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Counseling: Insieme nel labirinto della vita
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Counseling: Insieme nel labirinto della vita
E-book358 pagine4 ore

Counseling: Insieme nel labirinto della vita

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Info su questo ebook

Il volume presenta, in modo agile e dettagliato, il counseling, professione di aiuto che, sorta nella metà del secolo scorso negli Stati Uniti d’America, sta affermandosi anche in Italia.
Per rendere più facile e attraente la lettura, gli Autori hanno adottato un genere letterario particolare, affidando l’illustrazione della teoria del counseling alla narrazione di una counselor che ripercorre il suo cammino di formazione a questa professione, mostrandone la bellezza e la fatica, arricchendo i dati teorici con un notevole numero di colloqui.
Il modo con cui è proposto il materiale e illustrata l’azione del counselor imprimono un carattere di novità al volume, facilitano la comprensione della natura di questa professione e dell’identità di chi la pratica: una guida che accompagna le persone attraverso il labirinto della vita. In sottile e dinamico equilibrio tra valori e bisogni, il counseling aiuta a riconoscere, attraverso le modalità di superamento delle inevitabili prove, il profondo e originale senso del proprio Sé e a far tesoro di alcuni strumenti in grado di arricchire le dinamiche relazionali di una comprensione più vasta.
LinguaItaliano
Data di uscita17 set 2021
ISBN9788899515560
Counseling: Insieme nel labirinto della vita

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    Anteprima del libro

    Counseling - Angelo Brusco

    Presentazione

    Leggere un libro è sempre un’avventura relazionale, ti regala la possibilità di scoprire cose nuove che nascono dall’esperienza di una persona, lo scrittore; lo scrittore, del resto, fa un dono al lettore, lo rende partecipe di quello che ha maturato lungo la sua vita; i generi letterari possono essere molti, dalla narrativa alla saggistica, dal romanzo all’autobiografia, dal test scientifico a quello divulgativo, dallo storico al fantastico, ma non esiste un sapere od uno scritto che sia solo cognitivo…, perfino la scienza, con i suoi linguaggi precisi e calibrati, risente della passione del ricercatore.

    Quando ho cominciato la lettura di questo volume sul counseling, mi è apparso chiaro dopo poche pagine che sia il cuore che la mente venivano stimolati e smossi; a facilitare questo movimento interno ci si metteva la mia memoria affettiva…; i contenuti, i dialoghi, i racconti del testo mi riportavano a galla vissuti di anni fa, quando il counseling era parte della mia vita professionale, sia perché lo esercitavo sia perché lo insegnavo.

    Ho avuto la fortuna di essere presente negli anni in cui Padre Angelo ha attivato i primi corsi di counseling; in quegli anni, attorno al 2003/2004, collaboravo con lui, come vicedirettore del Centro Camilliano di Formazione. Padre Angelo era animato dalla forte convinzione del ruolo del counseling nella vita sociale e pastorale, quale strumento di aiuto, vero, alle persone; il counseling infatti trasmette vicinanza a chiunque si trovi in difficoltà, e lega all’empatia un atteggiamento sanamente professionale, basato su tecniche cognitivamente ed emotivamente intelligenti.

    Il presente volume, scritto con Daniela Dellera, ha un tema, il counseling professionale, lo strumento relazionale, forse più efficace, per l’accompagnamento di una persona a chiarire a se stessa i propri obiettivi. Gli autori ci fanno entrare nella comprensione della forma strutturata di dialogo tipica del counseling, che si pone l’obiettivo di aiutare una persona ad aiutarsi.

    In questo testo essi traducono le due anime del counseling, mettendole in contatto tra loro e facendole dialogare: l’anima dello studio e della ricerca e l’anima dell’incontro/cura, della relazione, della pratica del counseling. L’anima dello studio e l’anima dell’incontro/cura sono i pilastri di questo testo.

    È un libro che si legge con piacere, alterna due filoni che si rincorrono: l’esperienza di una studentessa della scuola di counseling, trasmessa attraverso i dialoghi ed i racconti di Lara, e la teoria, proposta al lettore con uno stile semplice, ma preciso e puntuale. La finestra sull’esperienza lascia intravvedere come Lara fa suoi, nel tempo, gli insegnamenti della scuola, riconoscendo nella propria vita e nella pratica stessa del counseling quello che ha imparato nell’aula di formazione; il sapere mostra la sua vera natura, di essere insieme esperienziale, emotivo e cognitivo.

    Certo, chi è stato docente o discente nei corsi del Centro Camilliano sa che questo è lo stile formativo: esperienza, teoria, pratica, vita personale, costruzione del gruppo, sono tutti elementi che si mischiano, si rincorrono, si fanno reciprocamente luce, si spiegano l’un l’altro. Nello sfondo, una visione cristiana dell’uomo, anche se non nominata, che non diventa mai invadente, rimane rispettosa del pensiero di tutti, e si sposa con un aspetto della psicologia umanistica: la fiducia nella persona e nella sua possibilità di dare a se stessi il miglior volto possibile nel corso della propria esistenza.

    Dentro il percorso di counseling che il testo presenta si incontrano i tanti tasselli che i due autori sottolineano, sempre attraverso i due pilastri dell’esperienza vissuta e della teoria costruita dalle scienze psicologiche; i tasselli ripercorrono i temi della scuola di counseling, mettono a fuoco cosa è il counseling, la sua differenza da altre forme di aiuto, gli atteggiamenti e le abilità che il counselor deve apprendere, il processo del counseling, le dinamiche di fondo. Nulla di nuovo, ma tutto di nuovo per il modo con cui il materiale è proposto, ed anche per la lucidità con cui viene dipinta l’azione del counselor.

    Il testo si pone con coerenza ed equilibrio all’interno del dibattito che ha riguardato il counseling, in particolare negli ultimi 15 anni in cui ha cercato di trovare una sua collocazione nel mondo delle professioni di aiuto; così come viene presentato in questo volume; e del resto anche nella pratica formativa del Centro Camilliano di Formazione, il counseling non tradisce mai se stesso, non invade il campo dello psicologo e non abbandona le persone al vuoto relazionale nelle normali difficoltà della vita. Uno sguardo sul counseling che può portare un po’ di pace nella difficile questione dei confini del counseling, perché Lara nei suoi colloqui rimane sempre una buona counselor senza fare mai nulla che travalichi gli spazi del suo intervento, perché la teoria è riconoscente alle scienze psicologiche ed al loro apporto, ma approfondisce solo quello che serve al counselor ed al suo mestiere di ascoltatore attivo.

    Viene voglia, leggendo, di fare l’esperienza di Lara; viene voglia anche di studiare, leggere, approfondire. Il Centro Camilliano di Formazione si è sempre battuto perché i suoi studenti leggano, studino, non si affidino alla sola esperienza, e i suoi responsabili si sono sempre battuti perché gli studenti non fossero solo persone colte e studiose, ma imparassero prima di tutto a conoscere se stessi ed il proprio modo di relazionarsi. Una filosofia, con le sue tensioni al polo del leggere ed al polo del vivere, in una sorta di circolo ermeneutico, in cui studiare e vivere si spiegano a vicenda e permettono solo insieme di crescere…, come fa Lara in questo testo.

    Non posso, alla fine, che ringraziare P. Angelo e Daniela, perché offrono al lettore qualcosa di più di un libro; permettono di entrare in contatto con un materiale profondamente digerito, frutto di anni di riflessione e di confronto.

    Michele Masotto

    Psicologo e psicoterapeuta

    Introduzione

    Nelle ultime decadi, la letteratura sul counseling ha conosciuto un notevole sviluppo, illustrando, dal punto di vista contenutistico e metodologico, questa nuova modalità di aiuto, sbarcata in Italia dai Paesi anglosassoni verso gli anni ’80 del secolo scorso.

    L’aumento, negli scaffali delle librerie, di scritti su questa professione contribuisce a collocarla con precisione e legittimità nell’ambito delle altre professioni di aiuto, in particolare della psicologia e psicoterapia; a facilitare la ricerca di un accompagnamento efficace da parte delle persone che, pur esenti da sofferenza psichica, si sentono incapaci di utilizzare le proprie risorse per far fronte alle difficoltà della vita ordinaria, come prendere decisioni, fare scelte appropriate, gestire positivamente un conflitto, elaborare un lutto…, diventando così facile preda di smarrimento e di stress; a eliminare la diffidenza, ancora presente nella cultura corrente, nei confronti delle professioni che hanno a che fare con la salute mentale.

    Il presente volume, aggiungendosi a quanto è già stato scritto sul counseling, non si distingue per la novità dei contenuti, ma per il modo di presentarli. Al lettore, infatti, questa professione viene illustrata, in tutti i suoi aspetti, da una persona che ha avuto modo di conoscerla, apprenderla e praticarla. Questo genere letterario è stato adottato per rendere la lettura più leggera e, si spera, più interessante per chi desidera farsi un’idea chiara del counseling.

    In una specie di flashback, la counselor – il cui identikit è presentato nel primo capitolo – rivede e descrive il cammino percorso, reagendo emotivamente e con senso critico alle varie tematiche del programma svolto nella Scuola da lei frequentata, mettendo a disposizione di chi legge anche una lunga serie di colloqui, in cui è possibile vedere la messa in pratica delle nozioni teoriche e delle esercitazioni pratiche

    I dialoghi non sono trascritti interamente, ma solo nella loro parte essenziale. Mentre i colloqui presenti nei primi dieci capitoli sono condotti con una varietà di clienti, quelli inseriti dal capitolo XII in poi, fanno parte di un percorso di counseling con un’unica persona.

    La presentazione dei dialoghi è inserita in una cornice che, mettendo in luce, simpaticamente, alcune caratteristiche della counselor, contribuiscono a farne risaltare l’umanità.

    Gli autori di riferimento sono soprattutto quelli appartenenti alla scuola della psicologia umanistica. Una particolare attenzione è prestata al modello elaborato da Gerald Egan, guida principale nella elaborazione del processo del counseling. Questo autore, quasi sconosciuto in Italia, ha dato un forte impulso al counseling nei Paesi anglosassoni. Se, in un primo momento, il suo approccio appare troppo pragmatico, ad una seconda lettura esso lascia trasparire una ricca dimensione umana, mettendo al centro la persona del cliente.

    L’adesione sostanzialmente fedele al metodo proposto da questo autore, non è tale da impedire aggiunte provenienti da altre fonti o punti di vista personali.

    In alcuni capitoli si riprendono, con libertà, passaggi, anche significativi, tratti da due volumi di uno degli autori¹.

    Il motivo principale che ci ha indotti a impegnarci in questo progetto è la nostra fede nella bontà ed efficacia del counseling.

    Dando uno sguardo a quanto avviene nelle famiglie, nella scuola e negli ambienti di lavoro è possibile rendersi conto del mal-de-vivre che affligge molte persone, impedendo loro di realizzare pienamente il progetto di vita a cui sono chiamate. La maggior parte di esse non ha bisogno di sottoporsi ad un percorso psicoterapico, ma solo di incontrare una persona che sappia aiutarle, non solo con amore ma anche con competenza, ad attivare le proprie risorse in modo da superare creativamente il disagio in cui si trova.

    Il counseling si rivela allora come scuola di consapevolezza, sui cui banchi imparare a conoscersi, apprezzando la bellezza di essere unici, aperti agli altri, desiderosi di fare della propria vita un’opera d’arte.

    Ringraziamo Rosemilia, Andrea e Alvise e, in particolare, Germano Policante, che hanno letto il manoscritto, offrendo preziosi suggerimenti.


    1 A. Brusco, Attraversare il guado insieme. Accompagnamento psico-spirituale del malato, Gabrielli Editori, Verona 2007³; Counseling pastorale. Prospettive e applicazioni pratiche, Gabrielli Editori, Verona 2020.

    I. Vita da counselor

    Per quanto tu possa camminare e neppure

    percorrendo intera la vita, tu potresti mai

    trovare i confini dell’anima.

    Eraclito

    Esistono attimi nella vita in cui la chiarezza illumina la penombra e il percorso verso ciò che si desidera coincide con ciò che è possibile. Sono istanti di accecante consapevolezza e Lara percepiva la propria evoluzione come la somma di questi attimi.  

    Ovviamente tra un attimo e l’altro c’è l’esistenza con i suoi disorientamenti, tentativi, allontanamenti, frustrazioni. Lara non usava il concetto di errore, perché era convinta che ogni persona, in ogni singolo istante, facesse quello che poteva.  

    Nata a Verona, una città elegante con il fascino discreto delle città di provincia, Lara aveva sentito ben presto il richiamo del mondo e con esso il desiderio di viaggiare.   

    I genitori erano esploratori curiosi di un entusiasmante pianeta; da giovani avevano percorso i continenti, quando viaggiare significava mettere uno zaino in spalla e partire all’avventura per scoprire nuovi Paesi, conoscere altre culture, tradizioni e fare nuove amicizie. Quando era nata Lara, i viaggi erano cambiati per adeguarsi alle esigenze di una bambina; insieme avevano visitato l’Europa dedicando le stagioni estive a lunghe vacanze trascorse felici in camper. Da loro aveva ereditato la sicurezza di muoversi senza paura in ogni contesto, armata della propria curiosità e di un profondo senso di rispetto. Figlia unica, Lara era rimasta orfana dei genitori a diciotto anni: un’età in cui è troppo presto per sentirsi donna e troppo tardi per sentirsi bambina.  

    La notizia dell’incidente stradale l’aveva raggiunta mentre sedeva in classe, alle dieci di un mattino di febbraio in cui la sua unica preoccupazione era l’imminente verifica di matematica. Era il cambio dell’ora e stava sistemando i fogli protocollo sul banco, ridacchiando con le compagne per allentare la tensione e tirando a indovinare il look della professoressa, temuta per l’intransigenza resa meno agghiacciante dagli abbinamenti improbabili del guardaroba.  

    La preside bussò delicatamente alla porta e, quando la aprì, i suoi occhi cercarono quelli di Lara. Potresti uscire, Lara?. Dalla gravità del tono della voce e dalla mestizia dello sguardo, Lara intuì che la preside non era arrabbiata per l’ennesimo ritardo registrato in portineria. Si alzò per uscire, stringendo in mano i fogli bianchi, tenuti istintivamente davanti a sé come uno scudo a proteggere il cuore.  Nel corridoio, insieme alla preside, Lara vide due agenti in divisa. C’è stato un incidente, Lara, grave, molto grave; i tuoi genitori erano insieme in macchina, quando sono arrivati i soccorsi non c’era più niente da fare. Mi dispiace.  

    La luce filtrava dalle finestre illuminando nell’aria particelle di polvere bianca, forze invisibili ne sostenevano le evoluzioni delicate ed eleganti. A Lara sembrò che il tempo si fosse fermato come per un incantesimo, ma quando riprese a scorrere, il significato della notizia la colpì come un maglio e i fogli bianchi scivolarono sul pavimento come barriere inutili dopo una battaglia persa.  

    La zia sostenne Lara nei mesi che seguirono l’evento; il suo affetto e la presenza costante di alcune amiche la aiutarono a rielaborare la perdita. Le servirono fiducia e disciplina per non abbandonarsi al dolore, permettendosi di accoglierlo e accettandolo con gentilezza.  

    Lara aveva studiato che il tempo è la dimensione nella quale si concepiscono e misurano gli eventi e che per la scienza si trattava solo di un concetto apparente che non esiste nella realtà. Ricordava di aver letto che il tempo si sarebbe potuto rappresentare con una linea formata da un insieme di punti, posti uno in fila all’altro a formare la processione degli episodi di una vita.   

    In quel momento però non tutti gli attimi vissuti le sembravano uguali: alcuni eventi avevano una dimensione diversa perché coinvolgevano emozioni che ne dilatavano i confini, occupando uno spazio maggiore e più duraturo. Sentiva questi attimi non come punti lungo una linea ma come realtà consistenti e compatte, capaci di invadere il tempo, costruite con angoli e spigoli in grado di ferire il cuore e sequestrare la mente.  

    La mancanza dei genitori cambiò la sua vita. Si trasferì dalla zia che la incoraggiò, accompagnandola dolcemente negli anni che seguirono.  

    Dopo gli studi, conclusi con una laurea in giurisprudenza, Lara iniziò a lavorare presso lo studio di un importante notaio veronese. Se il lavoro di per sé le sembrava noioso, fu determinante nel consolidare la propria autostima, soprattutto grazie alla presenza del vecchio notaio al quale Lara si affezionò come una figlia.  

    La zia operava come segretaria in un’organizzazione umanitaria e con lei iniziarono viaggi in luoghi in cui la bellezza dell’ambiente poteva non coincidere con la qualità della vita. L’Africa la incantò inesorabilmente: le etnie e gli spazi immensi, dove la natura respira scandendo il ritmo della vita, tracciarono un ricordo indelebile nella sua memoria, regalandole emozioni che spesso ritornavano, sorprendendola a canticchiare qualche canzone ascoltata di notte, attorno al fuoco, sotto il cielo solcato dalla Via Lattea.  

    A Milano, in occasione di una gita fuori porta con le amiche, conobbe Zeno a una mostra fotografica che esponeva i suoi scatti. Erano immagini di bambini ritratti in luoghi e attività diverse; avevano tutte in comune l’espressione felice in cui Zeno coglieva i bambini e l’allestimento della galleria era tale da comunicare all’osservatore un crescendo della stessa allegria attraverso sorrisi contagiosi. Lara amava le fotografie e le storie che raccontavano; quelle di Zeno offrivano immagini di spontanea serenità. Era genuinamente sereno anche lui, una di quelle persone che possono solo risultare simpatiche e che tutti vorrebbero vicine.  

    Dopo tre anni di convivenza, Lara si sentiva pronta per creare una famiglia, ma una coincidenza creò uno sviluppo alternativo. Talvolta il destino sembra attenderci ad un varco in cui finiamo per effetto di un sottile filo trasparente che ci trascina là dove è giusto essere. Questo filo impalpabile portò Lara, un pomeriggio, nello studio di Zeno; con lui trovò una nuova cliente e l’atteggiamento tra loro le sembrò confidenziale. Non c’era nulla di particolarmente equivocabile, ma ne nacque un confronto pacato, risoluto, nel quale Zeno confidò a Lara di non sentirsi pronto per una famiglia, di volersi concedere altre esperienze prima di chiudersi la porta alle spalle.   

    Quando Zeno uscì di casa, a Lara sembrò che la luce del mondo sparisse un’altra volta. Il sogno di una vita insieme naufragò di fronte alla decisione di Zeno di continuare la propria senza di lei. Senza ragioni apparenti né colpe plausibili, il dolore colse Lara, ma questa volta sapeva come gestirlo. Si concesse il tempo per disperarsi, piangere e piano piano accanto al dolore, dopo la rabbia, arrivò anche l’accettazione e con essa la voglia di tornare a sorridere.  

    Capì allora di aver compiuto un viaggio dentro sé. Fu dentro sé che accettò la tempesta,  che si fermò al sicuro nel porto della propria consapevolezza per riparare le vele e tornare a navigare.  

    Accompagnò la zia nei viaggi in Oriente, e fu dall’India che Lara portò con sé uno strumento che la cambiò definitivamente, uno strumento in grado di prevenire o ricomporre ogni squilibrio attraverso la pratica costante di una tecnica appresa in un ashram dell’Himalaya: la meditazione.  

    In occasione dei viaggi, a contatto con diverse forme di spiritualità, più volte Lara si era chiesta se Dio sorridesse dietro i differenti nomi con cui gli uomini si rivolgono a Lui. Sentiva di appartenere a una specie che incarna in sé una forma umana e una coscienza divina; una specie proveniente da una storia con alterni periodi di evoluzione, diretta verso un futuro imperscrutabile con un bagaglio pieno di misteri irrisolti. Che impresa, la vita! Troppo ardua da affrontare senza l’intercessione di messaggeri di Dio, i Maestri. Tra i Maestri di cui aveva approfondito gli insegnamenti, le piaceva Gesù per la semplicità del messaggio che aveva trasmesso. Una semplicità così lineare da non richiedere interpretazioni: Ama il Signore Dio tuo, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e ama il tuo prossimo come te stesso. L’essenza della verità in due comandamenti supremi che Lara sentiva come istruzioni per l’uso del suo sentiero spirituale.  

    Un’amica un giorno la invitò a una conferenza sull’ascolto, tenuta presso la Scuola di counseling umanistico di Verona. Lara non sapeva esattamente cosa fosse il counseling e ascoltò attentamente le spiegazioni dei docenti di quella Istituzione formativa. Pensava che il counseling avesse attinenza con consigliare, ma scoprì che era vero il contrario e che il counselor sfrutta alcune strategie per attivare nella persona la possibilità di darsi consiglio autonomamente.  

    Nacque in lei il desiderio di approfondire la conoscenza di quella disciplina; cercò libri che ne illustrassero la storia e lo sviluppo. Si iscrisse al corso proposto dalla Scuola e nei tre anni di formazione che seguirono accarezzò il progetto di sostenere le persone che chiedessero aiuto per affrontare un problema. Furono anni interessanti e stimolanti; il metodo degli insegnanti era diverso da quello che aveva conosciuto nel suo iter scolastico perché dava risalto alla pratica, non solo alla teoria.  

    Parlando con amici, si rese conto che il counseling era poco conosciuto, confuso talvolta con altre professioni d’ascolto. Cercò, su consiglio dei docenti, una definizione che sentisse propria e che chiarisse la differenza rispetto alla psicologia e alla psicoterapia. Le piacquero quelle che presentavano il counseling come un intervento basato sull’ascolto, caratterizzato dall’utilizzo di alcune abilità comunicative e finalizzato alla riorganizzazione delle risorse della persona, nel rispetto dei suoi valori.  

    Poco dopo aver conseguito il diploma di counselor, Lara cercò uno studio dove praticare il counseling. Lo trovò in un piccolo quartiere di Verona. Quando appese alla porta la targa con il suo nome, Lara era emozionata.  

    Da quel giorno erano passati quattro anni e l’impegno presso il suo studio era diventato da part time a tempo pieno, con la benedizione della zia e del notaio.  

    Talvolta, quando Lara rifletteva sul proprio percorso, ritornava agli anni trascorsi presso la Scuola, dove aveva imparato ad ascoltare concentrata sull’interlocutore anziché distratta dal proprio pensiero. Amava lo scopo del counseling: consentire alle persone di riorganizzarsi, approfittando del problema per scoprire i propri valori e le proprie risorse.   

    Pensando al proprio passato e ai problemi che aveva incontrato sentiva risuonare il lei l’archetipo del guaritore ferito. Si identificava con il centauro Chirone, esperto di medicina, che, non conoscendo antidoto al veleno della lancia che l’aveva ferito, non poteva curare se stesso. Un paradosso che forniva l’immagine di un guaritore che non è immune alle sofferenze e che attraverso l’esperienza del proprio dolore, entra in contatto con quello degli altri.  

    Una fotografia scattata insieme ai compagni della Scuola, in occasione di una gita a Parma, suggerì a Lara di ripercorrere il cammino di counseling, rivedendo il contenuto delle lezioni alla luce dell’esperienza che intanto stava facendo.

    II. Il counseling

    Avremmo bisogno di tre vite: una per sbagliare,

    una per correggere gli errori,

    una per riassaporare il tutto.

    A. Jess

    Durante le prime lezioni del corso, Lara si è impegnata a completare le informazioni sul counseling che aveva attinto dalle ricerche effettuate prima di iscriversi al programma. Non trovò difficoltà nel riconoscere che il counseling affonda le sue radici nell’uso dei rapporti personali per aiutare gli individui in difficoltà, una pratica comune che si realizza nei più differenti contesti: nella famiglia, nei gruppi di amici, nell’ambito del lavoro, del tempo libero e della religione¹. Da sempre i genitori hanno aiutato i figli, gli insegnanti gli scolari, i medici i pazienti, i sacerdoti i fedeli…

    Con il trascorrere del tempo e il miglioramento delle condizioni socio-culturali, la relazione d’aiuto, praticata nei vari contesti nominati sopra, ha conosciuto una crescita progressiva fino a diventare una professione. Sono sorte così la psichiatria, la psicologia, la psicoterapia e, in tempi più recenti, il counseling. Tali professioni hanno lo scopo di prestare un aiuto qualificato a quanti desiderano raggiugere una condizione di benessere, superando le difficoltà, leggere o gravi, che intralciano il loro cammino. Ciò che le distingue dalle relazioni di aiuto che sono praticate nella vita ordinaria è la competenza acquisita da coloro che le praticano. Grazie alla loro preparazione, infatti, essi sono in grado di fare in modo consapevole, controllato, intenzionale ciò che la maggior parte della gente si trova a compiere spontaneamente in molte occasioni della vita².

    Verso una definizione

    Seguendo il suggerimento dei suoi insegnanti ha cercato di appropriarsi di una definizione soddisfacente del counseling, anche perché le interpretazioni di questo termine, che si trovano nei dizionari, non sono di molto aiuto, tendendo a porre l’accento sulla parola consiglio, la quale è essenzialmente l’opposto di ciò che il counselor intende fornire. Nelle sue frequentazioni si era resa conto che il termine counseling viene utilizzato per tante attività che poco hanno a che fare con questa disciplina professionale. Infatti, "molte persone impegnate a svolgere le più svariate occupazioni descrivono tutte se stesse come counselor (‘consulenti’) anche se non sono coinvolte in

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