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Stati Uniti d'Italia: Obiettivo 2028
Stati Uniti d'Italia: Obiettivo 2028
Stati Uniti d'Italia: Obiettivo 2028
E-book293 pagine3 ore

Stati Uniti d'Italia: Obiettivo 2028

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Info su questo ebook

Convinto di come un Paese si possa governare sul serio solo quando si possiede una visione - come spesso succede all'estero - propongo una visione a lungo termine anche in Italia. Il pensiero di fondo è che per invertire il trend di declino che la nostra società ha da tempo imboccato è necessario mettere mano alla sua revisione costituzionale. Quel che dovremmo riuscire a mandare in pensione è il sistema, incrostato e cristallizzato nella società, fondato sull'inerzia, sulle confraternite prima ancora che sulle clientele, le piccole concessioni agli amici, che insieme creano la valanga. Al loro posto andrebbero promossi il merito, il rispetto per le competenze, l'impegno e la professionalità. Non sono quindi le persone a dover essere rottamate, quanto le strutture ormai obsolete. Dovremmo essere capaci di definire un progetto di Paese, operando con lungimiranza e fissando degli obiettivi di lungo-termine, da utilizzare come quadro di riferimento all'interno del quale sviluppare progetti e iniziative. Noi una proposta l'abbiamo lanciata ed è contenuta nel nostro disegno di legge costituzionale. Si chiama Stati Uniti d'Italia.
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2022
ISBN9791221351521
Stati Uniti d'Italia: Obiettivo 2028

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    Anteprima del libro

    Stati Uniti d'Italia - Manuel Vescovi

    Tavola dei Contenuti (TOC)

    1_autori

    2_colophon

    3_titolo

    4_dedica

    5_prefazione

    6_premesse

    7_introduzione

    8_intervista

    9_presidenzialismo

    10_federalismo

    11_imprenditivita

    12_diritto-felicita

    13_semplificazione

    14_separazione-carriere

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    16_mediterraneo

    17_disegno-legge

    18_presentazione

    19_contatti

    cover.jpg

    Tavola dei Contenuti (TOC)

    Inizio

    Prefazione

    Premesse

    Introduzione

    L'intervista

    Il Presidenzialismo

    Il Federalismo

    L'imprenditivita

    Il diritto alla felicità

    La semplificazione

    La separazione delle carriere

    Flax tax

    Guida al Mediterraneo allargato

    Disegno di Legge costituzionale

    Presentazione del Disegno di Legge

    Contatti

    Landmarks

    Cover

    Manuel Vescovi

    Stati Uniti d’Italia - Obiettivo 2028

    Manuel Vescovi

    ©2022 Manuel Vescovi

    Tutti i diritti sono riservati

    Ogni riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo, deve essere preventivamente autorizzata dall’Autore.

    Manuel Vescovi

    Stati Uniti d’Italia

    Obiettivo 2028

    Ad Arianna,

    con l’augurio che possa continuare a sognare

    con i suoi occhi di bambina

    e a credere nelle favole, nelle fate e nelle streghe,

    a Babbo Natale e alla Befana,

    nei folletti dei boschi e nelle sirene dei mari,

    e che sia ancora abbastanza visionaria da utilizzare,

    anche quando sarà adulta, la sua più grande immaginazione,

    e a credere, sempre, che tutto è possibile.

    Prefazione

    A cura di Paolo Del Debbio

    Saggista, giornalista, conduttore televisivo, autore televisivo e professore.

    Se qualcosa manca oggi nella politica italiana è la capacità, da parte dei partiti e dei movimenti, di delineare dei programmi e progetti politici che siano organici, cioè che abbiano una loro logica interna che tiene insieme le varie parti e ne fa un tutt’uno. Viceversa, spesso assistiamo a proposte disorganiche fra di loro quando non affastellate e prive di una logica interna che le tenga insieme.

    Ci fu una stagione in Italia, stiamo parlando degli anni del dopoguerra, ma poi anche degli anni Sessanta e Settanta, nella quale si parlava di programmazione economica, di piani quinquennali e di piani decennali. Sarebbe un discorso lungo ma qui basti dire che quel modo di ragionare, pur con tutti i suoi difetti e comunque concepito in epoche dove il tempo politico passava meno velocemente di ora, esprimeva la volontà di progetti politici che non riguardassero il giorno dopo ma che avessero un respiro più ampio.

    Oggi siamo arrivati non più ai piani pluriennali, oggi siamo ai piani settimanali e mensili, quando non giornalieri. I programmi restano scritti sulla carta e non hanno in sé un filo conduttore che li tiene insieme e ne fa dei progetti ragionevoli e fattibili.

    Il lettore di questo libro di Manuel Vescovi, libro i cui contenuti sono stati depositati al Senato della Repubblica il 4 luglio 2020 con il nome Stati Uniti d’Italia, potrà essere d’accordo o no con le singole parti del libro stesso o con l’idea che sottende a esso, ma ciò su cui non potrà non essere d’accordo è che Vescovi fa uno sforzo di disegno complessivo, di riforme che hanno certamente in sé una logica che le tiene insieme. Si va dal presidenzialismo al federalismo, dall’imprenditività con il premio del merito sia nel pubblico che nel privato alla promozione della cultura, dalla (necessarissima) semplificazione burocratica alla riforma della giustizia, dalla riforma tributaria a quella di una politica estera mediterranea. Ora, lo ripetiamo, si potrà essere d’accordo sulle singole proposte oppure in disaccordo, ma il lettore non farà fatica a trovare un fil rouge che le attraversa.

    Del resto, cos’è un programma politico serio se non una visione di società e la sua traduzione in riforme che conducano la società medesima verso degli obiettivi stabiliti con chiarezza, precisione e determinazione?

    Il libro di Manuel Vescovi va in questo senso e per questo, se non per altro, merita di essere letto.

    Paolo Del Debbio

    Premesse

    A cura di Maurizio Filippini

    Lombardo di nascita, da anni residente a Firenze, laureato in Scienze politiche, esperto nell’ambito della comunicazione e selezione del personale, dal 2015 è responsabile dell’ufficio stampa del Gruppo Lega nel Consiglio Regionale della Toscana.

    Talvolta i sogni diventano realtà

    Conosco Manuel Vescovi da diversi anni e penso quindi di saper individuare alcuni tratti della sua personalità. Intanto, lo definisco un politico atipico, perché la concretezza che lo contraddistingue non è così usuale, almeno a mio avviso, in diversi suoi colleghi eletti in Parlamento. È una persona molto pratica che utilizza una dialettica essenziale, quanto lineare e comprensibile ai più; un uomo che si pone continuamente degli obiettivi, anche ambiziosi.

    Sicuramente è il caso, inutile negarlo, del Disegno di Legge denominato Stati Uniti d’Italia, puntualmente e accuratamente analizzato in questo libro, introdotto da un’intervista generale e articolato poi in otto punti, ognuno dei quali è presentato da un intervento specifico e approfondito da una relazione tecnica, accompagnato nella fase conclusiva dalla relazione della CGIA di Mestre e dal testo del Disegno di Legge, depositato al Senato della Repubblica il 4 luglio 2020.

    Vescovi ha, quindi, voluto mettere nero su bianco con un atto parlamentare di assoluto livello e complessità quelle che sono le sue idee per puntare a un’Italia migliore sotto molti punti di vista. Un progetto ambizioso, qualcuno dirà anche utopistico, ma siamo certi che il promotore non lascerà nulla d’intentato per cercare di convincere il maggior numero di connazionali della bontà delle sue proposte.

    D’altronde, nella sua carriera politica, il Senatore Vescovi ha ottenuto risultati più che lusinghieri in Toscana, ormai terra d’adozione per un veneto doc come lui, riuscendo a contribuire in modo determinante, ad esempio, alla conquista di sei capoluoghi su sette campagne elettorali da lui gestite. Sembrava quasi impossibile. Ecco, proprio il suo carattere dialogante, inclusivo e mai divisivo, è stato ed è tuttora la sua forza.

    Signorilmente, poi, ha fatto un passo indietro quando gli è stato chiesto di non coordinare più la Lega toscana e si è quindi dedicato anima e corpo a dirigere l’Accademia Federale del partito, cresciuta in modo esponenziale, nel giro di poco tempo, a livello di adesioni su tutto il territorio nazionale. Con quest’esperienza, Vescovi ha potuto, altresì, mettere in pratica la sua qualificata esperienza di spin doctor-coach, di allenatore, di uomo che tende a fare squadra e non a ergersi ad assoluto protagonista, tipico di chi punta a essere un solista, sminuendo l’apporto degli altri.

    Pertanto, il Disegno di Legge in questione riflette egregiamente, come detto, la personalità di Manuel Vescovi. Una persona che si prefigge degli obiettivi da centrare, puntando su un dialogo serrato e aperto con gli interlocutori, più che sulla deleteria e alla fine poco produttiva arroganza.

    Dopo otto anni di servizio come Agente della Polizia di Stato, si è aperto la sua impresa. Un imprenditore prestato alla politica che non ha mai dimenticato le sue esperienze in più settori e che ha sempre cercato di adattare un suo consolidato modus operandi all’impegno parlamentare.

    Stati Uniti d’Italia sarà, forse, un’idea troppo difficile da realizzarsi completamente, ma è un progetto che, a prescindere da come andranno le cose, rende, quindi, sicuramente pieno merito all’amico Manuel, un grande visionario.

    D’altronde, talvolta, i sogni si trasformano in splendide realtà!

    Introduzione

    8 punti per un’Italia migliore

    Avessi dato retta alla mia insegnante delle scuole medie, oggi sarei uno chef. Probabilmente un bravo cuoco, perché da ragazzino avevo una sincera passione per ricette e padelle.

    Passata la maturità, mi sono dedicato ai lavoretti estivi che i ragazzi della mia generazione accettavano volentieri. Ho fatto il postino, il tuttofare all’ACI, il barista, il guardiano in fiera, il PR in discoteca, l’organizzatore di feste… finché non sono entrato in Polizia, per il servizio militare, dove sono rimasto per otto anni. È lì che è cambiata la mia vita. Ci sono avvenimenti che lasciano un segno indelebile nel cuore, nell’anima, nella psiche. Durante un conflitto a fuoco è morto il mio compagno di corso, Giordano Coffen. Insieme a lui, l’assistente Giovanni Borraccino. Avrei potuto esserci io al loro posto. Un istante prima in caserma insieme, l’attimo dopo la chiamata e la corsa in Pronto Soccorso, alla ricerca di un ultimo saluto. Momenti duri come questi ti fanno crescere dalla sera alla mattina… da ragazzo quale ero mi sono ritrovato uomo.

    Ricoprire un tale ruolo richiede sangue freddo e capacità di reazione. Quando arriva la chiamata senti la volante che accelera, le sirene, fai mente locale su dove hai messo la pistola. Avvenimenti come questi ti segnano nel profondo.

    Trent’anni dopo ho organizzato in Senato il ricordo del loro sacrificio.

    Le esperienze vissute mi hanno fatto capire che il nostro sistema non funziona e, per contribuire al cambiamento, nel 1992 mi sono iscritto alla Lega, allora Lega Nord.

    Poco tempo dopo, vengo eletto Consigliere Comunale a Montegrotto Terme (PD), un Comune piccolo, ma ricco di storia. Esperienza vera, da gavetta on-the-job.

    Fin da subito sono stato un acerrimo nemico del centralismo e scrivo il mio primo libro sul federalismo, partendo dal confronto tra le costituzioni federali.

    Dopo anni, nonostante i numerosi interventi legislativi, nulla cambia: siamo SEMPRE NELLA PRIMA REPUBBLICA. Decido di scrivere il secondo libro sul tema.

    Nel 2011 sono stato eletto Segretario della Lega per la Provincia di Pistoia. Di lì a poco, nel 2013, al termine di un serrato confronto su temi e programmi, sono stato eletto Segretario Regionale della Toscana.

    Scenario dell’epoca della Lega in Toscana: zero soldi, organizzazione interna tutta da reimpostare, il contesto che rema contro, la crisi innescata dalla famosa inchiesta sui 49 milioni del partito. Tanti gli iscritti che scappavano.

    Così, ho piazzato subito l’asticella in alto. Al Congresso del 21 aprile 2013 ho promesso di dimettermi se alla prima scadenza elettorale utile non fossi riuscito a portare almeno un rappresentante del Partito in Consiglio Regionale e – ambo – a conquistare almeno un Capoluogo di Provincia in Toscana.

    Non esattamente il giardino di casa, politicamente parlando.

    Ero appena stato eletto Segretario Regionale di un partito che tre mesi prima, alle politiche del gennaio 2013, in Toscana usciva con lo 0,67% dei consensi, e io, con convinzione, mi ero sbilanciato a fissare, per il 2015, un paio di traguardi che definire ambiziosi sarebbe stato un eufemismo.

    Più che un Segretario ero un Visionario.

    Il problema era come presentare la lista Lega alle elezioni regionali. Certo, costruire una base elettorale dove non ne esisteva alcuna pareva già di per sé un’impresa da far tremare i polsi, ma quel che mi preoccupava veramente erano i passaggi tecnici. Per presentare una lista con la quale tentare di entrare in Consiglio Regionale, per un Partito come il nostro, a quei tempi assente, serviva raccogliere 12.000 firme autentificate sul territorio.

    A dirla così potrebbe sembrare ordinaria amministrazione. Non lo era affatto.

    La mera burocrazia imposta dalle norme regionali richiedeva controlli e verifiche destinati inevitabilmente a rallentare la raccolta firme.

    Operazione riuscita, lista Lega presente alla competizione.

    Alle elezioni poi, in voti, superiamo la soglia del 16%, diventando il secondo partito in Toscana e di Consiglieri Regionali ne portiamo a casa addirittura sei.

    Mi ero calato in una delle attività che, a mio parere, mi riescono meglio: il talent scouting. Scovo le persone giuste, le studio, le metto alla prova e poi – se ci credo – le appoggio fino in fondo. Nascono così i grandi successi della Lega in Regione.

    Ho vinto con la capacità di mettere tutti nel ruolo giusto, senza protagonismi. Un po’ come faceva Bearzot con la sua mitica nazionale del 1982 che quarant’anni fa conquistò il Mondiale. Cosa sarebbe successo se l’allenatore avesse messo Paolo Rossi in difesa e Dino Zoff all’attacco? Oppure se Bearzot avesse deciso di scendere in campo come attaccante? Provate a immaginare. A volte in politica ho visto fare scelte simili.

    Dal 2015 al 2018 vinciamo sei capoluoghi di provincia su sette (Arezzo, Grosseto, Pistoia, Massa, Siena e Pisa).

    Il 2018 è pure l’anno della mia elezione al Senato.

    A ottobre dello stesso anno, Salvini mi chiede di passare il testimone e di creare una scuola di formazione politica per gli iscritti al nostro movimento; così l’8 ottobre 2018 concludo la mia esperienza straordinaria in Toscana come Segretario Regionale del Partito e fondo l’Accademia Federale Lega, che organizzo con l’aiuto del mio amico Mirco Melchionno e un bellissimo gruppo di militanti.

    Con piacere porto la mia esperienza politica anche in una piccola realtà Toscana, rivestendo il ruolo di Consigliere Comunale di Cinigiano (GR), a seguito della mia elezione del 2019. Un’esperienza che vivo come servizio a una comunità di circa 2.500 abitanti.

    Ora mi divido così, tra collegio (Toscana) e Senato.

    Il bello di questi anni è per me l’aver applicato alla politica il concetto di gioco di squadra. Nessuno è un’isola, si vince tutti insieme. Il valore della squadra l’ho capito e l’ho interiorizzato nell’esperienza in Polizia dove o fai squadra o muori; così in politica io preferisco la squadra all’individualismo.

    Oltre alla squadra è importante sapere dove dirigersi, in caso contrario non si va da nessuna parte. È fondamentale avere una visione.

    Convinto di come un Paese si possa governare sul serio solo quando si possiede una visione – come spesso succede all’estero – propongo un progetto a lungo termine anche in Italia.

    Il pensiero di fondo è che, per invertire il trend di declino che la nostra società ha da tempo imboccato, è necessario mettere mano alla sua revisione costituzionale.

    Quel che dovremmo riuscire a mandare in pensione è il sistema, incrostato e cristallizzato nella società, fondato sull’inerzia, sulle confraternite prima ancora che sulle clientele, le piccole concessioni agli amici, che insieme creano la valanga. Al loro posto andrebbero promossi il merito, il rispetto per le competenze, l’impegno e la professionalità.

    Non sono quindi le persone a dover essere rottamate, quanto le strutture ormai obsolete.

    Dovremmo essere capaci di definire un profilo del Paese, operando con lungimiranza e fissando degli obiettivi di lungo termine, da utilizzare come quadro di riferimento all’interno del quale sviluppare progetti e iniziative.

    Noi una proposta l’abbiamo lanciata ed è contenuta nel nostro disegno di legge costituzionale.

    Otto punti di una riforma profonda e rivoluzionaria, in uno scenario che di questi temi ama discutere, per non concludere mai nulla. La nostra proposta di modifica muove da una rivisitazione dei principi più basilari, attorno ai quali dovremmo essere riuniti con sentimento condiviso: il rispetto per il tempo e lo spazio in cui viviamo – la questione ambientale – l’importanza dell’etica e della bellezza, e, non ultimo, del silenzio come fattore indispensabile al benessere delle persone, per un’Italia, come ha detto il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che tragga vantaggio dalla valorizzazione delle sue bellezze. Otto punti – che riporto qui – a formare il cuore tematico di questo libro, la sua ragione d’essere.

    Il nostro Paese ha problemi strutturali che ci portiamo dietro da decenni e che lentamente ci stanno portando nel baratro. Se continuiamo a seminare in questo modo otterremo i medesimi risultati. Soltanto cambiando le fondamenta (Carta Costituzionale) possiamo diventare efficienti ed efficaci. E non è una cosa impossibile. In fin dei conti, quando si era detto che si sarebbero ridotti i parlamentari nessuno ci aveva creduto, eppure oggi da 945 sono 600.

    I pilastri del cambiamento sono fondamentalmente tre, e si sintetizzano nell’acronimo OSA:

    Obiettivo, un progetto SMART (Specifico, Misurabile, A portata di mano, Rilevante e Temporalizzato), realizzabile in qualche anno e che apporti un vero miglioramento;

    Strategia, la mappa funzionale a raggiungere il nostro scopo

    Azione, il fare, che per essere concreto ed efficace richiede il superamento delle proprie paure, necessario se si vuole raggiungere la meta. Oggi viviamo in un Paese basato solo sulla tattica, sulla quotidianità e sull’emergenza.

    Riuniti sotto al cappello – dal forte impatto comunicativo – degli Stati Uniti d’Italia, gli otto punti sono diventati un concreto progetto di revisione costituzionale, depositato in Senato il 4 luglio del 2020.

    Il Presidenzialismo e il Federalismo hanno il potere di sgombrare il campo dalle tante contraddizioni e ipocrisie che ci vincolano ancora oggi, per cui le elezioni si fanno nelle urne, ma i Governi prendono corpo in segrete stanze.

    Questa legislatura ha avuto tre Governi, con Presidenti del Consiglio non eletti, Draghi e Conte. La precedente vede Renzi, non eletto. Quella ancora prima Monti, non eletto.

    Non parliamo poi dell’elezione del Presidente della Repubblica. Dopo ore, giornate, settimane e mesi di riunioni, abbiamo assistito alla rielezione del Presidente uscente, Sergio Mattarella, decisa dai nove segretari dei partiti e vivamente consigliata a oltre mille parlamentari.

    Per cui, nove grandi elettori e mille piccoli elettori.

    Siamo ancora dentro la PRIMA REPUBBLICA.

    E io mi sono rifugiato nella saggezza e nella poesia di Kipling, che sottolinea l’importanza della capacità di vivere allo stesso modo le vittorie e le cadute: Se riuscirai a confrontarti con trionfi e rovine e a trattare allo stesso modo questi due impostori […] allora sarai un uomo.

    La differenza nella vita la fa come noi interpretiamo ciò che ci accade, la nostra reazione.

    Nel 2029 procederemo all’elezione del Primo Presidente eletto direttamente dai cittadini.

    In questi mesi tutti parlano di questa elezione diretta, molti si sono appropriati dell’idea, poi si dimenticheranno ma noi, forti presidenzialisti, continueremo a batterci per la nostra riforma e per il primo Presidente eletto dai cittadini italiani.

    L’autonomia, che nulla ha a che fare con il separatismo, è piuttosto una via per la valorizzazione dei territori, in un Paese ricchissimo di specificità locali, di frequente trascurate. Mi ha fatto molto piacere che durante il discorso di insediamento il Presidente della Repubblica ha detto: Decisivo il ruolo e lo spazio delle autonomie, il pluralismo delle istituzioni rafforza la democrazia e la società.

    Io vorrei insistere sul concetto di uniti nelle diversità, di cui l’Unione europea ha fatto il suo motto.

    Tutto questo è Stati Uniti d’Italia. Certamente, non è il nome del nostro Paese che mi interessa cambiare – non ho alcuna pretesa su questo – quanto la sua struttura di Stato Federale e Presidenziale. Un’Italia federale, presidenziale e meritocratica.

    Vorrei che su questo tema si avviasse una riflessione seria, approfondita e ragionata.

    Noi ci siamo e voi?

    Manuel Vescovi

    Stati Uniti d’Italia

    L’intervista generale

    Intervista di Enzo Bucchioni

    Senatore Vescovi, ha presentato un Disegno di Legge costituzionale chiamato Stati Uniti d’Italia, ma c’è davvero bisogno di cambiare la Costituzione ora, in un momento di grave crisi globale?

    Proprio per questo, vorrei dire. Stiamo

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