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Una danza di sogni
Una danza di sogni
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E-book244 pagine2 ore

Una danza di sogni

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Narrativa - racconti (153 pagine) - Dove conducono i sogni? Quelli densi, che ti lasciano la propria eco fissa nella testa? Solo i più coraggiosi, quelli che li seguono con tutte le forze, arrivano sul sentiero giusto; ma è un percorso pieno di insidie, che può portare alla vetta o nell'abisso. Un sentiero da percorrere bendati, seguendo cuore e istinto, con un grande problema: la destinazione sarà svelata solo all'arrivo.


Dalle spiagge e il Carnevale di Viareggio, fino alla splendida Isola d'Elba; tra storie d’amore, complessi rapporti familiari e profonde amicizie. I protagonisti dovranno confrontarsi con le improvvise e inaspettate svolte che il destino li pone di fronte, trovandoli spesso impreparati.

Inseguire i sogni è un tratto che accomuna ogni essere umano. L'unica vera grande chimera, perseguita per l'intero arco dell'esistenza.

In questa danza di sogni troviamo quello di una ragazza intenta a inseguire a tutti i costi un'avventura più grande di lei, che la porterà in un territorio pericoloso e inesplorato. Quello professionale di un film-maker che vorrebbe raccontare al mondo la storia di chi nel sogno si è smarrito; imbrigliato in una matassa che lo ha mutato in incubo. Il sogno intimo di un giovane deciso a ricucire il legame spezzato con la famiglia, per poter da quel punto riprendere il proprio sentiero, pagando il prezzo che sarà richiesto. Quello ambizioso di un ragazzo che in maniera del tutto inattesa vede trasformarsi il proprio progetto in qualcosa che mina molte delle sue certezze. Infine il confronto con la lotta per la possibilità stessa di poter vivere per continuare a seguire il proprio cammino.

Continuiamo a seguire quel sentiero, ovunque ci condurrà.


Massimo Severi è nato e cresciuto a Viareggio nel 1967. Da quindici anni vive e lavora all’Isola d’Elba. Il primo romanzo La strada verso il tramonto, del 2018 pubblicato con StreetLib, ha nel viaggio il fulcro della narrazione, in un mix di avventura e storia d'amore lungo le strade d'America. Ha fatto seguito il racconto noir Grand Canyon – Il sacrificio finale, mentre il terzo lavoro Saul Diablo, edito da Delos Digital, affonda le radici nella primaria passione per i romanzi di ambientazione crime.

Nel 2020 il racconto breve Alienato è stato uno dei vincitori del Premio Nazionale di Letteratura Italiana Contemporanea (Laura Capone Editore).

Lo stile di scrittura è molto diretto, che predilige le storie dal ritmo serrato, con capitoli in genere brevi, che cercano di tenere il lettore incollato alla pagina. L’ispirazione alla scrittura arriva da molte fonti, tra cui Stephen King per essere cresciuto con il suo mondo; Ellroy e Winslow per la sapienza assoluta nel raccontare il mondo del noir e del crimine. Carver per lo stile diretto, asciutto e incisivo come pochi.

LinguaItaliano
Data di uscita7 dic 2021
ISBN9788825418064
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    Anteprima del libro

    Una danza di sogni - Massimo Severi

    Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi di sogni.

    Alda Merini

    Introduzione

    Inseguire i sogni è un tratto che accomuna ogni essere umano. L'unica vera grande chimera, perseguita per l'intero arco dell'esistenza.

    In questa danza di sogni troviamo quello di una ragazza intenta a inseguire a tutti i costi un'avventura più grande di lei, che la porterà in un territorio pericoloso e inesplorato. Quello professionale di un film-maker che vorrebbe raccontare al mondo la storia di chi nel sogno si è smarrito; imbrigliato in una matassa che lo ha mutato in incubo. Il sogno intimo di un giovane deciso a ricucire il legame spezzato con la famiglia, per poter da quel punto riprendere il proprio sentiero, pagando il prezzo che sarà richiesto. Quello ambizioso di un ragazzo che in maniera del tutto inattesa vede trasformarsi il proprio progetto in qualcosa che mina molte delle sue certezze.

    Rincorrere un sogno in modo ostinato e senza compromessi conduce spesso su un sentiero impervio; un percorso da effettuare bendati, con la meta svelata solo al momento dell'arrivo.

    Continuiamo a seguire quel sentiero, ovunque ci condurrà.

    La scoperta inattesa

    1

    Il sole stava planando sopra le colline pronto per assopirsi, non prima di aver lasciato dietro di sé una scia rosa che avrebbe reso il tramonto protagonista di tanti post sui social. La spiaggia di Marina di Campo iniziava a svuotarsi e i turisti si riversavano sul lungomare, tra passeggiate, aperitivi e chiacchiere leggere da inizio estate.

    Giusto a metà del viale si trovava il chiosco di Saverio e Matteo. Una piccola cosa, un baretto di fronte alla spiaggia, solo la striscia d’asfalto a separarlo dalla sabbia. Tutto in legno, tranne un corridoio d'erba sintetica che dall'ingresso conduceva al bancone, ispirato a un chiringuito di Ibiza che due anni prima aveva fatto breccia nel cuore dei ragazzi.

    Con tanto impegno, fatica e un pizzico d’incoscienza avevano portato a termine il progetto, il sogno era diventato realtà. Non era Cuba e nemmeno le Baleari, la più realistica Isola d’Elba aveva accolto il loro piano ed erano sempre più convinti che fosse stata la scelta giusta.

    La stagione stava iniziando a ingranare, dopo un maggio più piovoso della media, il sole aveva iniziato a essere protagonista e con l'aumentare delle presenze dei turisti il lavoro cresceva a ritmo sostenuto.

    Quel pomeriggio Matteo era dietro il banco, come sempre impegnato a preparare aperitivi e cocktail, mentre Saverio si alternava tra cassa e servizio ai tavoli. Cominciavano a realizzare che ad agosto sarebbe stata dura essere efficienti nelle ore di punta. Avrebbero avuto bisogno di un aiuto, ma il budget non lo consentiva, quindi erano pronti a pedalare sempre più forte.

    Quello che invece si materializzò davanti a Saverio quel giorno non era affatto previsto nei piani.

    Tre ragazzini si fermarono a prendere ghiaccioli e bibite, ordinaria amministrazione se uno dei tre non fosse stata la copia di Saverio a quell’età.

    Sembravano tutti coetanei, sui dodici anni al massimo e quando posò lo sguardo su quello venuto a pagare, rimase come paralizzato per qualche secondo.

    Il ragazzino sorrideva con dieci euro in mano; Saverio aveva venticinque anni ed era cambiato, come era normale che fosse, ma d’improvviso si trovò di fronte a uno specchio della memoria. Non era solo una vaga somiglianza a richiamargli il suo aspetto di quell’epoca, aveva davanti il proprio sosia bambino.

    Smaltito il momento di assoluta sorpresa, dette il resto al bimbo e l'osservò allontanarsi con gli amici.

    – Porca miseria, cosa ho appena visto? – disse ad alta voce mentre un sorriso sostituiva l'espressione inebetita.

    Stava per andare a condividere con Matteo la strana visione, quando un pensiero gli attraversò la mente come una saetta.

    Ecco il fratellino che non ho mai avuto.

    2

    Tenne per sé l'esperienza e in un attimo il dubbio si era insinuato dentro, incrinando certezze fatte di granito.

    Era una situazione assurda e Saverio non aveva la mente pronta per provare a risolverla. Si era fatto il mazzo per essere lì, la prima esperienza del tutto indipendente dalla famiglia, era fiero di sé ma ora avrebbe solo voluto resettare i ricordi al momento precedente la visione del ragazzino, ma non era possibile.

    La serata volò via, lavorando in modalità automa. Finito il servizio rientrò subito a casa, dicendo che era troppo stanco per proseguire oltre la serata. Matteo provò a insistere, aveva bisogno di supporto per provare ad abbordare il gruppetto di ragazze milanesi che aveva passato parte della sera da loro, bevendo un buon numero di drink. Saverio fu irremovibile e le suppliche di Matteo furono vane.

    Giunto all'appartamento si lasciò cadere sul letto, ancora con gli abiti da lavoro addosso. Nella testa vagliava tutti i possibili scenari che gli venivano in mente.

    Sembra che tutti abbiano dei sosia in giro per il mondo, ma averne uno così vicino a dove viveva lasciava alla casualità uno spazio davvero ridotto.

    Guardava e riguardava le uniche due foto postate su Facebook di lui da ragazzino. Una insieme a Matteo a quattordici anni, in posa fieri di fronte al motorino, un vecchio Ciao che con l'aiuto di papà Mauro avevano rimesso in sesto ed era diventato il suo primo mezzo di locomozione motorizzato. Era l'altra però quella che lo faceva uscire di testa, postata accettando una delle infinite challenge su Facebook. Compleanni d'infanzia: sfida accettata; ed ecco un sorridente Saverio di fronte alla torta a strisce nere e azzurre, per festeggiare gli undici anni e lo scudetto dell'Inter.

    Continuava a guardare quel bimbo felice e se avesse avuto un taglio di capelli diverso sarebbe stato lo stesso bambino visto quel pomeriggio.

    3

    Mauro e Giuliana erano coetanei, si erano conosciuti in terza ragioneria, quando le rispettive classi furono unite insieme, e anche loro presto diventarono una cosa sola. Con gli alti e bassi che ogni storia deve attraversare, ma il tratto che li contraddistingueva era che avevano superato tutti gli ostacoli restando sempre uniti.

    I primi anni di matrimonio però non furono semplici, Mauro non aveva attenzioni che per lei, mentre Giuliana era più distratta e un paio di volte aveva perso la rotta finendo per rivedere un ex, con il quale non era mai riuscita a chiudere completamente i contatti.

    Quella vecchia storia stava per rompere le solide basi del matrimonio, quando Giuliana era rimasta incinta.

    Mauro aveva perso il conto delle notti passate insonne, immobile nel letto per non disturbarla, mentre si chiedeva se ci fosse una possibilità che il figlio in arrivo non fosse suo. La donna aveva ammesso di aver visto l'ex, ma diceva che non era successo niente. Le credeva? Il fatto che restasse sveglio a pensarci era già una risposta.

    Il destino era venuto in aiuto, quando il terzo incomodo era sparito dalle scene. Si era sposato trasferendosi fuori città. Questa volta Giuliana aveva tagliato definitivamente i ponti con lui, compresi i contatti social. Ne aveva avuto traccia solo anni dopo, quando aveva deciso di mettere un oceano tra di loro. Il matrimonio era naufragato, e per Giuliana non era stata una sorpresa. L'uomo aveva deciso di trasferirsi in Thailandia, in via definitiva aprendo un piccolo noleggio di barche a Pattaya.

    Mauro era riuscito a ritrovare il sonno. Aveva deciso di fidarsi della moglie e non porre altre domande.

    Giuliana passava spesso anche lei notti travagliate dai pensieri. Se non fosse stata una situazione drammatica, sarebbe stato buffo immaginarli entrambi svegli, immobili nelle rispettive sofferenze interiori.

    Il motivo delle veglie era dovuto al fatto che non era certa di essere pronta ad avere un figlio.

    Sarebbe bastato parlarne apertamente per rendere il fardello meno pesante, ma anche tra coppie solide capita che le parole facciano fatica a trovare la strada per uscire fuori.

    Così tra dubbi e incertezze la gravidanza proseguiva ma l'uscita di scena del terzo incomodo sembrò far tornare la relazione nel giusto binario.

    Mauro non aveva mai tradito Giuliana, giusto solo con voli di fantasia su qualche ragazza all’apparenza disponibile, ma non aveva mai fatto nessuna mossa concreta.

    Fino al giorno in cui per una sola volta aveva rotto il legame di fedeltà. Era stato un errore e ci era stato male, ma alla fine aveva perdonato se stesso. In fondo era lei che aveva messo a rischio il rapporto, lui si era solo trovato in una circostanza creata dalle coincidenze, o così almeno provava a giustificarsi con la propria coscienza; l’intesa chimica con quella donna incontrata all’Elba aveva fatto il resto. Non aveva profilattici, non li usava da un’eternità, ma aveva fatto attenzione. Lo avevano fatto solo quell'unica volta, in fretta, in una cabina dello stabilimento balneare e non si erano più visti. Era stato un gioco di sguardi, una cosa inattesa che ancora faceva fatica a credere fosse accaduta; non era proprio da lui.

    4

    Il giorno seguente Saverio teneva d’occhio il viavai dei bagnanti che transitavano di fronte al locale. Cercava il sosia, voleva essere sicuro di non avere avuto un abbaglio; il caldo e la stanchezza potevano aver accentuato la cosa.

    Non fu fortunato, il ragazzo non venne a comprare i ghiaccioli. Il giorno successivo però lo vide passare in bicicletta insieme agli amici. Sfrecciarono veloci in direzione del porto.

    Nel tardo pomeriggio, però, tornarono a prendere il gelato.

    Saverio lo fissava, non ricordava come fosse la sua voce da ragazzino, non ci aveva mai pensato, ma per il resto era pressoché identico. Solo il taglio di capelli e un ciuffetto ossigenato sulla fronte a fare una minima differenza.

    Quando i ragazzi lasciarono il locale con i gelati in mano e la felicità negli occhi, Saverio li seguì fino alla strada e fece una foto cercando di non farsi notare.

    Cosa fare? Suo padre aveva avuto una relazione segreta?

    Quando era stato all’Elba? Non c’erano mai venuti in vacanza. Mauro era un rappresentante della Culligan di Livorno, si occupava di piscine, forse era venuto qui per lavoro. Avrebbe indagato. Non riusciva a vederlo nelle vesti di corteggiatore, ma come poteva essere diverso.

    Forse aveva uno zio misterioso, mai rivelato dalla famiglia. Il fratello criminale di papà bandito dall’album dei ricordi.

    E poi il ragazzino era un turista o viveva lì?

    Quell’evento stava rovinando il sogno che aveva cullato per tutto l’anno e non era giusto. Doveva fare finta di niente e proseguire la propria vita o cercare di indagare a caccia di risposte?

    5

    – Ti capita mai di avere voglia di scomparire? – disse Saverio spalmato sul letto con lo sguardo incollato al soffitto.

    – Tipo mollare tutto e andarsene? – chiese Matteo, spiazzato dalla domanda.

    – No, proprio sparire senza lasciare traccia. Anzi cancellare perfino i ricordi di te.

    – Non ti seguo – disse Matteo guardandolo perplesso.

    – Cazzo, ci sono dei momenti che se esistesse un pulsante che potesse farti scomparire in maniera indolore, cancellando tutte le tracce anche dalla memoria degli altri, credo che lo premerei.

    – Tipo che mia sorella sarebbe sempre stata figlia unica?

    – Bravo. Dissolversi senza soffrire né causare dolore agli altri.

    – Sarebbe un’arma pericolosa, amico. Mi devo preoccupare?

    – No, era così per dire, tranquillo. Certo che non c’è una volta che qualcosa si metta tra me e l’essere felice, cazzo.

    Matteo lo guardava fisso negli occhi, continuando a non capire il motivo del disagio dell’amico.

    – Ti stanno per venire le tue cose, signorina, o mi sono perso qualcosa? – disse provando a stemperare l’improvviso malumore del socio. Passavano quasi tutto il giorno insieme e non aveva indizi per inquadrare quello stato d’animo cupo.

    Saverio si era già pentito dello sfogo spontaneo e stava cercando una via di fuga.

    – Scusa, non è niente, mi ha fatto girare i coglioni una tipa beccata su Tinder.

    – Sei serio? Ci ronzano intorno dei bocconcini gourmet e tu perdi tempo su Tinder? Bello, non è novembre all’Ardenza, siamo all’Elba in piena estate.

    – Hai ragione, scusa, sono io che sono un coglione. Lo sai come sono fatto quando m'impunto.

    Matteo scuoteva la testa sconsolato.

    – Se l’altra sera invece di fiondarti a casa chissà a fare cosa fossi restato a darmi una mano con il gruppetto delle milanesi, magari neanche ci pensavi a Tinder e invece di bottoni magici da premere, le mani le avresti messe da un'altra parte.

    Colpito e affondato.

    6

    Quel giorno decise di provare a parlare con il ragazzino ma non voleva farlo al bar, se Matteo lo avesse visto probabilmente che anche lui avrebbe notato la somiglianza.

    Con la scusa di fare un salto alla Coop a prendere il lime che aveva dimenticato di comprare la mattina, si allontanò dal locale a piedi.

    Un centinaio di metri dopo il bar, la spiaggia diventava più ampia e tra la strada e l'arenile un ampio marciapiede ospitava una lunga fila di pini, che con la loro ombra davano sollievo dal solleone.

    Trovò il ragazzo a giocare al campo da beach volley. Rimase qualche minuto a osservare la partita non sapendo bene cosa fare.

    Dopo un po' il mini-sosia si fece dare il cambio e corse verso il mucchietto formato da vestiti e zainetto in cerca dello smartphone. Saverio s’incamminò verso di lui.

    Il ragazzino era al telefono con la madre, cercava di spuntare altro tempo da passare in spiaggia. Saverio si fermò a una decina di metri, armeggiando con il telefono per non dare nell’occhio.

    Quando il ragazzino chiuse la chiamata sbuffando si avvicinò.

    – Ciao – disse alzando la mano destra in segno di saluto.

    Il mini-sosia non sembrava averlo sentito.

    – Ehi – riprovò, avvicinandosi ancora.

    Il giovane si voltò mentre raccoglieva zainetto e maglietta.

    – Sono il tizio del bar – continuò, indicando in maniera goffa in direzione del locale, mentre realizzava che non aveva un piano preciso su cosa fare.

    – Ciao – rispose educato, dopodiché raggiunse un amico a bordo campo. Scambiarono poche parole e tornò verso Saverio.

    – Che palle, era una bella partita, ma devo tornare a casa.

    – Mi dispiace, ti rifarai domani. Io sono Saverio, tu come ti chiami?

    – Alex. Sai che non ricordo dove ho lasciato la bici… – disse guardandosi intorno spaesato.

    – Sei venuto scalzo? – domandò Saverio indicando i piedi del ragazzino.

    – Ma che cavolo! – esclamò correndo di nuovo sulla sabbia calda in direzione della battigia.

    Saverio rimase fermo a osservare gli scatti repentini del distratto

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