MANU. Viaggio fino al cielo di Auschwitz
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Anteprima del libro
MANU. Viaggio fino al cielo di Auschwitz - Ciro Servillo
CIRO SERVILLO
MANU
Viaggio fino al cielo di Auschwitz
Proprietà letteraria riservata
© by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy
Edizione eBook 2013.
ISBN: 978-88-6822-073-0
Via Camposano, 41 (ex via De Rada) - 87100 Cosenza
Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672
Sito internet: www.pellegrinieditore.com - www.pellegrinilibri.it
E-mail: info@pellegrinieditore.it
I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.
Sommario
Nota dell’autore
Prefazione
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIV
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
XXXIII
XXXIV
XXXV
XXXVI
XXXVII
XXXVIII
XXXIX
XL
Precisazione
Alla mia Rogliano che,
durante gli anni bui della follia
nazi-fascista, accolse con umanità
uomini, donne e bambini ebrei,
colpiti dalle ignobili e impietose
leggi razziste e antisemite.
A mio padre che,
da prigioniero di guerra,
fu vittima della segregazione
nei lager nazisti di Germania.
La Divina Commedia sarebbe
un’opera di grande sensazione
se Dante, invece che all’Inferno,
fosse stato nei campi
di concentramento.
Halina Szuman (Auschwitz, 1944)
* * *
È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.
Da Il diario di Anna Frank, 15 luglio 1944
Nota dell’autore
L’idea di scrivere il romanzo MANU, Viaggio fino al cielo di Auschwitz, è nata dopo aver letto Non solo Ferramonti, L. Pellegrini Editore – 2010, di Leonardo Falbo. Un testo di alto e riconosciuto valore storico, per l’interessante e pregevole analisi dell’autore, sostenuta da un’indagine di profondo rigore scientifico, sul fenomeno del cosiddetto internamento libero
nel Cosentino.
Una lettura che mi ha coinvolto notevolmente e che mi ha offerto l’opportunità di approfondire le vicende correlate alle odiose leggi razziali fasciste, che trovarono attuazione anche nella provincia di Cosenza, obbligando migliaia di uomini ebrei, di nazionalità diverse, a vivere segregati nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, e una notevole moltitudine di anziani, donne e bambini a patire l’internamento libero in vari comuni, sparsi su tutto il territorio provinciale, da Bianchi all’allora Laino Bruzio (Laino Borgo e Laino Castello, ritornati autonomi nel 1947).
Molti internati ebrei, tra cui interi nuclei familiari, furono costretti a vivere a Rogliano, dove alcuni di loro vi rimasero per più anni mentre altri, dopo pochi mesi di permanenza, furono internati prima a Ferramonti e successivamente mandati al confino libero
in varie località del Nord-Italia.
Con la caduta del Fascismo e la nascita della Repubblica di Salò, per molti di questi la situazione divenne assai difficile. Furono arrestati e deportati in modo disumano nei lager nazisti, dove la maggior parte vi trovò la morte.
A tutto questo si ispira la storia narrata nel romanzo. In modo particolare alla vicenda vissuta da Manu, il protagonista principale, e dalla sua famiglia. Un tragedia, simile a quella di un elevatissimo numero di altre famiglie ebree, che si concluse nel lager di Auschwitz in modo atroce per lui e suo padre, mentre la madre e la sorella furono liberate dalle truppe russe l’8 Maggio 1945.
* * *
Per la ricostruzione delle vicende correlate alla segregazione razziale fascista di migliaia di ebrei nella provincia di Cosenza e, successivamente, alla deportazione di moltissimi di loro nei lager nazisti, mi sono avvalso della consultazione dei seguenti altri testi e documenti:
F. Volpe (a cura di) Ferramonti: Un lager nel Sud- Edizioni Orizzonti Meridionali - Atti del convegno internazionale di studi 15/16 maggio 1987, Ist. calabrese per la storia dell’Antifascismo e dell’Italia contemporanea, Ed. Meridionali, Cosenza, 1990.
A. Pizzuti (a cura di) Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico - Campo di internamento di Ferramonti. (http://www.annapizzuti.it/).
Peter Georg- Ferramonti - Edizioni Prometeo, 2003.
C.S. Capogreco - Ferramonti: La vita e gli uomini del più grande campo d’internamento fascista 1940-1945 - Ed. Giuntina.
F. Folino - Ferramonti un lager di Mussolini, Ed. Brenner, Cosenza 1985.
L. Picciotto - Il libro della memoria: gli ebrei deportati, 1943-1945 - Mursia.
La storia di Thea Aschkenase
, su Newsweek, in: La Stampa, edizione Vercelli, vom 12. November 2000, S. 41. Wolfram Selig, «Arisierung «in München.
Fondazione CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) - Fondo Israel Kalk: La mensa dei bambini.
N. Weksler - Con la gente di Ferramonti - Mille giorni di una giovane ebrea in un campo di concentramento – Editoriale Progetto 2000.
N. Fasano - Il rifugio precario:gli ebrei stranieri internati ad Asti (1941-1945), in Asti Contemporanea, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti, n° 12, ottobre 2009.
M. Rende - Ferramonti. Voci da un campo di concentramento fascista 1940-1945 - Mursia.
Archivio Storico del Comune di Rogliano, Busta n° 221, categoria XV, Fascicoli 1195-1211.
Archivio Storico - Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia contemporanea (UNICAL), cartella 45 "Fondo Moscati-Campo concentramento di Ferramonti.
Di notevole interesse sono state, inoltre, le testimonianze di alcuni roglianesi, come il signor Romano Marsico e la signora Annina De Rose, che ebbero modo di conoscere alcuni internati ebrei durante la loro permanenza coatta a Rogliano, avendo risieduto nel medesimo Vicolo IX, di Corso Umberto I.
Preziose si sono rivelate, infine, le informazioni fornite da alcuni cittadini di Villanova d’Asti, Chiusano d’Asti e Zimone, provincia di Biella.
A tutti va la mia infinita gratitudine.
* * *
Nota Bene:
Le lettere dei protagonisti sono un adattamento di quelle autentiche, scritte da internati ebrei alla cui vicenda il romanzo è ispirato.
L’Autore
Prefazione
Da Monaco di Baviera a Milano e, quindi, nell’inferno di Auschwitz passando per il campo di Ferramonti, per Rogliano, per Villanova d’Asti e infine per il carcere di Torino e di Milano. È questa la storia di Manu, un ragazzo ebreo nativo di Monaco di Baviera, una storia tutta racchiusa nella dimensione d’un viaggio
contrassegnato dalle tenebre degli anni delle leggi razziali, della persecuzione degli ebrei e della guerra. Ed il viaggio
rappresenta non solo la triste peregrinazione da un luogo all’altro, ma anche il lento cammino di un’anima in cerca d’una serenità, che è negata dall’assurda realtà dei tempi, e d’una ragione per dare senso ad una vita, che sembra quotidianamente sfuggire di mano. In fondo, quel treno, che segna e scandisce il ritmo dei vari trasferimenti, non è solo un mezzo di comunicazione e di trasporto, ma è anche la metafora d’una vita in fuga, senza meta certa e senza speranza. E quel finestrino, da cui costantemente vagano rapidi gli occhi di Manu lungo il tracciato della strada ferrata, fra paesaggio e natura, fra campagne e stazioni, è anche il vano tentativo di accarezzare da lontano una vita che, quasi per vago e triste presentimento, il ragazzo sente forse di non fare in tempo ad afferrare pienamente. Per lungo tempo Manu attaccato al finestrino, – si legge nella pagina che descrive il trasferimento del ragazzo, del padre Samuele, della madre Alida e della sorella Lea, da Paola verso Tarsia – non distolse lo sguardo dall’incantevole paesaggio della costa. Quell’immenso tratto di mare che si distendeva nelle più svariate tonalità di colori... per confondersi all’orizzonte con l’azzurro intenso del cielo
. Quanta tenerezza e, insieme, quanta poesia in questa pagina. Quanta umana tristezza condensa i sentimenti che accompagnano lo sguardo di Manu, sentimenti che sono uguali a quelli degli altri ebrei che, sullo stesso treno, viaggiano da Paola verso il campo di Ferramonti. È il triste destino degli ebrei italiani a partire dalla fine degli anni trenta fino all’estate del ’43: internamento in un campo o internamento libero in un luogo di confino
. In seguito, con la nascita della Repubblica di Salò, per gli ebrei che si trovano nel territorio ad essa pertinente, la situazione peggiora. La vicenda di Manu da internato libero e da internato nel campo, pertanto, è la vicenda di tanti altri, una vicenda paradigmatica in cui trovano spazio e prendono corpo tante altre storie. A questa storia attinge la penna di Ciro Servillo, togliendola dall’oblio del tempo e restituendola, intatta nei suoi aspetti e nei suoi accadimenti, alla luce e all’attenzione dei lettori. Così molte famiglie, molte persone escono dall’ombra e tornano a vivere in questo romanzo di Ciro Servillo, un romanzo interessante e ben organizzato, proposto in una prosa piacevole e accattivante che spinge ad una lettura senza soste e senza interruzioni, ad una lettura tutta d’un fiato. L’autore di queste pagine rivela attenzione ai documenti ed impegno di ricerca e di ricostruzione ed evidenzia anche una capacità di elaborazione, che favorisce una delineazione chiara e completa della storia narrata e della tragedia dell’antisemitismo di quegli anni. Ciro Servillo guarda al dramma degli ebrei e alle loro peregrinazioni e li ripropone vivendoli attraverso la dimensione stessa dei protagonisti. Guarda alle vicende delle persone e delle famiglie che dimorano nelle pagine del suo romanzo e le osserva, con sofferta partecipazione, con gli occhi stessi e con il cuore dei vari protagonisti, soprattutto con gli occhi e con il cuore di Manu. Così descrive le loro ansie e le loro angosce, le loro paure ed i loro dolori e sottolinea, altresì, la solidarietà nei loro confronti e l’ospitalità della gente non solo a Rogliano e a Villanova d’Asti, ma anche altrove. Il viaggio
di Manu diventa, allora, anche il suo viaggio
. Nonostante il paesaggio attorno – egli scrive del campo di Ferramonti – apparisse nella sua... naturalezza, quel posto... a Manu incuteva molto timore. Più della sorella, di quel nuovo mondo non riusciva proprio a farsene una ragione... Non riusciva a comprendere il motivo per cui gli ebrei dovevano essere arrestati e segregati... Non trovava una pur minima spiegazione per tanto odio
. Ciro Servillo prende per mano il ragazzo ebreo e lo accompagna, tra le pagine del proprio romanzo, cogliendone e proponendone palpiti e sentimenti, intima inquietudine e sofferenza. E Manu si muove tra le pieghe della propria vicenda personale e familiare, accompagnandosi alla storia del tempo e vivendola nei suoi drammi e nelle sue tragiche conseguenze, ma anche nei suoi momenti di umana comprensione e di solidarietà come, e non solo, a Rogliano e a Villanova d’Asti. Così il romanzo si svolge e penetra profondamente in quel clima del tempo, non solo riproponendolo, ma abitandolo in tutte le sue vicende e manifestazioni, sì abitandolo, in fondo Ciro Servillo entra nel proprio lavoro e partecipa alla storia narrata vivendola, al proprio interno, in un sentimento di empatia con i protagonisti e soprattutto con la persona di Manu. Queste pagine, scritte frugando fra documenti e memoria orale, delineano il tempo dell’azione nella veste d’un romanzo che condensa tutto in un incontro