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D come Davide: Storie di plurali al singolare
D come Davide: Storie di plurali al singolare
D come Davide: Storie di plurali al singolare
E-book78 pagine35 minuti

D come Davide: Storie di plurali al singolare

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Info su questo ebook

Versi come confessione che da personale si trasforma in una storia del mondo, a cui accostarsi per riconoscersi, e che diventano strumenti per l’orchestra del cuore.
di Davide Rocco Colacrai
“La Poesia e la Musica / non sono cose terrestri / appartengono al Mondo Superiore.”
Così scriveva il Maestro Peter Deunov. Sono anni che mi faccio perseguitare da questa idea, tanto precisa quanto instancabile, di realizzare attraverso i miei versi una forma di confessione, che dalla sua dimensione strettamente personale possa con naturalezza trasformarsi in una storia del mondo alla quale chi ha il coraggio di accostarsi possa ascoltarsi, e persino riconoscersi. Ed è arrivato il momento oggi di affidarvi i suoi frammenti, le sue “storie di plurali al singolare”, in modo che ciascuno possa ricomporli nella più bella delle orchestre che i versi sanno creare: quella del cuore.
Davide Rocco Colacrai
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2023
ISBN9791222434650
D come Davide: Storie di plurali al singolare

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    Anteprima del libro

    D come Davide - Davide Rocco Colacrai

    Prefazione

    Mi costituisco. Confesso prima che qualcuno se ne accorga: non leggo poesie.

    È una mia mancanza, la sento gravare dentro di me come una colpa, del resto sono qui a confessarmi, a chiedere perdono.

    Ho letto molte poesie durante gli anni della scuola, alcune le ho imparate a memoria, come era uso. Credo tuttavia di non aver mai ricevuto una giusta educazione al riguardo. Sento, cioè, di mancare totalmente degli strumenti per poter leggere correttamente una poesia, poterla apprezzare, comprenderla al fondo, abbracciare i sensi e i vuoti di senso che esprime. Sotto il mio dirmi manchevole, difettoso, si nasconde certo anche un’inconsapevole arroganza, è inutile negarlo, perché ignorare la poesia coincide con l’idea, tutta sbagliata, che se ne possa fare a meno.

    Quante bugie ci raccontiamo ogni giorno, per paura di superare i nostri limiti.

    Quando l’autore del libro che avete ora tra le mani mi ha chiesto di scrivere questa prefazione, ho avvertito l’istinto di dire di no, mentre – sempre d’istinto – dicevo subito di sì.

    È così che fanno gli impostori di natura.

    Ho iniziato a leggere i libri che, prima di questo, già raccoglievano alcune poesie di Davide Rocco Colacrai, perché ci sono impostori che studiano e io sono uno di quelli. Ho letto infine le pagine che compongono questa antologia e, senza saperne raccontare il motivo, o forse proprio perché non ne so raccontare il motivo, mi sono innamorato e ho lasciato che la lirica di Davide volteggiasse nel mio cuore e nel mio stomaco, delicata come una carezza di farfalla nella neve.

    Anche per i lettori più forti, persino in chi scrive, la poesia è spesso considerata un genere elitario, quasi dimenticato, relegato a un’evasione sofisticata, di cui non è immediata la soddisfazione che è capace di regalare.

    Avevo un’amica, fino a qualche tempo fa, che sosteneva di amare la poesia al di sopra dei romanzi. Era mezza matta, per diverse ragioni che non sarebbe giusto spiegare qui, e allora pensavo che quella sua convinzione fosse solo un’altra delle sue stranezze. Diceva di leggerne una diversa ogni sera, prima di mettersi a dormire, che poi è quello che faccio io con i romanzi o con i saggi. Spesso mi commuovo, aggiungeva, e io pensavo: che matta che è. Come fai, mi chiedeva, a fare a meno di leggere poesie? Non lo so, rispondevo, e nei miei pomeriggi di sabato a girovagare tra gli scaffali della mia libreria preferita in centro, quando mi avvicinavo alla sezione della poesia, passavo oltre, acceleravo quasi il passo, con goffa diffidenza e senza alcuna ragione ammissibile.

    Sono anni che non sento più quella mia amica, si è allontanata senza spiegare perché, prima di perdersi del tutto, come talvolta accade. E però, ora che ho finito di leggere di Teresa delle grazie, mentre ho ancora gli occhi che mi bruciano per Un’Anna tra le altre, mentre

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