Il sogno di una notte di mezz'estate
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William Shakespeare
William Shakespeare (1564–1616) is arguably the most famous playwright to ever live. Born in England, he attended grammar school but did not study at a university. In the 1590s, Shakespeare worked as partner and performer at the London-based acting company, the King’s Men. His earliest plays were Henry VI and Richard III, both based on the historical figures. During his career, Shakespeare produced nearly 40 plays that reached multiple countries and cultures. Some of his most notable titles include Hamlet, Romeo and Juliet and Julius Caesar. His acclaimed catalog earned him the title of the world’s greatest dramatist.
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Anteprima del libro
Il sogno di una notte di mezz'estate - William Shakespeare
William Shakespeare
Il sogno di una notte di mezz’estate
Translated by Diego Angeli
Saga
Il sogno di una notte di mezz’estate
Translated by Diego Angeli
Original title: A Midsummer Night’s Dream
Original language: English
Immagine di copertina: Shutterstock
Copyright © 1605, 2021 SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788726900583
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.
www.sagaegmont.com
Saga Egmont - a part of Egmont, www.egmont.com
ATTO PRIMO.
SCENA PRIMA.
Atene. Una stanza nel palazzo di Teseo.
Entrano Teseo, Ippolita, Fllostrato e personaggi del seguito.
Teseo.
Ecco, Ippolita bella, che si avanza
rapida l’ora nostra nuziale.
Quattro giorni felici e una novella
Luna ci arrecheranno. Ma sì lenta
a tramontar mi sembra questa! I miei
desiderî ella fa languir sì come
una matrigna che l’esausta borsa
di un giovinetto indugi a rifornire.
Ippolita.
Ma quattro giorni si dissolveranno
ben presto in notti, e quattro notti in sogni
avran svanito il tempo. E allor la luna,
simile a un qualche grande arco d’argento
novellamente in ciel teso, la veglia
di nostre nozze guarderà.
Teseo.
Tu intanto,
o Filostrato, va. La gioventù
d’Atene incita all’allegrezza; sveglia
l’agile e arguta anima della gioia
e la tristezza ai funerali invia.
Esce Filostrato.
Con la mia spada, o Ippolita, il consenso
tuo mi ebbi e fu con violenza ch’io
vinsi il tuo amor. Ma con ben altri suoni
ti sposerò: con ogni pompa ed ogni
tripudio e ogni trionfo.
Entrano Egeo, Hermia, Lisandro e Demetrio.
Egeo.
Sii felice
o Teseo, nostro duca illustre.
Teseo.
Grazie,
mio buon Egeo. Quali notizie arrechi?
Egeo.
Pieno di cruccio io vengo e reco un grave
lamento contro uno di mia famiglia;
contro mia figlia stessa Hermia. Demetrio,
fatti vicino. O mio nobil signore,
quest’uomo ha il mio consenso a disposarla.
Lisandro, or tu fatti vicino. E questo,
o grazioso Duca, ha avvinto il cuore
di mia figlia. Sì tu, Lisandro, tu
versi d’amore hai dedicato a mia
figlia e doni d’amore hai secolei
scambiati. Sotto le finestre sue
con ingannevol voce le hai cantato
ingannevoli canti nel chiarore
della luce lunare. Ti facesti
signore d’ogni suo pensiero offrendole
braccialetti intessuti coi capelli
tuoi, gingilli ed anelli e complimenti
ingegnosi e dolciumi e mazzolini
di fiori e mille inezie, testimoni
di gran poter su gioventù inesperta.
Astutamente di mia figlia il cuore
hai rubato, cambiando in ostinata
ribellion l’obbedienza ch’ella
mi deve. Onde, o mio Duca grazioso,
s’ella qui non consente innanzi al tuo
cospetto di sposar Demetrio, invoco
d’Atene il privilegio antico. E come
è mia, posso di lei disporre e sia
di quest’uomo gentile o della morte
in virtù della legge nostra, chiara
su questo punto.
Teseo.
Che mai dici, o Hermia?
Pensa, o bella fanciulla, che tuo padre
esser dovrebbe un dio per te. Le tue
grazie ei creò sì che tu sei d’innanzi
a lui quale una immagine di cera
modellata da lui, ch’egli può solo
conservare o distruggere. Demetrio
è un uomo degno.
Hermia
E tale anche è Lisandro.
Teseo.
Sì, per lui stesso. Ma poichè tuo padre
non gli diè il voto suo, l’altro deve essere
per te più degno.
Hermia.
Io pur vorrei che il padre
mio vedesse coi miei occhi.
Teseo.
Son gli occhi
tuoi che invece dovrebbero col suo
discernimento giudicare!
Hermia.
Io prego
la grazia tua a perdonarmi. Ignoro
qual possanza mi renda ardita a dire
il mio pensiero in tua presenza e quanto
la mia modestia lo consenta. Invoco
sol di saper qual mai sorte mi attende
s’io rifiuti Demetrio.
Teseo.
Di subire
la morte, o rinunciar per sempre ad ogni
società d’uomo. Ora tu dunque, o bella
Hermia, interroga bene il desiderio
tuo, fatti certa di tua giovinezza,
odi il tuo sangue affinchè se la scelta
del padre tuo rifiuti, il rozzo saio
possa vestir di monaco e l’ombroso
chiostro abitare e la tua vita tutta
passar cantando all’infeconda luna
pallidi canti. Son tre volte elette
quelle padrone sì del sangue loro
che possono compire il virginale
pellegrinaggio! Ma per questa nostra
gioia terrestre è più lieta la rosa
da cui si trasse un balsamo, di quella
che cresce e vive e muor rabbrividendo
sopra il vergine stelo, in solitario
rapimento.
Hermia.
E così io crescerò,
e vivrò e morrò così, signore
mio, prima che un sol dritto ceda sopra
il mio vergine corpo ad uomo il cui
giogo è odioso all’anima che nega
di sottoporsi a lui!
Teseo.
Prendi ancor tempo
a riflettere, e il giorno della nuova
luna — giorno che in vincolo tenace
di giuramento eterno l’amor mio
unirà a me — preparati a morire
per la negata obedienza al padre
o, come ei vuole, ad accettar Demetrio
qual sposo o finalmente sull’altare
di Diana votarti ad una vita
solitaria ed austera.
Demetrio.
Hermia soave,
ascolta! E tu Lisandro al mio sicuro
titolo cedi un tuo mal certo dritto!
Lisandro.
O Demetrio! Hai l’amor del padre, lascia
pur quello