La Poetessa de noi artri
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Info su questo ebook
Non solo, si proietta anche verso una modernità di forte impatto culturale e sociale, oltre che artistico, come la visione rivoluzionaria della Pop Art americana che cerca di nobilitare con l’arte tutto ciò che di natura non è propriamente nobile o considerato tale (per esempio la celebre serie delle lattine di latta).
Gaia Gherardi è nata nel 1993 in una piccola realtà in provincia di Bergamo. Dopo aver frequentato privatamente le scuole elementari e medie, per scelta decide di diplomarsi in Ragioneria in un Istituto statale, conseguendo il massimo dei voti. Per causa di forza maggiore, inizia fin da subito a lavorare in ambito commerciale, passando dalla consulenza assicurativa sia nel ramo vita sia nel ramo danni, alla vendita telefonica nel settore della dermocosmesi e dei fitoterapici, al telemarketing per varie aziende plurimandatarie di diversi settori e in ultimo come receptionist e commerciale presso due strutture del settore fitness e wellness, collaudando così negli anni un background di matrice commerciale. Ha frequentato nel mentre svariati corsi tecnici, legati al mondo della cosmetologia, commerciali e linguistici di PNL ed infine assicurativi e finanziari per le varie iscrizioni al RUI, immatricolandosi anche alla facoltà di Filosofia presso l’Università di Bergamo, coltivando contemporaneamente la passione per scrittura, pittura, filosofia, letteratura e musica, grazie alla sua insaziabile curiosità di conoscere. Si tratta della sua prima pubblicazione editoriale, auspicando che sia la prima di una lunga serie.
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Anteprima del libro
La Poetessa de noi artri - Gaia Gherardi
Nuove Voci
introduzione di Barbara Alberti
Il professore Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London Canino e le vite dei santi.
Una Vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i quattro volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più.