Prima che venga sera
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Prima che venga sera - Titti Federico
Prima che venga sera
romanzo
Titti Federico
Published by Meligrana Editore
Copyright Meligrana Editore, 2013
Copyright Titti Federico, 2013
Tutti i diritti riservati
ISBN: 9788868150310
Foto di copertina: F. Paladini
Meligrana Editore
Via della Vittoria, 14 – 89861, Tropea (VV)
Tel. (+ 39) 0963 600007 – (+ 39) 338 6157041
www. meligranaeditore.com
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Prima che venga sera
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Titti Federico
Mi chiamo Concetta Federico, sono nata a Genova il 19/08/62 da genitori napoletani ma abito a Carrara dall’età di due anni.
Mi sono laureata nell’87 in lingue e letterature straniere moderne ad indirizzo europeo e insegno lingua e letteratura francese presso il liceo linguistico di Massa.
Ho pubblicato il mio primo romanzo, "Prima che venga sera", in cartaceo, nel 2008 con la casa editrice Graus di Napoli.
Con la Meligrana ho pubblicato Oltre le cose (ebook e cartaceo) nel 2012.
Contattala
concetta. federico@gmail. com
Presentazione
Ritrovare un’amica con cui si sono condivisi momenti brevi, ma intensi, della propria esistenza, quelli che non puoi dimenticare anche dopo che sono passati molti anni, è già una gioia inaspettata, ma ricreare in un attimo quella stessa complicità, quella stessa sintonia di intenti, quella stessa interpretazione degli eventi, appare quasi miracoloso.
Quando poi questa cara amica ti fa leggere il suo primo romanzo che ti penetra nell’animo fino alla commozione e ti chiede di scrivere una presentazione per la seconda edizione, ti sembra che il tempo sia davvero solo un’invenzione meccanica, che passato e presente si compenetrino l’uno nell’altro, oltre i fili d’argento che occhieggiano tra i capelli e i primi solchi del volto che il sole implacabilmente rivela.
Come non rimanere lusingati da tanta affettuosa considerazione ma, al tempo stesso, come non sentirsi caricati della responsabilità di introdurre il lettore, che ancora non conosce Titti Federico, a lasciarsi guidare dalla felice penna dell’autrice in questo meraviglioso labirinto della vita vissuta... "Prima che venga sera"?
Ho pensato che potevo descrivere quella che è stata la mia esperienza quando, senza alcuna conoscenza del contenuto, ho iniziato la lettura del romanzo. Due sorelle molto diverse e divise da un lontano e irrisolto conflitto affettivo, una madre che si sforza, anche ricorrendo ad uno stratagemma, di farle ritrovare "Prima che venga sera", una bella storia d’amore fuori dagli schemi che apre alla speranza anche il cuore più inaridito... elementi che possono essere presenti nel vissuto di ognuno di noi e che Titti ha saputo sapientemente intrecciare creando suspense, dando ritmo alla narrazione, ma al tempo stesso soffermandosi a riflettere e penetrare, con tocco gentile, gli angoli più nascosti dell’animo umano: il vero significato dei nostri improvvisi scatti d’ira, dei nostri slanci inaspettati, degli attacchi di malinconia, delle nostre paure, tra cui la più distruttiva è la paura di amare. E poi i meravigliosi paesaggi che riflettono le emozioni dei protagonisti come un dipinto impressionista e che fanno nascere la voglia di vedere quei luoghi che incorniciano perfettamente la vicenda, la ricerca e la scoperta di un incredibile segreto...
Ognuno di noi è indissolubilmente legato e condizionato dal suo passato, anche quando questo è sconosciuto, ma è anche capace di dare una svolta al suo presente e al suo futuro, purché lo desideri veramente: questo sembra essere il messaggio dell’autrice che apre alla speranza e all’entusiasmo per la vita e per l’amore, senza il quale la nostra vita è come un dipinto senza colore, una rosa senza profumo, una carezza senza calore.
Patrizia Scappini
I personaggi, i fatti e le località descritte in questo romanzo sono in buona parte frutto della fantasia dell’autore.
CAPITOLO PRIMO
Domenica, 4 novembre 2007
Lisa stava correggendo i compiti di matematica della prima, classe difficile e poco incline allo studio, e già cominciava ad innervosirsi per gli orrori che i compitini le offrivano in bella grafia, come un regalo pensato apposta per lei da quegli angioletti dei suoi allievi, quando il telefono cominciò a squillare.
Accidenti, proprio nel bel mezzo del calcolo più complicato! Questo benedetto telefono rimane muto per giorni interi e poi... Pronto?
Ciao Lisa, sono io, Nic...
Veronica?
Un momento di silenzio imbarazzante poi Lisa, con un tono vagamente risentito, riprese:
Mi sconvolgi con queste sorprese... è una vita che non ci si sente. Che c’è, nostra madre ha un attacco di nostalgia per la primogenita, ora che si avvicina il Natale?
Se fosse così ti avrebbe chiamato lei, Lisa... No, a dire il vero, io... non so come dirtelo. Non so neanche cosa...
Le è successo qualcosa? Non sta bene?
la interruppe Lisa.
E’ proprio questo il punto, non lo so se sta bene...
Senti Veronica, la finisci e mi dici chiaramente cosa le è successo? Lo fai apposta per farmi preoccupare?
Il tono di Lisa era decisamente seccato.
Sì, sì, te lo dico. La mamma è sparita!
Che significa che è sparita?
la interruppe nuovamente Lisa, sempre più infastidita.
Se mi lasci parlare... una settimana fa se ne è andata. Sono andata a casa sua e lei non c’era. Mancava il suo trolley e alcuni dei suoi vestiti. E c’era una lettera sul suo cuscino.
Cosa...? Una lettera? Ma cosa...?
Sì, una lettera scritta a mano dalla mamma nella quale diceva che partiva per un po’, che aveva bisogno di starsene un po’ da sola, e ci chiedeva di non cercarla, ci avrebbe cercato lei non appena avesse risolto la sua... crisi.
Ma che significa? Che crisi? Era depressa? Hai provato a chiamarla? Le sue amiche ne sanno qualcosa?
Senti Lisa, stai calma adesso, una domanda alla volta... certo che ho provato a chiamarla, è stata la prima cosa che ho fatto ma è sempre irraggiungibile. E del resto lei dice di non cercarla, è ovvio che abbia il cellulare staccato...
Sempre la solita egoista, dimmi se questo è un comportamento da persona matura e responsabile! Non pensa che gli altri possano preoccuparsi per lei. Comunque, io non ho nessuna intenzione di angosciarmi per riuscire a capire dove possa essere andata a smaltire le sue paranoie senili, ho un lavoro e delle responsabilità che non mi sento di mollare, IO! Tu ti sei presa tutto il bene da nostra madre ed ora tocca a te, sorellina, l’onere di risolvere questo problemino... Arrangiatevi, tu e lei, dovunque sia.!
Lisa chiuse il telefono con un colpo secco e immediatamente si pentì di quella sua reazione poco elegante, come tutte le volte, fortunatamente sempre più rare, che il suo ferreo autocontrollo manifestava dei cedimenti... anche per questo aveva allentato i rapporti con sua sorella e sua madre: quelle due riuscivano sempre a tirare fuori il peggio di lei.
Mentre afferrava il cordless per richiamare, il telefono squillò di nuovo.
Pronto, Veronica, sei sempre tu?
la sua voce ora era bassissima.
Sì, sono io, ti sei calmata?
Che vuoi da me, Veronica, perché dopo una settimana che la mamma è sparita hai deciso di chiamarmi? Sono due anni che non ci vediamo, con quale diritto, dopo così tanto tempo, mi scaraventi addosso i problemi tuoi e di nostra madre? Io sono fuori, ormai, dalle vostre vite e voglio che tutto resti così...
Lo sforzo per impedire alla sua voce di tremare le aveva fatto venire mal di testa.
Se è per questo, non è colpa mia né della mamma se non ci siamo più viste... comunque ora non è il momento di recriminare, ne parleremo poi. Ora dobbiamo restare lucide e cercare di capire dove possa essere la mamma. Insieme.
Ed io come faccio a capire? Ho mai capito qualcosa di nostra madre? E lei...
Avrebbe voluto aggiungere che neanche sua madre aveva mai capito qualcosa di lei, ma non lo fece.
Lascia perdere, Veronica, tienimi fuori.
La voce di Lisa, adesso, era bassa e incolore ma dentro di lei la rabbia urlava forte.
Lisa, per favore, metti da parte le recriminazioni e dammi una mano a trovare la mamma... Ho paura adesso, e da sola non ce la faccio.
A tremare ora era la voce di Nic, quella estranea che un tempo, tantissimo tempo fa, era stata la sua sorellina, la sua compagna di giochi, e che poi era diventata la sua rivale... E in quel momento capì che non poteva tirarsi indietro, anzi, lo sapeva sin dall’inizio di quella maledetta telefonata, che non avrebbe potuto continuare la sua metodica e ordinatissima vita da single sapendo che sua madre, alla veneranda età di ottanta anni, era in giro per il mondo sola e forse depressa. E il mondo maltratta i vecchi, approfitta di loro che non riescono a tenere il passo con la sua velocità e camminano piano piano i vecchi, questo Lisa lo sapeva...
Non mi dai scelta, vero? E cosa dovremmo fare, insieme?
chiese Lisa con tono leggermente ironico.
Intanto calmarci... incontrarci e cercare insieme, forse riusciremo a trovare qualche piccola cosa, un indizio che possa farci capire dove...
Ma un investigatore? O la polizia? Non sarebbero più indicati?
la interruppe Lisa polemica
Sì, ci ho pensato. Ma mamma nella lettera mi prega di non mettere di mezzo nessuno, dice che sa quello che fa, ci scongiura di non preoccuparci, e chiede di rispettare il suo desiderio di stare un po’ da sola.
E allora, rispettiamolo questo desiderio! Forse ti stai preoccupando per nulla!
No Lisa, è che ho trovato una busta scartabellando tra le sue cose, una busta vuota ma è l’intestazione che mi ha fatto gelare il sangue. E’ la busta intestata di un ospedale, il Santa Chiara di Napoli.
Che significa? La mamma è malata?
Non lo so, io non mi sono mai accorta di nulla, non è mai stata in quell’ospedale che io sappia, Dio, me ne sarei accorta se fosse andata a Napoli, praticamente ci vediamo tutti i giorni!
Hai chiamato il Santa Chiara?
Certo, prima di chiamare te. Dicono che mamma non è ricoverata lì. Per il resto non danno questo genere di informazioni, soprattutto per telefono. Io credo che dovremmo andare di persona...
Dio, che pasticcio, come faccio? Tutti i miei impegni, i consigli di classe...
Una settimana, Lisa, ti chiedo solo una settimana. Se non ne veniamo a capo in una settimana, ci rivolgeremo ad un investigatore o qualcosa del genere. Che ne dici?
Il tono di Veronica era uno strano connubio di determinazione e preghiera.
E’ un vero problema per me in questo momento
.
Il silenzio dall’altro capo del filo la fece sentire vagamene colpevole.
D’accordo, vedrò di organizzarmi per venire da te il più presto possibile. Ti faccio sapere
.
CAPITOLO SECONDO
Lunedì, 5 novembre 2007
La sveglia suonò come sempre alle sei e mezza del mattino, e Lisa la accolse con il sollievo di chi non è riuscito a dormire e aspetta quel suono come una liberazione dalla prigionia del letto. Si era svegliata alle tre dopo un sonno agitato e non era più riuscita a chiudere occhio. Tutta la sua vita le era passata davanti in quelle ore notturne... Nic, quella sorella tanto desiderata durante la sua infanzia e finalmente arrivata... una delle