Ad origines. Alla ricerca delle origini
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Anteprima del libro
Ad origines. Alla ricerca delle origini - Gennaro Capasso
LA MITOLOGIA E LA FILOSOFIA
Dai tempi più remoti, da quando cominciò a prendere coscienza di essere, l’uomo ha sempre cercato il significato della propria esistenza e del mondo che lo circondava: una prima causa all’origine del Tutto.
Ma poiché una prima causa non può esistere, in quanto ogni causa è l’effetto di un’altra che la precede, si partì da un presupposto arbitrario: un Dio a cui far risalire ogni cosa esistente. Nacque così la mitologia che, con costruzioni fantastiche, in modo semplice e rapido, spiegava il mistero dell’esistenza.
Questo orientamento mentale, sebbene siano trascorsi millenni dal suo concepimento, in sostanza è rimasto sempre uguale, anche se, verso il 600 a.C., nella Ionia, una regione abitata da genti greche e posta sulla costa egea dell’Asia minore, comparvero alcuni pensatori che cercarono di risolvere la questione partendo da premesse più concrete. Il pensiero speculativo si avvalse, così, di un processo naturalistico per rispondere al quesito iniziale.
Prendendo in considerazione la realtà di ciò che osservavano, in essa cercarono il primo elemento da cui nasceva il Tutto. Talete lo individuò nell’acqua, Anassimene nell’aria, Senofane nella terra mescolata all’acqua, Anassimandro nell’Ápeiron, sostanza indefinita e incorruttibile generatrice di tutte le cose, Eraclito nel fuoco. Il problema, però, della prima causa restava sempre irrisolto.
È interessante, tuttavia, notare come questi due ultimi avessero intuito l’esistenza di un’essenza energetica fonte di tutta la materia. Basti pensare all’equazione di energia e materia E=mc² di Einstein e all’immensa esplosione che si verificò 13 miliardi e 800 milioni di anni fa, quando l’enorme fuoco di un immane energia compressa si trasformò in materia generando l’Universo.
Con l’avvento del Platonismo e dell’Aristotelismo, V e IV sec. a.C., la ricerca sull’origine e sul significato dell’esistenza si spostò su un piano più idealistico fornendo all’indagine filosofica metodi più complessi di elaborazione.
Tuttavia, il mondo della perfezione, l’Iperuranio di Platone e il Primo motore immobile di Aristotele, restavano pur sempre costruzioni arbitrariamente assunte per dare ad essa un inizio. Si partiva, infatti, sempre da una preesistenza che avrebbe dovuto avere a sua volta una causa. Costruzioni, peraltro, comunque non attinenti alla realtà che, come copia del mondo dei modelli, veniva relegata da Platone in una rappresentazione statica e senza significato in contrasto con la sua dinamicità che non permetteva di ritenere quel mondo causa dell’esistenza. Esistenza a cui il filosofo, non riconoscendo una propria autonomia, considerava pure l’arte un’imitazione insignificante di un originale inalterabile e chiuso in sé stesso. Allo stesso modo anche l’Atto Puro, il Primo motore immobile di Aristotele, proprio per la sua immobilità e impenetrabilità, non poteva essere rapportato al mondo fenomenico.
Questo modo di far risalire la causa dell’esistenza a un’entità astratta, disgiunta dalla realtà concreta, è quello che da sempre viene perseguito dalle religioni più importanti del mondo che l’hanno, infine, identificata in un’essenza di cui niente è possibile conoscere, se non quegli attributi a essa conferiti dai vaneggiamenti dell’immaginazione.
La causa dell’esistenza, pure se in maniera diversa dai primi filosofi naturalisti, va cercata nell’esistenza stessa, nella concretezza della sua realtà che porta in sé il seme della propria essenza: la ragione dalla quale discende.
Tutta la filosofia successiva al periodo suddetto, con le sue più profonde intuizioni in tutti i campi della conoscenza, non ha mai potuto dare un’esauriente risposta a quella domanda che mai nessun essere pensante non si sia posta almeno una volta nella sua vita: Dio esiste?
È come se noi fluttuassimo lungo un percorso di cui non conosciamo l’inizio e così pure la meta; è come se vagassimo alla cieca, senza sicuri punti di riferimento a cui attenerci. Immersi in una realtà piena di misteri, ci resta, tuttavia, una certezza da cui poter partire per tentare di risalire all’origine e al significato della vita: il potere del Pensiero¹.
Già Cartesio, filosofo del XVII sec., riaffermava l’assoluta sovranità del pensiero² nella sua inconfutabile dichiarazione: cogito ergo sum (‘penso quindi esisto’), con la quale considerava che anche se volessimo dubitare dell’esistenza reale di tutto ciò che ci circonda, di una cosa non potremmo mai dubitare: dell’esistenza del nostro pensiero, unica realtà che non lascia spazio ad alcun dubbio. Ora pure noi, partendo da tale premessa, andiamo alla ricerca di qualche risposta al primo perché della vita.
___________________
¹ Pensiero: scritto con la lettera maiuscola, si intende il Pensiero Assoluto cioè l’insieme di tutti i pensieri esistenti nell’Universo evoluti a massima razionalità.
² pensiero: scritto con la lettera minuscola, si intende il pensiero non ancora evoluto ai suoi massimi livelli come, ad esempio, il pensiero individuale degli esseri umani.
IL PROGREDIRE DEL PENSIERO
Iniziamo questo percorso prendendo in considerazione l’enorme progresso avvenuto negli ultimi anni in tutte le branche della scienza e poi, proiettando questa incessante ascesa nel futuro, cercheremo di supporre dove ci potrà portare l’immensa potenzialità della mente umana.
Proviamo a immaginare a quali traguardi si arriverà fra 100 o 1000 anni nel campo dell’intelligenza artificiale e quale evoluzione avrà quella parte della cibernetica che si occupa dello studio, della costruzione e dello sviluppo dei robot. È possibile che, allora, questi dispositivi elettronici verranno costruiti con materia organica e con gli stessi attributi degli uomini attuali.
Questa ipotesi avveniristica non è poi così azzardata se si considera che, nel marzo del 2017, in Inghilterra, presso l’istituto di ricerca dell’Università di Cambridge, un gruppo di scienziati, partendo dalle cellule staminali di un topo ha messo a punto una tecnica che ha portato alla produzione di un embrione artificiale (Di Todaro, F., La Stampa, 27/06/2019). Questo enorme risultato ottenuto in campo biologico apre la strada alla conoscenza sempre più approfondita del meccanismo che porta alla nascita della vita e alla possibilità di intervenire nella sua formazione. Il salto da qui a realizzarla in laboratorio, come si può facilmente intuire, non è molto lontano. Ci potremmo noi allora definire creatori? No, perché non avremmo creato la materia ma l’avremmo solo manipolata.
Gli ostacoli, tuttavia, rappresentati dalle implicazioni di carattere religioso ed etico che il fatto comporterà, saranno innumerevoli. Ma, come è avvenuto pure in passato, non potranno mai fermare quel potente anelito del pensiero a svelare tutti i misteri della natura per divenirne infine vero artefice. Prima, però, di arrivare ad allora ci saremo, forse, già estinti e non saremmo stati altro che materiale di scarto; comunque non inutile perché anch’esso contribuisce all’edificazione di una sublime costruzione. Ma allora l’opera (l’evoluzione del pensiero) resterebbe incompiuta? Questo è quello che ci potrebbe portare a pensare la nostra presunzione di essere unici nell’immensità dell’Universo.
Secondo stime fatte dagli astrofisici solo la nostra galassia, con un’estensione di 100 mila anni luce, contiene circa 200 miliardi di soli, e nell’Universo esistono circa 200 miliardi di galassie. E, da più recenti ricerche, tale stima risulterebbe più alta di almeno 10 volte. Il numero dei pianeti che gravitano attorno a tutti i soli esistenti è incalcolabile come incalcolabile è il numero di quelli che sicuramente ospiteranno la vita. Pensare, quindi, che essa sia nata solo sul nostro pianeta e che la nostra sia l’unica intelligenza esistente sarebbe assurdo, come assurdo ora ci appare la concezione tolemaica che metteva la Terra al centro dell’Universo.
Adesso, però, ritorniamo sul nostro pianeta e supponiamo che passerà ancora molto tempo prima che avvenga la nostra estinzione.
Abbiamo prima immaginato come saranno i robot in un futuro più o meno lontano e quale capacità di elaborazione avranno i computer: una capacità tale da superare persino la nostra più accesa fantasia, se appena un centinaio di anni fa sarebbero stati visti come opera di stregoneria, e 100 o 1000 anni rappresentano un tempo quasi inesistente nella cronologia universale. Se proiettiamo tutto ciò in un futuro illimitato, quando sicuramente spazio e tempo non costituiranno più un impedimento all’unione con altri pensieri esistenti, potremo cominciare a supporre verso quale meta siamo diretti.
LA RIPRODUZIONE E L’EVOLUZIONE
Riflettiamo su ciò che è avvenuto sulla Terra qualche miliardo di anni fa: comparve un protoplasma unicellulare che, per successive modifiche, divenne portatore di pensiero con l’impulso a evolversi sempre di più, impulso che viene esplicato con la necessità di riprodursi. Si potrebbe allora supporre che la riproduzione sia al servizio dell’evoluzione del Pensiero, se si prende in considerazione l’enorme sviluppo demografico avvenuto in questi ultimi anni, con la conseguente accelerazione del