Cronache del cambiamento
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Anteprima del libro
Cronache del cambiamento - Marco Torcoletti
Ringraziamenti
PREFAZIONE
Di Stefano Vignaroli
Per un appassionato di storia locale, quale sono stato da sempre per mia natura e per educazione familiare, è essenziale conoscere non solo le vicende dell’antichità, ma anche i capitoli più recenti. Spesso tendiamo a tralasciare gli scampoli di storia contemporanea, che invece sono quelli che ci riguardano più da vicino, perché pensiamo che facciano parte della nostra vita e non meritino di essere presi troppo in considerazione. Ho così accolto con piacere l’intuizione di Marco Torcoletti, quella di stendere e raccogliere in un testo la cronaca di un importante cambiamento politico avvenuto a Jesi qualche anno fa e che ha portato all’elezione, dopo ben 40 anni, di un’amministrazione di colore e stampo diverso rispetto al consolidato centro sinistra. Risalire al precedente cambiamento, ritornare con la mente agli anni ’70, significa per me ricordare un’epoca in cui ero poco più che fanciullo, un’epoca ricca di contenuti politici figli delle contestazioni del 1968. Io ne ero toccato marginalmente, essendo allora un ragazzino, un po’ di riflesso rispetto ai discorsi che si tenevano in famiglia. Mia madre, buon’anima, nota insegnante jesina di lettere, a quel tempo ebbe modo di sedere in consiglio comunale, prima all’opposizione durante l’amministrazione guidata dalla DC di Vittorio Massaccesi, poi nella maggioranza guidata dal sindaco Aroldo Cascia. Ricordo bene quegli scenari di vita politica, in cui la campagna elettorale veniva condotta essenzialmente con i comizi in Piazza della Repubblica, dove lo scarto tra DC e PCI era di poco, ma nessuno dei due partiti aveva mai una maggioranza assoluta, per cui bisognava sempre cercare alleanze possibili con altre forze politiche. E l’ago che spostava la bilancia da una parte o dall’altra era sempre il Partito Socialista. Ma dal 1975 al 2012, in pratica per quasi quattro decenni, il Comune di Jesi è rimasto in mano alla sinistra. E quindi il cambiamento radicale, forse preannunciato, in quanto la giunta Belcecchi faceva ormai acqua da tutte le parti, segnato dalle elezioni amministrative del 2012, è da considerare un momento importante della storia cittadina. E credo che Marco abbia saputo scrivere una cronaca di quel periodo, così ricco e intenso di vita politica come non se ne vedeva da tanto tempo, meglio di chiunque altro, essendo stato testimone attivo di tutte le varie fasi legate alla campagna elettorale di colui che poi vinse le elezioni in maniera clamorosa e forse inaspettata. Da qui a dire che la nuova amministrazione, in questo quinquennio, abbia raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissata, sarebbe forse un’esagerazione. Di problemi la città ne ha tanti, in primis quello degli immigrati che non è di poco conto. Se poi consideriamo tutta l’eredità lasciata dalla vecchia amministrazione, non credo potesse essere facile per nessuno sistemare tutte le cose, come se ci si trovasse ad avere la bacchetta magica in mano. Nessuno ce l’ha, purtroppo, se non nelle favole. Ma tutto sommato, queste Cronache del cambiamento
che ci racconta Marco sono una bella favola, una favola che merita di essere letta dall’inizio alla fine.
CRONACHE DEL CAMBIAMENTO
Di Marco Torcoletti
Il 24 dicembre 2011 ho incontrato Massimo Bacci per la prima volta; con lui c’erano Daniele Massaccesi e Paolo Cingolani. Si discusse della campagna elettorale, per le imminenti elezioni amministrative del 2012.
Prima di cimentarmi nella ricostruzione degli eventi che l’hanno scandita, ho atteso quattro anni, per evitare che il coinvolgimento seguitone offuscasse la mia capacità di analisi e sintesi.
Naturalmente, non spetta a me giudicare se vi sia riuscito ma in ogni caso, da cultore della storia locale, non potevo sottrarmi ad un simile lavoro, dedicato a una delle pagine più intense e vivaci della storia politica e sociale jesina degli ultimi 40 anni.
Ne ripercorro i momenti salienti, avvalendomi dell’esperienza diretta nonché, soprattutto, della cronaca che ne fecero i mezzi di informazione di allora.
GLI 8 CANDIDATI
Melappioni vince a mani basse
. Aprile 2012, lo scenario è quello di un affollato confronto serale tra i candidati sindaco della città di Jesi, organizzato nei locali della parrocchia di San Massimiliano Kolbe dal mondo dello scoutismo cittadino e il consumato cronista, stanco dell'ennesimo dibattito, è rimasto fuori dalla sala quel tanto che basta a cogliere gli umori della platea. Una piacevole brezza accarezza gli alberi e i prati, nel clima più che mite di un'insolita primavera, umida e piovosa. Niente di cui stupirsi, giacché le anomalie sono state diverse e tali da far perdere non poco della loro eccezionalità, sia atmosferica che politica. Dopo circa trent'anni, un’eccezionale nevicata ha tenuto in scacco la città per tutto il mese di febbraio e la campagna elettorale vede contendersi la poltrona di primo cittadino tra 8 differenti personalità. Nonostante questo, il giornalista confessa di rimpiangere la verve della precedente tornata, in effetti non meno anomala delle altre quando, per la prima volta, il compatto fronte della sinistra cittadina si era rotto in modo traumatico, con l'assalto del dissidente
Augusto Melappioni. Allora infatti, il medico ed ex assessore regionale alla Sanità, a capo della lista Jesi è Jesi
, si era opposto alla ricandidatura del sindaco Fabiano Belcecchi al suo secondo mandato e dato vita ad una lista che gli aveva consentito, grazie anche e soprattutto al proprio carisma, di costringere gli avversari ad un sofferto ballottaggio. Cinque anni dopo, lo scenario è mutato ma tale da non lasciare, in apparenza, spazio ai dubbi sull'esito della consultazione. La ricompattata corazzata della sinistra cittadina, composta dal Partito Democratico, dall'Italia dei Valori, dal Partito Repubblicano, dal Partito Socialista, da Sinistra Ecologia e Libertà e dai Comunisti Italiani, si è riunita intorno al nome di Augusto Melappioni, politico consumato e fine oratore, a capo di una squadra tanto ampia quanto brulicante di nomi eccellenti. A decretarne l'investitura delle primarie invero piuttosto controverse, che hanno visto il cardiologo imporsi sull’ex segretario cittadino del Pd Nicola Vannoni, arrivato secondo davanti a Daniele Olivi, figura di spicco dell’uscente amministrazione. Le consultazioni di coalizione hanno però lasciato strascichi di polemica, anche e soprattutto per la partecipazione dello stesso vincitore: molti, troppi non hanno dimenticato lo strappo di cinque anni prima. Un dato non passato inosservato, ma forse nemmeno preso nella giusta considerazione, come i fatti dimostreranno. Sull'altro fronte, un composito gruppo di sfidanti rappresenta un ulteriore elemento di novità, in particolare nella figura di Massimo Gianangeli del Movimento Cinque Stelle. Il quale incarna il più vasto sentimento di opposizione alla politica tradizionale, diffuso e in ascesa in tutto il Paese, che ha trovato il suo fondatore e portavoce in Beppe Grillo, capace di attrarre in modo trasversale le più differenti sensibilità, come nel caso del musicista jesino Gianangeli, che ne esprime compiutamente le caratteristiche: preparazione puntigliosa, abilità espressiva, fervore civile. Musicista professionista, professore d’orchestra e docente di conservatorio, Gianangeli ha 42 anni e nei tre precedenti le elezioni, si è dedicato a svariate battaglie in difesa dei diritti alla salute e dell’ambiente, ricoprendo anche un ruolo importante come vicepresidente del Comitato Tutela Salute e Ambiente Vallesina, con particolare riferimento alla annosa vicenda della riqualificazione del polo industriale della Sadam
. Ultima in ordine di tempo, la battaglia contro il regolamento per l’accesso agli atti voluto dalla giunta Belcecchi. Meno brillante ma altrettanto preparato è l'avvocato e difensore civico Paolo Marcozzi per Il Popolo della Libertà, protagonista di varie campagne elettorali nonché, in passato, ex candidato sindaco di una lista civica e consigliere comunale. Nella migliore delle liturgie del partito che lo ha scelto, la sua è una candidatura giunta in ritardo e tutt'altro che venuta dal basso. Non a caso, la Lega Nord ha deciso di correre da sola scegliendo una donna, la giovane insegnante Michela Pergolini, generosa nell'impegno e piena di buon senso, ma poco conosciuta. Trentotto anni e mamma di due bambini, la Pergolini è originaria di Udine e ha mosso i primi passi nella politica attiva già nel 2008, con la prima tessera della Lega Nord e diversi successivi incarichi anche a livello regionale, come per esempio componente della commissione regionale per le Pari Opportunità. Colmo di fervore e animato dal quotidiano