Il Percorso del Santo Graal: Maria Maddalena, Giuseppe d’Arimatea e le Sante Marie del Mare
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Secondo Jacopo da Varazze (1228-1298), e prima ancora Rabano Mauro (776-856), con questo viaggio Giuseppe d’Arimatea, condusse, nell’odierna Provenza, Maria Maddalena accompagnata da Marta, Maria Salomè, Maria Jacobé (sorella di Maria madre di Gesù), Lazzaro, Massimino e una serva di nome Marcella o Sara.
L’uomo che vuole comprendere quanto viene trasmesso dalla Storia ufficiale, ma anche da quella riletta, rivisitata e ripensata attraverso i miti, le leggende, la tradizione orale e letteraria, è colmo di interrogativi e di dubbi. La storia del cristianesimo, la lettura attenta dei vangeli sinottici e canonici e di quelli denominati apocrifi, i documenti detti gnostici e le diverse ipotesi, anche recenti, che scaturiscono dai codici di Nag Hammadi e dai cosiddetti Rotoli del Mar Morto e da altri documenti, ma con i limiti oggettivi che emergono dall’ampiezza del tema e dal fatto che trattano eventi avvenuti duemila anni fa, pongono al ricercatore molti interrogativi del tipo: chi fu davvero Giuseppe d’Arimatea e qual è stato il suo ruolo, nella dinamica e negli eventi che precedettero e seguirono la crocifissione? Qual è stato il rapporto tra Lazzaro, Maria di Magdala e Giuseppe d’Arimatea? E il ruolo di Marta? Da dove nasce la “Leggenda” di questo viaggio dalla Palestina al sud della Francia e quali sono i suoi sviluppi? Perché Giuseppe d’Arimatea porta il Graal a Glastonbury, in Britannia? Qual è il rapporto tra le storie legate ad Artù, il Graal ed i viaggi di Giuseppe d’Arimatea? Fino a che punto è possibile ipotizzare una dinastia del Graal?
Tante altre domande potrebbero seguire per focalizzare e cercare di capire qualcosa, che s’intuisce importante, che sembra sia accaduta e di cui non c’è traccia, se non solo indizi, nella storia pubblica ed ufficiale del cristianesimo. Molti libri hanno approfondito e focalizzato gli aspetti sopra indicati e molti sono gli interrogativi ancora aperti.
L’intento non è certamente quello di dimostrare una tesi predefinita, poiché non si hanno “verità” da rivelare, ma di offrire elementi di valutazione per giungere ad una maggiore comprensione di eventi storici e religiosi, così vasti e importanti, che hanno da sempre interessato e che tutt’ora interessano gran parte dell’umanità.
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Recensioni su Il Percorso del Santo Graal
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Anteprima del libro
Il Percorso del Santo Graal - Luigi Antonio Macri'
Note
Prefazione
V’era un tempo, agli albori della storia, in cui gli uomini veneravano i due Principi Fondamentali del mondo: opposti e complementari, maschile e femminile, che insieme nell’unione metafisica per eccellenza, erano l’Uno, il Tutto, la fonte di ogni essenza, fisica e spirituale, del Mondo.
V’era un tempo, in cui la sacralità dei simboli echeggiava imponente sulle pareti delle grotte, incisa nelle pietre immobili sul cammino dell’iniziazione, sui frontoni dei templi, a trasmettere i segreti più arcani del mondo soltanto a chi avesse la forza, il coraggio, l’intuizione, per comprenderli.
V’era un tempo in cui tutto era simbolo, il sole sorgente, l’acqua fluente, il fuoco, l’aria, il sangue, ogni cosa.
V’era un tempo in cui gli uomini parlavano con gli alberi, specchiavano la loro anima nel mare, si rivolgevano alle stelle, perché raccontassero loro quelle storie meravigliose che conoscevano solo gli Dei.
V’era un tempo in cui ogni cosa esistente era intrisa di spiritualità, e non v’era conoscenza che fosse solo e soltanto materiale, ma tutto si snodava sull’incessante e tremendo equilibrio tra materia e spirito.
V’era un tempo, in cui i vegliardi narravano ai fanciulli storie di cavalieri errabondi alla ricerca di un qualcosa: di mostri, di principesse, di imprese da tramandare alla memoria del tempo. La Questua senza fine verso quel qualcosa che chiamavano Graal: un vaso, una fanciulla erede del Re del Mondo, l’essenza impenetrabile dell’Universo.
Cosa ne è stato di quel tempo? Ove son andati il cavallo e il cavaliere? Dove sono gli uomini che venerano il fuoco sacro e si tuffano nello scorrere imperturbabile del fiume? I saggi che parlano con gli alberi e guardano le stelle? I sacerdoti custodiscono nelle camere segrete del Tempio il culto della Dea Madre?
Li hanno uccisi.
E siamo stati noi ad ucciderli.
Noi uomini moderni nella nostra stolta convinzione che la materia plasmi il tutto e lo spirito non sia altro che un’evanescente parola vuota. Noi, che non siamo più capaci di credere alle storie di eroici cavalieri, coinvolti come siamo nell’ingranaggio meccanico della banale quotidianità che lentamente logora la nostra anima.
Noi, che non fissiamo più attoniti la potenza di un simbolo, nel quale è profusa la conoscenza più profonda, e or divenuto solo un muto effimero segno di matita.
Noi, che non sappiamo più intuire Dio, ma muti sordi e ciechi ci affidiamo al nero traballante bastone dei dogmi, senza il quale non possiamo più procedere con i nostri solitari passi.
Noi, che veneriamo solo il Dio Padre, e ignoriamo la Dea Madre.
Noi che abbiamo diviso le Essenze del Mondo, abbiamo spezzato l’Uno, e impediamo la sua ricostituzione.
Noi, che non siamo più in grado di dubitare, che non lasciamo in noi sorger alcun dubbio sullo svolgimento degli eventi passati, ma sì come automi leggiamo le righe dei libri senza domandarci: E se non fosse questa la vera Storia?
.
Qualunque sia la verità su Santa Maria Maddalena, qualunque cosa sia il Graal, ricercare la verità, vuol dire cercare Se Stessi.
Urge riprender la Sacra Questua: per ricongiungerci con La Sacra Dea Madre di ogni cosa; per scovar dentro Noi il Principio vitale che ci rende parte dell’Universo, così che si possa ancor penetrar il cuor in basso e mirar le stelle in alto e sussurrare: Come in Noi è nel Mondo … Così come è in alto, così è in Basso
.
Oraldo Paleologo jr
Prologo
Dai tempi più remoti, ma soprattutto negli ultimi trenta anni, numerosi sono stati i libri sul Graal che, in forme diverse, hanno dato una lettura, una prospettiva, di uno dei simboli più complessi ma, ritengo, anche più belli ed importanti della storia dell’umanità.
Questo libro non vuole tanto aggiungersi alla lunga bibliografia esistente quanto approfondire un elemento, già presente nella tradizione letteraria del Graal, ovvero lo sbarco nel sud della Francia delle Sante Marie e il successivo viaggio di Giuseppe d’Arimatea a Glastonbury, nel Galles, in Gran Bretagna.
Il libro vuole essere solo il frutto di ricerche, appunti e riflessioni di coloro che, non ponendosi vincoli dogmatici, cercano di capire quanto sia avvenuto nella Storia del cristianesimo, in quanto parte del DNA della società occidentale, non togliendo nulla alla grandezza della figura di Gesù, il Cristo, che, contribuì certamente a trasformare le basi della civiltà nella quale viviamo.
La ricerca del Graal è anche la ricerca di quella verità interiore, di quella consapevolezza e visione di eventi storici centrali per l’umanità, che può essere solo nostra e che non ha bisogno di altro.
Andrew Sinclair afferma che " esistono milioni di strade che portano al Graal. Se mai un giorno dovessimo arrivare in fondo a una di queste, il sacro oggetto ci apparirebbe sotto forma di tutte le esperienze che ci hanno forgiato lungo il cammino.". [¹]
L’uomo che vuole comprendere quanto viene trasmesso dalla Storia ufficiale, ma anche da quella riletta, rivisitata e ripensata attraverso i miti, le leggende, la tradizione orale e letteraria, è colmo di interrogativi e di dubbi. La storia del cristianesimo, ad esempio, la lettura attenta dei vangeli sinottici o canonici e di quelli denominati apocrifi, i documenti detti gnostici e le diverse ipotesi, anche recenti, che scaturiscono dai codici di Nag Hammadi e dai cosiddetti Rotoli del Mar Morto e da altri documenti, ma con i limiti oggettivi che emergono dall’ampiezza del tema e dal fatto che trattano eventi avvenuti duemila anni fa, pongono al ricercatore molti interrogativi del tipo: qual è stato il ruolo di Giuseppe d’Arimatea, l’uomo del Sinedrio, possessore del sepolcro che fu la tomba del Cristo, seppure per soli tre giorni, nella dinamica che precedette e seguì la crocifissione? Qual è stato il rapporto tra Lazzaro, Maria di Magdala e Giuseppe d’Arimatea? E il ruolo di Marta? Da dove nasce la " Leggenda" di questo viaggio dalla Palestina al sud della Francia e quali sono i suoi sviluppi? Perché Giuseppe d’Arimatea porta il Graal a Glastonbury, in Britannia? Qual è il rapporto tra le storie legate ad Artù, il Graal ed i viaggi di Giuseppe d’Arimatea? Fino a che punto è possibile ipotizzare una dinastia del Graal?
Tante altre domande potrebbero seguire per focalizzare e cercare di capire qualcosa, che s’intuisce importante, che sembra sia accaduta e di cui non c’è traccia, se non solo indizi, nella storia pubblica ed ufficiale del cristianesimo. Molti libri hanno approfondito e focalizzato gli aspetti sopra indicati e molti sono gli interrogativi ancora aperti.
L’intenzione è quella di focalizzare, nella vasta tematica del Graal, principalmente il " percorso del Santo Graal", inteso come viaggio delle Sante Marie dalla Palestina fino al