La forza ondivaga del passato
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Info su questo ebook
La sua decisione nasce dal bisogno di lasciarsi alle spalle una vita pregna di lavori sporchi, traffici più o meno leciti, poderose emozioni sentimentali e torbidi rapporti sessuali.
Immergendosi nella bellezza e purezza della Natura, James spera di riconciliarsi con la propria interiorità, di lenire quell’inquietudine esistenziale da sempre celata sotto una maschera mondana.
In un susseguirsi di flash back si evidenziano e si intrecciano le dinamiche caratteriali del protagonista, sviscerate attraverso il prisma dell’amore, delle passioni, delle paure, delle debolezze e delle angosce, mediante l’immersione profonda nel caleidoscopico mare dei sentimenti umani.
La riscoperta dei valori morali costituisce l’asse portante che si estrinseca lungo il filo del racconto, lo tiene indissolubilmente legato al concetto di dignità della persona: è questo l’albero motore che scandisce e sviluppa gli eventi concreti descritti lungo il tragitto della narrazione. Il valore della dignità costituisce la pietra miliare con cui confrontarsi nei momenti di difficoltà che, inevitabilmente, si presentano nel corso dell’esistenza.
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Anteprima del libro
La forza ondivaga del passato - Gianluigi Pallotta
disincanti.
1
Sotto la catena montuosa
La ragione umana deve soltanto volere con più forza del destino, ed è il destino.
Thomas Mann
James è arrivato quasi in cima alla montagna. La vecchia Honda XR600, compagna di tante battaglie e innumerevoli cadute dolorose, ruggisce ancora.
Il canto esuberante del mostro squarcia la sinfonia celestiale dei suoni montani.
Il pistone randella nella corsa all’interno del mono-cilindro, andando fuori giri nella melma torbida, picchiando sulla testata del motore e schizzando indietro terra putrida lanciata con forza impetuosa.
Un getto limaccioso e incontrollato lungo circa venti metri inonda tutto ciò che incontra sulla propria direzione.
Il frastuono proveniente dallo scarico Akrapovic senza db- killer è assordante.
Il silenziatore è stato rimosso proprio per sprigionare una potenza deflagrante, noncurante del grave disturbo sonoro dalle cupe tonalità.
Il rumore sordo sembra fatto per stordirsi con un volume greve; viene sparato fuori dal silenziatore aperto al massimo dalla strafottenza di un motore dispettoso, rancoroso, abominevole ed euforico.
Una forza rotatoria e rutilante barrisce, esercitando una trazione dispotica e adamantina. La ruota posteriore sfodera il dominio dei cavalli ruggenti, saliti sulla ribalta della competizione motoristica.
Il rapporto della coppia motrice diviene indomabile, moderato all’occorrenza, solo per non precipitare dal costone della montagna nel burrone sottostante.
Allo stesso ritmo della corsa del pistone, il frastuono della società ha un impatto roboante, e lungo la ripida salita lentamente diviene un fragore cupo, chiuso a ogni cambiamento.
Disperatamente James cerca di fuggire dalle ossessioni del capitalismo sfrenato, dileguandosi dal caos del mondo per perdersi in una località immaginaria.
Scappa per trovare rifugio in un posto incantato. Corre via veloce verso uno scenario incognito.
Inevitabilmente si allontana da una vita che lo stritola. La società attuale schiaccia con forza il peso insostenibile dell’esistenza: lo incide profondamente.
La zavorra trasportata è eccessiva. Risulta completamente inadeguata per la fragile struttura che dovrebbe reggerla.
James è quasi giunto sul crinale del monte. Lì sopra non si sentirà più né la pressione antropica né il pandemonio dell’opulenta borghesia capitalista, il cui rimbombo potrebbe rimanere definitivamente sconfitto per cedere inesorabilmente il passo al suono etereo della natura.
Il rombo del motore, tipico del mono-cilindro seicento centimetri cubici a quattro tempi, serve per sconfiggere il rancore del formalismo implicato in relazioni sociali convenzionalmente mascherate, e intimamente nascoste nella loro essenza dall’estetica di facciata.
Voci assordanti si rincorrono freneticamente nell’anima senza soluzione di continuità, si inseguono sfidandosi reciprocamente, trasportate dalla corrente elettrica delle emozioni.
Più che staccare la spina, bisognerebbe allontanarsi velocemente per dirigersi altrove, oltre il conosciuto, al di là dell’infinito. Scappare via gettandosi dietro le spalle quella vita fatta di relazioni pericolose e traumi affettivi ancor più devastanti.
Raggiunto il punto più alto, si conquista la vetta: lo zenit dell’amore.
Tutto l’amore possibile viene calorosamente convogliato in un flusso canalizzatore che invade direttamente il sistema arterioso: scorre velocemente e si dirama pulsando in tutte le direzioni.
Il liquido lubrificante viene spinto a pressione nell’organismo, come la pompa dell’olio spinge il fluido in circolo nel motore, mantenendolo indenne dagli attriti dello sfregamento dei metalli che si scontrano.
Il monte rappresenta inequivocabilmente la purezza, in special modo quella dell’anima.
Raggiungere la meta prefissata significa riconciliarsi con la propria essenza: una vita ricca di patimento e solitudine, un’inquietudine interiore che non viene percepita dalla società, dagli amici, dalla famiglia, dagli affetti.
Solo per un istante non esiste più niente che leghi James alle persone, non esiste alcun tipo di donna che possa infliggergli un minimo tormento, farlo innamorare per irretirlo e illuderlo, facendogli bere le gocce di un amore eterno, fenomenale, passionale, irraggiungibile e misterioso.
Nonostante si sia abilmente costruito una corazza a strati di titanio non sussiste scudo che non possa essere scalfito, non risulta eretta una barriera talmente solida che possa efficacemente proteggerlo.
L’armatura esterna è formata da una divisa alla moda: scarponcini Timberland, jeans Torquoise o Unlimited, cintura El Charro, felpa Best Company, bomber Americanino o Avirex, giubbino O’Neill o Schott, e cappellino Stone Island o Energie.
Il travestimento serve a nascondere un amore appartenente a un’infanzia struggente, una liaison iniziata con una forma traviata di amicizia sincera, un’attenzione amichevole sbandierata e millantata per nascondere un sentimento più profondo.
L’obiettivo apparente è camuffarsi. Quello reale è eclissarsi nel mondo della purezza sentimentale per raggiungere l’apogeo del pathos, disconnettersi dalla realtà per rifugiarsi in un luogo di pace e serenità interiore, al confine della fantasia, dove i desideri assumono forma concreta e la magia si perfeziona in materia plasmabile.
Un luogo incantato in cui il mondo onirico lascia spazio ai desideri; un tempo fatato stimola pensieri inenarrabili che potrebbero trasformarsi d’incanto in azioni concrete.
La moto – in seconda marcia – si impenna come un purosangue scalpitante, si alza su una ruota e si erge con una pendenza assurda, spintonata e sorretta dall’esasperante potenza del motore (modificato ad arte per vincere la forza di gravità).
Oltrepassando il punto di equilibrio potrebbe determinarsi il famigerato giro della morte: una capriola in moto con conseguenze potenzialmente devastanti.
La forza del propulsore è utile a gettare il cuore oltre gli ostacoli forniti dalle esperienze negative, una sopravvivenza necessaria agli eventi della vita che si propongono imponendosi per necessità o forza maggiore.
I palpiti del cuore irrimediabilmente spingono altrove, le pulsazioni gettano dietro le spalle i problemi quotidiani.
Il manubrio sbacchetta a ripetizione. È un toro da monta impazzito, una bestia indomabile che tira in tutte le direzioni.
Le brusche accelerazioni producono drifting, le rapide frenate si tramutano in dérapage ai confini della forza centripeta.
La ruota posteriore è incontrollabile sulla mulattiera fangosa. Il percorso scorre rapido e tortuoso, in diversi tratti il fondo stradale si rivela inondato da radici irsute che si distendono sul sentiero partendo dalla base di alte piante.
Le sporgenze fuoriescono dal terreno sdrucciolevole e imperversano sull’avantreno colpendo sulla forcella anteriore, facendo vibrare l’intero telaio del mezzo meccanico e l’intelaiatura intima del pilota.
Gli apparati radicali sono insidiosi, fuoriescono improvvisamente dal terreno pur essendo perfettamente mimetizzati nel sottobosco. Si nascondono alla vista e divengono assolutamente imprevedibili.
Allo stesso modo possono essere infide le radici che costituiscono le fondamenta della vita. Quelle parti fondanti che a tratti ci portano indietro in un tempo incerto e fluttuante.
A volte possono essere talmente potenti da diventare devastanti, finendo per abbatterci come fuscelli in una tormenta.
Costituiscono pezzi rilevanti di un unico disegno, insieme formano una parte fondamentale della persona che vive l’odierno presente, ma non può tralasciare il passato: le basi dell’esistenza si fondano sulle esperienze remote.
In alcuni casi ci si può paragonare a una pianta che acquisisce la consapevolezza di dover intraprendere un lungo percorso; tuttavia, necessita di essere sradicata affinché possa iniziare un dispendioso viaggio dentro le profondità dell’essere.
In questo senso sembra opportuno emanciparsi, distaccarsi dalle scaturigini per trapiantarsi altrove. Anzi, appare assolutamente indispensabile.
Nuovi mondi possono essere esplorati dalla cresta dell’orizzonte, visti da lì appaiono lontani, irraggiungibili, complicati da decifrare e duri da sopportare, tuttavia possono offrire nuova linfa per la rigenerazione delle cellule di un’anima in pena.
Una medicina non preventivata, un rimedio con molte controindicazioni, e qualche effetto collaterale niente affatto trascurabile.
Non si tratta di tagliare i ponti con il proprio passato, che rimane una formidabile ancora di salvezza nella solidità del ricordo.
A volte è necessario darsi un’opportunità di rigenerazione e di sviluppo, concedersi una seconda chance, sullo stile di un format second life: sopravvivere per espandersi in ogni direzione possibile, mutando in continuazione.
Intanto James è sempre alle prese con un’arrampicata impervia, il tratturo brecciato si impenna con la moto che segue la stessa inclinazione fin sul crinale del monte.
Il corpo è un tutt’uno con il telaio del veicolo.