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Gemelli dalla nascita (con tanto di pedigree)
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E-book303 pagine4 ore

Gemelli dalla nascita (con tanto di pedigree)

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Info su questo ebook

Racconti ed aneddoti reali e semiseri di vita vissuta da due gemelli omozigoti all'insegna di equivoci e spassosità quotidiane.
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2020
ISBN9791220306034
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    Anteprima del libro

    Gemelli dalla nascita (con tanto di pedigree) - Vincenzo e Massimo Guaglione

    PASSATO.

    I GEMELLI AGLI ALBORI

    Chissà cosa pensò nostra mamma quando nel 1959 una professionale dottoressa, dopo una visita medica eseguita su di lei, le disse: Signora, lei si sbaglia alla grande; i sintomi dolorosi che sente dentro di lei, non sono certo procurati dal motivo che, come afferma lei, sia incinta; si tratta solo di un inizio di ernia del disco; prenda le medicine che le prescriverò e vedrà che tornerà alla più assoluta normalità, anche perché lei risulta in menopausa. Nostra mamma, per niente convinta della diagnosi fatta dalla dottoressa, replicò stizzita: Guardi che io ho già avuto tre gravidanze, a casa ho una figlia di 21 anni, un’altra di 20 e un figlio di 11 anni quindi sono sicura di essere nuovamente incinta. La dottoressa, spazientita, replicò: Ascolti signora, prenda le pillole che le ho prescritto e torni il mese prossimo da me e vedrà che mi darà ragione.

    Il mese dopo, nostra madre tornò col referto di un altro medico: nonostante nostra mamma avesse 48 anni di età e nostro padre 53, non solo era incinta di un figlio ma, addirittura, di due gemelli ma visto i farmaci regolarmente ed inutilmente presi e vista l’avanzata età della signora, il dottore constatò che un gemello sarebbe nato morto e l’altro, realmente riportato sul referto medico, sarebbe nato mezzo deficiente. Ci azzeccarono al 50% perché il morto risulta ancora vivo ed il mezzo deficiente risultò tale non fosse altro perché si sposò poco più che ventenne.

    Il 18 marzo 1960, la signora Gemma, grossa come un ippopotamo femmina con dentro a lei due creaturine che alla nascita avrebbero pesato uno 3,400 KG e l’altro 3,800 KG, in sala operatoria si apprestava ad espellere quei due fagotti ingombranti. Ore 10,00, fuori uno! Non dà segni di vita; pur sculacciandolo a dovere non reagisce; una volta messo nell’incubatrice, il dottore pensa: Poco male, stasera Fido avrà la sua cena…. Ore 10,05 fuori il secondo! Questo, contrariamente al primo, comincia a strillare a più non posso; urla e piange come un ossesso, fa così casino che il piccino morto, nel sentirlo, comincia ad urlare ed a piangere pure lui (grossa delusione per Fido). La mamma ascolta distintamente le urla ed i pianti e sentenza che quei decibel provengono dai loro figlioli: Ha ragione signora, quelli che sente piangere ed urlare sono proprio i suoi bambini Che bello, peccato che non riuscirò a vederli diventare uomini perché avendo già un’età avanzata, io morirò prima…. E piange anche nostra madre. Le infermiere, tenendole la mano, la rassicurano dicendole: Ma no cara signora, cosa dice; li vedrà crescere in salute e non lascerà questo mondo prima di averli visti entrambi sposati. E per la commozione, piangono anche loro. La caposala, la suora superiore, il dottore, l’anestesista lì presenti vengono coinvolti anche loro dal clima da libro Cuore che ormai si era creato e, senza alcun contegno, cominciano anche loro a versare lacrime; addirittura, le cronache raccontano, che alcuni cittadini e cittadine che fuori dalla clinica aspettavano l’autobus alla fermata, si misero a piangere anche loro. Nostro padre pianse quando si rese conto che alla veneranda età di 53 anni, avrebbe avuto in casa altre due bocche da sfamare. A nostro fratello, che all’epoca aveva solo 11 anni, nostro padre, prendendolo da parte, gli fece un discorsetto: Devi capire, figlio mio, che adesso a casa sono arrivati i tuoi due fratellini i quali hanno bisogno di essere accuditi e visto che i soldi a disposizione in questa famiglia sono veramente pochi, devi sapere che la bicicletta che avremmo dovuto regalarti per il tuo compleanno, te la puoi scordare. Nostro fratello non la prese per nulla bene e, per vendicarsi di noi, non ci rivolse mai la parola. Tra qualche mese il fratellone compirà 71 anni e noi due gli faremo trovare davanti alla porta di casa, una bicicletta nuova fiammante augurandoci che, grazie a questa azione benefica, lui si ammorbidisca nei nostri confronti e cominci a rivolgerci la parola. Anche le nostre due sorelle di 20 e 21 anni vennero convocate da nostro padre, il quale fece anche a loro il discorsetto: Care figlie mie, luce dei miei occhi, ora che sono arrivati a casa i due gemellini, visto che la mamma dovrà stare per lungo tempo a riposo e visto che, come ben sapete, ha anche una certa età, da ora in poi sarà compito vostro accudire i vostri fratellini quindi, cominciate a scordarvi feste, cinema, sale da ballo, appuntamenti amorosi, vacanze al mare e cene a lume di candela perché il vostro unico compito sarà quello di dare la pappa ai due, pulirgli il culetto, portarli fuori e cantargli la ninna nanna. A casa pure il gatto ci odiava…

    Evidentemente eravamo nati per dare problemi ma i problemi cominciammo ad averli anche noi due; infatti col passar del tempo non riuscivamo a capire perché quando uscivamo in compagnia di una delle nostre sorelle, la persona che ci vedeva nella carrozzina dicesse: …Ma che bei gemellini, a spasso con la mamma…. E quando uscivamo in carrozzina trainati da nostra madre, un’altra persona, vedendoci, esclamava: Ma che amori di gemellini, a spasso con la nonna…. Cominciavamo a capire così che, forse, noi due in un contesto normale, eravamo fuori luogo.

    Essendo due frugoletti, tutto sommato carucci, all’età di sei mesi, vennero a casa nostra due personaggi che, durante le nostre frequenti passeggiate in carrozzina, ci avevano adocchiati: non erano altro che due rappresentanti della ditta di prodotti per l’infanzia Plasmon, famosissima in tutto il mondo per la produzione di omogeneizzati, biscottini, pappine ed altri alimenti esclusivi per la crescita dei neonati. Questi due press agent stavano cercando in tutta Italia, bimbi da usare come testimonial per i loro prodotti. Chiesero ad i nostri genitori di firmare un contratto il quale avrebbe dato a loro l’autorizzazione di pubblicizzare con i nostri paffuti visini, [MT1]tutti i prodotti della suddetta ditta di alimenti per l’infanzia. Nostro padre accettò subito visto che grazie a noi avrebbe avuto un lauto guadagno, il quale gli sarebbe servito per estinguere qualche debituccio ; a nostra madre, invece, la cosa non andò affatto a genio: aveva paura che ci rapissero, che quei due erano due lestofanti e che non avesse avuto pace, casomai, ci fosse accaduto qualcosa di losco quindi, cortesemente, la mamma cacciò via di casa i due ricercatori di talenti. Una volta fuori, nostro padre urlò in testa a nostra madre la quale, stringendo a sé le due creaturine, gridò: Dio me li ha dati e guai a chi me li tocca. E dopo aver ascoltato questa citazione bonapartesca, già capimmo che in quella casa non avremmo mai avuto un’occasione per affermarci a meno che, sessant’anni dopo non avessimo scritto un libro su cui avremmo raccontato tutto questo.

    Al nostro sesto anno di vita, dovemmo cominciare a frequentare la scuola. Nostra madre (che l’economa scambiò, chiaramente, per nostra nonna) ci accompagnò personalmente. La signora economa, vedendoci, disse alla nostra genitrice: Signora, sappia che adesso i suoi due gemellini li sistemeremo in due classi diverse perché nella scuola i gemelli omozigoti devono percorrere un percorso di vita che li dovrà far crescere indipendenti uno dall’ altro. Nostra madre, capendo poco del discorso fatto dall’odiosa economa disse: Dottoressa, guardi che i miei gemelli non possono stare assolutamente divisi; da quando sono nati stanno sempre assieme, ci stanno bene e non capisco perché adesso bisogna traumatizzarli con una loro divisione. L’economa rispose: E’ un’abitudine che non dovevate fargli prendere, comunque lei non si preoccupi, non subiranno alcun trauma e divisi vivranno bene lo stesso.

    Dopo il quarto giorno che i due infanti, ognuno nella propria classe, non facevano altro che piangere tutto il sacrosanto giorno, per buona pace delle orecchie di tutti i presenti, l’odiosa economa ritornò sui suoi passi ed ordinò ad una delle maestre di riunire i due piangina. Quando il primo ottobre iniziava l’anno scolastico, la maestra eseguiva un rito propiziatorio: prendeva per mano noi due e prendendo per mano due gemelline presenti nella nostra stessa scuola, passava in tutte le aule e, una volta entratici dentro, soleva dire: Dai bambini, fate un applauso ai gemellini ed alle gemelline. Non capendo il perché di quel tributo di stima, tutti i pargoli e le pargole presenti, eseguivano il battimano. Seconda, terza quarta e quinta elementare, ogni inizio dell’anno scolastico, noi due e le nostre partner, ricevevamo ingiustificati applausi. Al quinto ed ultimo anno delle elementari, sempre mano nella mano alla maestra, la quale col passar del tempo era rimasta bassa di statura mentre noi quattro, crescendo, eravamo diventati mezzo metro più alti di lei, noi due, per la prima volta in cinque anni, rivolgemmo la parola alle due bimbe sacrificate al rito e le facemmo la seguente domanda: Ragazze, ma mica avremo intenzione di frequentare le scuole medie nello stesso istituto?. Alle scuole medie, conoscendo i nostri trascorsi, se ne videro bene di dividerci anzi, bontà loro, ci assegnarono di posto nello stesso banco e visto che all’epoca risultava molto difficile distinguerci tenendo conto che ci pettinavamo allo stesso modo, ci vestivamo in maniera eguale e, addirittura, parlavamo con lo stesso tono di voce, trovammo un escamotage per risolverci nel migliore dei modi l’andamento dei tre anni scolastici: un gemello avrebbe studiato, prevalentemente, materie letterarie: storia, geografia, scienze ed altro, il secondo, invece, avrebbe studiato solo materie matematiche: algebra, geometria, aritmetica ed altro; quando chiamavano all’interrogazione un gemello per parlare del Manzoni, andava il letterato, quando il motivo dell’interrogazione verteva sul teorema di Pitagora, si presentava il gemello matematico.

    Facezia riempitiva N°1: Il figlio primitivo porta al padre primitivo la pagella scolastica. Lui la legge e, deluso, dice al figliolo: Posso capire il 5 in geografia, posso anche capire il 5 in dettato ma il 4 in storia…so’ due cazzate….

    Tre anni promossi con voti nella media dell’otto, alle superiori, invece, arrivano i primi problemi: non eravamo più così somiglianti e quando chiamavano uno dei due per l’interrogazione, l’altro non avrebbe più avuto la possibilità di sostituirlo; bocciati entrambi ed obbligati a studiare per bene tutte le materie, come la decenza impone.

    Fino ai vent’anni, la nostra vita si è svolta all’insegna della noia più assoluta: timidi, taciturni e scontrosi; le prime ragazze con cui avemmo degli iniziali contatti visivi costanti, fu alle scuole medie. 19 ragazze e 11 maschietti. Con le ragazze, in tre anni, non spiccicammo mai una sola parola; non era il nostro un atteggiamento di superiorità nei loro confronti, ma si trattava solo di timidezza e visto che a quell’epoca eravamo due ragazzini non proprio da buttare, biondi, esili, capelli lunghi, occhi azzurri e, forse, dotati di un paio d’ali, le fanciulle cercavano di relazionarsi e, magari, tentare di instaurare un dialogo ma noi, essendo timidi da far paura, le evitavamo regolarmente ed, antipaticamente, non le consideravamo affatto. Quelle poche volte che qualche nostro amico, cercando di spronarci, ci invitava a qualche festa a casa di uno di loro, noi due, regolarmente, ci posizionavamo in un angolo della stanza e facevamo compagnia alla pianta di fico presente in salotto; due amebe in compagnia di una pianta e quando qualche ragazzina, raggiungendoci, cominciava ad instaurare un inizio di discorso con noi due, dopo un paio di minuti si rendevano conto che tra i tre, la pianta risultava quella più coinvolgente, più spigliata, più vivace e stimolante. Il nostro primo contatto ravvicinato con due ragazze reali, lo avemmo a ventuno anni (età in cui, solitamente, molti ragazzi si sono già rotti le scatole…). Queste due tizie venivano tre volte alla settimana a praticare delle lezioni di tennis che si effettuavano nell’impianto sportivo dove lavoravamo in quel periodo di inizio anni ’80. Chiaramente avendoci adocchiati, cercavano di colloquiare in qualche modo con noi, ma inutilmente fino a che un giorno le due praticanti tenniste si avvicinano a noi e, coraggiosamente, ci propongono: Sentite ragazzi, sabato una nostra amica compirà 17 anni, un anno più di noi: vi andrebbe di accompagnarci alla festa che si svolgerà in una discoteca fuori Torino?. Noi due dopo essere diventati rossi, blu, a righe ed a pois, balbettando rispondiamo: Va bene, se a voi fa piacere…. E loro spronandoci, sarcasticamente ci dicono: …Allora parlate…Certo che ci fa piacere, comunque portate pure le vostre ragazze con voi. E noi, sempre più rossi in viso e con lo sguardo basso: Ma noi non abbiamo le ragazze. E loro, sempre più audaci: Benissimo, allora per quel sabato saremo noi le vostre ragazze. Chiaramente per destarci dal nostro ventennale torpore, ci volevano proprio due sedicenni con la spigliatezza ed il fiero cipiglio di due trentenni… Tenendo conto che noi due le ragazze, fino a quel giorno, le vedevamo da vicino solo quando in chiesa si sedevano nella panca accanto a dove eravamo seduti noi, chiaramente eravamo un po’ timorosi; comunque quel sabato, vestiti, lavati e pettinati, aspettavamo le due ragazze alla fermata del bus che ci avrebbe portati alla discoteca un mondo, per noi due, chiaramente sconosciuto. Visto che nei gemelli omozigoti, da sempre, esiste la figura del gemello dittatore e del gemello succube, il dittatore ordinò al succube di scegliere come compagna della giornata, la ragazza più esile, più caruccia e più tranquilla mentre lui, per esclusione, si sarebbe accaparrato la più procace, la più spigliata e, sembrerebbe, la più esperta. Scelti gli accoppiamenti, una volta entrati nel locale, il gemello succube e pirla, si accorse immediatamente che al bar c’era un cartello con la scritta a caratteri cubitali OGGI ORZATA GRATIS. Il gemello che come il cagnolino Snoopy era ghiotto di orzata, mollò la ragazza esile e, all’istante, si precipitò al bancone del bar per fare incetta del sublime nettare, mentre l’altro gemello cominciò a ballare con la sua procace compagna. Dopo alcuni minuti, il gemello con la sua procace, vanno a raggiungere il bevitore al bar e la ragazza chiede a lui: …Ma perché la mia amica è seduta sui gradini del locale che sta’ piangendo? Cosa gli hai fatto?. Il gemello, ruttando orzata, risponde: Ma io non gli ho fatto assolutamente nulla…. E lei, ribattendo: Ma raggiungila, almeno, va a vedere come sta, cazzo…. Allora il gemello, suo malgrado, costretto dalla ragazza decisionista e caga cazzi, va verso i gradini del locale dove trova la ragazza esile consolata dalle sue amiche; quindi il gemello, scostando le soccorritrici, le fa: Ma cara, che ti è successo? Perché piangi?. Perché piango mi chiedi? Mi hai mollato lì per andare a ingozzarti di orzata, non mi hai cagata per niente e mi chiedi pure che mi è successo?. Il gemello impreparato, non sapendo come minchia comportarsi e rendendosi conto, in un breve lasso di tempo, delle complicazioni che scaturiscono dal mondo femminile, disse alla colei: Dai asciugati le lacrime che ti porto a ballare. In quel momento nel locale mettono sul piatto il disco più romantico del momento: Reality, il tema musicale del film Il tempo delle mele. La ragazza avvinghiandosi al bel gemello, trova finalmente conforto ma però, purtroppo per lei, è di breve duratura infatti, terminato il brano musicale, il gemello, candidamente gli fa: Bene, ora che la canzoncina è finita posso tornare al bar a gustare ancora qualche bicchiere d’orzata; vieni con me?. Per tutta risposta, la ragazza esile torna a piangere e corre in direzione gradini, inseguita rapidamente dalle sue amiche consolatrici. Terminata la serata, il gemello dittatore insieme alla ragazza procace, slinguazzandosi si dirigono alla fermata del bus; l’altra coppia invece si dirige, distanti tra di loro, sempre verso la fermata: lei silenziosa ed a braccia conserte e lui, slinguazzandosi da solo le labbra alla ricerca di rimasugli d’orzata, la segue. Una volta sull’autobus, la ragazza esile chiede al gemello succube e pirla: …Allora noi due non ci vedremo più?. Lui, sorpreso, risponde: Perché dici questo?. Ma perché ho notato che non hai alcun interesse nei miei confronti. Ma non è affatto vero; anche se stasera non l’ho dimostrato, io ci tengo a te anzi, facciamo così: domani pomeriggio andremo tutti e quattro al cinema in modo da poter dialogare insieme cosa questa che in un luogo così rumoroso, non abbiamo potuto fare. La domenica, tutti e quattro andarono al cinema a vedersi un film e, una volta usciti dalla sala, le due coppie si abbracciarono, si baciarono e si misero insieme: senza rendersene conto, i gemelli avevano due fidanzate. Da quella domenica in poi passarono tutti e quattro delle giornate meravigliose: loro amiche del cuore, noi gemelli di fatto, niente e nessuno avrebbe potuto dividerci. Errore. Il 27 giugno, la ragazza procace informò i tre: Il 3 luglio dovrò andare in Sardegna ad aiutare i miei genitori al bar ristorante di loro proprietà; ritornerò il 29 agosto e da quel giorno, cascasse il mondo, torneremo nuovamente tutti e quattro insieme. Il gemello succube, grazie alla sua mente contorta, concepì un’originale idea: Guardate, visto che fino ad adesso abbiamo camminato su questa favolosa strada tutti e quattro assieme, anch’io fino al 29 agosto non mi vedrò con la mia ragazza; quando ci riuniremo di nuovo tutti e quattro assieme, il nostro rapporto diventerà ancora più magico, che ne dici cara?. La cara non è che fosse pienamente d’accordo ma visto l’entusiasmo che avvolgeva il suo fidanzato, diede il suo consenso anche perché fecero la solenne promessa che al ritorno della procace, per festeggiare, tutti e quattro avrebbero passato una giornata al mare. Passarono i giorni e mentre il gemello succube telefonava tre volte al giorno alla sua fidanzatina che abitava a soli due isolati da lui, l’altro gemello riceveva appena tre misere lettere dalla sua procace fidanzatina.

    Arriva il 29 agosto ed i gemelli aspettano le loro ragazze alla fermata del bus; la giornata ha un clima torrido e loro due si presentano con un completo per uno, acquistato per l’occasione, formato da giacca, pantalone, camicia, scarpe nuove ed un cravattino di pelle firmato Giorgio Armani pagato ben 35 mila lire cadauno: all’epoca era fico indossare un cravattino simile, solo che con 40 gradi all’ombra la pelle ne risentiva parecchio come, di sicuro, ne risentivano i due mazzetti di fiori che i gemelli, inguaribili romantici, stringevano tra le mani. Dopo quaranta minuti di ritardo rispetto all’ora stabilita, le due, finalmente, arrivano; scendendo dal bus, la ragazza esile bisbiglia al suo gemello innamorato: La mia amica è proprio una stronza, è riuscita a rovinare tutto…. Il gemello ingenuo arriva subito alla conclusione: Minchia, non andiamo più tutti e quattro al mare…. Quando, dietro di lei, scende la ragazza procace, il gemello innamorato riceve due bacetti innocenti sulle guance ed ascolta la colei che le dice: Ascolta, sediamoci su di una panchina che ti devo parlare. Anche quest’altro gemello arriva ad una conclusione: Minchia, non andiamo più tutti e quattro al mare. Arrivati alla panchina, la ragazza procace prende la parola: Senti, io e te non possiamo più stare insieme, dobbiamo lasciarci. E perché dovremo lasciarci?. Perché fino a venti ore fa ero abbracciata e piangevo insieme a Martino il pescatore. E chi cazzo è Martino il pescatore?. Chiede il gemello Otello. E’ colui che mi sposerà. Risponde la troia.

    Assordante silenzio tra i quattro, interrotto dal gemello succube il quale, sciogliendosi il nodo al cravattino di pelle, ormai ridotto ad un cappio rovente, urla: …Allora tra noi quattro è tutto finito…. E dicendo questa frase senza senso, il cravattino gli si strappa tra le mani: 35 mila lire ben spese…e mentre il gemello, sconvolto dal danno procurato, rimane abulico a fissare quel che resta di quel cazzo di cravattino, la sua fidanzata fa: Ma cosa intendi quando dici che tra noi quattro è finita? Io cosa c’entro, mica ti ho tradita; se in questi giorni d’attesa la mia amica si è invaghita di un altro, mi dici io cosa c’entro?. Ma la nostra avventura l’abbiamo cominciata in quattro. E la continuiamo in due. Allora il gemello succube, vedendo il suo gemello rimasto basito dalla non voluta rottura dalla sua bella, chiede a lui: Mi dai il permesso di continuare a frequentare la qui presente ragazza esile?. Con un gesto di magnanimità che solo gli imperatori possono concedere, prendendo per le mani il suo gemello e la sua fidanzatina, sentenza: Proseguite il vostro cammino e siate felici. E dicendo questa solenne frase, il gemello dittatore, sconsolato, da solo va a prendere l’autobus che lo porterà a casa grondante di sudore. Arriva dicembre e di Martino il pescatore, non si hanno notizie, la ragazza procace è rimasta da lui, sedotta e abbandonata, il gemello prosegue la sua relazione con la ragazza esile ed il gemello dittatore sta con un'altra ragazza che, fortunatamente, non ha genitori che possiedono né bar né ristoranti in Sardegna. A metà mese, il gemello riceve una proposta dalla sua ragazza esile: Sai caro, a Capodanno mio fratello e la sua fidanzata andranno in montagna a festeggiare l’arrivo del nuovo anno e mi hanno chiesto se anche noi due ci aggreghiamo a loro. Se a te fa piacere, andiamoci pure. E lei, entusiasta: Che bello, passeremo insieme il Capodanno; per l’occasione, per la prima nostra notte che passeremo insieme, comprerò un completino intimo che indosserò esclusivamente per te; solo che c’è un problema: dovrai convincere mia madre a farmi andare insieme a te e questo, te lo assicuro, non è per niente facile…. Non preoccuparti, tua madre mi adora e senz’altro riuscirò a convincerla a concedermi di passare il Capodanno insieme a te. La sera il gemello, omaggiando la colei futura suocera con un mazzettino di fiori, giusto per addolcirla un po’, le spiega la situazione: Signora, avrei il piacere di passare il Capodanno in montagna insieme a sua figlia, ma questo potrà accadere solamente se lei mi concederà il beneplacito, altrimenti ci rinuncerò. Guarda, so che tu sei un ragazzo per bene ma so anche che un ragazzo ed una ragazza quando stanno insieme, stando fuori casa, possono comportarsi in maniera non consona, capisci cosa intendo…. Signora, le do la mia parola d’onore che con sua figlia non farò nulla di sconcio, mi comporterò come se lei fosse presente. La madre, rassicurata dalle parole del gemello, fa a costui: Va bene, mi hai convinta, mi fido di te. Signora stia tranquilla, non se ne pentirà.

    Quella sera del 31 dicembre, gemello, fidanzata, suo fratello e la sua ragazza, a bordo della Fiat 128 rossa, percorrono la strada in direzione montagna. Arrivati a destinazione, prendono posto a tavola in compagnia degli altri clienti del locale. Seduti nel salone delle feste a mezzanotte si festeggia, tutti insieme, l’arrivo del nuovo anno: brindisi, fuochi d’artificio, danze musica e lazzi, coinvolgono allegramente la conventicola. Verso le tre il locale chiude e si va a nanna. I due futuri cognati si ritrovano insieme in ascensore e, mentre salgono in camera, il gemello gli fa: Ascolta, visto che ho promesso a tua madre che con tua sorella sarei stato buono e non avrei fatto nulla di sconcio, ti va se io e te, stanotte, dormiamo nello stesso letto e facciamo dormire le due ragazze insieme tra di loro?. Il tizio guardando il gemello ed un po’ preoccupato per il suo stato mentale, pacatamente gli dice: Visto che io preferisco vedere la mia fidanzata vestita che te nudo, ti va se io dormo con la mia ragazza e tu fai quel che minchia vuoi? Anche perché sai come dice il detto: Quello che fai il primo dell’anno, poi lo fai per tutto l’anno ed io, sinceramente, preferirei evitarlo…. Allora il gemello, capita l’antifona, sarà costretto a dormire nello stesso letto con la sua fidanzata la quale in camera si fa trovare agghindata di tutto punto: reggiseno a balconcino, reggicalze con su un paio di calze nere ed un perizoma interdentale; dal canto suo, il gemello si presenta con un paio di calzini lanosi antistupro, un berrettino di lana grigio topo ed un pigiama di flanella alla Super Pippo e così combinato entra nel letto e, come se non bastasse, dice alla sua lei: Ascolta mia cara, io in questo momento insieme a te farei di tutto, ma visto che ho promesso a tua mamma che con te mi sarei comportato bene e non avrei fatto nulla di sconcio, ti bacio, ti rinnovo gli auguri e ti auguro una felice notte. E dicendo questa destabilizzante affermazione, si gira dall’altro lato e comincia a ronfare alla grande lasciando lei, conciata da coniglietta di Playboy, nella delusione e nella amarezza più totale. Al mattino Super Pippo si sveglia ed ascolta la fidanzatina che, alquanto alterata, gli dice: Io vado giù a fare colazione. E, sbattendo la porta, se ne va.

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