Liricamente
Di Carla Glori
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Le mutazioni del femminile e dell’umano si inscrivono entro un piano cosmico in cui la Macchina (concepita quale entità metafisica) è il destino ultimo. Lo spettro dell’antica principessa uccisa – che per millenni fu l’archetipo dell’inconscio collettivo – torna a rivivere nella cyborg, (la sua replicante artificiale), su un pianeta deserto.
La memoria dell’archetipo femminile è rievocata dalla voce lirica di poesia sullo sfondo del conflitto mortale vis a vis tra la donna cyborg (prodotto post-umano futuristico) da una parte, e una macchina Sfinge portatrice di enigmi dall’altra.
Due modelli computanti – la cyborg futura e la macchina-Sfinge senza tempo - si sfidano in una virtuale partita a scacchi per la vita o la morte, mentre, da spazitempi remoti, in prossimità dell’origine, la “voce di poesia”, oscillante tra passione e simulazione, resuscita il Sogno, di cui le poetesse erano sacerdotesse e profanatrici…
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Anteprima del libro
Liricamente - Carla Glori
libro.
In memoria di Sylvia Plath
A Sylvia Plath sono dedicati i due testi poetici del Dittico. La dedica fatta nel contesto lirico di questo libro alla poetessa che - mai come nessuno prima - ha osato sovvertire schemi culturali e stilistici della tradizione, potrebbe apparire una evocazione impropria, ma è in realtà coessenziale al poema. Poiché Sylvia – genio poetico assoluto - aveva tragicamente annunciato, andando ben al di là della radicale e profonda negazione della supremazia patriarcale e dell’alienazione di genere del soggetto femminile del Novecento, pure il tramonto di un’epoca e l’eclisse della donna come fino ad allora era conosciuta.
Paradossalmente anche in Liricamente, (a tutta prima equivocabile quale obsoleta apoteosi del femminile), tutto riconduce alle mutazioni e alla morte del femminile. E’ vero che il poema appare come la radicale antitesi dell’opera della Plath, ma è altrettanto vero che le poetesse (e lei lo era in sommo grado) vi compaiono quali esemplari immortali oggi estinti, mentre la donna artificiale futura, trasmutata nella cyborg, è posta quale prodotto terminale di quella metamorfosi macchinale già compiutamente profetizzata dalla stessa Plath nei suoi testi poetici più visionari e dirompenti.
In molte sue opere, Sylvia, nel dissacrare i modelli dell’universo borghese e piccolo borghese, da lei conflittualmente avversati, consegna al futuro la sua visione delle mutanti contemporanee dell’epoca post femminista, che già presagiva come prodotti dell’industria transculturale e dei mercati. Una profezia, la sua, inveratasi nel multiverso globale e nell’espansione iperbolica della rete
, che potentemente condizionano, in forme e modi a tutt’oggi non sufficientemente studiati e compresi, le strutture inconsce, i bisogni e i valori della donna e dell’umano...
La dedica del Dittico a Sylvia Plath prescinde dall’accordarle una qualche superiorità tra le voci delle poetesse di ogni tempo che risuonano nelle molte citazioni del libro. Ma, nel romanzopoema, come per una sorta di coincidenza degli opposti
, la sua perturbante visione rivive nella sfida che mira a svelare l’origine della storia antichissima di cui siamo portatrici, e in cui, (come lei scrive in Doom of exiles), è racchiuso l’enigma della nostra stirpe ("in which the riddle of our race is shut...").
Dittico, 2020 - Shadows
La luna ora tramonta in veli arancio e sangue
E sui suoi mari fossili, nei flussi delle maree
trasvola il veliero candido riemerso dal Sogno
Porta ologrammi e ombre dai varchi della notte,
tornati ad abitare questi mondi caduchi,
metafore di castelli, paludi oscure e ceneri
Sono spettri specchiati sulle vetrine al laser
reincarnati nei manichini "Glittering and digesting
in their sulfur lovelinness
/naked and bald in their furs…
(1)
Simulacri clonati nel presente che incombe
in abiti ingannevoli, dai disegni fantastici
tessuti sulla pelle dei nuovi dei in vendita
La loro immortalità è segretata nel codice
della macchina generatrice che dissolve le vite
alla radice dell’albero dai frutti contaminati
Oh the flood of love / The absolute sacrifice
(1)
Quando le ho viste partire le avevo già perdute
"They dropped like Stars – Like Petals from a Rose" (2)
Le ho viste anch’io cadere come comete in ceneri
Le loro vite splendenti di mortale innocenza
le ho nel cuore e negli occhi quasi spenti e senza lacrime
Mentre sotterro Memorie come semi di girasole,
conscia che sono morte e non verranno alla luce
Lo faccio per sottrarle all’occhio-spia della macchina
Dittico, 2020 - Il codice perduto
"Backward we traveled to reclaim the day
Before we fell, like Icarus, undone;
All we find are altars in decay
And profane words scrawled black across the sun.
Still, stubbornly we try to crack the nut
In which the riddle of our race is shut…" (3)
Sylvia Plath – Doom of exiles
Versificavano nel cerchio dell’oracolo
sovvertendo l’esametro di Omero
e sfidando l’enigma che il computer
traspone in circuiti logici dall’infinito
Occultato in un luogo inaccessibile
il codice custodiva il loro segreto
Poiché la mano nel guanto di pizzo nero
vi aveva impresso il sigillo rosso sangue
Finchè l’arto cibernetico della cyborg
ne aprì le pagine liberando vite recluse
e memorie di oceani e sommerse aurore
nell’artificio ambivalente del sogno
Falene buie balenarono nel giorno
nel fulgore reviviscente delle livree
Come miraggio aurorale dell’isola
sul pianeta deserto delle macchine
SULL’ULTIMO PIANETA
…i pochi secondi del delitto originale sono irreperibili.
Delitto fossile dunque, come i rumori fossili sparsi nell’universo.
Jean Baudrillard (⁴)
Il serpente era il più astuto …
Genesi 3,1 (⁵)
Rogas abacum…
Frammento di crittogramma leonardiano(⁶)
LA CIBERCREATURA CLAUDICANTE E LIEVE…
- Incauta mi avvicinai troppo alla lama…troppo vicino al cuore
La cibercreatura claudicante e lieve, che sulla battigia avanzava in parallelo all’orizzonte, si volse indietro, ma non vide che sabbie e acque rossastre e deserte. Eppure era proprio una voce che il sensore aveva percepito e classificato… verosimilmente umana. Nulla di vivo certamente, ma d’altra parte non era neppure possibile un residuo vagante di memorie e vibrazioni vocali in qualche cella aerea di quel pianeta.
Prima di precipitare aveva ispezionato con le apparecchiature di bordo ogni recondito spazio di quel corpo astrale alla deriva nel cosmo entropico alla deriva… non c’era vita.
Aveva registrato ogni minima vibrazione per cogliere residui di reti artificiali e simulacri tecnologici in funzione, o più minutamente echi e risonanze lontane e agonie di onde o sibili elettrici o catene chimiche o simulazioni di una qualche presenza… Niente, nemmeno fantasmi di plasma e etere da qualche ologramma arcaico o spettri virtuali dal core mnemonico di qualche carcassa di macchina.
Avanzava nuovamente ora come una allucinazione di metalli e levigata carne in brandelli …Il profilo, verso il mare, illuminato da un sole amaranto era pallido e bianco, prezioso cammeo lavorato con perfezione millesimale e rifinito ad arte… All’orecchio, una perla bianca montata su filigrana d’argento. I capelli danzanti sulla schiena e sul petto a coprire in velo-luce il profilo del corpo sinuoso dalla parte che era nuda carne, e ricadenti in bionda cascata sopra la ferita all’unica mammella d’amazzone. Verso la distesa di terra e rocce il suo corpo era scheletro ammaccato e lucente di titanio e leghe siderali, struttura aerea essenziale e potente della macchina. Precipitando aveva tentato tutte le possibili strategie e opzioni per salvare le memorie, ma lo schianto ne aveva danneggiato l’hardware.
Beatrix 111 aveva in dotazione programmi e funzioni per ricostruire pezzi o accessori danneggiati e per riparare circuiti di memorie o files, ma niente di così sofisticato da rigenerare il core computante. Era un vecchio prototipo sperimentale, il tentativo fallito di ricostruire la specie estinta chiamata donna. Uno dei tanti esperimenti, anche quelli falliti, da deassemblare e terminare nell’inceneritore di Nede, la città-fortezza delle macchine. Tramontando, il sole di quell’astro ignoto emanava veli cremisi e cenere; l’equivalente della notte là era una trama d’oscurità tessuta in sudario nero e sangue. Il mattino, una striscia rosa-violetto disegnava l’orizzonte sulla estrema frontiera della massa plumbea terracquea e poi, a seguire, un altro giorno di luce torbida e violenta.
- Troppo vicino al cuore… la lama trasversale ha diviso il mio petto dalle mie anche nel punto della vita.
Fulminea era entrata in azione la rete neurale dei sensori e dei micro laser per rilevare cos’era: era una voce di…donna?
Ci volle un intervallo di tempo impercettibile per sintonizzare i sistemi di ricezione videosuono su quel punto pulsante, come se la connessione fosse stata già predisposta nel suo programma. Laggiù, ne era certa, non poteva giungere alcun segnale… La rete multidimensionale spaziotempo, (il multiverso costruito artificialmente in migliaia e migliaia di anni, in cui ci si poteva spostare a velocità luce e interagire virtualmente con entità e realtà del passato più remoto e del futuro più lontano), già lacera e impraticabile negli ultimi mondi intorno a Nede, ultimo avamposto delle macchine superstiti,