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Easy Public Speaking: Scienze, emozioni e pratica per imparare a parlare in pubblico
Easy Public Speaking: Scienze, emozioni e pratica per imparare a parlare in pubblico
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E-book181 pagine1 ora

Easy Public Speaking: Scienze, emozioni e pratica per imparare a parlare in pubblico

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Info su questo ebook

Quella volta che ti hanno invitato a un convegno, parlavi nella sala piccola e non hai dormito tutta la settimana prima.
Quella volta che dovevi fare un intervento su Zoom ed eri letteralmente in preda al panico al punto che non vedevi nemmeno gli altri relatori e i partecipanti: era tutta una nebbia.
Quando ti hanno intervistato in radio e ti tremava così tanto la voce che non riuscivi a fare altro che chiederti: si sentirà?
Ti do il benvenuto in 3 situazioni in cui io mi sono ritrovato. E magari anche tu. La prima cosa che ti suggerisco è: respira! La seconda è: leggi il manuale di Enzo Passaro Easy public speaking. Scienze, emozioni e pratica per imparare a parlare in pubblico.

Le occasioni per parlare pubblicamente si stanno moltiplicando. È vero, oggi non possiamo magari farlo in presenza, ma l’online ci obbliga a essere oratori capaci e interessanti che sanno tenere alta l’attenzione, anche a distanza. Dirette, riunioni, conferenze, corsi, presentazioni.
Parlare bene, in modo chiaro e convincente, ma anche persuasivo, per spingere le persone a fare quello che vogliamo non è una magia alla Houdini, ma un’abilità che si può allenare.

Enzo Passaro è un formatore e speaker, appassionato di Neurolinguistica, trainer per sportivi, aziende, politici. Insomma, uno che due cose sulla parola parlata le sa, giusto? Ecco, per questo ha scritto questo distillato di conoscenza, spunti e suggerimenti pratici per diventare più spigliati e convincenti quando parliamo in pubblico.
Nel manuale trovi tutto quello che ti serve per diventare il prossimo Paolo Bonolis: linguaggio non verbale e come usarlo a tuo vantaggio; come favorire l’attenzione della platea (virtuale e non), come presentarti, come leggere gli stati d’animo del tuo pubblico, come usare intonazione, ritmo, timbro e volume della voce per portare le persone a seguirti. Non solo, nel libro trovi tante indicazioni anche per l’attrezzatura minima necessaria per fare presentazioni convincenti, come sistemare il tuo set casalingo per Zoom call e corsi, come ricordare tutti i passaggi di un intervento, come coinvolgere il pubblico con le domande.
E siccome siamo pur sempre esseri fatti di carne e ossa, all’interno trovi anche un capitolo sulle emozioni: come risvegliarle, come usarle a tuo vantaggio, come non farti travolgere.

Un manuale completo, ricchissimo, pieno di spunti e sapere. Un ottimo compagno da tenere sul pc (o stampato sulla scrivania) per migliorare nell’arte dell’oratoria, diventare più sicuri di sé e più padroni della situazione, senza che l’emotività ci giochi brutti scherzi.
Enzo scrive in modo chiaro, facendo spesso ricorso a esempi e riferimenti presi da libri e da speaker di altissimo livello che ti possono aiutare a migliorare ulteriormente.

Il libro è perfetto per chiunque debba parlare in pubblico, in presenza o online. Dal consulente che presenta un progetto ai clienti, all’associazione che deve cercare nuovi finanziatori, al professore che deve tenere un corso.
LinguaItaliano
EditoreZandegù
Data di uscita23 mar 2021
ISBN9788889831908
Easy Public Speaking: Scienze, emozioni e pratica per imparare a parlare in pubblico

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    Anteprima del libro

    Easy Public Speaking - Enzo Passaro

    Passaro_copertina_1200x1600.jpg

    © 2021 Zandegù di Marianna Martino

    ISBN 978-88-89831-90-8

    Copertina di Alessandro Pelissetti

    Impaginazione a cura di Agnese Tortosa

    www.zandegu.it

    info@zandegu.it

    facebook.com/zandegu

    instagram.com/zandegu_

    Easy Public Speaking

    Scienze, emozioni e pratica per imparare a parlare in pubblico

    Enzo Passaro

    Zandegù

    Prologo

    La stesura di questo libro comincia verso la fine dell’ottobre del 1986. Allora, infatti, un tredicenne brufoloso e saccente scoprì la crudezza del passaggio dalle scuole medie di un paese di provincia, alla severità del liceo più antico ed esigente di Napoli, città dove sono nato e cresciuto, prima di trasferirmi a Trento a 24 anni.

    Era stato quel 4+ rimediato al primo tema di Italiano a sbattermi in faccia la dura realtà: non sapevo esprimermi con chiarezza e pulizia lessicale. Mentre lo scrivevo, ero talmente pieno di me da immaginarmi un voto altissimo, come quelli conquistati prima alle elementari e poi alle medie. Invece, la professoressa Laraia colpì quella presunzione con un diretto allo stomaco. Non paga, attese mio padre al primo colloquio per assestargli un sonoro: «Suo figlio è un ignorante!», che fece barcollare quel poveretto, di cui ancora ricordo lo sguardo torvo durante la cena.

    Quella donna fu per me una mentore. Fu la prima, infatti, a non complimentarsi per ciò che sapevo fare con il minimo sforzo, ma a pretendere che quell’intelligenza, che nonostante tutto mi riconosceva, trovasse spazio e sfogo in una scrittura, in una retorica e in una confidenza con il linguaggio di più alto profilo. Continuò a riempirmi di voti bassi per il resto dell’anno e farmi temere che quella materia me la sarei trascinata come un fardello per tutta l’estate, in attesa del verdetto settembrino. Ma l’ultimo giorno di scuola mi salutò dicendomi che mi avrebbe concesso l’immeritata e salvifica sufficienza, a una condizione: leggere tre libri durante l’estate.

    Ricordo come fosse oggi la scena. Teneva i libri in mano, li aveva presi apposta per me dalla biblioteca della scuola e nel porgermeli disse: «Non ti chiederò se li hai letti, né pretenderò relazioni o riassunti. Mi basterà poco per accorgermi se avrai saputo apprezzare la mia fiducia nelle tue capacità».

    Non temere, ti rivelerò quali sono questi libri e cosa hanno significato per me, man mano che proseguirai nella lettura. Prima di iniziare, però, lasciami esprimere tutta la mia immensa gratitudine nei confronti di quella professoressa, per avermi aperto la strada al piacere di scrivere e parlare bene. Una strada che ho percorso con soddisfazione negli anni a seguire, in tutte le occasioni in cui questo piacere ha trovato un pubblico di fronte a cui rivelarsi compiutamente.

    Premessa

    «Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza».

    Socrate

    Come sai, il sogno di chi conduce riunioni o eventi è comunicare efficacemente, creare il clima ideale, raggiungere il più appagante dei risultati.

    Questa possibilità esiste; Aristotele stesso la riassumeva nei principi di conoscenza, emozione e parola. Conta quello che dici, insomma, e conta il come lo dici.

    Questo libro si rivolge a manager, imprenditori, professionisti, freelance, docenti e consulenti che vogliono comprendere come impostare correttamente una presentazione e imparare le tecniche fondamentali di conduzione e gestione di situazioni nelle quali ci si rivolge a un pubblico. Vuole essere uno strumento utile, ricco di modelli efficaci e con costanti richiami alle neuroscienze, l’insieme degli studi scientificamente condotti sul sistema nervoso. Si tratta di un ambito nel quale convergono branche come l’anatomia, la biologia molecolare, la matematica, la medicina, la farmacologia, la fisiologia, la fisica, l’ingegneria, la psicologia e le scienze umane in genere.

    Il termine neuroscienze deriva dall’inglese neurosciences, un neologismo coniato dal neurofisiologo americano Francis O. Schmitt. Questo ricercatore sosteneva che per ottenere la totale comprensione del funzionamento del nostro cervello e della nostra mente, è necessario rimuovere tutte le barriere tra le diverse discipline scientifiche, unendone le risorse.

    Questi processi sono importanti per la nostra trattazione, perché si applicano anche alle interazioni tra oratore e platea, andando a modellare le relazioni tra te e il tuo pubblico, indipendentemente dal fatto che si tratti della presentazione di un progetto di fronte a tre persone o di un evento aziendale in cui parli davanti a centinaia di ospiti.

    Grazie a questo approccio multidisciplinare, con questo ebook scoprirai dunque:

    quali tecniche funzionano e quali no, quando si parla di fronte a un pubblico;

    quali sono le condizioni per calarsi e far calare gli ospiti nello stato d’animo ideale;

    quali sono gli strumenti didattici, linguistici e tecnologici migliori da utilizzare.

    Inoltre, imparerai a:

    influenzare gusto, percezioni e comportamenti dei presenti con i linguaggi di cui disponi;

    coinvolgere le persone in modo efficace con le tue abilità;

    far dire o pensare WOW! tutte le volte che vuoi, a chiunque sia presente.

    Non finisce qui! In questo libro, imparerai anche a:

    spostare l’attenzione di chi ti parla sugli argomenti che hai preparato;

    mantenere sempre alta la partecipazione emotiva delle persone;

    usare le tecniche degli oratori più affermati, per generare senso di autorevolezza nei tuoi confronti.

    Capitolo 1. Il linguaggio non verbale

    «La comunicazione non verbale costituisce un linguaggio sociale che è per molti aspetti più ricco e più importante delle nostre parole».

    Leonard Mlodinow

    Partiamo da un dato di fatto: corsi, riunioni, eventi e presentazioni sono dei veri e propri strumenti di gestione, sia in ambito lavorativo che privato. Dalla riunione di condominio, fino alla conduzione di un evento sul palco di un teatro, infatti, il filo conduttore è sempre lo stesso: chi li gestisce? E come? A cosa servono? Che obiettivo hanno? Le risposte non sono semplici e non possono certamente essere improvvisate.

    Innanzitutto, gli incontri con il pubblico possono essere di vario tipo, a seconda dello scopo che hanno. Possiamo dividerli in due categorie principali:

    rivolti all’interno;

    rivolti all’esterno.

    Un evento rivolto all’interno può essere:

    decisionale, in cui si devono fare delle scelte;

    analitico, in cui si fa una disamina di fenomeni, cause e soluzioni;

    di coordinamento con i membri dello staff per scopi organizzativi.

    Un evento rivolto all’esterno può essere:

    formativo, se fornisce informazioni, nozioni e strumenti;

    teatrale/televisivo, se il conduttore o moderatore gestisce interventi e interazioni con il pubblico;

    istituzionale, se il relatore presenta a una platea la propria impresa e i suoi servizi o un progetto/prodotto nuovo, come in occasione di convention aziendali.

    In tutti questi contesti ci sono alcuni punti fermi da tenere in conto: ti aiutano a sentirti a tuo agio e a lanciare i segnali giusti ai tuoi ospiti.

    Te li anticipo qui, poi li vedremo uno per uno:

    l’abbigliamento;

    la prossemica, cioè la disciplina che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all’interno di una relazione, verbale o non verbale;

    l'osservazione dell’ansia attraverso meditazione, respirazione e mindfulness;

    il controllo degli spazi, cioè il sopralluogo della tua location.

    Partiamo dal primo punto.

    Immagino ti abbiano sempre detto che l’abito non fa il monaco, ma le neuroscienze dimostrano esattamente il contrario, grazie a una serie di studi sempre più raffinati.

    Pensaci bene. Noi tutti tendiamo a formarci un giudizio sugli altri in base a come ci appaiono.

    Lo facciamo istintivamente e nel giro di pochissime frazioni di secondo, come ricorda il Professor Nicholas Rule dell’Università di Toronto: «Non appena vediamo un’altra persona, l’impressione si è creata. Questo accade così velocemente (solo una piccola frazione di secondo) che ciò che vediamo a volte può prendere il sopravvento su quello che conosciamo¹».

    Come scoprirai nel prossimo capitolo, questo fenomeno è strettamente legato alle funzioni della parte più primitiva del nostro cervello, quella chiamata «rettiliale».

    Confuso? Andiamo con ordine.

    La coerenza prima di tutto

    La prima cosa che ti consiglio di fare è prestare molta attenzione all’abito che indossi quando conduci un incontro. L’abbigliamento deve essere in linea con il contesto generale e con le aspettative del pubblico; questo non significa dover indossare per forza un abito elegantissimo o una creazione dello stilista più trendy del momento. Per chiarire meglio il concetto, ti faccio una domanda: cosa penseresti se un importante manager si presentasse in televisione a illustrare un attesissimo progetto aziendale indossando una felpa con il cappuccio? Sono sicuro che la sua credibilità agli occhi della maggior parte delle persone crollerebbe, perché risulterebbe incoerente.

    Non mi credi perché stai già pensando ai maglioni di Steve Jobs o di Sergio Marchionne? Loro potevano permettersi un abbigliamento decisamente casual ed essere comunque efficaci, perché erano già famosi e affermati quando hanno cominciato a fare interventi in pubblico di una certa rilevanza mediatica. Erano già un brand: tu lo sei? Se la risposta è sì, capisco se vorrai terminare qui la lettura del libro! Se la risposta è no, allora ti invito a fare tesoro della parola coerenza.

    Il tuo abbigliamento deve infatti costituire un biglietto da visita sul quale c’è scritto: affidabile, rassicurante e, appunto, coerente (con il contesto, la platea e con l’argomento di cui parli).

    Ti consiglio di indossare abiti dal taglio semplice, lineare e dai colori neutri, in modo da lanciare fin da subito i giusti segnali ai tuoi ospiti, così che si concentrino sui contenuti e non sul tuo aspetto. Ricorda di prestare attenzione alla comodità di ciò che indossi e agli accessori, che non devono essere troppo vistosi o ingombranti.

    Il fatto di sentirsi a proprio agio, con un abbigliamento coerente e in linea con il contesto, ti fa entrare nel giusto stato d’animo, uno dei fattori chiave per una presentazione di successo.

    Distanti ma uniti

    Oltre all’abbigliamento, un altro elemento importante del linguaggio non verbale è costituito dalla prossemica, la disciplina che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all’interno di una relazione, verbale o non verbale.

    Gli individui interpretano lo spazio che li circonda nelle quattro zone definite e misurate da Edward Twitchell Hall già nel 1963: quella intima (da 0 a 50 cm), quella personale (da 50 cm a 1 m), quella sociale (da 1 a 4 m)

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