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Della stessa sostanza dei padri - Poesie al maschile
Della stessa sostanza dei padri - Poesie al maschile
Della stessa sostanza dei padri - Poesie al maschile
E-book68 pagine33 minuti

Della stessa sostanza dei padri - Poesie al maschile

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Info su questo ebook

I versi di Colacrai escono da una penna elegante, che incastona persone, avvenimenti, sensazioni, istituzioni, osservazioni in frasi nelle quali ogni parola è al suo giusto posto, ha il suo giusto peso. Parole capaci di far provare pietà, rabbia, malinconia, desiderio di riscatto, illuminando la realtà di una luce nuova e non comune.
di Davide Rocco Colacrai
c’era l’ombra dell’uomo che sarei diventato
l’amore che si era congedato da me
cerchi di sospensione che invecchiavano il cuore
la carenza di felicità
una minestra raccolta nel mio cappello
gli ultimi istanti di una sigaretta sul marciapiede
valigie immobili e vuote
e tutto quel che rimane dopo il dolore e Dio
(da “La sottile bellezza dell’imperfezione”
LinguaItaliano
Data di uscita5 mar 2021
ISBN9788833285399
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    Anteprima del libro

    Della stessa sostanza dei padri - Poesie al maschile - Davide Rocco Colacrai

    Copertina

    Ouverture in La maggiore per un corvo bianco1

    (dedicata a Rudolf Nureyev)

    Colui che danza cammina sull’acqua e dentro una fiamma2

    Creo il senso alla vita con il corpo

    da quando ho capito che è il mio strumento

    per parlare al mondo,

    per temperare la solitudine

    a cui mi ha destinato il mio sogno

    e dare voce all’urgenza di essere libero

    e liberare quel canto

    che brucia come lava e moltiplica la girandola del mio cuore

    nell’infinito bianco di rosa

    dove riconosco Dio.

    Sono il poeta dalle scarpe lise

    con l’assolo che ogni mio gesto preannuncia

    e il suo senso,

    la forma che doma la forza

    dalle quale ha origine l’istinto del mio passo,

    l’adagio che può un dardo

    quando morde l’aria

    e mi rende sulla scena la più grande dichiarazione d’amore.

    È una ouverture, la vita, che non attende il sipario

    per istruire le sue riverenze

    con le quali foggia la poesia dalle ombre

    e la bellezza del vento dai muscoli

    quando sono tesi al cielo

    in un respiro.

    Danzo perché è il mio credo,

    il mio bisogno,

    le parole non dette, la mia povertà, il mio pianto

    danzo perché sento l’universo tra le mani e l’asse buono del mio nome

    [nei fouettés en tournant al mondo.3


    1 In russo, un corvo bianco è un outsider, uno che va controcorrente, un ribelle.

    2 Federico García Lorca

    3 Gli ultimi quattro versi sono in parte presi, in parte ispirati alla Lettera alla danza, che Nureyev scrisse in punto di morte.

    Mi chiamo Nicola e sono nato con trentacinque anni di ritardo

    (dedicata a Nicola in un manicomio elettrico di un’Italia recente quanto basta)

    L’istituto pareva […] un magazzino di elettrodomestici rotti

    che il dottore li cura con l’elettricità come quello che dà un colpo al mangiadischi quando si incanta un disco4

    Parlo con la mia ombra quasi fosse un amico d’infanzia

    e la chiamo per nome,

    insieme peregriniamo per i pochi spazi liberi

    che questa scatola offre,

    ricordano buchi di formaggio

    attraverso cui è possibile affacciarsi sul mondo

    e sognare, leccare la notte in un respiro

    e fuggire con l’uomo esiliato da noi lontano dall’odore di silenzio

    che striscia per le stanze e i corridoi

    che si sovrappongono e perdono in un labirinto

    nel quale si può solo morire.

    Anche l’aria siamo costretti a condividere,

    in questo paradiso di palude,

    e le distanze e i vestiti,

    e le virgole del giorno e l’attesa,

    e il tempo nel suo cadenzare i gesti, e il dopo e il nulla.

    Siamo frutti dello stesso cordone ombelicale,

    tutti pecore nere senza la poesia della razza,

    ognuno piegato su se stesso a conchiglia,

    guardiano di quell’unico ricordo

    che la vita gli ha piantato

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