Ormai mancante (Un Thriller di Laura Frost — Libro 4)
Di Blake Pierce
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Info su questo ebook
“UN CAPOLAVORO DI SUSPANCE E MISTERO. Blake Pierce ha fatto un ottimo lavoro sviluppando dei personaggi con un lato psicologico così ben descritto che ci sembra di entrare nelle loro menti, seguendo le loro paure ed esultando per i loro successi. Pieno di colpi di scena, questo libro vi terrà svegli a leggere fino a che non avrete voltato l’ultima pagina.”
--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (riguardo a Il killer della rosa)
ORMAI MANCANTE (Un emozionante thriller di Laura Frost, agente dell’FBI — Libro 4) è il libro #4 di una serie da tanto attesa, firmata dall’autore bestseller numero #1 oggi negli Stati Uniti, Blake Pierce, il cui migliore libro, Il killer della rosa (scaricabile gratuitamente) ha ricevuto oltre 1.000 recensioni a cinque stelle. La serie inizia con ORMAI SCOMPARSA (Libro #1).
L’agente speciale dell’FBI e mamma single Laura Frost, 35 anni, è perseguitata dal suo talento: un’abilità sensitiva che si rifiuta di affrontare e che mantiene segreta davanti ai suoi colleghi. Mentre Laura vede oscuri accenni di quella che potrebbe essere la mossa successiva per l’assassino, dovrà decidere se fidarsi del suo incerto dono o del suo lavoro d’indagine.
Questa volta le visioni di Laura non sono solo confuse, ma si contrappongono direttamente alle prove. Se le segue, potrebbe finire col farsi licenziare.
Ma se non si fida di esse, un’altra vita potrebbe cadere.
Il suo dono la condurrà lungo la strada sbagliata?
E questi giochi, frutto della mente contorta dell’assassino, riusciranno forse a mettere fine alla sua carriera una volta per tutte?
Un thriller criminale intrigante e straziante, con protagonista una torturata agente dell’FBI, la serie di LAURA FROST è una storia di incalzante mistero, piena zeppa di suspense, colpi di scena, svolte e rivelazioni. Il tutto sostenuto da un ritmo che vi farà girare una pagina dopo l’altra fino a notte fonda.
È ora disponibile anche il libro #5 (ORMAI MORTA)!
Blake Pierce
Blake Pierce is author of the #1 bestselling RILEY PAGE mystery series, which include the mystery suspense thrillers ONCE GONE (book #1), ONCE TAKEN (book #2) and ONCE CRAVED (#3). An avid reader and lifelong fan of the mystery and thriller genres, Blake loves to hear from you, so please feel free to visit www.blakepierceauthor.com to learn more and stay in touch.
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Ormai mancante (Un Thriller di Laura Frost — Libro 4) - Blake Pierce
O R M A I
M A N C A N T E
(Un Thriller di Laura Frost – Libro Quattro)
B L A K E P I E R C E
Blake Pierce
Blake Pierce è l’autore della serie di successo di USA Today dei misteri di RILEY PAIGE, che comprende diciassette libri. Blake Pierce è anche l’autore della serie dei misteri di MACKENZIE WHITE, che comprende quattordici libri; della serie dei misteri di AVERY BLACK, che comprende sei libri; della serie dei misteri di KERI LOCKE, che comprende cinque libri; degli INIZI DI RILEY PAIGE, che comprende sei libri; della serie dei misteri di KATE WISE, che comprende sette libri; della serie dei thriller psicologici di CHLOE FINE, che comprende sei libri; della serie di emozionanti thriller psicologici di JESSIE HUNT, che comprende finora quindici libri (a seguire); della serie di thriller psicologici de LA RAGAZZA ALLA PARI, che comprende tre libri; della serie dei misteri di ZOE PRIME, che comprende sei libri; della nuova serie dei misteri di ADELE SHARP, che comprende finora dieci libri (a seguire); e della nuova serie di gialli intimi e leggeri dei VIAGGI IN EUROPA, che comprende finora sei libri; della nuova serie di emozionanti thriller LAURA FROST, agente dell’FBI, che comprende finora cinque libri (a seguire); della nuova serie di thriller mozzafiato con l’agente dell’FBI ELLA DARK, che comprende finora sei libri (a seguire); della nuova serie dei misteri intimi e leggeri di UN ANNO IN EUROPA, che comprende finora six libri (a seguire); della nuova serie de i thriller di AVA GOLD, che comprende finora tre libri (a seguire); e ella nuova serie de i thriller di RACHEL GIFT, che comprende finora sei libri (a seguire).
Accanito lettore, da sempre appassionato di romanzi gialli e thriller, Blake apprezza i vostri commenti; pertanto siete invitati a visitare www.blakepierceauthor.com per saperne di più e restare in contatto.
img1.pngCopyright © 2021 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright Ironika, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.
LIBRI DI BLAKE PIERCE
UN EMOZIONANTE THRILLER DI RACHEL GIFT, AGENTE DELL’FBI
L’ULTIMO DESIDERIO (Libro #1)
UN THRILLER DI AVA GOLD
LA CITTÀ DEI PREDATORI (Libro #1)
LA CITTÀ DELLA PAURA (Libro #2)
UN THRILLER DI LAURA FROST
ORMAI SCOMPARSA (Libro #1)
ORMAI AVVISTATA (Libro #2)
ORMAI IN TRAPPOLA (Libro #3)
ORMAI MANCANTE (Libro #4)
UN THRILLER MOZZAFIATO CON L’AGENTE DELL’FBI ELLA DARK
UNA RAGAZZA SOLA (Libro #1)
UNA RAGAZZA PRESA (Libro #2)
UNA RAGAZZA PERSEGUITATA (Libro #3)
UN ANNO IN EUROPA
UN DELITTO A PARIGI (Libro #1)
MORTE A FIRENZE (Libro #2)
VENDETTA A VIENNA (Libro #3)
UN GIALLO INTIMO E LEGGERO DELLA SERIE VIAGGIO IN EUROPA
DELITTO (E BAKLAVA) (Libro #1)
MORTE (CON STRUDEL DI MELE) (Libro #2)
UN CRIMINE (E UNA LAGER) (Libro #3)
SVENTURA (E GOUDA) (Libro #4)
CALAMITÀ (E UNA BRIOCHE DANESE) (Libro #5)
LA SERIE THRILLER DI ADELE SHARP
NON RESTA CHE MORIRE (Libro #1)
NON RESTA CHE SCAPPARE (Libro #2)
NON RESTA CHE NASCONDERSI (Libro #3)
NON RESTA CHE UCCIDERE (Libro #4)
NON RESTA CHE L’ASSASSINO (Libro #5)
NON RESTA CHE L’INVIDIA (Libro #6)
NON RESTA CHE UN VUOTO (Libro #7)
NON RESTA CHE SVANIRE (Libro #8)
NON RESTA CHE DARGLI LA CACCIA (Libro #9)
NON RESTA CHE LA PAURA (Libro #10)
THRILLER DI ZOE PRIME
IL VOLTO DELLA MORTE (Libro #1)
IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Libro #2)
IL VOLTO DELLA PAURA (Libro #3)
IL VOLTO DELLA FOLLIA (Libro #4)
IL VOLTO DELLA RABBIA (Libro #5)
IL VOLTO DELL’OSCURITÀ (Libro #6)
LA RAGAZZA ALLA PARI
QUASI SCOMPARSA (Libro #1)
QUASI PERDUTA (Libro #2)
QUASI MORTA (Libro #3)
I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT
LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)
IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)
LA CASA PERFETTA (Libro #3)
IL SORRISO PERFETTO (Libro #4)
LA BUGIA PERFETTA (Libro #5)
IL LOOK PERFETTO (Libro #6)
LA TRESCA PERFETTA (Libro #7)
L’ALIBI PERFETTO (Libro #8)
LA VICINA PERFETTA (Libro #9)
IL TRAVESTIMENTO PERFETTO (Libro #10)
IL SEGRETO PERFETTO (Libro #11)
LA FACCIATA PERFETTA (Libro #12)
L’IMPRESSIONE PERFETTA (Libro #13)
L’INGANNO PERFETTO (Libro #14)
L’AMANTE PERFETTA (Libro #15)
L’IMMAGINE PERFETTA (Libro #16)
I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE
LA PORTA ACCANTO (Libro #1)
LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)
VICOLO CIECO (Libro #3)
UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)
RITORNA A CASA (Libro #5)
FINESTRE OSCURATE (Libro #6)
I GIALLI DI KATE WISE
SE LEI SAPESSE (Libro #1)
SE LEI VEDESSE (Libro #2)
SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)
SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4)
SE FOSSE FUGGITA (Libro #5)
SE LEI TEMESSE (Libro #6)
SE LEI UDISSE (Libro #7)
GLI INIZI DI RILEY PAIGE
LA PRIMA CACCIA (Libro #1)
IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)
ADESCAMENTO (Libro #3)
CATTURA (Libro #4)
PERSECUZIONE (Libro #5)
FOLGORAZIONE (Libro #6)
I MISTERI DI RILEY PAIGE
IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)
IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)
OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)
IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)
KILLER PER CASO (Libro #5)
CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)
MORTE AL COLLEGE (Libro #7)
UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)
UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)
IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)
LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)
MORTE SUI BINARI (Libro #12)
MARITI NEL MIRINO (Libro #13)
IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)
IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)
OMICIDI CASUALI (Libro #16)
IL KILLER DI HALLOWEEN (Libro #17)
UN RACCONTO BREVE DI RILEY PAIGE
UNA LEZIONE TORMENTATA
I MISTERI DI MACKENZIE WHITE
PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)
UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)
PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)
PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)
PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)
PRIMA CHE SENTA (Libro #6)
PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)
PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)
PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)
PRIMA CHE ANELI (Libro #10)
PRIMA CHE FUGGA (Libro #11)
PRIMA CHE INVIDI (Libro #12)
PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13)
PRIMA CHE FACCIA DEL MALE (Libro #14)
I MISTERI DI AVERY BLACK
UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)
UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2)
UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)
UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)
UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)
UNA RAGIONE PER MORIRE (Libro #6)
I MISTERI DI KERI LOCKE
TRACCE DI MORTE (Libro #1)
TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)
TRACCE DI PECCATO (Libro #3)
TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)
TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)
INDICE
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRE
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRE
CAPITOLO TRENTAQUATTRO
CAPITOLO TRENTACINQUE
CAPITOLO UNO
Veronica si batté disperatamente, senza alcuna intenzione di arrendersi. Non sarebbe morta lì. Non in quel modo. Non quel giorno.
Muoversi era difficile. Chiunque l’avesse ridotta in quello stato, si era assicurato che restasse ben ferma al suo posto. Aveva le braccia legate dietro la schiena, così strette che iniziava a perdere la sensibilità delle dita. Anche le caviglie erano state legate, tanto che riusciva a malapena a rigirarsi sulla stretta piattaforma su cui era stata posizionata. Il bavaglio le impediva di urlare, o di chiamare aiuto… ma, se anche ci fosse riuscita, dubitava che qualcuno potesse davvero sentirla.
Non aveva idea di dove si trovasse. Non era mai stata in un posto del genere. Sembrava quasi un magazzino abbandonato, con una serie di finestre dai vetri rotti, da cui penetravano lame di luce che illuminavano la polvere sospesa nell’aria. Era l’unica cosa che riuscisse a vedere nella stanza: per il resto, era immersa nell’oscurità, così fitta da impedirle di metterne a fuoco le estremità. Era certa che la persona che l’aveva portata all’interno fosse sparita, ma era talmente buio che avrebbe potuto benissimo essere ancora lì, nascosta tra le ombre. I suoi occhi ci avevano messo molto ad abituarsi, a mostrarle i dintorni e il pericolo in cui si trovava.
Non che avesse mai pensato di essere al sicuro. Le corde e il bavaglio ne erano una prova inconfutabile. E, se non fosse bastato, la terza corda – quella attorno al suo collo – rendeva la situazione inequivocabile.
L’ultimo ricordo che aveva era di aver raggiunto l’auto dopo essere uscita di casa, prima di svegliarsi lì dentro ore dopo, legata dalla testa ai piedi. Prima di poter anche solo reagire, prima di rendersi conto di cosa le stesse succedendo e formulare un pensiero coerente al riguardo, si era ritrovata una corda al collo, il cappio stretto fino al punto in cui il cranio si univa alla spina dorsale. Lo sentiva anche in quel momento, le sfiorava i capelli ogni volta che si muoveva, rendendo sempre più brevi i suoi respiri terrorizzati.
Sapeva esattamente da quante ore si trovava lì, impegnata a combattere contro le corde, cercando disperatamente una via di fuga. Avrebbe potuto dire con precisione quanto tempo era trascorso, perché glielo indicava l’orologio ticchettante appeso al collo.
Era una delle prime cose di cui si era resa conto, una volta che i suoi occhi si erano adattati al buio. La sensazione di avere un oggetto sconosciuto, freddo e metallico contro il petto era stata terribile. Sulle prime, aveva pensato si trattasse di una bomba, ma non avrebbe avuto senso: il cappio rappresentava da solo un minaccia sufficiente. Sembrava solo un semplice orologio.
Era digitale, più un timer che un vero e proprio orologio. Quando era finalmente riuscita a leggerlo, muovendo la testa e facendolo rimbalzare contro il petto fino a girarlo dalla parte giusta, si era resa conto che erano trascorse undici ore e cinquanta minuti. Di dodici ore totali, probabilmente.
Aveva trascorso più di undici ore a tentare di liberarsi.
Respirava con difficoltà, non perché la corda si stesse stringendo ma perché temeva per la propria vita. Attorno a lei non c’era nulla, a parte una piattaforma realizzata con quello che aveva l’aria di essere legno, piccola e fragile, sulla quale si trovava. Era abbastanza leggera da rimbalzare appena quando cercava di muoversi, e più di una volta era quasi finita oltre il bordo con i piedi che oscillavano, solo per arretrare incespicando. Era così stretta che una caduta non l’avrebbe semplicemente fatta finire a terra, se ne rendeva conto.
L’avrebbe impiccata.
Sarebbe morta.
Le restavano solo dieci minuti. Nessuno le aveva parlato, o riferito cosa sarebbe accaduto una volta che il tempo fosse scaduto. Ma non era stupida: poteva arrivarci benissimo da sola. La piattaforma si sarebbe ribaltata. Ne era certa. Lo aveva capito dal momento in cui si era voltata, muovendosi pianissimo per non strangolarsi da sola con la corda, e aveva constatato che un lato della struttura era fisso.
Si sarebbe ribaltata, e lei non avrebbe potuto liberarsi dalle corde.
Inspirò a fatica tra i singhiozzi, tremando, la vista quasi offuscata. Non riusciva a pulirsi via dagli occhi la polvere, le lacrime e il sudore. Aveva tentato di liberarsi dalle corde per così tanto tempo da sentirsi le spalle slogate, le braccia tese e doloranti, la pelle di polsi e pollici rossa e sbucciata. Non c’era nulla lì intorno che potesse usare per liberarsi. Nessun gancio tagliente, nessun chiodo sporgente, nemmeno una scheggia di legno. La corda era abbastanza stretta da impedirle persino di raggiungere l’estremità della piattaforma, per cercare di agganciarla al cardine e usarlo per allentarla. E anche se avesse potuto, non avrebbe osato. Avrebbe finito per innescare quel meccanismo, impiccandosi prima che il tempo fosse scaduto.
Quando mancavano ancora dodici ore, le era sembrato di potercela fare. Ma ora che i minuti rimasti erano nove, iniziava a sentire sempre di più di non avere altro da perdere.
Era disperata. Doveva uscire da lì. Non poteva morire, non in quel modo. Non quel giorno. Aveva tante cose per cui vivere: gli amici, la famiglia, il fidanzato. Il suo lavoro, che amava. C’erano persone che contavano su di lei. Non si sarebbe arresa.
Aveva avuto paura. Era stata in preda al terrore per tutto il tempo. Paura di cadere, della corda attorno al collo che si stringeva sempre di più. Di tante, troppe cose. Ma, in quel momento, tutte quelle paure erano state sostituite da una soltanto: quella di non riuscire a fuggire prima che la piattaforma si rovesciasse.
Tutte le altre erano secondarie, persino quella di provare un grande dolore, o di subire mutilazioni. Mancavano solo otto minuti. Era una questione di sopravvivenza, nient’altro. Doveva farlo, e subito.
Gridò attraverso il bavaglio, urlando con tutta la forza di cui aveva bisogno per cercare di allargare le spalle ancora una volta. Contò i secondi nella mente, calcolando il tempo rimasto. Cercò di sforzarsi più a lungo. Si sentiva come se ogni singolo muscolo, ogni osso del torace fosse sul punto di strapparsi, di spezzarsi in due. E la pelle, quella dei polsi, le dava l’impressione di lacerarsi, consumata dallo sfregamento con le corde. Sette minuti. Doveva continuare. Non le importava più del dolore. Non le importava di cosa stesse accadendo alle sue mani. Avrebbe anche potuto perderne una, ma doveva continuare. Meglio perdere una mano che la vita.
Mancavano sei minuti. Spinse, sforzandosi, gli occhi stretti per il dolore e la polvere nell’aria e le lacrime che scorrevano copiose, gridando con voce roca, la gola che sembrava coperta di pezzi di vetro. Qualcosa stava accadendo. Qualcosa si muoveva. Poteva quasi…
Ansimò tentando di respirare, affannata, provando il bisogno di fermarsi per un attimo. Cinque minuti. Non aveva tempo. Non poteva fermarsi a riprendere le forze. Sentiva qualcosa di caldo e bagnato sulla mano, che colava dall’estremità del dito, l’unico che riusciva ancora a percepire. Sangue. Sapeva che si trattava di sangue. Ma non importava. Aveva un solo pensiero in mente.
Doveva scendere da quella piattaforma. Quattro minuti e mezzo. Inspirò e spinse di nuovo, facendo leva con un braccio verso il basso e poi con l’altro verso l’alto, cercando con tutte le forze di tirare fuori una mano. Gliene sarebbe bastata una. L’altra poteva anche restare avvolta dalle corde, non importava: avrebbe comunque potuto usarla per strapparsi il cappio dal collo e spingersi al limite della piattaforma e oltre il cardine, lontana dal pericolo.
Quattro minuti. Spinse, urlando, provando un dolore mai sperimentato prima in vita sua. Tutti gli sforzi delle ore precedenti l’avevano provata, tutte quelle spinte e la pelle scorticata, tutti i tentativi di rigirare le dita per sciogliere le corde, cercando un punto in cui fossero legate meno strettamente. Lo sforzo di allargare le corde, con le mani e con i piedi. Il modo in cui aveva cercato di piegare la testa, di spingerla all’indietro perché il cappio scivolasse oltre, ma che aveva finito solo per stringerlo di più. Tutte quelle azioni l’avevano portata verso quel momento. Tre minuti al termine.
Si sentiva debole e stanca. Non riusciva a sopportare l’idea di continuare. Ma non poteva fermarsi, non poteva arrendersi in quel modo. La sua esistenza dipendeva da quegli sforzi, non avrebbe potuto fare altrimenti. Spinse, urlando e tendendo i muscoli, la gola percorsa da un urlo roco e tremante, proprio quando pensava di non poter più emettere altri suoni.
Un polso era libero.
Aprì gli occhi di scatto, ansimando in preda al panico, il dolore che si diffondeva sempre di più. Non riusciva a guardarsi la mano. Non osava farlo. La tenne dietro la schiena, inclinando la testa per mettere a fuoco l’ora…
No. No, aveva fatto male i calcoli! Si era indebolita, il dolore l’aveva quasi spinta al delirio, non era riuscita a resistere…
Le rimanevano solo dei secondi, pochissimi, e lei doveva scendere da lì, allungare la mano e strapparsi il cappio dal collo…
Le mani erano ancora attorno alla corda quando la piattaforma si ribaltò, e lei non poté far altro che agitarsi invano, una mano coperta di sangue e inutilizzabile, l’altra talmente debole da non riuscire ad afferrare nulla. Si agitò, cercando di infilare le dita sotto alla corda per alleviare la pressione che le schiacciava la trachea, ma non era abbastanza in forze. Sentiva le gambe calciare l’aria, una sensazione terribile di oppressione alla testa, i lati del campo visivo che si oscuravano mentre boccheggiava disperata, cercando di respirare.
Il buio ebbe la meglio su di lei e Veronica smise di agitarsi, le mani che ricadevano debolmente sui fianchi per un’ultima volta.
CAPITOLO DUE
Laura non si fermò finché non raggiunse la porta d’ingresso della casa di Nate. Rimase in piedi di fronte all’edificio, piccolo e dall’aria ordinata – proprio il genere di casa in cui avrebbe potuto vivere, se non fosse stato per quel disastro di divorzio e l’alcool e il resto degli anni trascorsi a toccare inesorabilmente il fondo – e, per la prima volta, esitò.
Rimase letteralmente congelata sul posto, con la mano alzata nel gesto di bussare alla porta ma senza riuscirci davvero. Per un breve, ridicolo momento si sentì come un personaggio dei cartoni animati, o la protagonista di un film impegnata in una scena fuori dall’ordinario, tanto da non sembrare nemmeno reale. Che ironia: arrivare fino a quel momento, e poi perdere la calma.
Eppure, le cose stavano andando in quel modo. Per tutta la durata del tragitto da casa sua a quella dell’amico era stata pervasa da una determinazione feroce, che l’aveva spinta all’azione. Aveva deciso di raccontargli tutto. Era il suo partner, dopotutto, e meritava di conoscere la verità. Se non l’avesse fatto, le cose tra loro non sarebbero più state le stesse. Si era già reso conto che gli stava mentendo, non avrebbe potuto rimandare quel discorso per molto.
Nathaniel Lavoie era un ottimo agente FBI, e non si sarebbe più fatto prendere in giro dalle scuse che gli propinava.
L’unica opzione che le restava era di confessare, se voleva continuare a lavorare con lui. E lo desiderava davvero. Riottenere la custodia parziale della figlia, risolvere un altro caso brutale, la consapevolezza che restare sobria le avrebbe permesso di riavere la vita che desiderava davvero… tutto ciò che voleva le si era manifestato davanti agli occhi, tutto ciò che aveva importanza: sua figlia Lacey, il suo lavoro, e le relazioni con le persone a cui teneva davvero.
Nate era tra loro, e anche se l’idea di confessare di possedere capacità da sensitiva l’aveva terrorizzata a lungo, si rendeva conto che avrebbe dovuto farlo, ora o mai più.
Tranne che...
Beh, che per lei sarebbe stato molto più semplice non confessare.
Dirglielo portava con sé parecchi pro, e anche altrettanti contro. Quando era ancora a casa sua, non aveva esitato un attimo prima di partire e raccontargli ogni cosa. Ma una volta uscita e raggiunta casa di Nate, quei pro sembravano essere svaniti nel nulla. Riusciva a rendersi conto a malapena di dove si trovasse. L’unica cosa che la preoccupava era il modo in cui avrebbe potuto guardarla. Il modo in cui l’avrebbe potuta rifiutare.
Fece ricadere la mano su un fianco, e si voltò per andarsene.
Proprio mentre la porta si apriva.
Laura?
chiese Nate, la voce profonda che echeggiava nella strada vuota. Non poteva limitarsi ad ignorarlo. Era proprio dietro di lei. Laura si bloccò sul posto, e per un attimo desiderò scomparire.
Ma, sfortunatamente, i suoi poteri non sembravano arrivare fino a quel punto. Si voltò, fissandolo con sguardo colpevole.
Nonostante stazionasse sulla porta in una posa casuale, Nate torreggiava comunque su di lei. Indossava una t-shirt stretta e un paio di jeans dal taglio largo, ma in qualche modo aveva un’aria ancora più intimidatoria di quando indossava il completo standard dell’FBI. La pelle scura delle braccia era tesa sopra ai muscoli ben allenati, e il suo cipiglio severo non contribuiva a migliorare il nervosismo della donna.
Ciao, Nate,
lo salutò, cercando di infondere nella sua voce una traccia di finta allegria, fallendo miseramente. Ero qui di passaggio e…
Si interruppe, incapace di trovare un modo per completare la frase. Era in zona, e aveva deciso di andare a trovare proprio la persona che non le rivolgeva la parola da giorni? Avrebbe dovuto inventarsi una scusa migliore.
Come è andata l’udienza di affidamento?
chiese Nate, facendola vergognare profondamente. Ovvio, se n’era ricordato. Nonostante tutto quello che era accaduto tra loro, non si sarebbe mai arrabbiato abbastanza da dimenticare ciò che per lei era più importante. Era davvero una brava persona.
Molto bene,
confermò lei, concedendosi un lieve sorriso. "Ho ottenuto il diritto di visita