Varsavia 1944
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Info su questo ebook
«Una storia potente».
Così si scrive spesso di certe pellicole cinematografiche
nelle recensioni che ne annunciano l'imminente uscita.
Ma qui, purtroppo, non stiamo parlando di un film.
La vicenda della distruzione di Varsavia
è una storia "potente" innanzitutto perché drammaticamente vera.
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Recensioni su Varsavia 1944
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Anteprima del libro
Varsavia 1944 - Paolo Colombo
Questo libro racconta di un evento della Seconda Guerra Mondiale solitamente trascurato dai manuali di storia nonostante sia caratterizzato da un tasso di drammatica assurdità che lo rende per molti aspetti unico. Ciò che ne viene è una vera e propria narrazione civile.
Intrecciando la Storia politica con singole storie individuali e specifiche vicende, Paolo Colombo ricostruisce in maniera toccante e avvincente l’evoluzione bisecolare dei rapporti tra Germania e Polonia fino alla agghiacciante decisione nazista di radere letteralmente al suolo la capitale polacca prima di abbandonarla all’avanzata dell’Armata Rossa sovietica, nel 1944.
Il testo restituisce il tono fluido e coinvolgente della narrazione in pubblico che l’ha generato così da risultare di agevole e al tempo stesso emozionante lettura e offre la sintesi di una vicenda che acquista ancora maggior valore nella ricorrenza della Giornata della memoria
.
Paolo Colombo. È professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche presso l’Università Cattolica di Milano, dove insegna anche Storia contemporanea.
È autore di numerosi saggi e monografie.
Da anni si occupa del rapporto fra Storia e narrazione: gli History telling che ha tenuto nei teatri e nei festival hanno avuto ottimi e sempre crescenti riscontri di pubblico. Collabora con RaiStoria e con Rai 3; ha scritto articoli per La Gazzetta dello Sport, pubblicato romanzi per ragazzi per Piemme e realizzato podcast di successo.
PAOLO COLOMBO
VARSAVIA 1944
Storia della distruzione di una città
Il Sole 24 OREIl Sole 24 ORE
Progetto grafico copertina: Francesco Narracci
Foto di copertina: Getty Images - Roger Viollet
977-1826380-003-20001
Il Sole 24 Ore - Cultura
Registrazione in Tribunale n. 542 – 8-7-2005
Direttore responsabile: Fabio Tamburini
Proprietario ed Editore: Il Sole 24 ORE S.p.A.
Sede legale, redazione e direzione: Viale Sarca, 223 - 20126 Milano
Mensile n. 1/2022
ISBN 978-88-6345-9517
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Prima edizione: Gennaio 2022
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Informazioni: www.clearedi.org.
A Paola Pretsch,
genialna przyjaciółka,
amica geniale
Questo testo origina da un History telling – il primo di una lunga serie sviluppatasi poi nell’esperienza di Storia e narrazione
(www.storiaenarrazione.it) – che prese forma nel 2004 grazie alla determinata collaborazione di cinque persone, allora studenti del corso di Storia contemporanea della Facoltà di Scienze politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: Luca Falciola, Alessandro Ginnasi, Kinga Stefan, Giuditta Villa, Sandro Zampolli. Alcuni di loro sono rimasti cari amici. Nella realizzazione del format narrativo in pubblico che prevedeva l’impiego di materiali audio e video fu fondamentale l’apporto e la partecipazione diretta di Claudio Sinatti, VJ, videoartista e performance artist di successo che si prestò al nostro ‘gioco’ con l’entusiasmo che gli era proprio. Anche a Claudio penso come ad un amico, con riconoscenza e con rimpianto: la leucemia se lo è portato via nel 2014.
Indice
Prefazione
Introduzione
L’urgenza di narrare una storia
9 parole
La Cenerentola d’Europa
La Parigi dell’Est
Truppe corazzate all’orizzonte
Si può germanizzare una terra, mai gli uomini…
Combattere per la propria terra senza mai neppure vederla
Il ghetto
Duemila anni prima
L’insurrezione
Il delirio distruttivo finale
Non esistono le parole
Bibliografia essenziale
Ringraziamenti
Prefazione
Cari Lettori,
C’è una città nel cuore dell’Europa in cui tutti gli anni l’1 agosto alle ore 17 in punto iniziano a suonare le sirene e si ferma tutto: tram, metropolitane, auto e soprattutto persone. Questo minuto di silenzio è voluto da tutti, e atteso per tutto l’anno, dagli anziani ai giovani, dai politici ai cittadini comuni. È una ricorrenza che fa parte del nostro DNA, che costituisce la nostra identità; una ricorrenza che ci unisce più di tutte le altre, perché ci ricorda uno degli avvenimenti più tragici nella storia del nostro Paese: la rivolta dell’intera città contro i nazisti, nel 1944. Noi questo minuto di silenzio, che invade viali, vicoli, case e piazze, lo dobbiamo ad ogni singolo eroe, piccolo o grande che sia, che senza esitazione ha deciso di dare la vita per noi e per la città.
C’è una città nel cuore dell’Europa la cui bellezza era paragonata a quella di Parigi, ma che è svanita nel fumo dei bombardamenti e nelle macerie, 20 milioni di metri cubi di macerie. Per rimuoverle ci sono voluti due anni.
C’è una città nel cuore dell’Europa che in soli 63 giorni di insurrezione ha perso 16 mila soldati insorti (su 45 mila), circa 200 mila di abitanti e circa il 90% del patrimonio nazionale, tra archivi e tesoro.
Questa città rasa al suolo per la volontà di Hitler, della quale non doveva restare pietra su pietra, e neanche una traccia sulle cartine geografiche, questa città si chiama Varsavia. È la mia città. E non riesco a parlarne senza grande emozione.
Hitler voleva distruggere Varsavia sin dall’inizio della guerra. Allo scoppio del conflitto, la città aveva una vita culturale e sociale molto vivace ed era in pieno sviluppo, con ottime prospettive per il futuro. Già nell’autunno del 1939 i tedeschi che si erano impadroniti della capitale della Polonia avevano vietato la ricostruzione degli edifici distrutti durante i primi bombardamenti, ma dopo lo scoppio della Rivolta di Varsavia hanno letteralmente condannato la città alla rovina. Nel settembre del ’39 Heinrich Himmler aveva impartito l’ordine di distruggere la capitale. Le sue parole sono state riportate durante il processo di Norimberga dal generale della SS Erich von dem Bach-Zelewski:
Ogni abitante deve essere ucciso, non si possono prendere prigionieri. Varsavia deve essere rasa al suolo servendo da esempio di intimidazione per tutta l’Europa.
Varsavia è oramai per i polacchi solo una leggenda. La si può ammirare in alcune foto che si sono salvate e nei quadri, come quelli dell’italiano Bernardo Bellotto, detto il Canaletto, che ha avuto un ruolo non indifferente per la sua ricostruzione. È una delle tante storie che potrete scoprire leggendo questo libro.
Il prof. Paolo Colombo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano racconta la tragica sorte di questa città-leggenda tracciando i suoi momenti più dolorosi e fatidici. Lo fa in modo suggestivo, toccante, commovente. L’autore a volte fa fatica a parlarne, si sforza di trovare le parole giuste a rendere l’idea di quella realtà, per descrivere la difficile esperienza dei varsaviani, testimoni di due atroci insurrezioni scoppiate a pochi mesi di distanza: quella dell’aprile del 1943 nel ghetto di Varsavia e quella