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BreathWork: Una risorsa per il ben-essere fisico, mentale ed emotivo
BreathWork: Una risorsa per il ben-essere fisico, mentale ed emotivo
BreathWork: Una risorsa per il ben-essere fisico, mentale ed emotivo
E-book270 pagine3 ore

BreathWork: Una risorsa per il ben-essere fisico, mentale ed emotivo

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Info su questo ebook

Un’unica semplice parola, respirazione, che contiene un mondo intero, forse anche di più.
È l’essenza della Vita per ogni essere umano, senza questo continuo scambio chimico con l’ambiente, la Vita cessa: il potere di esistere e di morire è dentro a una semplice abitudine automatica.
Oltre a questo, il potere del respiro ha anche innumerevoli risorse per il ben-essere fisico, mentale, emotivo.
L’autrice, che svolge ricerca e formazione in questo campo da quarant’anni, in questo libro presenta alcuni dei «territori» del mondo del respiro. La lettura accompagna in un viaggio che consente di affacciare con lo sguardo nuovi panorami e nuove possibilità, diventando consapevoli della propria respirazione e imparando a «modellarla» secondo le proprie necessità attraverso l’apprendimento di un metodo basato sulle scoperte delle moderne Neuroscienze.
Nessuna «bacchetta magica», piuttosto una risorsa portatile ed efficace.
LinguaItaliano
EditoreArmenia
Data di uscita13 set 2022
ISBN9788834436516
BreathWork: Una risorsa per il ben-essere fisico, mentale ed emotivo

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    Anteprima del libro

    BreathWork - Milena Screm

    Entrare in contatto

    In passato saltavo le prefazioni, e passavo subito a leggere i contenuti.

    Con il tempo, ho imparato a dare un’occhiata anche alle parti introduttive dei libri. Questo da quando mi sono resa conto che l’autore, non ancora impegnato nella stesura del testo vero e proprio, spesso nelle introduzioni si lascia andare a qualche cosa di più personale.

    Ogni nuovo libro che scrivo è una vera e propria avventura piena di scoperte.

    Mentre digito sui tasti del computer, la mia mente scorre su innumerevoli contenuti: idee formate e altre appena abbozzate, intuizioni, domande, elaborazioni; allo stesso tempo una parte di me è in vigile attesa di un’ispirazione, di uno spunto che catturi la mia attenzione e mi susciti sensazioni.

    Mentre mi lascio andare a questo processo che ormai riconosco, frase dopo frase, paragrafo dopo paragrafo, foglio dopo foglio, capitolo dopo capitolo, vedo formarsi sotto i miei occhi questa cosa che a mano a mano si definisce con sempre maggiore precisione.

    Ho l’idea iniziale, ma ogni libro ha vita sua. Si viene a creare sotto le mie dita emergendo poco per volta dall’indefinito e manifestando progressivamente la sua natura, il suo carattere, la sua essenza.

    Questo è il mio quattordicesimo libro.

    Mi sono resa conto di come io vivo il processo dello scrivere: sono un tramite fisico, concreto, affinché una forma di vita comunicativa venga alla luce e si manifesti materialmente.

    L’aspetto creativo, in tutto questo, è sostanziale, mi cattura e mi affascina. Mi sento parte della creazione, non solo strumento.

    In questo flusso di energia sento e apprezzo anche un altro aspetto, quello della relazione. S’instaura un rapporto, infatti, tra me e l’intelligenza dalla quale sento provenire le idee e la forma che il testo assume. Questa sorgente sono in parte io, la mia esperienza, le mie deduzioni ed elaborazioni. Ho anche la netta percezione, quando per esempio mi rendo conto di aver scritto cose che non sapevo di sapere, che la fonte è più ampia, va oltre me stessa.

    Non mi faccio troppe domande su questo aspetto, mi limito a riconoscerlo e ad essere grata che esista e che collabori proprio con me!

    Esiste anche un altro aspetto di relazione nella creazione di un libro: quello legato alle persone che mi leggono.

    Ho ricevuto molte lettere dai lettori dei libri che ho scritto. È una cosa che mi riempie di gioia.

    Le persone mi hanno manifestato il loro apprezzamento, interesse per le cose che insegno, mi hanno dato bellissimi feedback su quello che hanno sentito che ho trasmesso attraverso le parole. Le loro lettere mi hanno insegnato che un libro non è una comunicazione univoca, al contrario è un tramite, un ponte che unisce più persone, più menti, più anime.

    E questo, io credo, è lo scopo più autentico e auspicabile, della comunicazione.

    Alchimie

    Più di quarant’anni fa il respiro consapevole è entrato nella mia vita, è diventato la guida del mio percorso di crescita come persona e una delle mie competenze come professionista.

    Ne parlo come di un’entità con vita sua, perché proprio questa è la percezione che ne ho. Respirare non è solo una funzione fisiologica essenziale, è anche un modo pratico per connettersi a un aspetto d’intelligenza della natura umana, per darle modo di manifestarsi ed esprimersi. Manifestando ed esprimendo così anche degli aspetti della nostra interiorità ai quali di solito non abbiamo immediato accesso.

    Il respiro ha un enorme potere: consente la vita, smuove e mescola le energie sopite, attiva idee, suscita emozioni e consente di modularle, risveglia la consapevolezza del corpo e del pensiero, scioglie, fluidifica, armonizza, integra.

    Una bacchetta magica? Assolutamente no!

    Uno strumento estremamente efficace? Sì.

    Uno strumento talmente efficace che rispetta le differenze, l’unicità di ogni individuo; si adatta ed espande questa valenza, la amplifica. Nel suo incontro con ogni persona crea un’alchimia speciale, che sarà tradotta poi in un percorso con passaggi e caratteristiche diversi per ognuno.

    Amo profondamente questo aspetto del potere del respiro. Grazie ad esso io posso rinnovare e ampliare la mia esperienza con ogni singola persona con la quale mi trovo a lavorare. Rende la mia professione affascinante e misteriosa, colma di aspetti da esplorare, di novità di cui stupirsi, di incognite con le quali confrontarsi.

    Il mio viaggio con il respiro è iniziato con l’incontro con un metodo che si chiama Rebirthing, tradotto letteralmente ri-nascita. Questo approccio ha il suo fulcro nella teoria che gli eventi della nascita lascino sulla psiche umana delle latenze e degli imprinting di comportamento. Entrare in contatto con questi contenuti, nel Rebirthing è considerato un modo per migliorare la qualità della vita interiore e pratica delle persone.

    Affascinata e stupita dalle innumerevoli possibilità che intuivo essere contenute e, al tempo stesso, prodotte dalla respirazione, ho esplorato anche altri metodi. Nel Pranayama, lo yoga del respiro, ho trovato la consapevolezza e l’attenzione agli aspetti energetici e la possibilità, attraverso la disciplina e la trasformazione per proprio stile di vita, di padroneggiare lo scorrere delle correnti energetiche nel corpo. In Vipassana, l’approccio buddista alla respirazione, ho incontrato per la prima volta l’osservatore equanime, il testimone, colui che osserva l’esperienza che sta compiendo con occhio sereno e distaccato. Ho imparato così una grande lezione: potevo vivere e sperimentare gli aspetti della vita senza per questo dover sempre mantenere attiva la parte critica, valutante. Grazie alle meditazioni dinamiche di Osho (Kundalini, Dinamica, Chakra Breathing, Chakra Sound, Mandala eccetera), altri preziosi tasselli si sono aggiunti al puzzle: il potere del respiro associato a un rapporto rinnovato con il corpo ma, soprattutto, con le emozioni.

    In Ohlotropic BreathWork e nell’approccio di Stanislav Grof ho incontrato quello che ancora mi mancava: basi scientifiche, teorie innovative, grande libertà di movimento, spazio a un’intuizione e a una percezione ben radicate nel corpo grazie al respiro. Negli ultimi quindici anni ho esplorato, ed esploro ancora, il mondo delle neuroscienze, che non solo stato facendo scoperte rivoluzionarie sul funzionamento del Sistema Nervoso in relazione agli altri sistemi dell’organismo, ma stanno creano anche connessioni tra antiche tradizioni intuitive e il mondo della scienza. In tutto questo la Respirazione Consapevole ha un posto d’onore come strumento di coerenza organica¹.

    Nonostante io sia conosciuta in Italia per aver contribuito alla diffusione del Rebirthing negli anni Ottanta, quando non era ancora conosciuto nel nostro paese, da trent’anni anni preferisco chiamare quello che insegno con il nome di BreathWork, lavoro (interiore) con il respiro. Ho fatto questa scelta per motivi diversi: differenziarmi da un approccio, il Rebirthing, che si concentra quasi esclusivamente sulla nascita (per me invece è un ambito di lavoro possibile, non obbligato); usare un nome che indicasse che è il respiro il maestro del processo; esprimere un atteggiamento di integrazione dei diversi approcci respiratori.

    Quasi contemporaneamente alla mia evoluzione professionale, anche il mondo internazionale dei professionisti competenti di respiro si è orientato in questa stessa direzione. Interessante sincronicità!

    Con motivazioni analoghe alle mie e, ovviamente, anche sulla base di altre spinte, una considerevole parte di operatori di Rebirthing e degli approcci derivati (Rebirthing Integrativo, Vivation, Transformational Breathing eccetera), si sono orientati verso un modo di lavorare con la respirazione che rispetti e integri le diversità di approccio, che differenzi e personalizzi i propri interventi in funzione dell’unicità della persona e dei suoi modi di elaborare e percepire, che rispetti la creatività e unicità anche del professionista, che non si concentri su un unico filone teorico o su griglie rassicuranti ma limitative, ma che attinga a un’ampia gamma di riferimenti psicologici e filosofici.

    Parlando di BreathWork, quindi, non ci si riferisce a un metodo con aspetti tecnici precisi e definiti che lo caratterizzino. Piuttosto si tratta di un approccio, di un modo di intendere il proprio lavoro e di svolgerlo, di un atteggiamento flessibile e aperto, di una sensibilità e ricettività particolari.

    Gli unici punti fermi in tutto questo sono: il respiro, come strumento, e al tempo stesso anche come possibilità, di esplorazione di se stessi; il desiderio, connaturato a così tante persone, di avere una strada pratica, corporea, non solo mentale, attraverso la quale dare un senso costruttivo ed evolutivo alla propria esistenza. Quest’ultimo punto potrà sembrare vago, in realtà racchiude innumerevoli problematiche e, anche, infinite possibilità.

    Il BreathWork non è una terapia né tanto meno l’unica risposta possibile per chi è alla ricerca di sé e della realizzazione della propria vita. È una delle vie percorribili. Una via che, a mio parere ed esperienza, merita di essere intrapresa, perché il respiro è già lì, dentro a ognuno di noi e perché è l’essenza stessa dell’esistere.


    1 Coerenza Organica: termine usato dagli scienziati per descrivere uno stato fisiologico altamente efficiente, nel quale i sistemi nervoso, cardiovascolare, ormonale e immunitario, lavorano tutti in modo armonioso e sintonizzato.

    Prima parte

    Aria

    Leggerezza, impalpabilità, dispersione.

    Capitolo 1

    Il respiro nella vita

    dell’essere umano

    Dio creò il respiro perché servisse da sottile legame tra il corpo e l’anima. Il segreto della Coscienza Cosmica è intimamente legato alla padronanza del respiro.

    Paramahansa Yogananda

    Respirare.

    Fino al 1° ottobre 1974 non mi era mai accaduto di soffermare la mia attenzione su quest’aspetto così impalpabile eppure così importante della vita. Nessun accadimento, nessuna informazione, nulla mi aveva mai fatta fermare, fino a quel giorno, a osservare e a riflettere sul flusso costante d’aria che l’organismo umano veicola dentro e fuori di sé.

    Poi un giorno, all’improvviso, circostanze drammatiche – l’agonia di mio padre – catalizzarono completamente i miei sensi e tutta me stessa su quello che avevo fino ad allora ignorato: il respiro. Ricordo ancora perfettamente come, entrata nella stanza d’ospedale nella quale mio padre si trovava, in uno stato di ansia, apprensione e confusione che rendeva la mia percezione indefinita e sommaria, improvvisamente ebbi la sensazione che il senso dell’udito mi si amplificasse a dismisura. L’unica cosa che percepivo in modo totale, nel caos di emozioni che mi stava sopraffacendo, era il suono del respiro faticoso dell’uomo a me caro che si stava spegnendo.

    Mi ci sono voluti quasi vent’anni per rendermi conto di quanto e di come quest’episodio sia stato determinante nelle scelte che ho compiuto successivamente. E di come tutta la mia ricerca legata al respiro, alla comunicazione e alla relazione, non sia stata casuale, per questa e per altre ragioni.

    Fuggii da quella stanza d’ospedale in preda allo shock e alla disperazione.

    Emozioni violente mi attraversavano: dolore, impotenza, paura.

    Tutto ha avuto il suo corso, la mia vita è continuata, ho rimesso insieme i miei pezzi in qualche modo e sono andata avanti, forte dell’energia dell’essere giovane, spinta della voglia di vivere e di scoprire. Forte anche della dedizione alla vita che mio padre mi aveva trasmesso.

    Pochi anni dopo, il respiro è ritornato ad attirare la mia attenzione. Questa volta in un modo completamente diverso: nel corso di una breve analisi intrapresa per conoscere meglio me stessa, la mia terapeuta mi propose una sessione di Rebirthing per esplorare un sogno che facevo in modo ripetitivo dall’adolescenza.

    Fino a pochi anni fa ho pensato che il mio incontro con il respiro fosse iniziato lì. Ora mi rendo invece conto che tutto aveva avuto inizio molto prima.

    L’energia del respiro

    Parlando di morte e di vita/nascita si parla anche implicitamente di respiro. L’attività respiratoria, infatti, accompagna l’essere umano dal momento in cui viene al mondo sino a quello, anni e anni dopo, nel quale si accomiata da esso.

    Il primo e l’ultimo respiro, il respiro primario e l’ultima esalazione.

    E in mezzo una vita intera, fatta anche di un numero infinito di respiri.

    Il respiro è il primo collegamento alla vita, e dalla nostra venuta al mondo non ci abbandona più. Sarebbe forse più corretto dire che il respiro è la vita, poiché la fisiologia umana è strutturata in modo tale che l’apporto ininterrotto di ossigeno sia essenziale per la sopravvivenza. Infatti, mentre possiamo fare a meno di mangiare e bere per qualche periodo, non potremmo fare nemmeno un’ora di digiuno respiratorio.

    Il respiro però è molto di più dell’ossigeno. Le culture orientali ben conoscono questa informazione e hanno sviluppato da secoli al riguardo tradizioni e approcci filosofici e pratici significativi. Per la cultura occidentale la respirazione è una funzione fisiologica nella quale avvengono, nell’organismo umano, scambi gassosi necessari alla sopravvivenza; l’approccio degli orientali, invece, comprende e arricchisce gli aspetti somatici attraverso il riconoscimento del concetto di energia vitale.

    Da qualche decennio la parola energia è entrata nel lessico comune anche in Occidente. Viene utilizzata oltre che per definire forze appartenenti al mondo della fisica (energia magnetica, energia gravitazionale, energia nucleare) anche per cercare di dare forma tangibile a un’altra manifestazione, molto più difficile da definire con parametri razionali, l’essenza della vita.

    L’Oriente, che da millenni è in contatto anche con gli aspetti più sottili e simbolici della natura delle cose, ci ha fornito elementi utili al riguardo ed è ormai un fenomeno conclamato, anche noi occidentali parliamo correntemente dell’energia delle cose.

    Nella tradizione indiana l’energia vitale è chiamata prana. Da questa parola deriva il nome della pratica yogica del Pranayama, lo yoga del respiro: prana = energia; yama = padroneggiare. Il Pranayama è quindi la disciplina il cui utilizzo consente di padroneggiare, attraverso il respiro, l’energia vitale.

    Anche in Cina esiste una parola con significati analoghi a quelli del prana indiano, ed è la parola qi o chi. Da questa parola deriva la pratica del Qi Gong, un approccio nel quale è utilizzato il movimento corporeo, unito al respiro, per armonizzare le energie del corpo e della mente. Per i giapponesi la parola ki ha il medesimo significato di prana e qi/chi; i tibetani intendono la stessa cosa quando parlano ga-llama. In tutte queste tradizioni la respirazione è considerata un veicolo fondamentale di energia vitale.

    Respiro ed energia visti dalla scienza

    Dopo i cenni empirici sul concetto di energia vitale, qualche riferimento dal punto di vista scientifico è doveroso, specialmente in relazione alla respirazione.

    Ogni organismo vivente è un sistema di molecole organizzato secondo schemi precisi. Tanto più complessa è quest’organizzazione (un’ameba è un sistema abbastanza semplice, un essere umano è sicuramente più complesso), tanto più elevata sarà la quantità di energia necessaria a mantenere questo stato di organizzazione.

    Le molecole formano le cellule; queste hanno bisogno di una sorgente di energia costante per mantenere la propria vita, adempiere alle proprie funzioni specializzate, rispettare l’organizzazione a cui appartengono.

    L’energia è necessaria a tutte le attività cellulari. Attraverso una catena di legami chimici la cellula scinde l’energia e ricava le sostanze che le sono necessarie. Il più semplice di questi processi è la demolizione degli zuccheri in presenza di ossigeno: ne deriva anidride carbonica, acqua ed energia.

    Glucosio + Ossigeno = CO2 + H2O + Energia

    Gli alimenti sono la principale sorgente di energia cellulare. Prima che le cellule possano utilizzare proteine, lipidi e glucidi, questi devono essere demoliti in molecole più piccole. La demolizione (catabolismo) consiste in tre fasi:

    le grandi molecole complesse sono degradate(digestione);

    le molecole così ottenute penetrano nelle cellule e sono ulteriormente degradate nel citoplasma;

    le molecole sono completamente disgregate all’interno dei mitocondri: questa fase è detta respirazione cellulare ( ! ). Le molecole sono completamente ridotte ad anidride carbonica, acqua ed energia (Atp) dall’ossigeno.

    I mitocondri sono le centrali energetiche della cellula: producono l’energia necessaria per molte funzioni cellulari, quali il movimento, il trasporto di sostanze eccetera. Essi contengono gli enzimi necessari per far avvenire le reazioni chimiche che recuperano l’energia contenuta negli alimenti e l’accumulano in speciali molecole di adenosintrifosfato (Atp), dove si concentra pronta per l’uso. I mitocondri sono organi generalmente a bastoncello ma possono avere forma granulare o filamentosa. Sono numerosi all’interno di ogni cellula, ma la loro quantità può variare molto a seconda dei tessuti: sono estremamente numerosi nelle cellule renali e muscolari, per esempio, tessuti nei quali vi è un continuo e grande consumo di energia. Sono composti da una membrana esterna liscia mentre all’interno si trovano delle pieghe o creste.

    Il compito dei mitocondri è quello di ultimare la demolizione delle molecole ingerite come fonte di energia (cibo) e di accumulare quest’ultima sotto forma di Atp; in questo processo l’ossigeno, quindi la respirazione, svolge un ruolo preponderante.

    Inoltre i mitocondri hanno un’altra importante caratteristica: sono l’unico organulo, oltre al nucleo cellulare, che contiene materiale genetico (Dna), la memoria della nostra esistenza e delle nostre radici.

    La vita emotiva e il respiro

    La padronanza del respiro doma tutte le passioni, conquista la serenità, prepara la mente alla meditazione e risveglia l’energia spirituale.

    Insegnamenti dei mistici tibetani

    Respirare veicola energia nell’organismo e, al tempo stesso, consente di essere in contatto con tutto ciò che è vitale, quindi anche con le sensazioni corporee e le emozioni. Inibire il respiro significa perciò anche limitare la sfera della percezione e del sentire. Purtroppo questo incomincia ad accadere quando sin da bambini, per paura o a causa di richieste e imposizioni che arrivano dall’esterno, s’incomincia istintivamente a ridurre la respirazione, per arginare il flusso di sensazioni percepite come scorrette o scomode. Poiché l’essere umano è fortemente soggetto alle abitudini, col passare degli anni diventa normalità respirare il meno possibile, quanto basta alla sopravvivenza. Chi non si occupa di respirazione a livello professionale, potrà trovare eccessiva questa affermazione. Eppure questa è una realtà: la maggior parte delle persone, in particolare le popolazioni occidentali, respirano poco e male.

    Se da una parte respirando meno non si avverte ciò che è spiacevole o doloroso, accade anche che si sviluppa la tendenza ad allontanarsi da se stessi, a non ascoltarsi. Percepire con chiarezza quello che si sente e quello di cui si ha bisogno diventa più difficile o più confuso; sentendo meno se stessi è facile che anche la percezione degli altri venga a essere in parte limitata.

    Alla luce di tutto ciò, è possibile quindi affermare che ridurre il respiro e limitare la percezione, nonostante sia una modalità istintiva nei bambini, non costituisce, per un adulto, una strada di efficace gestione della propria vita interiore ed emozionale. Questa non è un’affermazione assoluta, ma relativa al tipo e alla qualità di vita emozionale che si desidera avere.

    Persone sensibili, per esempio, facilmente suscettibili agli stimoli emozionali e interiormente insicure rispetto a come gestire questo flusso energetico, possano trovare nell’inibizione respiratoria, e nella riduzione del sentire che ne deriva, una condizione congeniale. È importante però anche sapere che questo non è l’unico modo per gestire l’emotività, esistono anche altre strade, altre possibilità.

    Un’alternativa possibile, per esempio, è quella di mantenere libero il naturale flusso respiratorio, anziché ridurlo, di permettere quindi alla vita emotiva e di sensazione di fluire, sviluppando un nuovo modo di gestire ed esprimere quest’energia. Per fare questo

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