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Tre Marie sotto la Croce: Note e ipotesi interpretative
Tre Marie sotto la Croce: Note e ipotesi interpretative
Tre Marie sotto la Croce: Note e ipotesi interpretative
E-book196 pagine2 ore

Tre Marie sotto la Croce: Note e ipotesi interpretative

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Info su questo ebook

Vangeli, apocrifi, leggende, folklore, ma anche film, opere d’arte e antichi affreschi. Quante erano le Marie sotto la Croce? La tradizione ci dice tre, ma chi erano veramente? Tre figure misteriose indagate attraverso il mistero delle Madonne nere, della città di Betania,  della sconosciuta Maria di Cleofa, passando attraverso la Sindone, l’Egitto, ed una lontana e sconosciuta comunità ebraica “nera” in Yemen... Con un piccolo saggio dell’autore circa la teoria VAS (Velikosky-Ackerman-Spedicato).
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2021
ISBN9791280353054
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    Anteprima del libro

    Tre Marie sotto la Croce - Emilio Giuseppe Spedicato

    Velikovsky.

    Introduzione

    L’autore di questo libro, laureato in fisica, è stato ordinario di Ricerca Operativa, una delle moderne discipline della matematica, presso l’Università di Bergamo, dopo sette anni come ricercatore al CISE, un centro di ricerche nucleari, e vari periodi di ricerca all’estero, in particolare presso la Stanford University. Questo libro non tratta di temi matematici, ma di questioni storiche e geografiche relative in particolare a tre donne di nome Maria, che appaiono nei Vangeli. La formazione matematica potrebbe avere influenzato il modo di ragionare di questo autore, in quanto i temi trattati possono considerarsi matematicamente come definenti un problema inverso, dalla soluzione forse non unica.

    I miei interessi fuori della matematica sono nati quando ero ragazzo, stimolati dall’influenza scientifica dello zio Umberto Risso, e da quella in campo religioso di un altro zio, Antonio Regondi, sacerdote, che fu anche cappellano di guerra nella prima guerra mondiale. Interessi maturati frequentando la scuola media Zanelli, di Cusano Milanino, con insegnanti di eccellenza (ricordo Alessandra Sperati, insegnante di lettere), e poi il liceo Manzoni di Milano, pure con insegnanti straordinari (vivente ancora la professoressa di storia e filosofia, Adele Paleari; a quella di matematica, Claudia Ferrari, ho dedicato la mia maggior monografia in matematica). I metodi erano quelli rigorosi di un tempo, e il professore di lettere Antonio Nannini richiedeva l’apprendimento a memoria della Divina Commedia.

    Dopo avere sviluppato in campo matematico nuove linee di ricerca, in collaborazione con ungheresi, inglesi, cinesi, iraniani…, dalle quali è seguita la soluzione del decimo problema di Hilbert ristretto (sistema diofantino lineare), i miei interessi si sono concentrati sulle catastrofi a memoria di uomo, cercando di determinarne cronologia, geografia e cause, generalmente di tipo astronomico. Questa ricerca ha portato ad un nuovo paradigma astronomico sull’evoluzione del sistema solare nel cosiddetto periodo catastrofico, fra circa il 10.500 ed il 750 a.C. Periodo individuato dalle ricerche di Immanuel Velikovsky, autore del controverso libro Mondi in collisione, letto da questo autore a sette anni nella sintesi apparsa su Selezione del Libro. Tale paradigma, detto VAS o di Velikovsky-Ackerman-Spedicato, ha richiesto lo studio di oltre un migliaio di testi sia antichi che moderni. Fra questi molti testi di carattere religioso, in primis la Bibbia (dove va preferita la versione detta Settanta, ma ora è disponibile in inglese anche quella Samaritana, forse più antica). Numerosi i lavori pubblicati, su temi in parte biblici, in parte relativi ad altre tradizioni, sumeriche, egizie, accadiche, induiste, persiane…, quali:

    – geografia dell’Eden, dove il Giardino dell’Eden, o Paradiso Terrestre, è identificato con la valle di Hunza in Pakistan;

    – analisi del personaggio Giobbe, che riteniamo si evolva poi in Melchisedek; la sua storia drammatica è collegata all’esplosione dell’oggetto detto Tifone dai greci, evento datato al 2033 a.C., e che provoca la fine del Regno Antico egizio, della civiltà dell’Indo, ed altro;

    – cause degli eventi naturali associati all’Esodo e itinerario di Mosè, svoltosi lungo la costa del Sinai. Il cosiddetto passaggio del Mar Rosso nulla ha a che vedere con l’attraversare un mare. Avviene nella zona dell’attuale Nuweiba, camminando lungo una costa ripida rimasta priva di strade, sul fondo del mare reso scoperto da un forte vento caldo, seguito ad una esplosione di tipo super Tunguska, sulla Germania del nord. Il vento abbassa il livello del mare di qualche metro, permettendo il passaggio; il livello del mare poi risale al passaggio degli Egizi, annegandoli.

    L’analisi di temi evangelici, in questo libro riferita alla tre donne sotto la croce, tre donne di nome Maria, nasce in parte dalla lettura integrale ripetuta, forse una ventina di volte, dei Vangeli canonici, il cui contenuto necessita sedimentazione per rivelarsi ogni volta a un livello più profondo. Ma è stata originata anche da alcune circostanze casuali.

    La prima parte del libro, dedicata alle Madonne Nere, nasce dalla lettura di un libro di Baima Bollone sulla Sindone, dove l’autore, patologo, antropologo e storico, osserva che le caratteristiche antropometriche del corpo della Sindone sono quelle di un uomo yemenita. Il colore della pelle degli yemeniti è generalmente piuttosto scuro, forse da radici dravidiche; segue naturale l’ipotesi che Maria, se correttamente di pelle scura, avesse una ascendenza nello Yemen. In tale paese, verso il 1175 AD, viveva la metà del milione di ebrei listati da Beniamino da Tudela, nel suo libro sugli ebrei nel mondo. Dallo Yemen è partita la maggiore immigrazione di ebrei nel neonato Israele; Golda Meir, nella sua autobiografia, dichiara che nessuno ne sapesse l’origine! Quindi Maria poteva avere pelle scura, forse trasmessa anche al figlio, vista l’assenza di componente genetica da parte dello sposo Giuseppe, nella tradizione canonica. Con tale colore della pelle poteva essere stata veritieramente ritratta da Luca, evangelista, medico e pittore.

    La seconda parte, dedicata alla Maddalena, origina dalla lettura di libri sugli sciamani, in particolare di quello di Mircea Eliade, antropologo ai vertici della propria disciplina. Da tale lettura si apprende che gli sciamani, quando raggiungono la pienezza del loro stato, sono assistiti da sette spiriti. Naturale quindi associare ad una trance, interrotta da Gesù, la vicenda della donna da cui egli cacciò i sette demoni, o spiriti, donna di caratteristiche speciali.

    La terza parte, dedicata a Maria di Cleofa, è nata dal desiderio di dare una risposta all’enigma di chi fosse lei, donna importante per poter stare sotto la croce, ma peraltro enigmatica nel contesto dei Vangeli. E di dare pure una risposta, anche se non definitiva, al complesso dei parenti di Gesù, almeno di quelli citati, certo solo una parte del tutto.

    L’Appendice 1 considera cosa Gesù possa aver detto nel Tempio per tanto preoccupare i genitori, e stupire i presenti. Tale analisi segue dalla lettura di libri di Paolo Sacchi. Sacchi è un biblista ammirevole non solo per la scienza, la visione, l’equilibrio nei suoi lavori, ma anche per il coraggio e la determinazione posta nella grande impresa di dare finalmente al lettore italiano una versione in italiano della Settanta, la Bibbia di secoli più antica della versione masoretica, quella usata e da Giuseppe Flavio e da Agostino.

    L’Appendice 2 considera una possibile derivazione della idea e parola di GRAAL nel contesto dei vangeli canonici relativi alla deposizione del corpo di Gesù.

    Il mio primo studio su temi evangelici ha riguardato i Magi, un articolo pubblicato nel libro Orienti, atti di un convegno organizzato a Roma nel 2016 dalla orientalista Maria Grazia Chiappori. In tale studio sono ampiamente utilizzati gli apocrifi, e non tutti, essendo troppo scarna la documentazione sui Magi nei Vangeli. Tale studio sarà ulteriormente sviluppato, tenendo conto in particolare dello straordinario documento detto La caverna del tesoro, tradotto a inizio Novecento da un testo siriaco, forse del VI secolo. In tale documento, dettagli appaiono sul viaggio dei Magi, che avrebbero visitato sia il Giardino dell’Eden (la già citata valle di Hunza), che il luogo dove Noè costruì l’arca (identificato da questo autore con il lago Manasarovar, in Tibet, vicino al sacro monte Kailash).

    Le tesi in questo libro sulle Tre Marie sono essenzialmente sviluppate nel solo contesto evangelico, senza uso di apocrifi o testi successivi ai Vangeli. Per la proposta della Maddalena come colei che dà a Gesù, divenuto Cristo o Messia a seguito della sua unzione, anche la dimensione di sacerdote dell’ordine di Melchisedek, uso un mio lavoro su Giobbe, il cui nome divenne poi Melchisedek nel mio scenario. Tale ipotesi appare nel contesto astronomico di un evento che, nel 2033 a.C., pone fine all’Antico Regno egizio e alla civiltà dell’Indo. Ipotesi discussa in un articolo in una rivista accademica pubblicata a Kazan, città che è il fuoco della vita scientifica in Russia.

    Uno sviluppo naturale di temi in questo libro riguarderebbe la Maddalena, su cui esiste una ampia documentazione apocrifa, usualmente utilizzata per tesi tipo New Age. Tale documentazione, per questo autore, porta a conclusioni ben differenti, sia su quale fosse la famiglia della Maddalena, sia sul viaggio fatto abbandonando la Palestina, con un itinerario geografico forse mai considerato, e infine su una storia che trova forse in Francesco d’Assisi il proprio termine.

    Francesco, alla Verna, ebbe le sue esperienze mistiche più profonde, dolorose, e clamorose, come levitazioni sino alla cima dei grandi alberi; la capanna dove si riparava divenne poi una cappellina dedicata alla Maddalena.

    Paul Sabatier, ancora da ritenersi il maggiore storico di Francesco, dice, nel capitolo 16 della biografia del santo, che Francesco, nei suoi ultimi tempi, ricevette un frate proveniente dal nord, e lo consacrò sacerdote dell’ordine di Melchisedek… E che, durante una visione mistica, dichiarò che a soffrire per la passione di Gesù più di lui furono solo Maria Madre e Maria Maddalena.

    L’immagine delle Tre Marie sotto la croce riproduce un quadro di Marisa Grande, pittrice, storica dell’arte, specialista del paleolitico e del neolitico, specialmente dell’area salentina, dalle ricerche documentate in importanti

    monografie. A lei sono grato anche per essere stata tramite di importanti contatti, in particolare con Enrico Calzolari, coautore del mio prossimo libro su Francesco d’Assisi e i Templari, e con la rivista Anxa, tanto pregevole quanto poco nota.

    Questo libro è basato su fatti riferiti nei testi canonici, ed utilizzati sine glossa, e su interpretazioni degli stessi, necessariamente personali.

    Osservazioni costruttive saranno gradite, per le quali è utilizzabile il sito www.emiliospedicato.it.

    Parte Prima

    Madonne Nere e maggio, mese della Madonna

    Nera la Regina del Sud,

    nera Maria, Madre di Gesù,

    nera l’Africa sotto il Sahara,

    futuro del cristianesimo.

    Sintesi

    In questa sezione del libro consideriamo le raffigurazioni di Madonne Nere, presenti in molti santuari, proponendo una nuova spiegazione della loro origine. Diamo anche una ipotesi sulla associazione della Madonna con il mese di maggio e con le rose, sulla base dello scenario da noi sviluppato sulla visita dei Magi a Gesù.

    1.1 Le Madonne Nere nei santuari mariani, e loro origine nella letteratura

    Ho visitato solo alcuni dei santuari mariani nel mondo, in Italia e in altri paesi, fra cui quello della Madonna di Guadalupe o Morenita, vicino a Città del Messico, che è ora il più frequentato al mondo, circa venti milioni di visite contro le otto di Lourdes. Su tale santuario vedasi la tesi di Campiotti (2007). L’immagine alla pagina seguente della Morenita appare nella tesi, nonché in internet. A questo santuario fu assai devoto un grande tenore dell’Ottocento, Federico Gambarelli, che, scampato a un naufragio, dopo aver rivolto alle onde l’immagine della Morenita, si fece sacerdote. Investì quindi i suoi copiosi risparmi nel santuario dedicato alla Morenita, ad Albino, vicino a Bergamo, dove si espone il ritratto cui attribuì l’esser scampato al naufragio; vedasi Spedicato (2013) e Cantini (2018). Padre Josemaria Escrivà, fondatore dell’Opus Dei, visitò il santuario di Guadalupe nel 1970. Morì per infarto nel 1975, mentre stava entrando nel suo studio, sotto gli occhi dell’immagine della Morenita che ivi teneva, Dolz (2002).

    Ricordo, fra gli altri santuari da me visitati, alcuni dove si trovano Madonne Nere:

    – quello di Oropa, che, secondo una tradizione non confermata, sarebbe associato ad un culto della Madonna portato da Sant’Eusebio di Vercelli nel quarto secolo. Vi si trova una statua lignea della Madonna con Bambino. Tale statua non è quella originale, ma una copia, essendo di datazione più tarda secondo l’analisi al radiocarbonio.

    Potrebbe provenire dalla Val d’Aosta, dove abbonda il cirmolo del cui legno è fatta; vedasi la lettera di Mario

    Coda in Appendice. Ad Eusebio sono associate altre due statue, una a Cagliari, una a Crea, in Piemonte, dove è tradizione fare nove giri del santuario in senso antiorario (sinistrorso). Eusebio avrebbe portato le tre statue, attribuite a Luca evangelista, da Gerusalemme. Quella di Oropa è intatta, senza alcun segno del tempo passato, anche sul piede pur molto toccato dai pellegrini;

    – l’icona del Sacro Monte di Varese, santuario fondato forse da Sant’Ambrogio nel 381. Dal santuario e dal piccolo villaggio che gli sta attorno, si raggiunge in pochi chilometri la cima del monte Campo dei Fiori. Qui sta l’osservatorio astronomico fondato da Salvatore Furia, con cui collaborai, e dove scrissi nella solitudine la mia tesi di fisica nel 1969, uno studio della turbolenza omogenea, sotto la guida del grande matematico Carlo Cercignani;

    – quello di Loreto nelle Marche, con statua di Madonna e Bambino, famoso per la presenza della casetta che, secondo tradizione, fu quella di Maria a Nazareth di Galilea, e che angeli avrebbero portata a Loreto nel 1291. Secondo uno studio recente, le pietre della casa, smontate e numerate, sarebbero arrivate in realtà da Akko, in Palestina, trasportate da una nave appartenente alla famiglia Angeli; la casetta fu poi ricostruita a Loreto, vedasi Calzolari (2014);

    – l’icona di San Luca a Bologna, forse ridipinta su una sottostante più antica. Il santuario è del dodicesimo secolo.

    Si trova sulla cima del Colle della Guardia dominante la città, raggiunto da un portico di 666 archi, simbolo del serpente schiacciato dalla Madonna. L’icona sarebbe stata portata da Costantinopoli da un pellegrino;

    – quello di Montserrat, dominante Barcellona da 720

    metri di altezza, con una statua, detta la Moreneta, di Madonna con Bambino. Si trova in un monastero benedettino dell’undicesimo secolo, ma era già venerata dal nono secolo.

    Il monastero è famoso per la scuola di canto, considerata la più antica in Europa. Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, si sarebbe convertito durante una visita, leggendo un libro sulla passione di Gesù. La statua sarebbe stata trovata nel 880 in una grotta da alcuni bambini, e quella attuale sarebbe una copia di epoca romanica. Ne esiste una copia a Sassari, città che fu per un certo periodo sotto controllo catalano. Il volto della Madonna è scuro, altre parti del corpo sono dipinte con oro;

    – quello di Einsiedeln, in Svizzera, costruzione ora del Settecento, ma risalente al decimo secolo, frequentato dal XIV secolo per la statua della Madonna Nera. La statua originaria, distrutta nel 1465 da un incendio, fu sostituita dalla presente proveniente da altra località svizzera; fu poi ridipinta in nero dopo i danni subiti durante la rivoluzione francese. Einsiedeln appare nelle memorie di Giacomo Casanova, che, affascinato dalla biblioteca del santuario, decise di farsi monaco. Iniziò una lunga confessione, non terminata, poiché l’arrivo di due belle nobildonne inglesi gli fece perdere il santo proposito. Casanova

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