Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Infinitamente piccolo Immensamente grande
Infinitamente piccolo Immensamente grande
Infinitamente piccolo Immensamente grande
E-book447 pagine4 ore

Infinitamente piccolo Immensamente grande

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

L’Universo di cui facciamo parte è nato da un punto infinitamente piccolo e, attraverso un Big Bang, è diventato la meravigliosa immensità cosmica che conosciamo. Pertanto la conoscenza dell’immensamente grande, ovvero dell’Universo che ci accoglie, non può prescindere dal comprendere l’infinitamente piccolo, ovvero le strutture della materia che compongono l’Universo stesso.
Con linguaggio semplice, ma sempre esaustivo, Mauro Ricchetti accompagna il lettore alla scoperta delle strutture atomiche e delle immensità galattiche, raccontando anche le vite e i contributi di coloro, in quanto uomini di scienza, hanno reso possibile la conoscenza.

Mauro Ricchetti nasce a Rubiera (RE) nel 1950. Dopo il liceo scientifico si laurea in Fisica all’Università di Bologna. Già insegnante di matematica e fisica, nella vita si occupa principalmente di informatica e telecomunicazioni.
Fin da ragazzo è appassionato di astronomia e si è sempre documentato e aggiornato, consultando riviste astronomiche sia nazionali che internazionali.
Con la pubblicazione di Infinitamente piccolo Immensamente grande è all’esordio come autore di saggistica scientifica.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2021
ISBN9791220119078
Infinitamente piccolo Immensamente grande

Correlato a Infinitamente piccolo Immensamente grande

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Infinitamente piccolo Immensamente grande

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Infinitamente piccolo Immensamente grande - Mauro Ricchetti

    LQpiattoRicchetti.jpg

    Mauro Ricchetti

    Infinitamente piccolo

    Immensamente grande

    © 2021 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it

    ISBN 979-12-201-1402-8

    I edizione settembre 2021

    Finito di stampare nel mese di settembre 2021

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

    Infinitamente piccolo

    Immensamente grande

    La conoscenza dell’immensamente grande, ovvero dell’Universo di cui siamo parte, non può prescindere dal capire per sommi capi l’infinitamente piccolo, ovvero le strutture della materia che compongono l’Universo stesso.

    Il proposito è di raccontare la fisica di particelle e atomi che ci compongono e che compongono l’Universo, senza formule, con riferimenti ed esempi semplici.

    Come tutti questi oggetti infinitesimi si siano evoluti dalle origini a comporre strutture più complesse, a creare la vita stessa e l’uomo, fino a quella meravigliosa immensità che è l’Universo.

    Il tutto preceduto da una rapida carrellata della vita e dei contributi degli uomini di scienza che ne hanno reso possibile la conoscenza.

    Prefazione

    Di recente mi è capitato di rileggere una pubblicazione scientifica in cui si dice che la dimensione uomo, ordine di misura più, ordine di misura meno, stia giusto a metà strada fra la cosa tangibile più piccola che conosciamo, l’atomo, e la cosa più grande, l’Universo.

    Vale a dire che ci sono più o meno tanti atomi in un corpo umano quante stelle nell’Universo.

    Ho messo quel tangibile fra virgolette poiché tutto sommato le più piccole strutture della materia con cui interagiamo sono appunto gli atomi e relativi loro componenti, anche se è ormai consolidato come le strutture atomiche siano a loro volta composte da mattoncini più piccoli ancora, quark e quant’altro, ma anche misteriosi facenti parte di quella materia/energia oscura di cui è pieno l’Universo negli enormi spazi fra galassia e galassia.

    D’altra parte, siccome l’obiettivo sarebbe di raccontare, senza ricorrere a complicate formule matematiche, come siamo fatti noi, come è fatto l’Universo che ci circonda, come dall’infinitamente piccolo nasce l’immensamente grande, dell’inizio e della fine del tempo e dello spazio, be’ allora, qualche licenza poetica sarà pure concessa.

    Voglio dire che si useranno spesso parole fra virgolette per esprimere un concetto, per far capire in modo semplice e immediato, anche se non propriamente rigoroso da un punto di vista scientifico.

    Non diciamo inesatto, ma che andrebbe precisato col simbolismo matematico, con quei mezzi più precisi ma anche più complicati che appunto si vogliono evitare nel nostro approccio.

    Di più, l’altra considerazione che mi spinge a tentare l’impresa di raccontare in modo semplice e alla portata di tutti è che, da fisico e da appassionato di astronomia, ho sempre notato che nell’immaginario collettivo esiste una forma di diffidenza e poi di rifiuto per cose ritenute troppo difficili e complesse, per pochi iniziati.

    Il fisico e l’astronomo sono normalmente associati a quei professori con alle spalle lavagne piene zeppe di formule, segni strani e incomprensibili, che si son viste in tante foto o al cinema.

    Di contro, mi è capitato spesso, nel giusto contesto, per esempio in tranquillità di fronte a un cielo stellato, di riscontrare una naturale curiosità e di trovare sempre interlocutori interessati qualora si parli di una costellazione, piuttosto che di qualche stella o pianeta, se si danno aneddoti o curiosità, se si fanno notare le sfumature di colore da legare alla composizione piuttosto che alla temperatura di un oggetto celeste, di citare le distanze e la luce che ci arriva, di fare considerazioni di tempo e di spazio; ecco che allora, quando giusto si chiacchiera di queste cose, i discorsi si allargano e si allungano, coinvolgono tutti, domande e risposte si moltiplicano; l’interesse è stimolato.

    Insomma, se si usa un linguaggio normale, una terminologia comune a tutti, la naturale curiosità insita nell’essere umano di conoscere il mondo attorno a noi poi viene fuori.

    Alla fine siamo tutti dei buoni fisici perché, sotto sotto, fisica è la voglia di conoscere al meglio la natura che ci circonda nel tempo che scorre con noi.

    Lo scopo del libro è appunto di raccontare l’infinitamente piccolo per capire poi l’immensamente grande, come le due cose si intersecano e dalla prima si è generata e si genera l’altra, l’importanza del tempo in tutto questo ma anche più precisamente cos’è il tempo, e come a metà strada ci sia l’uomo e il suo pianeta.

    Per dare un’organizzazione al tutto ho pensato di dividerlo in tre principali sezioni volutamente in questo ordine: Uomo, Atomo, Universo.

    UOMO

    Questa sezione tratta dell’essere intelligente comparso sul pianeta Terra: l’uomo.

    Non è ovviamente un trattato della storia dell’essere umano in generale, ma si limita a una sintesi mirata al nostro scopo, cioè a raccontare e parlare di quegli uomini, filosofi e scienziati che hanno fatto le principali congetture e scoperte che ci permetteranno di capire meglio poi le sezioni successive.

    In particolare, mi limiterò pertanto a descrivere e approfondire gli studi e le opere dei grandi astronomi dal passato più remoto fino ai più recenti; di quelli che hanno da sempre osservato stelle e pianeti, che ne hanno definito regole e comportamenti e la loro influenza sulla vita del pianeta Terra e dei suoi abitanti.

    A chi ha cercato di comprendere l’immensamente grande.

    Allo stesso modo, per l’infinitamente piccolo mi focalizzerò sul pensiero e le opere di quegli altri filosofi e scienziati che fin dall’antichità si son posti il quesito di come animali, piante e cose siano fatte e dei loro più piccoli componenti; con terminologia abbastanza consolidata, gli atomisti.

    Si parlerà pertanto degli scienziati delle civiltà preelleniche e poi, più in dettaglio, di Tolomeo piuttosto che di Democrito, della grande svolta di Galilei e Newton, ma principalmente del secolo scorso con Einstein, Planck e innumerevoli altri, vedendo di approfondirne le relative teorie e scoperte.

    Infatti, con ogni probabilità, dal punto di vista delle scoperte scientifiche è successo molto di più nel secolo scorso che in tutti quelli precedenti.

    Lo scopo di questo excursus di astronomi, atomisti e scienziati in genere è di acquisire per strada quel minimo di nozioni che permetteranno di comprendere meglio nel seguito sia la struttura della materia che l’evoluzione dell’Universo.

    Non si fa una biografia dettagliata di ognuno, e per questo si rimanda eventualmente alla miriade di altri testi esistenti, ma per ognuno mi soffermerò un poco di più su quella scoperta, su quella innovazione utile a comprendere meglio la struttura della materia piuttosto che quella dell’Universo.

    E nemmeno saranno presentati rigorosamente in ordine cronologico, ma cercherò di seguire un argomento per capirlo meglio attraverso il contributo di ognuno di questi grandi uomini.

    Uomo per uomo, passo dopo passo, scoperta dopo scoperta, sempre in modo discorsivo, cominciamo a cercare di capire i concetti fondamentali che poi ci serviranno quando più avanti entreremo nel dettaglio di atomo e di Universo.

    ATOMO

    Racconta com’è fatto presumibilmente l’atomo, dei suoi componenti, nuclei e particelle nucleari, di cariche elettriche, di orbite e livelli energetici.

    Parlerò di isotopi e di come è fatta una bomba atomica; di arricchimento dell’uranio ma anche di reattori per produrre energia.

    Nella sezione approfondiamo quindi anche il discorso energia; vediamo di capirne di più cercando di affrontare con spirito critico e consapevole il confronto fra energie convenzionali e energia nucleare.

    È un argomento che sicuramente vale la pena sviscerare, visto che ha e avrà forte impatto nei prossimi decenni con la nostra società e civiltà.

    Ma soprattutto vorrei affrontarlo come si dovrebbe a livello planetario, per le implicazioni che può avere sul pianeta una cattiva gestione del problema energetico.

    UNIVERSO

    Dovrebbe chiudere il cerchio, nel senso che la sezione finisce col raccontare del Big Bang; quel punto immensamente piccolo, infinitamente denso e caldo da cui si è generato tutto, da cui è nato l’Universo e la miriade di oggetti che lo compongono, da cui è partito il tempo e lo spazio.

    Prima, a partire dal nostro pianeta, si parlerà della Luna che ci gira attorno, e poi, più in là, del nostro sistema planetario, della nostra stella, il Sole, della nostra galassia, delle altre galassie.

    Come nascono e muoiono le stelle e le loro varie evoluzioni finali in stelle di neutroni piuttosto che in novae o supernovae o in buchi neri e comunque nei vari oggetti strani possibili che qualcuno ha definito i mostri del cielo.

    Racconterò poi delle galassie, di come si muovono fra di loro, e come questo moto riporta indietro al Big Bang e azzarderò un’ipotesi su cos’è stato o cos’è o cosa sarà il Big Bang, visto che lì anche il concetto di tempo è da riconsiderare e certamente si differenzia dal nostro comune modo di valutare lo scorrere del tempo.

    Uomo

    Origine dell’astronomia

    Approssimativamente l’Universo è nato quattordici miliardi di anni fa, la nostra stella, il Sole, circa cinque miliardi di anni fa, la Terra 4,5 miliardi; l’uomo è comparso fra cinquecento e trecentomila anni fa, anche se, considerando l’evoluzione a partire dalle prime proscimmie, si può reputare che l’uomo inteso come forma intelligente sia sulla Terra da cento a duecentomila anni.

    Per capirci, se confrontiamo l’intera vita dell’Universo con un nostro anno, allora l’Universo si è generato il primo gennaio, il Sole si è formato nella seconda metà di luglio, la Terra e il sistema planetario si sono consolidati verso ferragosto, l’homo sapiens, inteso come essere intelligente, è comparso negli ultimi dieci minuti prima del brindisi di Capodanno.

    È avvenuto tutto nell’ultimo minuto dell’anno, se ci riferiamo a quelle da noi comunemente chiamate antiche civiltà, popoli tipo i sumeri, gli assiri e altre genti mesopotamiche, che hanno lasciato segni di una certa evoluzione come documenti o anche scritture.

    Ne riparleremo più in dettaglio in una successiva sezione, ma occorre qui rinfrescare la memoria su come è fatto, in sintesi, il sistema solare e in particolare come si configura la Terra all’interno di esso.

    Il Sole sta al centro di un sistema di pianeti che ruotano attorno a esso; i pianeti girano su traiettorie leggermente ellittiche di grandezze diverse più o meno sullo stesso piano che, con qualche approssimazione, tradotto in linguaggio corrente, vuol dire che si muovono su cerchi di diametro diverso appoggiati su uno stesso piatto, con il Sole al centro.

    I pianeti sono o otto o nove, a seconda che Plutone lo si consideri un pianeta o no; ultimamente si tende a declassarlo. Dal centro e in ordine, i pianeti sono: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno.

    Poi, appunto, piccolo e lontano e con orbita anomala, Plutone e più lontano ancora, volendo, si sono visti alcuni altri oggetti ancora simili a Plutone.

    I pianeti, a loro volta, possono essere il centro di rotazione di oggetti più piccoli, che girano loro intorno, noti come satelliti. Mercurio e Venere non ne hanno, la Terra ne ha uno notissimo, la Luna, Marte ne ha due, Giove, Saturno, Urano e Nettuno ne hanno tanti.

    La Terra, oltre a fare un giro all’anno intorno al Sole, gira come una trottola su stessa attorno a un asse che è leggermente inclinato rispetto al piano dell’orbita attorno al Sole; può sembrare banale ma è fondamentale perché è proprio questa inclinazione che fa sì che esistano le stagioni; a un certo punto dell’orbita la parte nord dell’asse è rivolta verso il Sole ed è intuitivo capire che una ristretta area attorno al polo nord rimane sempre al Sole durante tutto l’arco del giorno, cioè per l’intera durata di una rotazione della Terra e comunque la luce del Sole cade più a piombo sulle regioni della semisfera nord; gli effetti visti dalla Terra alle latitudini dell’Europa centrale sono quelli che ben conosciamo: il Sole si alza di più a mezzogiorno, le giornate sono più lunghe e perciò più calde; è quella che chiamiamo estate.

    Ovvio che a sei mesi di distanza, quando il Sole è praticamente dalla parte opposta della Terra, degli stessi effetti ne beneficia l’emisfero sud mentre al nord le giornate sono più corte e più fredde e le zone intorno al polo sono al buio per tutto l’arco della giornata.

    Queste poche nozioni astronomiche riepilogano gli oggetti e i fenomeni che da sempre i primi ominidi, appena ebbero un cervello in grado di farlo, cominciarono a osservare e poi a studiare; sapevano da sempre, era conoscenza intuitiva, come il Sole e la Luna avessero grandi influssi sulle loro esistenze e sull’ambiente che li circondava, non fosse altro, banalmente, per sapere quando ci si vede o si può essere visti, sia di giorno che di notte, quando si va a caccia, visto che i primi ominidi erano prevalentemente cacciatori. Conoscere e poter prevedere il susseguirsi delle stagioni era comunque importantissimo per l’uomo preistorico cacciatore, per poter conoscere le migrazioni degli animali e poterle seguire, o per prevedere i periodi in cui le prede sono più numerose e attive piuttosto che ferme o in letargo.

    Ovviamente la conoscenza dello scorrere delle stagioni divenne poi ancora più importante, anzi fondamentale, quando l’uomo da cacciatore diventò agricoltore.

    Senza avere strumenti ottici disponibili, quello che devono aver osservato i nostri antenati, cominciando a guardare il cielo con senso critico, è che esistevano tanti punti luminosi, grandi e piccoli, le stelle, nel cielo notturno che formavano disegni fissi su una cupola apparente che ruotava tutt’attorno.

    Ovvio che conoscevano i movimenti di Sole e Luna per l’influenza diretta che hanno sulla vita e sull’ambiente, ma anche si accorsero presto che esistevano altri punti luminosi che avevano movimenti autonomi sullo sfondo delle stelle fisse.

    Due che, adesso, sappiamo essere Mercurio e Venere, che stranamente stavano sempre vicino al Sole e apparivano solo appena prima dell’alba o subito dopo il tramonto, e altri tre, Marte, Giove e Saturno; tutti questi oggetti si presentavano sera dopo sera in posizioni sempre leggermente diverse sullo sfondo delle altre stelle, a formare linee o traiettorie, per i primi che si presero la briga di tracciarle, apparentemente incomprensibili a quei tempi, piene di avanzamenti, movimenti retrogradi, involuzioni.

    Ora sappiamo che i pianeti si muovono su orbite apparentemente semplici, praticamente cerchi attorno al Sole, ma anche la nostra Terra si muove su uno di questi cerchi e quindi il loro moto apparente è la composizione del loro moto proprio con quello della Terra.

    Esempio di orbita di un ipotetico pianeta esterno visto dalla Terra

    Se ci focalizziamo per esempio su Giove, esso gira attorno al Sole su un’orbita molto più larga di quella della Terra e compie un giro mentre la Terra ne fa fra gli undici e i dodici, cioè un anno gioviano dura più di undici anni nostri.

    Se pensiamo allora di vedere il movimento di Giove dalla Terra, i due movimenti in qualche modo si sovrappongono e la traiettoria che rileviamo dal nostro punto di vista, la Terra, è una sorta di linea in tondo ma piena di riccioli.

    Linee simili e anche più strane e complesse trovarono i nostri antenati quando decisero di tracciare le strade che tutti i pianeti disegnavano sulla volta celeste.

    L’astrologia

    Nell’antichità allora nacque ben presto la curiosità e/o la necessità di osservare e studiare i movimenti del Sole, per sapere, banalmente, quando sarebbe arrivata la notte e quando presumibilmente sarebbe tornato il giorno ma anche, e soprattutto, l’altezza che raggiungeva il Sole a mezzogiorno per capire la lunghezza della giornata stessa e la stagione che stava arrivando; non c’è dubbio che si cominciarono a osservare e tracciare le ombre, per esempio della cima di una montagna, o della punta di un palo piantato all’uopo (le prime rudimentali meridiane) per capire e prevedere l’andamento delle stagioni dalle variazioni di lunghezza delle ombre stesse.

    Allo stesso modo, per chi viveva di pesca, gli spostamenti della Luna erano importanti per sapere come si sarebbero comportate le maree.

    Sapersi orientare con le stelle era fondamentale per chi compiva migrazioni al seguito di prede e selvaggina o per chi cominciò a navigare.

    Se Sole e Luna e stelle fisse avevano riflessi immediati ed evidenti sulla vita sulla Terra, minore importanza, dal punto di vista degli effetti pratici, poteva avere la conoscenza dei movimenti degli altri pianeti visibili, Giove, Saturno e gli altri, salvo che attribuire loro un qualche significato trascendentale.

    È normale e naturale per una popolazione primitiva associare la divinità agli oggetti celesti che così pesantemente condizionano la vita di umani, animali, piante e cose.

    Infatti quasi subito i grandi oggetti celesti, così misteriosi e irraggiungibili, furono associati al soprannaturale, agli dei che ci avevano creato e che continuavano a controllarci e governarci.

    Ne è conferma il fatto che ancora oggi i nomi dei pianeti sono quelli di antiche divinità.

    Per molti popoli antichi allora lo studio dei moti celesti divenne quasi subito una disciplina pratica e trascendentale contemporaneamente; praticata da scienziati allo stesso tempo sacerdoti, buona a fare calendari ma anche oroscopi e oracoli.

    Contemporaneamente all’astronomia nasce pertanto l’astrologia; leggere le stelle non solo per decidere i tempi delle semine o delle migrazioni degli animali, ma anche per capire e interpretare la volontà degli dei e fare previsioni per il futuro.

    Ben presto Sole, Luna e pianeti furono divinizzati e gli eventi anomali, come le eclissi o le apparizioni di comete, furono associati a segnali divini, agli umori, spesso all’ira degli dei.

    Ecco che siti come Stonehenge o le stesse piramidi hanno chiari allineamenti con punti astronomici come solstizi ed equinozi, ma sono contemporaneamente luoghi di culto, di collegamento col soprannaturale, fra questo mondo e l’aldilà, e questo è una costante che si ritrova in tutti i popoli e civiltà antiche.

    Dall’interno della struttura di Stonehenge bastava osservare in che punto sorgeva o tramontava il Sole, rispetto a quale colonna, per sapere immediatamente e precisamente in che periodo dell’anno ci si trovava, dato vitale per le popolazioni rurali di quella zona, ma la struttura stessa doveva essere un tempio, un luogo per pregare, o ringraziare gli dei del creato se non anche per fare sacrifici.

    L’effetto di questa concezione mistica e pratica dello studio e comprensione della volta celeste, fu che l’astronomia/astrologia divenne ben presto una delle discipline più praticate ed ebbe grande impulso presso le civiltà più antiche.

    I primi astronomi

    Sumeri, assiri, babilonesi, caldei furono grandi astronomi; ci sono parecchie testimonianze incise in tavolette di argilla coi caratteri cuneiformi che dimostrano come i sacerdoti-astronomi-indovini mesopotamici non solo tracciarono alla perfezione i movimenti planetari ma registrarono pure eclissi e passaggi di comete.

    Ci limitiamo a citarli e a citare il fatto che ebbero certamente influenza, o forse furono anche influenzati, a est sulle caste di sacerdoti-astronomi di tutta l’area indiana e cinese.

    E certamente trasmisero il loro sapere dall’altra parte, in Occidente, gli egiziani che a loro volta furono grandi studiosi e conoscitori dei moti celesti.

    È noto che anche loro fecero del cielo stellato la sede di tante loro divinità.

    Si ha prova, per esempio, che divinizzarono anche la stella Sirio, che quando si trovava in una certa posizione del cielo annunciava la periodica alluvione del Nilo che era vitale per l’agricoltura in quelle zone normalmente desertiche.

    C’è anche chi ha voluto vedere nella disposizione delle tre grandi piramidi di Giza le tre stelle della cintura di Orione nell’omonima costellazione o chi le tre stelle della coda del Cigno.

    Non è certo; quello che è certo è che i condotti della grande piramide di Cheope sono allineati con precisi punti astronomici.

    La piramide stessa e, di conseguenza, anche le altre e tutto il complesso, Sfinge compresa, hanno orientamento astronomico preciso.

    Non entriamo più di tanto nei dettagli, ma limitiamoci a considerare come tutto sommato questa scienza a cavallo fra umano e divino, monopolio delle caste dei sacerdoti, sia comunque la scienza più antica del mondo.

    L’astronomia, d’altra parte, nasce dal bisogno quasi normale e naturale dell’uomo di conoscere i misteri di quest’Universo che lo avvolge, che ha tanta influenza sullo scorrere della vita, e anche dall’inevitabilità di subirne il fascino.

    Ed è tanto vero se contemporaneamente, dall’altra parte dell’oceano, in maniera assolutamente autonoma ma anche totalmente analoga, i sacerdoti-astronomi delle civiltà precolombiane dell’America, come Maya, Inca e Atzeche arrivarono tutto sommato alle stesse conoscenze e risultati, alla stessa padronanza delle principali leggi che regolano i moti della sfera celeste.

    I greci

    La penisola ellenica che si protende al centro del mediterraneo, sia per i continui contatti dovuti agli scambi marittimo commerciali ma anche per le numerose frequentazioni che i greci ebbero col mondo orientale, mesopotamico e anche indiano (vedi campagne di Alessandro Magno o guerre contro i persiani), importò e fu indubbiamente molto influenzata dalla scienza" di quei popoli.

    Quindi i greci certamente importarono cognizioni astronomiche e relativi metodi di calcolo, le tecniche per la misurazione dei terreni o geometria, la medicina nonché culti e dottrine religiose; anche l’Olimpo greco è ben popolato di dei.

    Ma la differenza radicale, l’innovazione fondamentale è che il genio greco si svincolò ben presto da quell’areola di magia, da quella esclusività delle caste sacerdotali che la scienza aveva avuto fino a quei tempi.

    Non più studio passivo dei segnali divini ma conoscenza razionale della natura; i greci approfondirono sì la fisica e la cosmologia intesa come ricerca razionale per conoscere l’Universo, certo, ma anche per cercarne la causa prima, per comprendere l’Uomo e che ruolo riveste all’interno del cosmo.

    Insomma, diedero più importanza alla razionalità umana, all’uomo.

    La metafisica diventa fisica.

    La scienza non è più monopolio dei sacerdoti, ma nascono le scuole" di pensiero che producono uomini e risultati talvolta strabilianti per l’epoca e gli strumenti disponibili.

    Non solo i moti celesti, ma i greci cominciano a porsi il problema della natura, del mondo, della sua origine e composizione, quali sono gli elementi che lo costituiscono, studiando, analizzando e cercando sempre un’interpretazione razionale.

    Un taglio decisamente più scientifico inteso nell’accezione più moderna del termine.

    Ci fu un periodo naturalistico con le scuole ionica, pitagorica, eraclitea e grandi scienziati come Talete, Pitagora, Eraclito.

    Come ulteriore fase, il pensiero greco arrivò poi a sviluppare le discipline vicine all’Uomo, vedi la società, la morale, il diritto, lo Stato.

    La filosofia greca produsse personaggi immensi come Aristotele e Platone, le cui opere hanno influenzato pesantemente il pensiero occidentale per oltre un millennio e tutto il nostro Medioevo.

    Non è in questa sede comunque che si vogliono elencare scuole e filosofi greci; approfondiamo, come detto in precedenza, alcuni personaggi e la loro opera perché attinenti al nostro tema; astronomi e atomisti.

    La scuola ionica: Talete e Anassimandro

    Talete, fondatore della scuola ionica, è certamente uno dei primi grandi saggi greci di cui si abbia traccia fra documenti diretti e riportati.

    Prim’ancora matematico che astronomo, è ritenuto di fatto la prima personalità geniale dell’antichità, il primo dei sette saggi secondo l’elenco di Platone.

    Come astronomo già nel 600 a.C. sosteneva la sfericità della Terra, che la Luna era visibile di luce riflessa, ovvero rifletteva la luce del Sole e il suo discepolo Anassimandro ne continuò gli studi e fece le prime misurazioni dello scorrere del tempo con strumenti come lo gnomone, forse di sua invenzione.

    Li citiamo perché furono i primi noti ad avere teorie astronomiche in un certo qual modo avveniristiche e per aver costruito e usato strumenti, come appunto gnomoni e meridiane.

    L’atomismo: Democrito

    Proprio questa nuova spinta a osservare le regole del creato, non solo con visione mistica, ma anche a chiedersi in modo più terreno e razionale di cosa siamo fatti, portò i pensatori greci a formulare varie ipotesi.

    Chi sostenne che il mondo ha origine dall’Acqua,

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1