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Requiem dell'esilio
Requiem dell'esilio
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E-book81 pagine24 minuti

Requiem dell'esilio

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Requiem dell’esilio è una silloge di quarantuno poesie, composte nell’arco di circa due anni, tra il 2015 ed il 2016. L’opera richiama suggestioni gotiche, sviluppandone le tematiche con stile ermetico e decadente. Alla distruzione del concreto ed alla putrefazione del sé, seguono la solitudine per la distanza dalla propria bugiarda e malinconica ossessione e l’angoscia estraniante dello scarto da se stessi. Quest’ultima conduce alla traslazione del sentimento di lontananza dall’oggetto del pensiero in quello della percezione dell’esilio come condizione insondabile dell’uomo, l’esistenza. La raccolta si compone di due tempi e di un’appendice, a seguire l’incedere delle processioni interiori da cui prendono le fila le liriche.
LinguaItaliano
Data di uscita19 dic 2017
ISBN9788833280301
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    Anteprima del libro

    Requiem dell'esilio - Silvia Chiarante

    spettro

    Tempo primo

    Presagio del Nulla

    Preludium: Omen

    Come giorno chino al Fato

    nella nemesi del giunco

    beltà vana scopre il fianco

    all’asimmetria del vento

    che ci flette contrappasso,

    le stagioni del suo limbo,

    tese al pendolo perpetuo

    nello scacco del presagio.

    Genesi

    Incipit

    Nei domini della notte

    vaga l’anima al poeta

    ch’offre d’obolo il suo carme

    quando il buio lo traghetta.

    Scendi luce a darci un volto,

    strappa un nome per marchiarci

    perché siamo e così stanno

    i polsi implosi dei tuoi affanni.

    Treman palpiti ai giudizi

    sotto il pulpito degli anni

    figli d’echi a pianger sordi

    il vagito dei tuoi inganni.

    L’Ossessione nostra madre

    svezza gli incubi alle balie

    che li cantano alle insonnie

    mercimonio del suo latte.

    Quando freddo desta il seno

    nudo sporge il suo rimedio,

    spine turgide del tosco

    che protende dal suo assedio.

    Sgorga sì il tempo dal suo capezzale

    e scorre e dimena suggendo l’infante,

    all’atto s’avventa mentr’apre la farsa

    sì stretto alla fitta del grembo che calcia.

    E s’alza la lotta, sipario alla vita!

    A mettere in scena l’eterna commedia!

    L’idillio del folle che oscilla perpetua

    appeso all’istinto di sua vanagloria.

    E verso il sangue sul tavolo bianco

    la dama si cela velata all’oscuro.

    È verso il sangue sul tavolo nero

    la dama si svela all’occhiello del fumo.

    Così sia

    Espiazione

    Brama,

    mi percorra di nascosto,

    svelto assolo del tuo sguardo,

    la lussuria della mano

    all’orgia vergine del vizio.

    Nel battesimo del flutto

    dalla fonte alla sua brocca

    divin seme tuo corrotto

    porga il sangue alla mia bocca.

    Sorgi dannata, che venga il tuo Impero

    inviso alla quiete, sì caro al mistero.

    Che nel tuo verbo si renda sepolcro

    la pelle increspata alla piega del giorno.

    Dalle cataste di cera e di fuoco

    la carne forgiata disciolga suo timbro

    ché pace mortale m’estorca dal sonno

    dal tuo capriccio levarsi mio regno.

    Dell’abluzione blasfema del vino

    falso profeta asperga suo pegno,

    pregno d’ebrezza dal tuo sacramento

    d’incenso che colma la breccia del tempo.

    Nell’alveo deposto riposi il suo corso

    la marcia solenne del giorno defunto

    che fu

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