In nome di Jaspers: in nome di chi? di karl Jaspers. Ma va!
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In nome di Jaspers - Gioacchino Cipriani
In nome di Jaspers.
In nome di chi?
Di Karl Jaspers. Ma va!
Gioacchino Cipriani
EDIZIONI SIMPLE
Via Weiden, 27
62100, Macerata
info@edizionisimple.it / www.edizionisimple.it
ISBN edizione digitale: 978-88-6259-669-5
ISBN edizione cartacea: 978-88-6259-706-7
Stampato da: WWW.STAMPALIBRI.IT - Book on Demand
Via Weiden, 27 - 62100 Macerata
Tutti i diritti sui testi presentati sono e restano dell’autore.
Ogni riproduzione anche anche parziale non preventivamente autorizzata costituisce violazione del diritto d’autore.
Copyright © Gioacchino Cipriani
Prima edizione cartacea gennaio 2013
Prima edizione digitale gennaio 2013
Diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale o parziale e con qualsiasi mezzo riservati per tutti i paesi
PREFAZIONE
Nasce a Oldenburg, in Germania, inizio gli studi in giurisprudenza. Studiò quindi a Berlino, Gottinga e Heidelberg. Laureandosi nel 1908 per favorire la medicina, fino al 1915 lavorò presso la clinica psichiatrica a Heidelberg si specializzò in psicologia e psichiatrica. Nel 1916 gli fu assegnata la cattedra di professore straordinario di psicologia presso l’Università di Heidelberg nel 1921 quello di filosofo. Nel 1932, con l’inizio del nazismo lì fu tolto la cattedra e gli fu proibito di pubblicare i suo iscritti. Nel 1945, al termine della guerra gli fu restituito la cattedra e nel 1948 si trasferì a Basilea dove insegnò fino al 1961. Le sue opere principali sono quelle 1913 – 1919 – 1932 – 1935 – 1936 – 1938 – 1947 – 1948 – 1970 e in fine dopo con la cifra della Trascendenza 1970 il resto andatele a cercare con quelle prime; altrimenti cerca in un vocabolario filosofico o in una edizione manuale di filosofica di Nicola Abbagnano. La religiosità socilogico adattata da Karl Jaspers nel sociale filosofico contemporaneo a tempi d’oggi incarnato nel moderno come filosofia garante dell’immanente al trascendente che che ne dica Kant sulla visione del mondo.
INTRODUZIONE
Si presenta in Europa dopo la guerra mondiale la prima e la seconda guerra la corrente filosofica dell’esistenzialismo karl jaspers, autore de La questione della colpa. Sulla responsabilità politica della Germania, è uno dei grandi rappresentanti di questa corrente, in questa sua opera sono presenti, il suo carattere japers. Nasce in Germania OLDENBURG nel 1883 e vive sino al 1969. Assiste entrambi le guerre mondiali e ne paga le conseguenze: nel 1973 in particolare viene esonerato dall’insegnamento in quanto riceve un’ingiunzione del governo nazista che costringe a divorziare e abbandonare l’università a coloro che hanno sposato moglie ebree.
Jaspers si sposò nel 1910 con GERTRUD Mayer, ragazza di origine ebraica. Oltre a queste conseguenze materiali, jaspers è segnato interiormente dalle due guerre la sua coscienza e il suo senso della responsabilità chiedono chiarezza e l’ammissione di una colpa che jaspers sente come uomo e come tedesco e che chiama colpa metafisica. Con questo lavoro ci si propone di osservare un aspetto alquanto peculiare della filosofia di uno fra i massimi esponenti dell’Esistenzialismo tedesco.
L’aspetto riguarda la religiosità filosofica, il problema del bene e del male il tema della religiosità nella sua filosofia riguardando la cifra. Nella autenticità di dimensione umane, in cui l’essere gettato nel mondo apre la propria trascendenza si rivela una dialettica necessarie al fine di conoscere, la profondità religiosa per alimentare la fede filosofica razionale la cui propria Trascendenza si confronta. Il problema, della religiosità, intesa filosoficamente e non empiricamente è il dilemma quotidiano dell’Immanenza. Questo studio cerca di cogliere la dimensione religiosa nella filosofia di una autore dell’esistenzialismo: Karliano.
Esso si propone di individuare le modalità del manifestarsi della religione senza trascurare la posizione del filosofo in merito al sociale. La sociologia insiste nella necessità di trovare il coraggio e la forza nel comportamento delle proprie azioni nei momenti più difficili della vita. Egli sa bene come sia consentito all’uomo di religiosistico della sua esistenza.
Jaspers, non abbandona ad un trattato che la scienza chiede alla filosofia. Il salto che l’Immanenza porta alla Trascendenza sono concetti dell’esserci ed l’esistenza che stanno alla base della dinamica esistenzialismo di Jaspers. Dall’altro il richiamo inconfutabile della trascendenza apre all’uomo il possesso definitivo della trascendenza cioè la verità nella sua totalità è compiutezza del pensiero cercando di cogliere incessantemente l’Essere. Ciò nonostante l’autentico socializzare si realizza proprio nel superamento continuo dei limiti oggettivi onde avvicinarsi sempre più alla meta finale: limite invalicabile, confine arduo che risospinge indietro. La religiosità sociologica adattata da Karl Jaspers nel sociale filosofico contemporaneo e il concetto storico svolge un parametro del tema aprendo spunto per la riflessione su uno degli aspetti più introverso di Jaspers. Il pensiero più profondo sulla libertà dell’uomo la storicità si rende indispensabile per comprendere la natura della coscienza tragica.
Una teologia in cui è senza Dio dopo la morte di Dio. Una teologia, nichilista che vuole essere il maggioritario al nichilismo superando nella cultura stessa del nichilismo ancorato al proporzionalismo ad esso, in visione del mondo visto nella sua esistenzialità globale. Il filosofo dell’individualismo inteso nella sua irrepetibilità del singolo Kierkgaard ed Jaspers e Max Stiener, sono considerati i filosofi della libertà del filosofare egli si pone al centro del singolo nel suo filosofare iniziando il cammino del valore antologico della democrazia inteso nell’argomento continuo e profondo della comunità, per arrivare ad semplice forma di ragione, in oltre l’introduzione. Con questo studio ci si propone di guardare un aspetto alquanto remunerativo della filosofia di una tra le maggiori figure dell’Esistenzialismo tedesco: Karl Jaspers. Tale a-spetto particolare riguarda la religiosità insita nella speculazione nel sociale filosofico contemporaneo. La problematica, a prima vista, potrebbe apparire molto semplice, ma la posizione di Jaspers o, per essere più corretti, la sua Welthanschaung (visione del mondo) abbraccia una visuale ampia e vasta, che delimitarne il momento religioso è un arduo compito. La questione della religiosità, del bene e del male, è il punto principale nella immensa parte religiosa che passa tutta la sua filosofia e sociologia ne costituendone la cifra.
In quanto filosofo e sociologo che ‘crede’ nella libera indagine razionale, cioè in un proseguire indefinitamente verso un orizzonte ideale, Jaspers rifiuta ogni compromesso con la fede dogmatica della chiesa. E’, tuttavia, la filosofia per Jaspers non può permettersi di liquidare la religiosità con un gesto di disprezzo e di noncuranza. Nella più autentica dimensione umana, quella in cui l’essere ‘gettato’ nel mondo si rapporta e si apre alla propria Trascendenza vera fede filosofica e vera fede religiosa si rivelano in relazione dialettica, l’una necessitando dell’altra al fine di conoscersi più profondamente e di svilupparsi: la religione aprendosi ai dubbi della sociologia per alimentare la propria fede, la filosofia alla Trascendenza religiosa sociale per non isterilirsi in un vuoto razionalismo. Dinanzi al compito di ricercare il significato dell’esistenza, anzi dell’esserci di ciascun individuo, ragione e fede appaiono cosi come due cammini separati, ma neppure nettamente scindibili. Il problema della religiosità, inteso filosoficamente e non empiricamente, è il problema stesso del male. Si configurano il problema ultimo e unico della filosofia, che in tanto è tale in quanto vi dà una risposta. In tutti i suoi possibili problemi presente: tutti li filtra e li uni-fica sociologicamente. Questo studio cerca di cogliere la dimensione religiosa nella filosofia di un autore esistenzialista: Karl Jaspers. Esso si propone di individuare le modalità del manifestarsi della religione, senza trascurare la posizione sociologica in merito ad una possibile autenticità esistenziale. A capo dell’opera di Jaspers l’esperienza religiosa si configura come l’esperienza ultima, ovvero l’esperienza limite fondamentale. Si tratta dunque di vedere quale significato essa assume per l’uomo che si dispone a riconoscerla ed affrontarla. La sua incidenza a livello esistenziale, lungi dal passare inosservata, gli impone di giungere ad una forma di chiarificazione in grado di gettare un fascio di luce sulla condizione dell’uomo e sulla sua presenza nel mondo. Per questa ragione, Jaspers insiste sempre sulla necessità di trovare il coraggio e la forza di assumersi la responsabilità del proprio comportamento e delle proprie azioni, soprattutto nei momenti più difficili della vita. Egli sa bene come sia consentito all’uomo di rifugiarsi nel la religiosità nell’etica della sua esistenza. Il primo sguardo penetra nel contesto speculativo jaspersiano con l’intento di rintracciare la vitalità del rapporto che intercorre tra scienza e filosofia. Jaspers, questo va detto, è fondamentalmente uno scienziato.
Ciò nonostante, egli si accorge che la ricerca scientifica, pur conservando il suo valore di scienza esatta ed universalmente valida, ha delle lacune incolmabili. Essa, cioè non è in grado di placare la nostra sete di sapere e di verità. Per questo motivo diventa indispensabile affiancare all’attività scientifica la riflessione filosofica e sociologica, altrimenti si corre il rischio di isolarsi nella dogmaticità dei risultati ottenuti, assumendo quell’arroganza che contraddistingue colui che ritiene di possedere la verità incondizionata di ogni cosa.
Bisogna filosofare dunque, proprio per comprendere i limiti che fanno naufragare ogni assolutizzazione operata dall’atteggiamento scientifico il quale pretende di attingere la verità dell’Essere attraverso la spiegazione razionale della realtà empirica. Jaspers, sia chiaro, non abbandona ad un tratto la scienza per rivolgersi esclusivamente alla filosofia. Il suo scopo, è quello di attirare le due discipline all’interno di un ben vasto orizzonte, onde ottenere una corretta impostazione metodologica e critica allo stesso tempo.
La ricerca scientifica e la ricerca oggettiva dell’Essere. Su queste piano ogni essere conosciuto è sempre determinato e dunque non è mai l’Essere. A tale proposito ricorda Jaspers: La verità quando è determinata è sempre particolare, è sempre e solo un gradino. Ogni verità particolare, in rapporto alla verità totale, è solo un’indicazione, e una compiutezza relativa, che deve di nuovo essere messa in questione; è un passo, non un compimento finale
(1).
Ecco la ragione per cui, a questo punto è necessario decidersi per quella che il filosofo chiama l’operazione filosofica fondamentale
: compiere il salto che dall’esserci oggettivo conduce alla manifestazione dell’esistenza, il salto che dall’immanenza porta alla trascendenza. Si sono nominati due concetti: esserci ed esistenza Essi stanno alla base della dinamica esistenziale elaborata da Jaspers. In questa sede, sono analizzati dapprima separatamente, ricorrendo ad un confronto con Heidegger nel quale sono concepiti in maniera del tutto diverse. In un secondo momento, questa lontananza a poco a poco si sfuma in quanto essi si avvicinano solidificando la loro unione in virtù del concetto di storicità, di cui si avrà modo di parlare più avanti. A lungo ci si intrattiene a parlare sulla manifestazione dell’esistenza e del rapporto che essa instaura con la Trascendenza, ma la pagine scritte non pretendono certo di esaurire questo argomento dalle molteplici sfaccettature. Da un lato si cercherà di sottolineare la particolare struttura della dimensione esistenziale, il suo sottrarsi a qualsiasi determinazione di ordine categoriale, soffermandosi sui concetti di possibilità e libertà. Dall’altro, si porrà in evidenza come in Jaspers si manifesti il richiamo inconfondibile della Trascendenza. Solo dinanzi ad essa l’esistenza diviene se stessa, attraverso lo sviluppo delle sue potenzialità più reali ed autentiche.
La dialettica di questo legame è analizzata attraverso l’apporto insostituibile delle ragione che in Jaspers diventa lo strumento della filosofia intesa come chiarificazione dell’esistenza. La filosofia può fare molto per l’uomo, anzi, secondoil Nostro, essa può fare tutto. Sorretto da una fiducia incrollabile egli vi ripone tutte le sue speranze, presenti e future. La filosofia non è comunque, in grado di offrire all’uomo la cosa per lui fondamentale: il possesso definitivo della Trascendenza, il possesso della verità nella sua totali-tà e compiutezza. E’ questo il naufragio a cui è destinato il pensiero nel tentativo di cogliere incessantemente l’Essere. Sotto questo aspetto, il sapere finito dell’uomo si presenta come un sapere tragico poiché l’Essere si comporta come ciò che continuamente si sottrae lasciando dietro di sè una traccia, un frammento, talvolta oscuro, da decifrare. Ciò nonostante l’autentico filosofare si realizza proprio nel superamento continuo dei limiti oggettivi onde avvicinarsi sempre più alla meta finale: limite invalicabile, confine arduo che risospinge indietro. Il suo nome è Essere, Trascendenza, Verità, ma Jaspers usa anche altri nomi quali Umgreifende, Tutto Abbrac-ciante o Comprensività infinita. Sono parole la cui caratteristica non è quella di definire concettualmente l’Essere, bensì di conservarlo nel suo stato di sospensione. Esse, più semplicemente, non dicono che cosa è l’Essere, ma che l’Essere è,