiute” di Aya Ling.  
La serie comprende: La Cenerentola sbagliata; Principessa di Athelia (novella breve); C’era una volta o due; Stavolta è per sempre. 

I titoli sono disponibili in formato digitale in tutti gli store e cartaceo su Amazon*.
*Tranne la novella breve Principessa di Athelia, per ora solo in digitale.
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2021
ISBN9788855312295
La Regina di Athelia: Le favole incompiute Vol. 4

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    Anteprima del libro

    La Regina di Athelia - Aya Ling

    Capitolo 1

    Le luci scintillanti del lampadario di cristallo mi abbagliano mentre volteggio, facendo roteare gli strati di seta ricamata del mio abito, a passo di danza sulle mie scarpette impreziosite da perle.

    Un braccio forte mi avvolge in vita, sostenendomi, e sollevo lo sguardo sugli occhi castano dorati del mio principe e marito, Sua Altezza Reale Edward di Athelia. I suoi occhi ardono come metallo fuso, fissandomi come se fossi l’unica donna sulla pista da ballo.

    «Kat.» Mi attira più vicino, facendo pressione con la mano poggiata sulla mia schiena. Il suo respiro, caldo e seducente, m’infiamma la guancia mentre abbassa la testa e mi sussurra all’orecchio: «Sei bellissima.»

    Rido e arrossisco. «Molti uomini non sarebbero d’accordo, ma è la tua opinione che conta.»

    «Sono ciechi» risponde categorico. «Ignari delle qualità e della bellezza che possiedi a differenza di qualsiasi donna in questo Paese. Tanto meglio per me che ti possa rivendicare completamente mia.»

    La musica si affievolisce gradualmente, i violinisti fanno scivolare i loro archetti all’unisono e suonano l’ultima nota. Faccio una profonda riverenza e Edward s’inchina; il ballo è finito.

    La folla scoppia in un applauso. Ogni membro dell’aristocrazia ci guarda con apprezzamento sincero, e mi sembra un miracolo. Da quando ho sposato Edward con la mia vera identità e ho partorito un figlio, pochi osano mettere in discussione la mia idoneità ad essere principessa, ma molti non mi sopportano per aver ridotto i loro privilegi e poteri. Sono stata io a suggerire al re di far eleggere membri del Parlamento su votazione, e la breve ma scioccante ribellione di Charlie Quinn non ha fatto altro che velocizzare la decisione. Le cariche non sono più ereditarie. In apparenza, i nobili non potrebbero essere più educati, ma i pettegolezzi mi hanno messa al corrente (grazie a Mabel) che avrebbero preferito che Edward avesse sposato qualcun’altra. Qualcuno che non interferisse con la politica e nell’educazione. Qualcuno che tenesse la testa bassa e...

    Sento il pianto di un bambino.

    Una culla si materializza al centro della pista da ballo, dentro c’è mio figlio, che sta urlando disperato.

    Mi sollevo a sedere e batto le palpebre. Sono nel letto, le tende sono chiuse. Così era tutto un sogno, ma non il pianto. Scendo dal letto, accendo una lampada e mi avvicino alla culla di Eddie posta nell’angolo. Non so che ora sia, ma di solito se piange di notte significa che ha fame.

    Prendendolo in braccio, mi siedo sul divano e sbottono la camicia da notte. Quando mio figlio si addormenta soddisfatto, barcollo di nuovo a letto.

    Sento di nuovo piangere.

    Stamattina, impiego mezz’ora prima di riuscire a convincere Eddie a fare il suo pisolino. Per qualche ragione è di umore irritabile e continua ad essere infastidito.

    Per fortuna, Edward non si trova a palazzo. Approfittando dell’opportunità prima che apra il Parlamento, ha organizzato un viaggio nelle città industriali del nord, i cui rapporti sull’inquinamento dell’aria sono diventati così numerosi che ha deciso di accertarsene di persona. Proprio come ai vecchi tempi quando accompagnava Henry nelle sue visite ai malati e ai poveri.

    Mi manca, tuttavia sono contenta che non sia qui mentre Eddie è così inquieto. Da quando ho partorito, dormo nella mia camera da letto con mio figlio. Il dottore ha raccomandato di non far dormire da solo il bambino fino al compimento del primo anno e, visto l’alto tasso di mortalità infantile di Athelia (anche tra i ricchi, uno su quindici muore in tenera età), ho fatto sistemare la culla nella mia camera.

    All’inizio Edward tollerava il fatto di dormire separati, ma con il passare dei mesi, ha iniziato a mandare indizi suggerendo che Eddie dovesse essere spostato nella sua stanzetta al piano di sopra.

    «Ordina a una domestica di controllarlo durante la notte, se sei preoccupata» aveva detto.

    Ma mi risulta difficile fare viaggi notturni per andare di sopra e allattarlo al seno. Avrei potuto assumere una balia, come fanno molte donne dell’aristocrazia, ma voglio essere io a prendermi cura del mio bambino. Mi riempie d’amore e gioia quando allunga le braccia verso di me con un’adorabile espressione implorante, spostando la testolina contro il mio petto, o quando ha un’aria serena e felice dopo aver mangiato in abbondanza Arricchisce la mia vita in modo profondo e incommensurabile.

    Mi sistemo in ufficio, dove le tende sono aperte. La luce del sole si riversa all’interno attraverso le grandi finestre, che offrono una vista stupenda dei giardini. Molto spesso, Edward ed io ci siamo seduti sui sedili sotto la finestra, mentre mi abbracciava posandomi il mento sulla spalla, godendo entrambi del calore reciproco.

    Apro involontariamente la bocca quando penso a Edward, il principe delle favole per antonomasia. Non è perfetto – con gli altri sembra brusco e indifferente, e con me può essere possessivo e deciso – ma il più delle volte è semplicemente un sogno. È frustrante vivere in questo Paese che sembra del diciottesimo secolo, sia per la mancanza di tecnologia moderna sia per un modo di pensare superato (soprattutto riguardo alle donne), ma Edward non mi ha mai fatto sentire inferiore. Piuttosto, grazie alla mia istruzione da ventunesimo secolo, mi mette su un piedistallo, facendomi sentire una dea. A volte, quando mi mancano mia madre e mia sorella, mi dico che ho una famiglia qui.

    Mabel entra correndo.

    «Sua Altezza è tornato!»

    Scatto in piedi. È tornato!

    Controllo Eddie. Sta ancora dormendo, le lunghe ciglia piegate sul viso, le minuscole mani sollevate ai lati della testa. Questo nostro adorabile piccino è davvero troppo carino.

    «Chiama Mrs Brown se piange, tornerò presto.»

    Correndo lungo il corridoio, mi fermo in cima alla scala e guardo giù. No, dovrebbe arrivare da un’altra parte. Torno indietro e vado a sinistra, lungo una rampa, e attraverso di fretta un salotto e una galleria di ritratti. La disposizione del palazzo è un labirinto. A volte devo ancora pensarci due volte per andare in un posto meno frequentato, come le stalle o l’ufficio del ciambellano. Poi lo vedo dirigersi a grandi passi verso di me, con quel luccichio familiare negli occhi.

    «Edward!»

    Mi lancio tra le sue braccia. Piega la testa e mi bacia con forza sulla bocca. Nonostante le regole di palazzo impongano che non dovremmo abbracciarci, tanto meno baciarci, Edward ha deciso di ignorarle. Quando qualcuno contesta il suo pessimo comportamento, lui risponde piccato che le relazioni clandestine sono segretamente permesse tra i componenti dell’alta società, quindi perché una coppia sposata non può abbracciarsi in pubblico? Per quanto lo riguarda, non sta infrangendo nessuna legge. Alcuni, come Madame Dubois, si lamentano del comportamento dissoluto delle nuove generazioni, ma la maggior parte di loro si è rassegnata al fatto che Sua Altezza Reale è un mulo ostinato.

    Mi rannicchio contro il suo petto, assaporando il suo calore e profumo... eh?

    «Cos’è questa puzza?»

    Il suo corpo emana uno strano odore sgradevole che non è sudore.

    «Immagino sia la fuliggine delle città al nord» risponde Edward, accigliandosi. «La qualità dell’aria è davvero pessima come dicono i rapporti. Mi dispiace dire che c’è molto lavoro da fare in quelle zone.»

    Abitando ad Athelia da diversi anni so che, a causa del rapido sviluppo dell’industrializzazione, la qualità dell’aria è peggiorata molto, soprattutto nelle città piene di fabbriche. Non è difficile vedere le strade piene di smog.

    Edward mi allontana riluttante. Quando indietreggio, entrambi notiamo uno sbaffo di purè di patate appiccicato sul taschino della sua giacca.

    Scoppio a ridere.

    «Scusa. Sai com’è Eddie. È inevitabile che un bambino di otto mesi si rovesci addosso il cibo.»

    Mi guarda attentamente. Sono consapevole di avere il vestito macchiato di purè, le gonne sgualcite, e che dal mio chignon sono sfuggiti dei ciuffi di capelli, ma l’unica cosa che fa è accarezzarmi sotto gli occhi con un dito.

    «Hai dormito un po’ stanotte?»

    Oh santo cielo. Batto forte le palpebre e gli rivolgo un sorriso rassicurante.

    «Eddie ha ancora bisogno di mangiare durante la notte. Non preoccuparti, nel giro di qualche mese avrà un ritmo normale del sonno.»

    Edward non sorride.

    «Quando sono andato via per visitare le città del nord, ti ho detto che era arrivato il momento di spostarlo nella sua cameretta, che è il suo posto.»

    Mi lascio prendere dall’irritazione quando sento le parole il suo posto. Edward è stato cresciuto dalle tate, ma non posso accettare il modo di crescere i figli dei reali. Voglio mio figlio al mio fianco.

    «Non è più un bambino appena nato, sarebbe ora che imparasse ad essere indipendente. Un futuro principe e re non può dipendere dagli adulti...»

    «Edward, ha otto mesi. A volte piange così forte che sembra soffocare, non posso lasciarlo da solo.»

    «Posso assumere altre tate. Non dimenticare che sei una principessa, Kat. Non è necessario sovraccaricarti così.»

    «Sono anche una madre. Davvero Edward, sto bene, la mancanza di sonno è normale. Preferisco essere stanca e avere Eddie con me che darlo alle tate e farlo crescere lontano.»

    Edward è ancora più turbato.

    «Ne parleremo più tardi.» Gli prendo la mano e la stringo. «Sei tu quello che ha più bisogno di riposo adesso.»

    Inizio ad agitarmi quando il pianto di Eddie si sente sempre più forte mentre ci avviciniamo al nostro appartamento. Deve essersi svegliato, scoprendo che non ero nella stanza. Lascio andare la mano di Edward e inizio a correre. Mabel lo sta cullando, cercando di calmarlo, ma le sue competenze sono acconciare i capelli e scegliere i vestiti. Non è per niente capace come Mrs Brown, una signora gentile e materna che proviene dalla famiglia di Bertram.

    «Eddie!» lo chiamo, allungando le braccia, e Mabel me lo porge con visibile sollievo.

    «Scusate principessa, ha appena iniziato a strillare e ho pensato che prima fosse meglio calmarlo. Devo chiamare Mrs Brown adesso?»

    «No, non è necessario. Il principe ed io saremo in grado di gestirlo.»

    Mabel annuisce, fa un inchino quando passa davanti a Edward e scappa via. È diventata più coraggiosa quando parla con me, ma deve ancora superare quella barriera da Sua Altezza fa paura.

    «Ssshh, tesoro» dico in tono sommesso, accarezzandogli la schiena. «Guarda chi è tornato!»

    Il nostro poco collaborativo figlio fissa suo padre, tira su col naso e volta la testa verso la finestra.

    «Papà è qui! Non riconosci tuo papà? Edward, non stai nemmeno sorridendo. Non fare quella faccia indifferente con tuo figlio.»

    Lui solleva a malapena gli angoli della bocca, ma non è sincero e genuino. Non è d’aiuto. Non si comportano in modo molto amichevole l’uno nei confronti dell’altro.

    Non mi stupisce, ma è frustrante. Edward non ha passato tanto tempo quanto me con suo figlio, i suoi doveri reali stanno diventando sempre più impegnativi, e inoltre lui crede davvero che un futuro monarca non abbia bisogno di prendersi personalmente cura dei suoi figli. Quando lo fa, ha sempre quell’approccio rigido e serio che ha ereditato da suo padre, e il piccolo Eddie reagisce allo stesso modo.

    «Ecco» dico, dandogli il bambino in braccio. « È arrivato il momento di rafforzare un po’ il legame padre-figlio.»

    Eddie inizia a dimenarsi, allungando le braccia verso di me. Con fare deciso mi volto e mi allontano per cercare i domestici e dar loro istruzioni di preparare un bagno per il principe e, in seguito, mandare su la cena.

    Quando torno nel nostro appartamento, Eddie sta urlando come se stesse morendo di fame. Edward marcia avanti e indietro come un soldato, il viso aggrottato, come se non riuscisse a capire perché suo figlio lo stia trattando come un estraneo.

    Sospiro e vado verso di lui.

    «Dallo a me. Vai a farti un bagno prima che quel puzzo tremendo di smog invada le nostre stanze.»

    Capitolo 2

    «Lady Sunderland vuole invitarvi al ballo che terrà la prossima settimana.»

    «Rifiuta.»

    «Lord Beaufort ha intenzione di organizzare una cena questo fine settimana e chiede a voi e a Sua Altezza se volete partecipare.»

    «Rifiuta.» A Edward non piace molto Beaufort, che di solito disapprova ogni singola legge che propone mio marito. Non capisco perché ci voglia invitare, è probabile che sia solo una formalità.

    «La figlia più giovane di Lady Fremont festeggia il suo diciottesimo compleanno e ha espresso il grande desiderio che la principessa Katherine si unisca al felice evento

    «Rifiuta.»

    Mabel posa sulla mia scrivania il biglietto color crema, decorato sui bordi in rosa e oro.

    «Principessa, non potete declinare ogni invito.»

    Guardo mio figlio, che mordicchia le orecchie di un giocattolo a forma di coniglio. È la copia esatta di Edward, a parte la tonalità rossa dei suoi capelli, proprio come i miei. Non smette mai di divertirmi quando fa delle cose adorabili, come in questo momento. È come guardare una buffa versione in miniatura di suo padre.

    Mabel ed io siamo nel nostro appartamento. Ogni giorno allatto Eddie e faccio colazione, gioco con lui finché arriva il momento del sonnellino e uso queste poche ore preziose per scrivere lettere e leggere i giornali, mentre Edward va alle riunioni con suo padre, il Primo Ministro e altri funzionari di governo. Quando ebbe quel brutto incidente al piede, partecipavo io alle riunioni, ma quando è guarito e io sono rimasta incinta siamo tornati ai nostri ruoli convenzionali.

    A causa delle esigenze di nostro figlio, di rado passiamo del tempo insieme. Cerco di trovarne un po’ nel pomeriggio e lavorare per un paio d’ore nell’ufficio di mio marito, ma a volte, quando Mrs Brown ha una giornata libera e Eddie si rifiuta di fare il sonnellino pomeridiano, rimango a giocare con lui.

    «Avete declinato quasi ogni evento sociale quando eravate incinta» ribadisce Mabel, non in tono accusatorio, ma rassegnato. Mi fa sempre piacere prendere il tè con Elle e Poppy, ma socializzare con i membri dell’aristocrazia è mentalmente estenuante. Lo so, lo so, non posso evitarlo del tutto, ed è importante sapere cosa stanno pensando, ma la maggior parte del tempo preferirei indossare i miei comodi vestiti, fatti apposta per l’allattamento al seno, e prendermi cura di mio figlio.

    «Tutti si aspettano che torniate in società, quest’anno. Siete benvoluta dal popolo, e sperano che socializzare con voi eleverà la loro posizione.»

    Sospiro. «Facciamo così: prepara un elenco puntato degli inviti e io ne sceglierò metà... cioè, almeno due terzi a cui essere presente.»

    «Certo, principessa. Ma cos’è un elenco puntato?»

    Ops. Dopo una breve spiegazione, Mabel si mette all’opera mentre io leggo i giornali. C’è un’inchiesta sull’inquinamento ad Aston, la più grande città industriale del nord. Una signora anziana era stata investita da un carretto perché lo smog era così fitto che il conducente non l’aveva vista. C’è anche un articolo su Kingston, un’altra città vicino Aston.

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