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Viareggio, il racconto di una strage: dal fuoco sui binari alla sentenza d'appello
Viareggio, il racconto di una strage: dal fuoco sui binari alla sentenza d'appello
Viareggio, il racconto di una strage: dal fuoco sui binari alla sentenza d'appello
E-book179 pagine1 ora

Viareggio, il racconto di una strage: dal fuoco sui binari alla sentenza d'appello

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Info su questo ebook

Viareggio: il racconto di una strage - Dal fuoco sui binari alla sentenza di appello è un saggio lucido, cronachistico e commovente di uno degli ennesimi scheletri nell'armadio del nostro belpaese.

29 giugno 2009, Viareggio ore 23.48: il treno merci 50325, carico di Gpl, a seguito della rottura dell'assile del carro merci, deragliò causando la morte di 32 persone che si trovavano nelle loro abitazioni.


Nel libro si racconta la mobilitazione dei familiari delle vittime, di molti lavoratori delle ferrovie, di tanti cittadini e associazioni, e poi le fasi delle indagini e del processo, con la sentenza di I grado e di appello. Sulle motivazioni di quest’ultima ci si sofferma per ricostruire le responsabilità di questa strage.

Una strage che poteva essere evitata, come dimostrano le condanne inflitte ai vertici delle società straniere proprietarie del carro e responsabili della manutenzione e ai vertici del Gruppo FS, che avrebbero dovuto vigilare sui materiali noleggiati per il trasporto di merci pericolose sulla nostra rete ferroviaria.

LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2020
ISBN9788869346767
Viareggio, il racconto di una strage: dal fuoco sui binari alla sentenza d'appello
Autore

Alessandra Valentini

Giornalista professionista, Alessandra Valentini ha scritto per La Rinascita della Sinistra, occupandosi di sicurezza nei luoghi di lavoro, con inchieste sull'incidente alla ThyssenKrupp e sulla sicurezza nelle ferrovie. Ha pubblicato: Licenziato per sicurezza (2006); Un viaggio lungo un secolo. 1908 In Marcia! 2008 Ancora In Marcia! (2008).

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    Anteprima del libro

    Viareggio, il racconto di una strage - Alessandra Valentini

    Alessandra Valentini

    Alessandra Valentini. Laureata in Lettere, Giornalista professionista, ha scritto per il settimanale La Rinascita della Sinistra, occupandosi in particolare dei temi legati al lavoro e alla sicurezza nei luoghi di lavoro, con inchieste sull’incidente alla ThyssenKrupp e sulla sicurezza nelle ferrovie.

    Svolge da diversi anni attività di Ufficio Stampa.

    Ha pubblicato: Pdci. La campagna delle elezioni politiche 2006 in Comunicazione politica. Le primarie del 2005 e le politiche del 2006: sette casi di comunicazione e marketing elettorale (Franco Angeli Editore, 2008); Licenziato per sicurezza (Ed. Sempre In Marcia, 2006); Un viaggio lungo un secolo. 1908 In Marcia! 2008 Ancora In Marcia! (Ed. Sempre In Marcia, 2008).

    Introduzione

    Perché questo libro sul processo relativo alla strage di Viareggio?

    Per contribuire alla comprensione di quanto è accaduto nelle aule di giustizia a seguito di uno dei disastri ferroviari più gravi degli ultimi anni.

    32 persone bruciate vive e centinaia di feriti, mentre erano a casa loro, un quartiere che sembrava bombardato, una città ferita a morte e il disvelamento di un sistema ferroviario fuori controllo per la sicurezza del trasporto merci, che ha messo in luce il pericolo potenziale e reale che incombe su milioni di persone, coloro che utilizzano il treno, ci lavorano o vivono nei pressi delle linee ferroviarie.

    La vicenda umana, il dolore, la determinazione dei protagonisti e l’impegno civile dei familiari delle vittime, dei soccorritori, dei sopravvissuti, dei cittadini di Viareggio, di ferrovieri e istituzioni, è stata raccontata e ricostruita dal mondo dell’informazione, documentando le innumerevoli iniziative organizzate in questi dieci anni in ogni parte d’Italia: cortei e manifestazioni di piazza, blocco dei treni, convegni e seminari tecnici e giuridici, iniziative teatrali e cinematografiche, libri, fumetti, poesie, fischi dei treni; da tanti un contributo spontaneo di idee, realizzate con empatia e spirito di solidarietà. L’enormità e l’assurdità della strage e la mobilitazione che ne è seguita ha fatto sì che si costruisse negli anni una consapevolezza diffusa, una sorta di intelligenza collettiva, basata sulla competenza tecnica, messa in atto con creatività e fantasia da parte di una moltitudine di persone che hanno inteso dare il loro contributo.

    Sul piano giudiziario, a differenza di altre vicende anche meno gravi e coinvolgenti, non c’è stata la possibilità di una conoscenza in presa diretta di quanto succedeva nelle aule di tribunale della strage di Viareggio. Infatti, sia i magistrati del Collegio giudicante del Tribunale di Lucca che quelli della Corte d’Appello del Tribunale di Firenze durante lo svolgimento delle centinaia di udienze hanno vietato l’accesso a registratori e telecamere. Sul piano formale la pubblicità delle sedute e la presenza costante della stampa ha certamente garantito l’informazione essenziale per una società democratica. Tuttavia la decisione di lasciare fuori le telecamere, stante le regole e le dinamiche dell’informazione, se ha evitato una spettacolarizzazione del dolore, ha anche limitato la conoscenza e la divulgazione di alcuni risvolti processuali della strage di Viareggio.

    Allora, aggiungere un tassello, raccontare la verità processuale anche presentando una sintesi delle sue infinite ‘carte’ può essere un ulteriore contributo alla ricostruzione della verità storica.

    Con un lavoro agile, che ricostruisce la vicenda dai tragici eventi del 29 giugno 2009 e arriva alle condanne attraverso le motivazioni della Corte d’Appello, si vuole contribuire a divulgare e rendere accessibili (ci auguriamo) quei contenuti, di grande rilevanza sociale, che altrimenti rischierebbero di rimanere patrimonio degli addetti ai lavori e di chi è stato direttamente colpito dall’evento.

    Tutto questo si coniuga con lo scopo ultimo, anche di questo libro, cioè quello di evitare che accada di nuovo.

    Prima parte

    L’incidente, il processo, la mobilitazione

    L’incidente

    Viareggio, 29 giugno 2009, ore 23.48, pochi minuti che cambiarono la vita di tanti e la fermarono per molti.

    Attenzione, si avvertono le persone di allontanarsi immediatamente da intorno ai binari, pericolo di esplosione…

    (Annuncio del capostazione)

    Il treno merci 50325 Trecate-Gricignano, composto da locomotiva a 14 carri cisterna trasportanti Gpl, 476.000 litri di materiale infiammabile, in transito in prossimità della stazione ferroviaria di Viareggio, in pieno centro abitato, deragliò, mentre stava viaggiando ad una velocità di circa 90 km/h.

    I macchinisti Andrea D’Alessandro e Roberto Fochesato fecero il possibile con i mezzi a disposizione e con la loro esperienza, lo stesso il capostazione, Carmine Maglianico, che agì con prontezza evitando che la strage fosse ancora – se possibile – più grave e con più vittime. Basti pensare che fu fermato in tempo, a poco più di un minuto dalla stazione di Viareggio, l’Intercity 546 proveniente da Roma con a bordo circa 700 passeggeri.

    "Prima del deragliamento – ricorda ad una agenzia stampa Fochesato – non c’erano stati problemi. Siamo entrati in stazione a meno di 90 km/h, come consentito. All’improvviso, abbiamo sentito un rumore assordante di ferraglia. Proveniva dai carri, che si stavano ribaltando. Abbiamo azionato il freno e abbiamo disattivato la locomotiva, togliendole l’alimentazione dalla linea aerea e dalle batterie. Quando il treno si è fermato, io ed il collega siamo riusciti a fuggire. Quella scena l’ho sempre davanti agli occhi. Le cisterne che deragliano, l’odore di gas. Io e il mio collega che riusciamo a prendere i documenti del carico, usciamo dalla cabina e iniziamo a correre. Vediamo una coltre di Gpl avanzare a due metri da terra. Trovammo rifugio nella sede della Croce verde, non ricordo come ma ce la facemmo. Poi l’esplosione, l’inferno. I vetri che vanno in frantumi, un signore accanto a me con i capelli bruciati... basta, non riesco a continuare".

    "Ferma i treni più lontano che puoi da Viareggio.

    Abbiamo deragliato, noi siamo scappati ma qui è scoppiato tutto, portiamo gas infiammabile, tieni i treni più lontano che puoi dalla stazione.

    C’è la stazione completamente in fiamme avverti chi puoi…

    In stazione penso che sono morti tutti".

    (Il macchinista D’Alessandro)

    Il bilancio drammatico fu di 32 vittime, alcuni morirono quella notte, per altri ci furono mesi di agonia; 140 le persone rimaste ferite, con lesioni gravi e gravissime provocate dal fuoco e dall’esplosione, e che ancora oggi portano dolorose cicatrici nel corpo, nella mente, nel cuore.

    Allertami il centro grandi ustioni di Genova, il Pronto soccorso pediatrico

    (Dal 118)

    Si tratta di uno dei più gravi incidenti degli ultimi 30 anni, forse secondo solo a quello ricordato come il disastro della Freccia della Laguna, il rapido 813, del 15 aprile 1978 in località Murazze di Vado tra Firenze e Bologna, in cui morirono 48 persone e 76 restarono ferite. L’espresso 572 bis deragliò in prossimità dell’accesso ad una galleria a causa di uno smottamento, dopo pochi secondi sbucò dalla galleria la Freccia della Laguna, che dopo l’urto volò nella scarpata.

    A Viareggio lo spezzamento dell’assile 9833 (asse d’acciaio a sezione circolare alle cui estremità sono montate le ruote), nel fusello dove era presente una cricca (frattura, crepa) di circa 11 mm, ha causato lo svio o deragliamento del primo carrello del primo carro. Questo fu il casus belli.

    In effetti intorno alla stazione di Viareggio sembrava veramente consumarsi una scena di guerra, tra fiamme ed esplosioni, che investivano strade, palazzi, parcheggi.

    L’assile si rompe, proprio all’inizio del marciapiede del binario 4 della stazione, il carrello su cui è montato il telaio che sorregge la cisterna ormai svincolato dalle ruote e dalla rotaia si incaglia tra la sede ferroviaria ed il marciapiede stesso, la ruota staccatasi dall’asse esce dalla sede e ‘vola’ lontano, quando il treno incontra la passerella pedonale il deragliamento è completo.

    Poi una successione veloce e dagli esiti – ormai in quel momento – ineluttabili: il primo carro cisterna si ribalta sul fianco sinistro, seguito da altri quattro, ma la corsa dei carri non si arresta, non c’è nulla che può farlo, così il primo carro, con il suo carico di Gpl, impatta con un elemento di acciaio facente parte dell’infrastruttura ferroviaria (comunque un ostacolo), questo squarcia la cisterna con la conseguente fuoriuscita di gas e la potente deflagrazione, il fuoco, che coinvolge un’area amplissima (una zona ferroviaria, Via Porta Pietrasanta, Via Ponchielli, Via Burlamacchi, Via Puccini), interi quartieri abitati, case, automobili, e in un’ora della notte che lascia, anch’essa, poco scampo.

    Le fiamme arrivano al cielo, in via Machiavelli, in via Puccini mandi qualcuno è una tragedia sta scoppiando tutto, mandate le ambulanze

    (Una signora)

    Le fiamme non coinvolsero le rimanenti 13 cisterne, alcune delle quali erano deragliate e rovesciate anch’esse su un fianco, a pochi passi da quella in fiamme.

    Le vittime furono 32:

    1. Aziza Aboutalib (46 anni)

    2. Iman Ayad (3)

    3. Hamza Ayad (17)

    4. Mohammed Ayad (51)

    5. Federico Battistini (32)

    6. Nadia Bernacchi (59)

    7. Claudio Bonuccelli (60)

    8. Abdellatif Boumalhaf (34)

    9. Nouredine Boumalhaf (29)

    10. Roberta Calzoni (54)

    11. Rosario Campo (42)

    12. Maria Luisa Carmazzi (49)

    13. Andrea Falorni (50)

    14. Alessandro Farnocchia (45)

    15. Antonio Farnocchia (51)

    16. Marina Galano (45)

    17. Ana Habic (42)

    18. Elena Iacopini (32)

    19. Mauro Iacopini (60)

    20. Stefania Maccioni (40)

    21. Ilaria Mazzoni (36)

    22. Michela Mazzoni (33)

    23. Emanuela Menichetti (21)

    24. Emanuela Milazzo (63)

    25. Angela Monelli (25)

    26. Rachid Moussafar (25)

    27. Sara Orsi (24)

    28. Luca Piagentini (4)

    29. Lorenzo Piagentini (2)

    30. Mario Pucci (90)

    31. Magdalena Cruz Ruiz Oliva (40)

    32. Elisabeth Silva (36)

    Le ricordiamo con i loro nomi, le loro età, perché non siano solo un numero e perché dietro quei nomi abbiamo ritrovato la sofferenza e il coraggio di chi è restato, cercando con ostinazione e passione, verità e giustizia per la strage di Viareggio.

    Verità e giustizia per un incidente che poteva e doveva essere evitato, prevenuto o almeno mitigato nelle sue più estreme conseguenze; un incidente per il quale esistono responsabilità e responsabili, come dimostrato dall’esito del processo di primo grado e poi del processo d’appello, la cui sentenza è stata emessa il 20 giugno 2019.

    Verità e giustizia che i familiari delle vittime, le vittime sopravvissute, hanno cercato insieme ad associazioni,

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