Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Percorsi in salita: Scuola e periferia
Percorsi in salita: Scuola e periferia
Percorsi in salita: Scuola e periferia
E-book146 pagine2 ore

Percorsi in salita: Scuola e periferia

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

In un contesto periferico l'autrice presenta episodi di vita scolastica, nei quali alunni vivaci e talvolta difficili intraprendono positivi percorsi di crescita. Una sezione è dedicata ai viaggi, esperienze importanti per il cammino dei giovani studenti verso l'autonomia. Infine si tratta il periodo della DAD (didattica a distanza), dovuto alla insorgenza della pandemia, con le sue criticità.
LinguaItaliano
Data di uscita7 giu 2022
ISBN9791221401899
Percorsi in salita: Scuola e periferia

Correlato a Percorsi in salita

Ebook correlati

Metodi e materiali didattici per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Percorsi in salita

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Percorsi in salita - Beatrice Cospito

    Un quartiere di periferia

    Li chiamano i muracci nostri: gigantesche immagini sui muri dei palazzi della periferia romana che rappresentano i singolari tipi umani che la popolano. In una passeggiata per queste vie, improvvisamente si scorge, sulle mura angolari di un palazzo, un murales che rappresenta una folla che cammina: un uomo piccoletto con il berretto in testa, una donna provocante con gli zatteroni, le comari con la sporta della spesa, personaggi tipici che si possono incontrare nelle vie limitrofe, al mercato o alla posta. Poi su un altro muro a destra appare l’immagine di una ragazza dal volto angelico e ancora più avanti il gigantesco disegno di una giovane gravida con la pancia scoperta e due cornetti sulla testa. Questo soggetto pone tanti interrogativi: quale messaggio avrà voluto trasmettere l’autore?

    Più in là, su un’altra parete, in bianco e nero, sono rappresentati due innamorati di particolare bellezza. La street art ha dato un volto nuovo a questa zona, come ad altre periferie, e le opere esternano sentimenti e passioni. Qui diversi artisti hanno voluto lasciare la loro impronta. I murales ormai predominano e sono dei veri capolavori. 

    Nel quartiere brulica la strada al mattino. Una moltitudine di gente comincia il suo percorso quotidiano: giovani vigorosi, ragazze allegre che fanno jogging, ma anche tanti volti appassiti e provati dalla dura realtà del vivere.

    I visi di alcune donne mature mostrano una durezza nei tratti, quella di chi ha combattuto per sbarcare il lunario. Talvolta si scorge nel loro abbigliamento la pretesa di una femminilità un po’ ridondante: pantacollant, scarpe con la zeppa o stivali con le borchie, capelli ritinti con colori forti o talvolta molto lunghi e striati di grigio. All’angolo, sugli scalini di un edificio, vi è un trittico di sbandati dal volto trasognato: già alle otto del mattino hanno accanto a loro bottiglie di alcolici.

    Sulla strada camminano ragazzi dal volto esotico con le loro cartelle a tracolla diretti verso le scuole; vi sono giovani immigrati accostati agli angoli o davanti ai negozi che chiedono l’obolo.

    Tra le case popolari, dipinte di bianco e di nero da questi murales mastodontici, l’odore del fritto si fonde con quello del caffè.

    Il chioschetto del bar ha i suoi abituali visitatori: la vecchietta indigente che mangiucchia il suo pasto del giorno (cornetto e cappuccino) e commenta la sua scarsa pensione sociale, confidando al barista la sua continua ricerca di sussidi per incrementare le fonti di sostentamento; l’anziano con il bastone, che è in attesa di recarsi alla ASL e prendere il sospirato numero per un appuntamento con cui potrà, forse tra qualche mese, controllare il suo stato di salute; una mamma e il suo bimbo che consumano insieme una frettolosa colazione.

    Intanto l’intraprendente barista, saccente di politichese, indottrina i clienti più sprovveduti sugli eventi e sui diritti da rivendicare. È un bravo intrattenitore e sa il fatto suo, tanto da conoscere perfino le ragioni del mancato ritiro dei rifiuti da parte della nettezza urbana. Spiega che i grandi camion non hanno il compito di ritirare i sacchetti a terra, lasciati da cittadini frettolosi, oppure da coloro che trovano i cassonetti ricolmi. Questi rifiuti dovrebbero essere ritirati da piccoli camion che passano raramente e non è chiaro il motivo di questo disservizio: forse è dovuto a una disorganizzazione interna dell’organo preposto. 

    Sui muri si leggono manifesti di protesta sulla chiusura improvvisa e ingiustificata dell’ufficio postale di quartiere. Gli anziani commentano il loro disagio: dove potranno ritirare la pensione?  

    L’erbaiolo ha posto il suo banchetto in mezzo al traffico della via ed esalta la sua frutta e i suoi ortaggi provenienti dalla campagna. Crocchi di donne fanno a gara per farsi servire per prime. Ognuna di loro pensa di essere la preferita e non manca qualche battuta triviale del venditore per far gongolare la cliente di turno nella sua illusione.

    Basta poco per affrontare la giornata in modo meno gravoso e pensare di vivere la propria vita in maniera quasi unica.

    La sede del sindacato, vecchio polo di riferimento di ogni rivendicazione dei propri diritti, è ancora lì, ma oggi è frequentata con poca convinzione solo da chi ha questioni urgenti da risolvere. Rammenta i tempi caldi degli anni ’70 del secolo scorso, quando la lotta sociale era diventata violenta, fino a determinare morti innocenti da ambo le parti più estreme della politica. Le lapidi affisse sui muri delle case popolari e le commemorazioni annuali, effettuate con blocchi di traffico e rituali improntati con l’animosità di un tempo, non ne hanno cancellato il ricordo. 

    In fila lungo la via si susseguono banchetti di rigattieri improvvisati che mettono in mostra cimeli raccolti qua e là: un vecchio vaso di porcellana, tazzine e piattini spaiati di Limoges, cornici e vasetti di argentone. Non mancano libri ingialliti e telefoni degli anni ’60. Gli acquirenti sono pochi e gli oggetti rimangono lì invenduti per giorni e giorni, perché gli estimatori sono rari e la mercanzia è ordinaria.

    L’officina del gommista, più giù in fondo al quartiere, è un luogo d’intrattenimento, gestito con sagacia dall’anziano proprietario che ama scambiare chiacchiere e battute di spirito con i clienti più usuali. Un posto fisso lo ha un signore, seduto comodamente su una poltroncina da spiaggia. Sovraintende, insieme al gestore, a tutti i lavori svolti dai giovani apprendisti. Questi due personaggi sconfiggono così la solitudine, che caratterizza la vita di molti anziani. Lì sono ancora protagonisti e in romanesco si stuzzicano a vicenda con battute di spirito, prendendosi benevolmente in giro l’un l’altro e coinvolgendo i clienti. «Giovà, racconta chi erano i tuoi genitori. Questo ha uno zio barone!» dice rivolgendosi agli altri clienti.

    Il simpatico vecchietto, definito un antico ricco decaduto, dimenticato dallo zio molto facoltoso, ride sornione, perché spesso i più ingenui credono alle messe in scena dell’anziano gommista. «Ma che dici, Mario! I miei cugini stanno bene! Sono ancora pieni di soldi. Io, non ho più niente.» Questo gentile signore lascerà la poltroncina del gommista e riprenderà la sua occupazione preferita alle 18 e 45, ora dedicata completamente ai suoi gatti. Quelli sono la sua vera famiglia! Sconsolato afferma: «Mi vogliono più bene i gatti che i figli!» Infatti i figli si occupano poco di lui, mentre i gatti, fedeli amici, lo attendono sulla porta di casa e si strusciano affettuosamente alle sue gambe, aspettando il cibo che generosamente somministra loro ogni giorno.

    Il mercato è molto popolare e tutti si danno del tu. Le fruttivendole commentano allegramente i personaggi di Uomini e donne, come se fossero loro amici stretti. «Quella è troppo smorfiosa, non se la merita tutta l’attenzione.»

    «Sì, ma quell’altra se la tira troppo!»

    C’è una signora anziana seduta su una sedia che informa gli acquirenti del suo orgoglio di vedere la propria figlia lì al lavoro con un banco tutto suo. «Io ho solo lei e sono felice di averla sistemata.»

    Un simpatico pescivendolo presenta al meglio la sua mercanzia elargendo ricette e dando consigli per la cucina. «Metti ‘sti calamari in padella co’ du’ spicchi d’aglio, un po’ de pomodorini e copri de prezzemolo.» Gli fanno concorrenza altri pescivendoli con banchi poco distanti dal suo, perciò deve accentuare la sua dose di affabilità per vendere di più e tenersi stretti i suoi abituali clienti. 

    In questo quartiere popolare ci sono diversi istituti: asili nido, scuole dell’infanzia, elementari, medie e superiori, insomma per tutte le età. Sempre più numerosi sono gli alunni stranieri, ma non mancano i romani doc; questi si distinguono per il loro dialetto, molto slang, e i modi da simpatici gradassi che spesso assumono.

    Anche il meccanico è un tipico romano. Chiamato da un cliente per una macchina in panne, giunto sul luogo, si accorge che di fronte abita una signora di sua conoscenza e inizia a gridare a squarciagola: «A Nannì, a Nannì.»

    La signora dopo averlo fatto gridare per un bel po’ finalmente risponde: «Chi me vole?» Sembra quasi una risposta allusiva e anche lei usa un accento tipicamente romanesco.

    «A Nannì, non te le magni ‘ste albicocche?» Prontamente ne raccoglie un paio e comincia avidamente a mangiarle. «A Gigi, non te ne approfittà» risponde la signora ridendo.

    Siamo in una grande città, ma nel rione periferico sembra di vivere in un paese, tutti si conoscono e hanno rapporti confidenziali, vanno subito al sodo nei discorsi, senza preamboli.

    La chiesa del quartiere è alla portata di tutti e la mattina, mentre si recano a fare la spesa, non mancano coloro che fanno una capatina al suo interno per una preghiera all’altare di Padre Pio o a quello della Madonna. Le messe della domenica sono molto vivaci e coinvolgono giovani e anziani, che a gran voce intonano canti religiosi, trasformati in musiche pop con arrangiamenti moderni. I fedeli sono multietnici, più che in altre zone si nota una popolazione multicolore. 

    Ci si chiede: in questo quartiere è ancora possibile l’amore? C’è ancora il desiderio di formare una famiglia? Sì, certamente. In questo quartiere è facile incontrare, più che in altri, ragazze giovanissime incinte, con la pancia prominente e magari con un altro marmocchio in carrozzina. Qui ancora la realizzazione della donna, spesso disoccupata, è la famiglia. Si vive alla giornata, tanto qualcuno aiuterà la baracca. I pensieri ambiziosi dei quartieri alti, dove l’aspirazione alla carriera è al primo posto e la ricerca di lavori qualificati portano all’estero i nostri giovani cervelli, mettendo talvolta in secondo piano l’amore e la creazione di una famiglia, forse non per tutti fanno la felicità. Probabilmente la dimensione più autentica della vita è proprio qui: in un quartiere di periferia.

    Scuole di periferia

    Ai margini di una grande città ci sono luoghi che emanano un’atmosfera amata e odiata nello stesso tempo: i cosiddetti quartieri dormitorio con case popolari o grandi palazzoni. Le scuole sono tante e talvolta definite di frontiera, perché qui si possono incontrare ragazzi difficili e poco abituati a seguire le regole. Inoltre sono più multietniche rispetto a quelle di altre zone, proprio perché in periferia è facile per gli immigrati trovare alloggi a prezzi accessibili .

    Le diverse culture si confrontano, ma si scontrano anche. I filippini si isolano e spesso non sopportano gli eccessi degli altri ragazzi. Alcuni di loro studiano con diligenza; altri non conoscono la lingua italiana e pertanto la volontà di formare

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1