Diario di schizofrenia
Di Dino Troiano
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Anteprima del libro
Diario di schizofrenia - Dino Troiano
INTRODUZIONE
A distanza di ormai più di 100 anni dalla coniazione del termine schizofrenia nel 1908 da parte di Eugen Bleuler (1857-1939), nonostante gli sforzi profusi nella ricerca in campo organicistico ed i notevoli passi in avanti compiuti dalla tecnologia applicata in ambito medico, ciò che si indica con il sostantivo di schizofrenia non è ancora stato empiricamente identificato e definito attraverso una serie di criteri diagnostici universalmente accettati.
Attualmente la schizofrenia
o sindrome schizofrenica
¹ è generalmente diagnosticata sulla base dei criteri diagnostici per la schizofrenia
secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (dsm) dell’Associazione Psichiatrica Americana (apa) ed in base alle direttive diagnostiche per la schizofrenia
della Classificazione Internazionale delle Malattie (icd) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (oms).² Il presente lavoro tratta specificamente i problemi epistemologici e metodologici relativi ai criteri diagnostici testé nominati.
Nel maggio 2013 negli usa è stato pubblicato il dsm-v (in Italia nel 2014) e nel giugno del 2018 è stata elaborata anche una bozza pre-definitiva dell’icd, l’icd-11, nel tentativo di sfuggire continuamente alle questioni epistemologiche e metodologiche mai risolte. La presente trattazione, pur essendo partita da un’analisi critica del dsm-iv e dell’icd-10³ e pur tenendo conto già del dsm-v e dell’icd-11, non ha perso né perderà il suo valore storico e scientifico, anzi persino predittivo probabilmente, addirittura qualora si dovessero rivedere anche i più recenti manuali. Per questo, generalmente, nel testo principale mi riferirò al semplicemente al dsm e all’icd. D’altra parte, l’icd-11 entrerà in vigore solo il 1° gennaio 2022.
La rilevanza nel trattare i criteri diagnostici del dsm è dovuta alla loro ampia applicazione come non solo strumenti clinici, ma anche di ricerca e in diversi orientamenti teorici, professioni, strutture e Stati. Da parte sua, l’icd viene utilizzato per scopi clinici, didattici e di ricerca e la sua portata è data dal fatto che si tratta di un testo redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Oggi, come in passato, il costrutto di schizofrenia
appare naturalmente inserito entro ambiti di intervento di tipo medico. I due maggiori sistemi diagnostici attuali utilizzati per la diagnosi della cosiddetta schizofrenia discendono da un’organizzazione psichiatrica – e la psichiatria è notoriamente una branca della medicina – e da una medica. Essa viene quindi configurata come se fosse un’entità clinica o patologia medica che interessa un organo o una funzione dell’organismo. Tale concettualizzazione, formulata dagli esperti ed accettata dal senso comune⁴, ossia dai non esperti, dai profani e dall’ uomo della strada
, perviene fino all’attuazione della diagnosi della schizofrenia
. Ma la diagnosi della schizofrenia
può dirsi in tal modo una pratica scientificamente fondata e metodologicamente corretta? In particolare, i criteri diagnostici per la schizofrenia
formulati dall’apa e dall’oms possiedono un fondamento scientifico-epistemologico nonché la necessaria correttezza metodologica?
Un’analisi di questo tipo risulta critica, non solo per la rilevanza rivestita dai manuali in questione nello scenario internazionale ed in ambiti conoscitivi come la psicologia, la psichiatria, la medicina, ecc., ma anche perché la schizofrenia
può essere definita il costrutto principe della psichiatria, tanto da esser qualificata come l’archetipo della malattia mentale
⁵ o ‘la rappresentazione simbolica di una delle due paure fondamentali dell’essere umano: la paura di perdere la ragione’.⁶ La schizofrenia
è infatti sempre stata al centro dell’attenzione di tutte le scuole di psichiatria per i complessi problemi psicopatologici, nosografici, patogenetici e terapeutici che essa ha posto e continua a porre ad ogni generazione di psichiatri tanto da esser definita una insondabile e grave malattia mentale
.⁷ Nella storia della giovane psichiatria i più grandi Autori si sono spesi nel tentativo di determinare l’origine di questa grave malattia mentale
: a partire da Bénédict-Auguste Morel (1809-73) ed Emil Kraepelin (1856-1926), dalle prime interpretazioni psicodinamiche di Bleuler, Sigmund Freud (1856-1939) e Carl Gustav Jung (1875-1961) fino a giungere a quelle più recenti di Ludwig Binswanger (1881-1966), Harry Stack Sullivan (1892-1949) e Silvano Arieti (1914-82), per nominarne solo alcuni. Ciascuno di loro si è adoperato per fornire la chiave d’accesso
alla conoscenza della schizofrenia
, per dissiparne il fitto mistero che ha rappresentato e che rappresenta tuttora.
L’analisi teorico-epistemologica e metodologica compiuta nel presente elaborato non si pone come esauriente, ma come un contributo a questo tipo di studio.
Si articola in quattro capitoli. Dopo aver posto delle fondamentali premesse epistemologiche e concetti primari d’ambito medico (Cap. I), si esporranno i criteri diagnostici in questione (Cap. II), quindi essi saranno oggetto di un analitico esame epistemologico e metodologico (Capp. III e IV).
Entrando maggiormente nel merito dei contenuti di ciascun capitolo, il primo capitolo presenta l’attuale panorama epistemologico, distinguendo i diversi livelli di realismo (monista, ipotetico e concettuale) ed i diversi paradigmi (tra cui quelli meccanicistico e narrativistico). Inoltre vengono delineati dei concetti fondamentali d’ambito medico a cui saranno rapportati i Criteri.
Nel secondo capitolo