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Il Regno di Sardegna 1297-186. Le radici dello Stato Italiano
Il Regno di Sardegna 1297-186. Le radici dello Stato Italiano
Il Regno di Sardegna 1297-186. Le radici dello Stato Italiano
E-book396 pagine3 ore

Il Regno di Sardegna 1297-186. Le radici dello Stato Italiano

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Info su questo ebook

Il libro "Il Regno di Sardegna - Le radici dello stato Italiano"

ripercorre la lunga storia della istituzione creata dal Papa Bonifacio

VIII nel 1297 e assegnata sulla carta agli aragonesi per dirimere la

guerra del Vespro scoppiata in Sicilia e favorire gli angioini guelfi e

quindi partigiani del pontefice.

Il Regno di Sardegna si può

considerare antenato diretto del Regno d'Italia prima e della

Repubblica italiana dopo. Questo perché nel 1861 il re di Sardegna

Vittorio Emanuele II fu nominato dal Parlamento del Regno di Sardegna

"Re d'Italia" non cambiando ordinale e praticamente ufficializzando il

nuovo stato senza decretarne la nascita e quindi sottintendendo una

trasformazione solo del nome.

L'opera descrive le complesse

vicissitudini che hanno interessato il Regno di Sardegna per ben 560

anni fino alla sua trasformazione in Regno d'Italia. Così sono elencati e

commentati puntualmente tutti gli avvenimenti del periodo giudicale,

catalano, spagnolo e, con abbondanza di particolari, i 141 anni in

cui governarono i Savoia che da duchi poterono fregiarsi del titolo di

Re.

Numerose tabelle, ricostruzioni grafiche, fotografie e schede

descrittive completano l'opera di Sergio Atzeni "Il Regno di Sardegna -

Le radici dello stato italiano" che si presenta esauriente, di facile

lettura e per questo adatta a tutti.
LinguaItaliano
Data di uscita26 feb 2021
ISBN9791220324434
Il Regno di Sardegna 1297-186. Le radici dello Stato Italiano

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    Anteprima del libro

    Il Regno di Sardegna 1297-186. Le radici dello Stato Italiano - Sergio Atzeni

    libertà

    La nascita del Regno di Sardegna

    Il XIII secolo è stato quanto mai decisivo per la nascita degli stati europei e per la lotta tra pontefice e imperatore per la supremazia che ognuno pretendeva essere un suo specifico diritto.

    In questa situazione l'Italia ed il resto dell'Europa si divisero tra partigiani del Papa, chiamati Guelfi e partigiani dell'imperatore, chiamati Ghibellini, mentre i due rivali tentavano di conquistare più seguaci possibili, sottraendoli spesso anche al partito avverso.

    A questo punto i destini della Sardegna si legarono a quelli della Sicilia e per capire meglio i fatti è necessario spiegarne i motivi storici che li hanno determinati.

    Il regno di Sicilia, già in mano ai Normanni che avevano scacciato i musulmani nel 1189, con la morte del re Guglielmo II passò di diritto ad Enrico VI di Svevia figlio di Federico Barbarossa, in quanto marito dell'erede al trono Costanza d'Altavilla. Enrico aveva un piano molto ambizioso: contava di porre sotto il suo controllo tutto il Mediterraneo attirandosi così i sospetti della chiesa che mal sopportava espansioni territoriali dell'impero che considerava pericolose per il nascente Stato Pontificio.

    Purtroppo Enrico VI morì nel 1197 e Costanza fu costretta ad accettare la sovranità della chiesa sulla Sicilia ottenendo però che il proprio figlio, Federico, ne fosse incoronato re.

    Nel 1198, il Papa Innocenzo III sostituì il tradizionale titolo di Vicario di Pietro con quello di Vicario di Cristo col chiaro intento di porsi al di sopra di ogni potere terreno e iniziò ad applicare la nuova concezione scacciando dalla Sicilia i funzionari Svevi per fare dell'isola un vero dominio e non più un protettorato teorico.

    Però Federico Il, ormai adulto, anche per la morte di Innocenzo III, riuscì ad impossessarsi del regno siciliano dando prova di grande statura politica favorendo la cultura, le arti, riuscendo a farsi incoronare imperatore dal pontefice Onorio III nel 1220, con la sola promessa di tener separato l'impero dal regno siciliano.

    Ma il nuovo Papa Innocenzo IV, cosciente del grande potere di Federico II si affrettò a scomunicarlo nel 1245 subito dopo il concilio di Lione, accusandolo di usurpazione del trono siciliano che apparteneva al Beato Pietro e che egli deteneva solo come feudo concesso dalla Santa Sede.

    Morto Federico II, il trono passò al figlio Manfredi che diede in sposa la primogenita Costanza al re d' Aragona Pietro Il. La chiesa favoriva la famiglia guelfa degli Angiò che, sconfitti gli Svevi, ottenne la corona di Sicilia ne1 1265.

    Ciò non fu gradito ai siciliani che insorsero e, scacciati gli Angiò, incoronarono re di Sicilia Pietro Il quale affrontò una lunga guerra chiamata del Vespro, combattuta contro gli Angioini spalleggiati dalla chiesa.

    Pietro II morì nel 1285 lasciando il trono al figlio Alfonso II chiamato il Liberale e il regno di Sicilia al figlio minore Glacomo II.

    Nel 1294 salì sul soglio di Pietro, Benedetto Caetani, col nome di Bonifacio VIII, che per prima cosa si sbarazzò degli oppositori interni tra i quali gli esponenti della famiglia romana dei Colonna contro i quali bandì una crociata che si può definire personale riuscendo a sbaragliare i potenti avversari e distruggendo anche la loro roccaforte di Palestrina.

    A questo punto, Bonifacio, convinto assertore della superiorità papale, volle risolvere la guerra del Vespro, possibilmente a proprio favore, e nel 1297 creò il Regnum Sardiniae et Corsicae che concesse a Giacomo Il d'Aragona ottenendo in cambio la Sicilia da consegnare a Carlo Il d' Angiò.

    Una mossa d'alta diplomazia, certamente intelligente e strategica, quella del pontefice, che sfruttò a proprio favore il famoso Costititum Costantini, il quale concedeva alla chiesa di Roma il diritto sui territori occidentali che il grande imperatore gli avrebbe lasciato in eredità nel momento dello spostamento a Costantinopoli.

    Si trattava in realtà di un falso storico smascherato solo più tardi da Lorenzo Valla, che gli eredi di Pietro usarono a proprio vantaggio prescindendo dalle opinioni dei popoli che venivano, a loro insaputa, ceduti a questo o a quel sovrano.

    La Sardegna nel 1297 era occupata dai Pisani che possedevano la Gallura e parte dell'ex giudicato di Calari compresa la città fortificata di Castrum Catari (Castello).

    I Gherardesca dominavano il Sulcis Iglesiente, mentre la città di Sassari, diventata comune autonomo, era sotto l'influenza genovese. I Doria avevano acquisito nuovi territori dopo la caduta del giudicato di Torres e possedevano l'Anglona, la Nurra, il Nulauro, Viddalba, Casteldoria, Olmedo, AIghero e il Meilogu.

    Bonifacio VIII, morì 1303 dopo aver provato l'amarezza della sconfitta ad opera del re di Francia Filippo il Bello aiutato dai Colonna: in quella occasione si dice che il Pontefice subì persino l'onta di uno schiaffo.

    Il Papa Bonifacio VIII

    Bonifacio VIII fu il Papa che indisse per la prima volta il Giubileo nel 1300 e che inconsapevolmente favorì la triste pagina della Cattività Avignonese, quando la sede pontificia fu trasferita ad Avignone e la chiesa fu subordinata, dal 1305 al 1377, anche se non ufficialmente, al Re di Francia.

    Altra conseguenza della politica di Bonifacio fu la presa del potere a Roma di Cola di Rienzo che lottò contro i nobili che considerava tiranni, tra i quali i Colonna, gli Orsini e gli stessi Caetani.

    Di Rienzo non si rese però conto di essere una pedina in mano alla chiesa Avignonese e senza volerlo diventò suo inconsapevole strumento.

    Bonifacio VIII determinò quindi i destini della Sardegna, e più tardi quelli d'Italia, dandole un futuro che escludeva qualunque autodeterminazione e che, principalmente , impedì al giudicato di Arborea qualunque eventuale tentativo di unificazione dell'isola sbarazzandosi dei pisani.

    L’isola intorno al 1297 prima della

    proclamazione del"Regno di

    Sardegna e Corsica" Gli aragonesi, re di diritto ma non di fatto dell'isola, si prepararono per entrarne in possesso, stringendo alleanze con gli Arborea, i Doria e i Malaspina avversari dei pisani che diventavano i nemici da battere. Sorge spontanea la domanda: che interesse poteva avere il giudicato d'Arborea ad allearsi con la potenza designata a regnare sulla Sardegna?

    Il cieco odio verso Pisa o il desiderio di ipotecare il futuro di vassallo puntando sul cavallo vincente?

    Domande che non avranno mai una risposta.

    Si può capire invece la posizione dei Doria e dei Malaspina che per non perdere i propri possedimenti, si sarebbero alleati con chiunque. E il popolo?

    Il pensiero del popolo, vessato, sfruttato, emarginato, analfabeta non contava assolutamente niente, la politica veniva fatta dai nobili e dai ricchi. La plebe come al solito, aveva poco da perdere e nella peggiore delle ipotesi, sarebbe cambiato solo il padrone. Così il 30 maggio 1323, l'esercito aragonese sbarcò a Palma di San Giovanni Suergiu al comando di Alfonso, primogenito del Re Giacomo II.

    Dopo un assedio fu espugnata Villa di Chiesa (Iglesias): erano passati sette mesi dallo sbarco.

    Il Comune di Sassari si affrettò intanto a schierarsi dalla parte degli aragonesi per convenienza, non certo per ideali e non possiamo certo biasimare questo atteggiamento: chi è più forte ha sempre ragione ed è meglio averlo amico che nemico.

    La tomba di Bonifacio VIII nei sotterranei vaticani

    Lorenzo Valla in una incisione Lorenzo Valla (Roma, 1407 - Roma, 1 agosto 1457) è stato un umanista, filologo, scrittore, filosofo e accademico italiano. Si presentava anche con il nome latino Laurentius Vallensis.

    Nel 1440, scrisse un breve testo, pubblicato solo nel 1517, dal titolo La falsa Donazione di Costantino (De falso credita et ementita Constantini donatione) . Valla, con argomentazioni storiche e filologiche, dimostrò la falsità della Donazione di Costantino, documento apocrifo usato da Bonifacio VIII per creare il Regno di Sardegna e Corsica.

    Il regno di Aragona entra nei destini della Sardegna

    Con la battaglia di Poitiers nel 732, i musulmani furono fermati da Carlo Martello e fu loro impedito di dilagare nell'Europa centrale e costretti a rientrare nei loro possedimenti iberici.

    Nel 785 Carlo Magno conquistò quelle terre strategiche a cavallo dei Pirenei che furono chiamate Catalunya (terra dei Castelli) e poste sotto la sovranità del Conte di Barcellona.

    Il principato di Catalunya era formato da 10 contadi che si unirono poi col Regno di Aragona da cui il nuovo stato prese il nome.

    Il primo regnante catalano conte di Barcellona fu Goffredo il Peloso che affrontò gli Arabi che cercavano con Almanzor di riconquistare i loro ex contadi, i catalani però riuscirono a bloccarli.

    In seguito la Catalunya si rese indipendente dalle influenze franche e arrivò ad una autonomia di fatto anche grazie all'acquisita nazionalità che dura ancora oggi.

    Il principato fu artefice della lotta contro i mori ai quali sottrasse territori a sud dei propri confini e riuscì ad annettersi anche le Baleari.

    Nel 1137 Raimondo Berengario IV, sposandosi con Petronilla erede d'Aragona, favorì l'unione dei due stati che non si fusero ma conservarono le proprie prerogative.

    Dai due sovrani nacque Alfonso detto il Casto che riunì in sé il titolo di Re di Aragona.

    Nel 1276 salì al trono Pietro II detto il grande che regnò in Aragona, mentre suo fratello Giacomo diventò sovrano del Regno di Maiorca che comprendeva le Baleari, il Rossiglione, la Serdagna e Montpellier. Pietro II tentò di dare al suo regno una dimensione di grande potenza, cercando di conquistarsi alleanze e approdi per le rotte verso il Medio Oriente da dove provenivano spezie e pregiati tessuti.

    Il Regno di Aragona era situato a nord-est della penisola iberica

    Pietro riuscì a sposarsi con Costanza Hohestaufen di Svevia, figlia di Manfredi Re di Sicilia.

    Intanto Carlo d'Angiò con il favore della Chiesa sconfisse gli svevi e ottenne la corona di Sicilia nel 1265, ma i siciliani non vollero un sovrano imposto e si sollevarono chiamando Pietro II al quale consegnarono la Corona: Pietro II sbarcò in Sicilia nel 1282 e fu incoronato solennemente.

    I territori continentali del Regno, Abruzzo, Campania, Basilicata, Molise, Puglia e Calabria rimasero in mano ai D'Angiò. Una lunga guerra chiamata del Vespro scoppiò tra aragonesi e angioini ed il Papa Mariano IV nel 1383 dichiarò deposto Pietro II e concesse la corona di Aragona a Carlo di Valois figlio di Filippo Re di Francia, il quale si affrettò ad armare un esercito per entrarne in possesso.

    Un grande corpo militare formato probabilmente da 80.000/100.000 uomini sotto l'egida del Papa, invase la Catalogna ma, decimato da una terribile epi-

    Giacomo II d’Aragona sul trono in un dipinto del tempo

    demia, dovette abbandonare l'impresa, lasciando sul campo lo stesso Filippo: la

    Alfonso II d’Aragona flotta filo-papale fu invece sconfitta da quella aragonese comandata dall'ammiraglio Lauria e costretta a fare rotta verso porti amici.

    Nel 1285 mori Pietro II che lasciò i territori continentali della corona al figlio Alfonso II, ed il regno di Sicilia all'altro Figlio Giacomo II, nel 1291 morì Alfonso II e Giacomo divenne unico sovrano di Aragona.

    Gli Aragonesi sbarcano in Sardegna

    Ugone II di Bas-Serra sovrano del Giudicato di Arborea (1321-1335) nel 1323 appoggiò la spedizione aragonese con lo scopo di impossessarsi dell'isola e rendere reale il Regno di Sardegna e Corsica, dichiarandosi vassallo degli iberici e versando una somma di danaro in cambio del mantenimento dei propri diritti e della protezione.

    Le truppe arborensi guidate da Ugone II assalirono i pisani in una zona di confine, forse Sardara, chiedendo aiuto e ricevendo dagli aragonesi tre galere cariche di armati. Su suo consiglio la flotta di invasione iberica approdò presso il Golfo di Palmas e unì le sue truppe a quelle aragonesi assediando Villa di Chiesa.

    Prima di invadere la Sardegna, Giacomo II, detto il Giusto, si alleò anche con i Malaspina e i Doria. il contributo militare dei sardi e degli arborensi per lo sbarco nell'isola, fu determinante con Ugone II che pensava di governare direttamente ed indirettamente tutta la Sardegna e la Corsica.

    Flotta aragonese nelle coste sarde (disegno ideale), sotto il tragitto verso l'isola

    Dopo sette mesi Villa di Chiesa si arrese e le forze della coalizione si diressero verso Castel di Castro di Calari. I pisani, quasi di sorpresa, fecero sbarcare un esercito nei pressi della spiaggia prospiciente l'abitato di Capoterra, che a tappe forzate si diresse verso Calari, costeggiando lo Stagno di Santa Gilla. L'esercito aragonese si mosse andando incontro a quello pisano. Lo scontro, in campo aperto, avvenne presso l'odierno abitato di Elmas in località Lucocisterna e finì con la vittoria degli aragonesi che nello stesso tempo avevano distrutto le navi pisane nelle acque prospicienti il Castello di Calari. Ai Pisani non rimase altro che firmare una pace con la quale cedevano tutti i territori del cagliaritano e della Gallura tenendo solo Castrum Calari. Era il 17 Giugno 1324 e il Regno di Sardegna prendeva corpo.

    L'arrivo degli Aragonesi in Sardegna e l'avanzata verso Castrum Calari

    Mariano IV - Bas-Serra d'Arborea (1347-1376): padre della nota Eleonora, che fu reggente del Giudicato, fu il primo a ribellarsi agli aragonesi che cercarono di tenerlo buono nominandolo Conte del Goceano e Signore della Marmilla

    Mariano IV d’Arborea cioè di territori che formalmente appartenevano al Regno di Sardegna e quindi agli stessi aragonesi.

    Fu uomo di grande cultura e sagacia politica. Nonostante la sua Ibericità pian piano si staccò dalla influenza aragonese, forse mosso dal disegno di unificare l'isola sotto il suo dominio. Già i Doria nel 1347 si ribellarono agli aragonesi e dopo una vittoria ad Aidu De Turdu presso Bonorva non seppero approfittarne.

    Questo evento può aver fatto intuire agli arborensi che gli aragonesi potessero essere sconfitti dall'esercito giudicale ben motivato e conoscitore dei territori. Mariano IV invase il sud dell'isola accolto dalla popolazione a braccia aperte, catturò Gherardo Della Gherardesca, alleato e vassallo degli aragonesi e si diresse verso Castel di Cagliari per assalirlo, ma fu costretto a ritirarsi forse per far riposare il proprio esercito non pronto ad un lungo assedio della rocca calaritana e perché minacciato dal contingente iberico che, avanzando dall'interno, riportò piccole vittorie in scontri tra avanguardie.

    Nel Nord dell'isola gli arborensi, alleati con i Doria, riuscirono a conquistare Alghero ed a minacciare nel 1354 Sassari con un assedio che sarebbe risultato disastroso per la città senza possibilità di rifornirsi dall'esterno.

    Gli aragonesi furono costretti a formare un corpo di spedizione ed inviarlo nell'isola, prima che i sardi spinti dalle vittorie arborensi si ribellassero.

    Il Re in persona Pietro il Cerimonioso arrivò nell'isola al comando del contingente Iberico di rinforzo, che sbarcò nel Nulauro.

    Mariano IV evitò di affrontare il nemico in battaglie decisive, forse lo fiaccò con attacchi di sorpresa e con imboscate impedendo l'arrivo di rifornimenti dal sud dell'isola.

    Alla fine si arrivò nel 1355 alla pace di Sanluri che favorì gli arborensi che rinunciarono solo ad Alghero.

    Ci furono 10 anni di pace spesi da Mariano IV per rinforzare il suo trono ed il suo esercito godendo di una vasta popolarità, grazie alle buone condizioni economiche dello stato.

    Si impegnò a raccogliere tutte le leggi, tramandate solo oralmente, in un organico testo scritto che fosse alla base del nuovo ordinamento giuridico che stava lentamente prendendo corpo. Dopo 11 anni, nel 1365, il sovrano riprese la guerra contro gli aragonesi, persuaso del consenso dei sardi, vessati e sfruttati dagli iberici, che era certo lo

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