Nicola il soldato partigiano: Jugoslavia 1942 - 1945
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Anteprima del libro
Nicola il soldato partigiano - Angelo Mattanò
Prefazione
Nelle serate d’inverno, quando ero poco più che adolescente, con mio padre e mia madre ci accomodavamo dopo cena davanti al focolare della cucina di casa e mio padre raccontava la sua esperienza vissuta durante il periodo che precedette la Seconda guerra mondiale e il periodo della guerra che lui visse, in prima persona, al fronte come soldato partigiano.
Stavo ad ascoltarlo con molta attenzione ed ero preso dall’immaginazione che la mia mente costruiva come una sequenza filmica. I suoi racconti si rifacevano agli anni in cui aveva vissuto come militare di leva e, subito dopo, come militare al fronte orientale greco-albanese-jugoslavo.
Era partito nel 1942 a seguito della chiamata per il servizio di leva, già in piena guerra e poco più che diciannovenne, con destinazione San Remo. L’Italia fascista era entrata in guerra il 10 giugno del 1940 a fianco della Germania nazista che, con l’aggressione alla Polonia il 1° settembre 1939, diede inizio al più orribile conflitto che colpì l’umanità.
I giovani di allora erano chiamati più a morire che a vivere e pensare al loro futuro.
Il raccontarmi il vissuto di quell’epoca rappresentava, per mio padre, una forte emozione al punto che i suoi occhi si riempivano di lacrime. Soprattutto quando i suoi ricordi andavano a rivisitare le tante volte che si trovò in situazioni drammatiche da rischiare la pelle. In questo contesto mio padre ha rielaborato il vissuto riemerso dalla memoria che lo ha portato, nei primi anni Ottanta del Novecento, a scrivere la prima stesura del racconto di guerra.
Nelle pagine che seguono racconta di scene che lo videro protagonista in prima persona o come spettatore di situazioni terribili. Più volte mi ha raccontato quei momenti drammatici. Aveva una vena narrativa che per me diventava magica e mi catapultava nella scena del racconto stesso. Mi perdevo come se fossi in un incantesimo. Il raccontare il suo vissuto, dopo essere scampato più di una volta alla tragedia della orribile guerra, faceva di mio padre, nei miei pensieri, un eroe. Raccontava i fatti con l’orgoglio di chi ha combattuto per una vita futura migliore, per garantire la pace alle generazioni future e col desiderio che non accadesse mai più la carneficina di quegli anni orribili.
Durante la guerra mio padre si è ben guardato dall’essere un aggressivo sanguinario. Non ha mai tollerato lo spirito di violenza verso gli altri esseri umani. Nella vita è più ragionevole collaborare che combattere, mi ammoniva. Lo si legge bene tra le righe del suo racconto. Il rispetto per le persone, che è tipico di chi affronta la vita con dignità e onestà.
Mio padre mi consegnò il suo manoscritto nel 1999, pochi mesi prima di morire, con un gesto cerimonioso.
Il suo gesto ha rappresentato il passaggio di testimone.
Si raccomandò di custodirlo e un giorno, possibilmente, renderlo pubblico.
A gennaio 2023 mio padre avrebbe compiuto cento anni.
Riprendo il manoscritto con l’idea e la convinzione che si debba e si possa rendere pubblica la sua testimonianza, perché la memoria
non vada dispersa e sia inequivocabile, soprattutto per le giovani generazioni, il valore che rappresenta. Se il passato sopravvive attraverso la memoria, nel presente si crea un flusso ininterrotto di storia. Erodoto ce lo insegna: perché le imprese degli uomini col tempo non siano dimenticate.
La Storia passa attraverso i destini dei singoli che raccontano le loro gesta; le Storie, così, diventano la Storia.
Il racconto di mio padre è scritto in uno stile con un ritmo limpido e semplice, che riporto come è giunto a me. Personalmente non ho apportato modifiche sostanziali al contenuto del testo. Tuttavia, per rendere più fluido il racconto, ho diviso il testo in capitoli e ho aggiunto qualche ricordo che mio padre aveva omesso di scrivere.
Questa sua testimonianza ci fa capire che il destino è uguale per tutti gli uomini, perché è nella sofferenza e nel dolore che esiste il collante che unisce gli esseri umani; inoltre, non importa il colore della pelle e l’origine delle persone, perché esistono persone che fanno del Bene e persone che fanno del Male: il Male che nasce nel vuoto del pensiero
, per dirla con Hannah Arendt.
Angelo Mattanò
"La memoria è tesoro e
custode di tutte le cose"
Cicerone
Il Partigiano Nicola e la Libertà
di Gioacchino Martino
Il testo, snello e scorrevole, è il risultato della sistemazione dei racconti orali di Nicola, partigiano della Divisione Italia
, operante in Jugoslavia, fatti al figlio nelle sere d’inverno davanti al focolare.
Nicola organizzerà personalmente i racconti in un manoscritto per consegnarli, prima di morire, al figlio Angelo, con la raccomandazione di pubblicarli.
Il memoriale prende le mosse dalla sua chiamata alle armi con l’arrivo nella caserma di San Remo, da cui chiederà di essere trasferito a Bolzano, per essere aggregato al battaglione di scorta ai treni destinati in Grecia.
La paura, la fame, l’esasperato autoritarismo degli ufficiali, che riproducono le modalità di controllo e di comando sui soldati proprie della Prima guerra mondiale, fanno da sfondo