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Il gioco della morte (Un emozionante thriller di Alexa Chase—Libro 1)
Il gioco della morte (Un emozionante thriller di Alexa Chase—Libro 1)
Il gioco della morte (Un emozionante thriller di Alexa Chase—Libro 1)
E-book307 pagine5 ore

Il gioco della morte (Un emozionante thriller di Alexa Chase—Libro 1)

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IL GIOCO DELLA MORTE (Un emozionante thriller di Alexa Chase—Libro 1) è il romanzo di debutto di una nuova serie dell’autrice di gialli e thriller Kate Bold.

Alexa Chase, 34 anni, una brillante profiler nell’Unità di Analisi Comportamentale dell’FBI, era troppo brava nel suo lavoro. Perseguitata da tutti i serial killer che ha catturato, si è lasciata alle spalle una carriera strepitosa per entrare nel corpo U.S. Marshall della polizia federale. In quanto vice maresciallo, Alexa – non solo brillante, ma altrettanto dura e prestante – ha potuto immergersi in una carriera semplice, dedicandosi a dare la caccia ai fuggitivi per consegnarli alla giustizia.

Ma quando un noto serial killer scappa da un trasporto penitenziario, la questione varca i confini della giurisdizione degli U.S. Marshall come anche dell’FBI. I due dipartimenti sono costretti a unire le forze in una nuova operazione, per dare la caccia al serial killer in fuga. Alexa si trova suo malgrado a confrontarsi con ciò che teme di più: entrare nella mente dell’assassino. Sa che farlo di nuovo potrebbe rovinarla per sempre.

Alexa e il suo nuovo collega, entrambi territoriali, non vanno d’accordo. Tra le loro tensioni e tutti gli indizi che portano a vicoli ciechi e a cadaveri lasciati sulla scia dell’assassino, Alexa sa che, contro l’incessante scorrere del tempo, non può permettersi di sbagliare. Soprattutto quando si rende conto che il prossimo bersaglio potrebbe essere lei stessa.

Per trovare questo assassino diabolico, Alexa dovrà fare ciò che teme più di ogni altra cosa: entrare nella sua mente contorta, prima che possa colpire di nuovo. È un gioco del gatto e del topo, tra la vita e la morte, dove chi vince prende tutto.

Ma si farà inghiottire dall’oscurità?

Un thriller tormentoso e mozzafiato, con una brillante e torturata vice-maresciallo come protagonista, la serie ALEXA CHASE presenta dei gialli affascinanti e pieni zeppi di incessante azione, suspense, svolte, colpi di scena e rivelazioni. Il ritmo è incalzante e ti spingerà a leggere fino a notte fonda, senza poter mettere giù il libro.

Sono disponibili anche i libri #2 e #3 della serie: LA MAREA DELLA MORTE e L’ORA DELLA MORTE.
LinguaItaliano
EditoreKate Bold
Data di uscita1 feb 2022
ISBN9781094353982
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    Il gioco della morte (Un emozionante thriller di Alexa Chase—Libro 1) - Kate Bold

    cover.jpg

    IL GIOCO DELLA MORTE

    (Un emozionante thriller di Alexa Chase—Libro 1)

    K a t e   B o l d

    Kate Bold

    La scrittrice debuttante Kate Bold è autrice della serie thriller ALEXA CHASE, che comprende tre libri (e altri in previsione). Avida lettrice e da sempre amante dei generi giallo e thriller, Kate adora sentire i vostri commenti, quindi sentitevi liberi di visitare il suo sito www.kateboldauthor.com per saperne di più e tenervi in contatto con lei.

    Copyright © 2021 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright Honza Krej, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.

    LIBRI DI KATE BOLD

    UN EMOZIONANTE THRILLER DI ALEXA CHASE

    IL GIOCO DELLA MORTE (Libro #1)

    UN THRILLER DI ASHLEY HOPE

    LASCIAMI STARE (Libro #1)

    INDICE

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRE

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO UNO

    Deserto di Sonora, 25 miglia a sud-ovest di Tucson, Arizona

    24 giugno, mezzogiorno

    Quello che devi ricordare, Alexa, è che ci sono tre tipologie di persone: i forti, i deboli e quelli che pensano di essere l’uno ma in realtà sono l’altro.

    L’agente degli United States Marshal Alexa Chase ignorò il suo prigioniero e guardò il magnifico deserto di Sonora scorrere attraverso la rete metallica del furgone per il trasporto detenuti. L’abbagliante sole primaverile aveva alzato la temperatura ben oltre i 30 gradi, ma non aveva sbiadito la bellezza sottile e variopinta del deserto.

    A differenza delle dune sabbiose ondulate tipicamente associate ai deserti, il deserto di Sonora era pieno di vita. I fichi d’India e i cactus a botte erano intervallati dalle basse cupole verdi del calicanto. Maestosi saguari alti il doppio di un uomo si ergevano qua e là, come sentinelle ferme contro il cielo azzurro e limpido. Gli uccelli svolazzavano nell’aria, e una lepre sfrecciava dall’altra parte della strada. Le rocce erano di varie sfumature di marrone, arancio e rosso, che sarebbero diventate brillanti negli ineguagliabili tramonti della regione.

    Una vista di gran lunga più bella di quella all’interno del furgone del carcere sui cui viaggiava. Ma si sforzò comunque di guardare indietro verso il suo prigioniero. Solo un idiota avrebbe distolto lo sguardo da Drake Logan per più di qualche secondo.

    Era un uomo piccolo, alto poco più di un metro e settanta e di corporatura esile, ma Alexa sapeva che compensava tutto ciò con una forza sorprendente e una spietata crudeltà. Delicati occhi marroni dallo sguardo intelligente si affacciavano su un viso spigoloso e mal rasato, sotto un ciuffo di capelli castani ribelli.

    Drake fece un sorrisetto, consapevole che lei non voleva sentire quello che stava dicendo, ma sapendo anche che era un pubblico passivo. Non che avesse poi bisogno di molto incoraggiamento. Come diceva suo padre, a furia di parlare avrebbe fatto cadere le spine a un cactus.

    Vedi, disse Drake, portandosi una mano ammanettata alle labbra sottili come per fumare una sigaretta, una sua strana abitudine. Il dovere dei forti non è schiacciare i deboli, come molti pensano; è smascherare i deboli che credono di essere forti. È questo l’unico modo per mostrare alla società qual è la vera forza. Ecco perché non uccido i bambini, nemmeno quelli impertinenti. Troppo facile.

    Dal sedile dietro di lui giunse un lento applauso. Il maresciallo Robert Powers, ancora battendo le mani, dichiarò: Alexa, non mi ero mai accorto che fossimo in presenza di un umanitario.

    Io sono un umanitario, in un certo senso. L’ispirazione aiuta le persone molto più dell’elemosina.

    Umanitario comprende la parola umano, disse Robert, studiando le manette che tenevano Drake fissato braccia e gambe al sedile di metallo avvitato al pianale del furgone. Non c’è niente di umano in te.

    Al contrario, mio ​​caro amico, disse Drake, alzando l’indice come un professore universitario. Sono più umano io di chiunque altro su questo furgone.

    Alexa sbuffò. Le uniche altre persone sul furgone oltre ai due U.S. Marshal che trasportavano il detenuto in una nuova prigione di massima sicurezza nel mezzo del deserto erano le due guardie carcerarie sedute davanti. Di solito quel furgone avrebbe avuto posto per venti detenuti. Ma la prigione da cui Drake era stato trasferito era piena di assassini, stupratori, spacciatori di metanfetamine e trafficanti di esseri umani. Insomma, non sarebbe stato giusto sottoporre quel tipo di persone alla compagnia di un bastardo come Drake.

    Quell’uomo aveva ucciso dozzine di persone in tutto il sud-ovest nei modi più orribili e umilianti possibili. Era un mostro. Un mostro estremamente intelligente. Alexa e il suo partner avevano impiegato più di un anno per rintracciarlo, ed anche allora era stato un colpo di fortuna a catturarlo, tanto quanto il lavoro di polizia.

    Neppure andare in prigione aveva messo fine alla sua follia omicida.

    Drake si portò di nuovo le mani alla bocca. Era un fumatore incallito, e le cinque ore di viaggio senza nemmeno una sigaretta al mentolo dovevano essere state una tortura per lui. Ottimo.

    Con un’eccezione, ovviamente, disse Drake, indugiando lo sguardo su di lei.

    Aveva un’aria inquietante, anche incatenato. Alexa sapeva che stava cercando di coinvolgerla nella conversazione. Non abboccò. Voleva portare a termine questo trasferimento, andare a casa e fare una lunga doccia.

    L’uomo guardò fuori dal finestrino. Alexa osservò i suoi occhi. Si può sempre dire molto di un criminale dai suoi occhi. Quelli di Drake non avevano mai smesso di muoversi. Sempre ad indagare. Sempre a prendere misure. I pochi testimoni sopravvissuti dicevano di lui che aveva sempre l’aspetto di uno scienziato che aveva appena scoperto qualcosa di affascinante al microscopio, anche mentre strangolava qualcuno con il proprio intestino.

    Durante quel viaggio, quegli occhi erano particolarmente attenti. Si spostarono un po’ di lato mentre il furgone oltrepassava il cartello che marcava un certo miglio.

    Le persone come me stanno aiutando l’umanità, dichiarò Drake.

    Sì, come no, disse Powers. Era un uomo robusto sulla cinquantina, con il viso abbronzato e rugoso di chi ha passato una vita all’aria aperta. I suoi occhi grigi, luminosi per contrasto, non avevano mai perso di vista il prigioniero, e la sua mano forte non si era mai allontanata molto dalla Glock 9mm al suo fianco.

    E nemmeno quella di Alexa. Lei aveva imparato molto sulle forze dell’ordine da Powers. Un amico di suo zio, era stato Powers ad aver notato quella ventenne senza meta con l’urgenza di diventare qualcosa di più di una semplice allevatrice e ad averla convinta a provare ad entrare in polizia. Era stato Powers a pensare che la sua mira letale fosse molto più che carina, e oltre a uno dei suoi fratelli, era l’unica persona a notare la sua intelligenza.

    Io sto aiutando l’umanità, continuò il prigioniero. La società moderna schiaccia le persone. Le mette in una posizione di impotenza. Sono dipendenti dal sistema per cibo, elettricità, mezzi di sussistenza, tutto. Il sistema impedisce loro di essere indipendenti, impedisce loro di essere forti. Me l’ha insegnato Ted Kaczynski, l’Unabomber. Hai mai letto il suo manifesto? Roba interessante. Ad ogni modo, uccidendo i deboli mascherati da forti, io mostro la società per quello che è: un miraggio. La società è debole, amici miei. Può solo imporre la sua volontà tramite i suoi agenti di applicazione della legge e fiaccare lo spirito attraverso l’intrattenimento di massa. Ma quando un piccolo smidollato come me reagisce, la gente comincia ad alzare un po’ la testa.

    Continuerai a farfugliare così per tutto il viaggio? chiese Powers, roteando gli occhi e guardando Alexa, che sorrise ma senza mai distogliere lo sguardo da Drake troppo a lungo. Ci si deve sempre comportare in modo professionale in un lavoro come questo. Altrimenti ti distrai, e un agente distratto è un agente morto.

    Powers le aveva insegnato anche questo. Le aveva raccontato, con raccapriccianti dettagli, come ogni U.S. Marshal che era morto in servizio fosse giunto alla sua fine. Poi le dava dei quiz a sorpresa.

    Elwin Hubbard? chiedeva.

    Ha dimenticato di controllare il sedile posteriore dell’auto.

    Ricardo González?

    È entrato da solo nel bar del sospettato.

    Robert Forsyth?

    Non pensava che una donna gli avrebbe sparato alle spalle.

    Drake rise. Perché non dovrei? Voi due mi avete preso quando nessun altro ci riusciva. Questo vi annovera tra i forti, anche se non forti quanto me; e i forti devono restare uniti. È stato carino da parte vostra darmi un passaggio da solo. La maggior parte dei detenuti a Phoenix sono noiosi da morire. Niente da imparare da quei perdenti.

    Alexa fece una smorfia. La vera ragione per cui Drake stava viaggiando da solo era che aveva ucciso due detenuti nei cinque anni trascorsi da quando era stato incarcerato, e ne aveva feriti gravemente altri tre. Ogni volta che usciva dall’isolamento attaccava qualcuno, di solito il membro della gang più forte e con i migliori agganci che riusciva a trovare. Bloods, Crips, Latin Kings, MS-13... di lui avevano tutti il terrore.

    Era straordinario come un uomo così piccolo potesse cavarsela ogni volta, ma aveva riflessi fulminei e sembrava sempre avere accesso a un coltello, un paio di vedette e un complice per distrarre la sua vittima. Aveva un’intera rete di seguaci là dentro, attratti come membri di una setta dai suoi sermoni sull’emancipazione personale.

    Drake continuava a guardare fuori dal finestrino. Oltrepassarono un’altra pietra miliare.

    Si voltò e guardò direttamente Alexa, studiandola sotto quegli occhi come sotto un microscopio.

    Lei si irrigidì. Non si era mai abituata a questo.

    Alcune persone sono forti per natura, come ho detto. Come il tuo collega qui. Quell’uomo ha una volontà di ferro, e lo rispetto per questo. Ma non è il nostro genere. Anche i due idioti seduti davanti non sono certo il nostro tipo. Deboli. I loro distintivi e le loro pistole non fanno nessuna differenza. Di lavoro fanno i prepotenti con uomini rinchiusi in gabbia. Deboli. Tu ed io, d’altra parte, eravamo forti e pensavamo di essere deboli. Ma siamo cresciuti. E crescendo, siamo diventati i più forti dei forti.

    Alexa si voltò, con un ricordo sgradevole che le riaffiorava alla mente.

    Sedici anni, al ranch di suo padre. Il ragazzo nuovo, solo pochi anni più grande e molto carino, le aveva chiesto di aiutarlo nella stalla.

    Alexa non ci aveva dato peso, fino a quando non aveva scoperto per cosa davvero volesse aiuto.

    Si sentiva lusingata, nervosa, tentata. Poi lui era diventato aggressivo.

    Denti sparsi tra la paglia sul pavimento della stalla. Gli aveva fatto perdere parecchio sangue. Alexa era corsa a scusarsi con suo padre prima ancora che si rendesse conto di cosa aveva fatto.

    L’autocontrollo a cui era stata addestrata prese il sopravvento. Alexa si scrollò di dosso quel ricordo e osservò il prigioniero. Così incatenato a mani e piedi era indifeso, ma non lo si poteva mai dare per scontato, specialmente con uno come Drake Logan. L’anno precedente, in un carcere di massima sicurezza, era stato ad un recinto di distanza dall’evasione.

    Sono contento che tu ti sia offerta volontaria per questo incarico, Alexa, disse Drake. Anche tu, Robert, nonostante quello che ho appena detto. Siete un’ottima compagnia. Mi mancherete.

    Tu non mancherai a noi, grugnì Robert Powers. Ma saremo sicuramente felici di sapere che sei sepolto nella nuovissima prigione di massima sicurezza dell’Arizona.

    Verranno presto a cercarmi, rispose Drake. I più forti dei deboli.

    Oh, è vero, disse Powers, rivolgendo un sorriso ad Alexa. Tutti quei membri della banda che hai attaccato hanno dei compari in questo nuovo posto. Dovrai metterti alla prova ancora una volta, e stavolta sono pronti per te. Hanno avuto il tempo di prepararsi.

    Powers era frustrato dal fatto che Drake non avesse ottenuto la pena di morte. Drake si era dichiarato colpevole, il che significava che lo aspettava solo la prigione. Era frustrante anche per Alexa. Insomma, non è che avesse molta altra scelta, dal momento che possedeva una roulotte piena di pezzi di cadaveri.

    Nessuno è mai pronto per me, disse Drake.

    All’improvviso si chinò, mettendosi in posizione di sicurezza come fosse su un aereo in caduta libera.

    Alexa lo fissò per un secondo, confusa.

    Poi ebbe un improvviso shock di consapevolezza, seguito immediatamente dal terrore.

    Si girò di scatto per guardare attraverso la griglia metallica, oltre i due agenti sul sedile anteriore e fuori sulla strada davanti a loro.

    Stavano percorrendo un tratto isolato di autostrada a due corsie, con il deserto disabitato che si estendeva fino all’orizzonte su entrambi i lati. Soltanto un altro veicolo era visibile, un’auto blindata con il logo Arizona Bank and Trust.

    Era nella corsia opposta, e veniva nella loro direzione.

    Era quasi di fronte a loro.

    Attenzione! urlò Alexa.

    L’autista del furgone della prigione e il suo collega si voltarono entrambi a guardare Drake.

    No! L’auto blindata!

    Entrambi si voltarono di nuovo. Troppo tardi.

    L’auto blindata sterzò di colpo nella loro corsia proprio mentre passava, schiantandosi contro la fiancata del furgone con uno stridio di metallo contorto.

    Alexa sentì un impatto, la sua testa sbatté contro qualcosa, si sentì le costole come schiacciate in una gigantesca morsa.

    Poi tutto girò.

    Le sue orecchie si riempirono del suono del metallo che si accartocciava mentre l’furgone si capovolgeva ancora e ancora, colpendole ogni volta una nuova parte del corpo. Sollevò le braccia, facendo del proprio meglio per proteggersi il viso e la testa.

    Alla fine il furgone smise bruscamente di rotolare, precipitando in un torrente in secca.

    Alexa cercò di alzare la testa, ma faceva troppo male.

    Poi, solo il buio.

    CAPITOLO DUE

    Alexa riprese i sensi lentamente. All’inizio sentì dei rumori: il ronzio di una sega circolare sul metallo, i gemiti di un uomo, lo stridere e scricchiolare di una portiera piegata che veniva aperta a forza. Tutti questi particolari si registrarono sulla sua coscienza già in semiallerta ancor prima che le tornasse la vista.

    All’inizio, solo forme indistinte in una luce confusa.

    Poi, il dolore.

    Alexa aveva male dappertutto, un dolore uniforme che si concentrava soprattutto nel tronco. Lì sentiva un peso tremendo che rendeva ogni respiro un’agonia lancinante. Poi aveva anche un bruciore insopportabile lungo l’avambraccio sinistro.

    Proprio mentre la sua vista cominciava a schiarirsi, abbassò la mano sulla fondina, per poi trovare soltanto frammenti di metallo. Brancolò per un momento, cercandola a tastoni mentre tentava di mettere a fuoco sbattendo le palpebre. Il sedile si era piegato e premeva contro di lei. Era quello che le feriva il tronco e le impediva di muoversi. Aveva ancora la cintura di sicurezza, che le scavava dolorosamente nella carne.

    Riuscì finalmente a trovare la sua fondina, ma un sussulto di paura la percorse quando si rese conto che era vuota. L’altra mano prese il fodero contenente il flacone di spray al peperoncino. Anche quello era sparito, così come il manganello telescopico di metallo che era appeso accanto.

    Sbatté le palpebre un altro paio di volte e tutto tornò a fuoco.

    L’furgone della prigione giaceva rovesciato su un lato. Lei era schiacciata contro una fiancata, ora contro il suolo, bloccata dalla fila di sedili che si era attorcigliata su sé stessa per avvolgerla e trattenerla come un enorme braccio.

    Aveva tutto un fianco intriso di sangue, il quale sgorgava liberamente da un profondo squarcio che partiva dal palmo della mano sinistra e arrivava fin quasi al gomito.

    Un uomo corpulento con indosso un passamontagna era in piedi sopra Alexa, con la sua Glock in mano.

    Un rumore di movimenti affrettati fece tremare e rimbombare l’interno del furgone. Alexa si guardò intorno, il collo dolorante come per protesta, e vide Drake sopra e un po’ dietro di lei, appeso alle sue catene, che sorrideva da un orecchio all’altro.

    Non puoi abbattere un brav’uomo, disse, e le fece l’occhiolino.

    Ad Alexa si gelò il sangue. Guardò Powers e lo vide disteso, privo di sensi, con un grosso squarcio alla testa. La cintura di sicurezza e metà del sedile erano stati strappati via con lui al momento dell’impatto.

    Voleva chiamarlo, eppure non osava. Non voleva attirare l’attenzione sul suo partner.

    Ma invano. L’uomo che le aveva preso la pistola si chinò su Powers e prese anche la sua.

    È vivo, disse l’uomo mascherato con una traccia di accento messicano. La sua pelle, dove era visibile tra il guanto e la manica, era quella di un caucasico. Strano.

    Un altro uomo si arrampicò attraverso la portiera aperta sul retro del furgone. Era più basso, più magro, ma si muoveva con grazia e forza, portandosi appresso un grosso paio di tronchesi.

    Dalla parte anteriore risuonò il ronzio di una sega circolare, lo stesso suono che l’aveva svegliata. Alexa guardò in quella direzione e attraverso un finestrino rotto vide una donna mascherata inginocchiata sul tetto del furgone, in realtà sulla fiancata, che tagliava la portiera di metallo. Metallo contro metallo, e il risultato fu un gran getto di scintille. Accanto a lei c’era un uomo con in mano un fucile a canne mozze. Entrambe le guardie carcerarie erano accasciate a peso morto sui loro sedili.

    Svegliatevi! gridò loro Alexa.

    Sentì la fredda bocca della sua stessa pistola premuta contro la tempia.

    Un’altra parola e sei morta, le disse l’uomo mascherato.

    Il rumore di un taglio netto le fece girare lo sguardo, anche se non osava muovere la testa. L’uomo con le tronchesi aveva tagliato le catene dalle gambe di Drake, liberandole in modo che potesse sostenersi goffamente in punta di piedi sul rottame sotto di lui. L’uomo mascherato invece rivolse l’attenzione alle catene ai polsi.

    Disperata, Alexa guardò di nuovo la donna che lavorava con la sega circolare. Dopo aver terminato, mise da parte la sega e forzò finalmente la portiera. Il suo compagno puntò il fucile contro le due guardie carcerarie inermi.

    Proprio in quel momento, una delle guardie smise di fingere di essere svenuta, tirò fuori una pistola e sparò.

    L’uomo con il fucile fece un balzo indietro, col sangue che gli sgorgava dal petto, e cadde dal furgone. La donna con la sega circolare saltò giù.

    Dal retro del furgone si sentivano le urla confuse di due uomini mascherati, interrotte dalla voce autoritaria di Drake.

    Fate quello che siete venuti a fare!

    Il tizio con le tronchesi tornò ad occuparsi delle catene di Drake. Il suo compagno, che brandiva una pistola della U.S. Marshal Service in ogni mano, restò un po’ indietro, coprendo sia Alexa che Robert.

    Il rumore di qualcuno che si arrampicava sulla parte anteriore del veicolo fece voltare di nuovo Alexa. La donna era tornata, ora imbracciando il fucile. Tenendosi al riparo dalla portiera sfondata, si allungò con la pistola, schivò un colpo alle mani sparato dalla guardia, poi si sporse di nuovo e sparò un colpo a bruciapelo.

    Uno spruzzo di sangue contro il finestrino sul retro della cabina fece gridare Alexa. Anche se riusciva a malapena a guardarvi attraverso,

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